ECOLOGIA E NECESSITA’
Di Pollicino il padre sconsolato
guardava amareggiato la foresta
e gli alberi che il fuoco avea
bruciato.
Piangeva, urlava e si battea la
testa.
"Che fai? - gli chiese un tal. - Sei
forse matto?"
"Ce l'ho con chi ha bruciato tutto
questo!
con chi ha commesso un così gran
misfatto."
"Ricrescerà vedrai e molto presto."
"Ma intanto, - disse il padre a muso
storto -
per perder Pollicin, dove lo porto?"
ZUCCA PELATA (o quasi)
Un calvo fortunato
aveva tre capelli
cui era affezionato.
Sembravan tre gioielli.
Un dì dal suo cocchiere
si fece accompagnare
da un grande parrucchiere.
per farli pettinare.
"Li tiri tutti indietro.
E usi ogni attenzione.
Li tratti come vetro;
questa è la sua funzione."
Il figaro indeciso
indietro li tirò,
ma, ahimè, all'improvviso
uno dei tre strappò.
"E adesso?" - chiese al calvo -
Che cosa debbo fare?"
"Tra i due che sono in salvo
la riga ha da tirare."
Ma mentre il conciateste
usava un pettinino,
un crampo guastafeste
tremar gli fe' un ditino:
E un altro ne strappò.
Confuso ed avvilito,
il calvo apostrofò.
"E adesso ch'è sparito,
con l'ultimo che fo'?"
"Niente - rispose il calvo.
- Ma sono assai seccato.
Con uno solo salvo,
uscirò spettinato."
© 2005 M.
Cassini
ELEZIONI IN LIGURIA
Nell'aula elettorale di Sanremo
la scheda ritirò un elettore.
Non molto esperto e anche un poco
scemo,
rimase incerto e poi chiese:
"Dottore,
mi spiega che ho da fare per
favore?"
"Semplicemente entrar nella cabina,
segnar con la matita la schedina.
La scheda in quattro va poi
ripiegata
e dentro l'urna in seguito
infilata."
L'elettore alquanto frastornato
nella cabina entrò preoccupato.
Passò un minuto, cinque, un quarto
d'ora
e non si decideva a venir fora,
"Ehi, lei: che fa lì dentro? Cosa
aspetta?
Non è mia colpa e non mi metta
fretta.
In quattro va la scheda ripiegata.
Lo disse lei, spiegandomene l'uso.
La parte mia io l'ho già completata.
Aspetto gli altri tre e poi ho
concluso."
PRODIGI DELL'IMITAZIONE
Tre cacciatori assisi sotto un noce
parlavan di pennuti e di richiami
e dell'arte di modellar la voce
per attirar uccelli a piene mani.
"Io, - disse l'un dei tre - conosco
un tale:
imita i cardellini con talento.
Arrivan tutti in volo, a frotte, a
sciami
e un mucchio te ne vedi in un
momento
intento a cinguettar tra foglie e
rami."
"E' poca cosa - disse un suo
compare -
conosco un tizio che del gallo il
canto
a perfezion riesce ad imitare.
Anche se il sole è ormai
all'occidente,
se fa chicchiricchì, come d'incanto,
lo vedi rispuntare ad oriente.
© M. Cassini 2005
TERRA DI PRODIGI
Guardando incuriosito sopra un arco
il famoso leone di San Marco,
chiese ad un venezian un dì un
tedesco:
"Ho fantasia, eppure non riesco
a immaginar ( perché non son reali)
dove nascono i leoni con le ali."
"Ma proprio lei non sa!- disse
compito
il venezian, rimasto sbalordito.
- Mirabili creature son coteste.
Nacquero, ovviamente, in quel bel
sito
dove nascono le aquile a due teste."
© 2005 M.
Cassini
CHI BEN COMINCIA
Un condannato a morte una mattina
salì sul palco della ghigliottina.
Attorno si guardò e poi con noia,
scuotendo il capo si rivolse al
boia.
"Che giorno è oggi, mi sapresti
dire?"
"E' lunedì e tu devi morire."
Udendo i tocchi a morte di campana,
il condannato disse mestamente:
"Comincia molto mal la settimana."
E il capo al boia porse dolcemente.
© 2005 M.
Cassini
VISITA
Venuto in città un contadino
per visitare il figlio carcerato
chiese informazioni a un netturbino
che stava ramazzando sul sagrato.
"Per andare in prigion, come ho da
fare?"
E quello, dopo averlo ben squadrato,
"E' semplice - rispose. - Deve
entrare
in quel negozio. E dopo aver rubato
uscir di corsa e mettersi a
scappare.
Arriverà in prigione di filato
a bordo d'un veloce cellulare
da una guardia o due, ammanettato."
© 2005 M.
Cassini
UNA SPIACEVOLE PASSEGGIATA
Costeggiando tranquillo l'alto muro
del nuovo manicomio del Lingotto,
fu attratto da un vocion dal tono
duro
che urlava a squarciagola "Otto!
Otto!"
Attratto dal vociar, balzò sul muro
per vedere chi faceva quel casotto.
Due mani l'afferrar e cadde sotto,
finendo tra le ortiche. "Oh grazie,
Giove,
- disse un matto che stava al pie'
del muro
- prima eran otto e adesso sono
nove."
E, contemplate un poco le sue prede,
ricominciò a gridare: - Dieci,
dieci!"
pensando "Occorre sempre avere
fede".
© 2005 M.
Cassini
UN CUSTODE... LETTERATO
Il custode d'un palazzo signorile
non molto sveglio e dal cervel
balzano
si rivolse con tono assai gentile
e salutò il signor del quarto piano.
"Buongiorno, signor Rossi, è più
d'un mese
che dal palazzo non è più uscito."
A lui rispose il Rossi assai
cortese:
- Scrivevo un libro ed ora l'ho
finito.
Per questo son rimasto in casa
chiuso."
Il custode lo guardò assai deluso.-
"Perché perdere tempo ed energia
se ne trova a migliaia in libreria."
© 2005 M.
Cassini
TIMORI DI PAST0RELLO
Le pecore guardava un pastorello
quand'arrivò un pittor coi suoi
colori,
il cavalletto e in mano un gran
pennello.
"Son proprio belle ed io non ho
timori
di pitturarle tutte in blu
pastello."
"Non t'azzardar - rispose il
pastorello -
se blu le fai sarebbe un bel
macello.
Chi compèrerà la lana tinta in blu
se bianca nasce e poi non cambia
più?"
© 2005 M.
Cassini
NUTRIRE IL CORPO E LA MENTE
Dopo una delicata operazione
all'ammalato fu portato il pranzo.
Costui si riteneva un gran mangione
e s'aspettava un bisteccon di manzo.
Ma l'infermiera gli portò un
grissino
accompagnato da un bicchiere
d'acqua.
Sgranocchia il suo grissin il
poverino;
con l'acqua del bicchier la bocca
sciacqua.
Rivolto all'infermiera: "Sia
cortese,
mi porti per favore un francobollo."
"Perché un francobollo?" quella
chiese.
"Sa, dopo un lauto pranzo, assai
satollo,
mi piace leggiucchiar un pochettino.
Quindi non mi riman per compensare
il pasto consistente in un grissino:
leggere un francobollo. Non le
pare?"
© 2005 M.
Cassini
DAL DENTISTA
Impaurito sotto i ferri del dentista
aspettava con timore la sentenza.
E già la si leggeva a prima vista
su chi dei denti aveva competenza.
"Qui nel molare c'è una gran
caverna."
fu l'amaro responso del dottore.
"Qui nel molare c'è una gran
caverna."
"Perché me lo ripete? Non ha cuore!"
"Ma io non le ripeto proprio niente:
è l'eco di caverna del suo dente."
© 2005 M.
Cassini
COLLOQUIO ALL'ANAGRAFE
Un tal si presentò allo sportello
dell'Ufficio Comunal di Montebello.
"La carta mia d'identità
è scaduta giorni fa.
Debbo farne un'altra nuova."
"Ha portato qui la vecchia?"
" Come no? Eccola la!
- e, grattandosi un'orecchia,
disse: - Nonna, vieni qua."
© 2005 M.
Cassini
BALLE DI PESCATORI
Mentre stavan le reti a rammendare
nel paesino ligure di Celle
dei pescatori in vena di ciarlare
parlavan d'esche, pesci e prede
belle.
"Io pesco pesci grossi solamente"
diceva un di lor esperto assai
ma un po' sbruffone e alquanto
strafottente.
"Peschi balene ?" chiese un tal
ghignando.
"No," serio gli rispose di rimando.
"Quand'esco in barca per la pesca
le balene le uso come esca."
© 2005 M.
Cassini
CONSIGLI DI UN AMICO
"Buongiorno, Carlo, ti trovo un po'
ammosciato."
"Non dirmi! Sto covando l'influenza
e dal dottor mi reco di filato
non posso del vaccin restare senza."
"Non farlo, Carlo mio, te lo
sconsiglio;
lo fece giorni fa il mio fornaio
ed ora in casa sua c'è gran
scompiglio.
E' morto all'improvviso, Dio, che
guaio"!
"Che dici? Il vaccin non è letale."
"Questo lo pensi tu e pensi male.
Uscito dallo studio del dottore
finì sotto le ruote d'un trattore
che lo mandò diritto al creatore."
© 2005 M.
Cassini
LEZIONE DI CAVALLERIA
Con gli occhi pesti ed un bel bozzo
in testa
a casa ritornò con aria mesta.
"Che t'è successo?" chiese il
genitore,
guardando gli occhi neri con
stupore.
"Papà, tu sempre m'hai insegnato
ad essere cortese e assai educato,
ad affrontare sempre ogni questione
lasciando all'avversario l'occasione
di sceglier l'armi pria della
tenzone."
"Regola giusta di cavalleria
e omaggio gentil di cortesia."
"Dopo la discussione è quel che ho
fatto."
"E lui che scelse?" "Beh, mi fe'
l'onore
di scegliere il suo fratel
maggiore."
© 2005 M.
Cassini
UN BIMBO PRECOCE
Un fanciullin seduto in mezzo al
prato
stava fumando un sigaro toscano.
Una bottiglia di gin teneva a lato
e spesso l'afferrava con la mano
per tracannarne un sorso con
piacere.
Una vecchia signora che passava
vedendolo fumar e poscia bere,
sbigottita, così l'apostrofava:
"Che stai facendo? Hai marinato
scuola?"
E il fanciullin con faccia da
impunito:
"Signora, no. Le dò la mia parola.
A scuola io non sono ancor gradito.
Ho sol quattr'anni e non ci posso
andare."
Poi riempito un bel bicchier di gin.
Lo tracannò dicendo: "A lei, cin cin!"
E quindi, con la faccia assai beata
col sigaro si fece una tirata.
© 2005 M.
Cassini
IL TRENO E IL TRENINO
Un pastorello alquanto infuriato
pensando alle sue pecore ammazzate
travolte da un treno accelerato
che in un vallon le avea
scaraventate,
si dirigeva verso la stazione
deciso a denunciar la situazione.
Mentre passava accanto a una vetrina
un oggetto attirò la sua attenzione.
Era un trenino di foggia assai
bellina
con la locomotiva e un sol vagone.
Entrò con rabbia e preso quel
trenino
lo gettò furiosamente contro il
muro.
Il venditor gridò: "Di', sei
cretino?
L'hai rotto!" lo sgridò a muso duro.
"Nove pecore suo padre m'ha
ammazzato!
Se quello cresce, quant'altro mal
farà?
- rispose il pastorel non più
adirato. -
E' meglio che sia rotto e resti
qua."
© 2005 M.
Cassini
IL TAXISTA... INTELLIGENTE
Lasciata l'osteria
un taxista avvinazzato
rovistava per la via
tra le pietre del selciato.
Buia era la contrada
ma la luce d'un lampione
quella zona illuminava.
Un agente incuriosito
si fermò per controllare.
"Ha perduto qualche cosa?
Una man le posso dare?"
"Sì, le chiavi del taxi
non riesco più a trovare."
"E le ha perse proprio qui?"
"No, mi son cadute là."
E indicò un posto scuro
tutto buio accanto al muro.
"E perché le cerca qua?"
"Là un lampione non ci sta."
© 2005 M.
Cassini
LEZIONE DI CHIMICA
"Cos'hai
imparato a scuola stamattina?"
chiese la madre al figlio con
premura.
"A fare della nitroglicerina.
Sai, serve a demolire case e mura.
L'ho provata: funziona ottimamente."
"Bene. E domani a scuola che
farete?"
"Direi che non faremo proprio
niente.
Della scuola è rimasta una parete."
© 2005 M.
Cassini
PUNTI DI VISTA
Un ragazzotto guardava affascinato
due tipi che si stavan scazzottando.
Se la godeva un mondo ed estasiato
la rissa accompagnava fischiettando.
D'un tratto corse via a spron
battuto
finché non si imbatté in un agente.
"Presto! Venga! Mi occorre il suo
aiuto.
E se non basta lei, chiamiamo
gente."
"Perché, che c'è? Che sta
accadendo?"
"Due uomini si stan pestando a
sangue,
E' più d'un ora che si stan battendo
e l'un dei due è a terra dove
langue."
"E dopo un'ora tu mi cerchi adesso!"
"Mio padre, l'un dei due stava
vincendo,
ma ora, ahimè, le sta proprio
prendendo."
© 2005 M.
Cassini
PROMESSA DI PISTOLERO
Il pistolero Bill con la cavalla
raggiunse Apachetown un bel mattino
e, chiusa Cunegonda in una stalla,
entrò in un saloon per lo spuntino.
Ma mentre dei fagioli Bill mangiava,
qualcuno Cunegonda gli rubava.
"Rivoglio la cavalla immantinenti"
gridò, ponendo mano alla pistola,
"compresa la sua sella e i
finimenti.
Badate sono un uomo di parola,
pronto a rifare il gesto di mio
padre."
Un tal gli domandò: "Se tu lo credi,
che fece il genitor di tanto grave?"
"Se ne tornò al ranch, da solo e a
piedi."
© 2005 M.
Cassini
FUNERALE A VENEZIA
"Di mia moglie il funerale
debbo fare immantinente"
disse un tizio all'ospedale,
rivolgendosi a un agente.
"Vorrei spendere pochino
perché son nullatenente
e ho i baiocchi al lumicino."
"Vede, sior, " disse l'agente
"Non è certo cosa rara
far portare in gondoletta
sol la salma nella bara."
"E i parenti?" "Questo è noto.
Quelli seguon tutti a nuoto."
© 2005 M. Cassini
CAMBIO DI CONTORNO
Davanti al commissario,
alquanto sconsolata,
sedeva una signora
assai preoccupata.
"Bene, ripeta ancora
com'è accaduto il fatto."
"Stavo cuocendo al forno
un pollo tartufato
mi ci volea un contorno
cui non avea pensato.
Chiesi a mio marito
d'andar dai contadini
ed acquistar spedito
un chilo di lupini.
Un giorno è già passato
ma lui non è tornato,
per cui non so che fare."
"Perché non può provare -
le disse il commissario,
che altro avea da fare -
di cucinar zucchini
al posto dei lupini?"
© 2005 M. Cassini
RECLUTE DI MARINA
Un capitano arcigno e assai tiranno
ai soldati gli ordini impartiva,
sbraitando dall'alto del suo scanno:
"Se io a voi dò una direttiva
dovete ubbidire immantinente.
Nessuna discussion, nessun fetente
osi disubbidir se di quassù
ordino: 'Tutti in mare a testa in
giù!"
Un soldato di corsa uscì dai ranghi.
"Dove credi d'andar: torna al tuo
posto,
se non vuoi in prigion finire
tosto!"
"Mi scusi, ma se in mar devo
cascare,
bisognerà che impari anche a
nuotare."
© 2005 M.
Cassini
DAL PARRUCCHIERE
"Amico mio, sono ossessionata "
diceva una signora al parrucchiere
"Guardi che forfora, sembra una
colata
di cenere che scende da un cratere."
"Si rassicuri e fughi ogni paura,
provi con la cura arcobaleno -
le disse il coiffeur con premura -
e tutto sparirà in un baleno.
Al lunedì usar la fiala gialla
al martedì la rossa che non falla.
Mercoledì la blu, usando un guanto
e giovedì la fiala d'amaranto.
La verde il venerdì usi di sera
e sabato si spalmi quella nera.
Domenica riposo. E lunedì riprende
con la gialla, la rossa e così via
e da me torni per l'Epifania."
Il sei gennaio riecco la cliente.
"La forfora è sparita? S'è
eclissata?"
"Per nulla al mondo è sempre li
presente.
Prima era bianca e adesso è
colorata."
© 2005 M.
Cassini
VIAGGIO VERSO IL NUOVO MONDO
"L''America dov'è?
E' qui vicino?"
chiese ansioso alla mamma
il suo bambino.
"E' al di là del mare.
e assai lontana
Non ti fermar, Pierino
e nuota a rana."
© 2005 M. Cassini
PENITENZE
Due amici sul sagrato,
poiché avean rubato,
commentavan il risultato
della loro confession.
"Hai tu pure dichiarato
il delitto che hai commesso?"
"Certo, sì. Io ho ammesso
sia il furto che il reato.
E son stato condannato
ad una assai pesante pena:
imbottire i calzerotti
con manciate di borlotti
Poi andare al Santuario
e lì, dire il rosario."
"Dei fagioli pure a te!
Proprio quel che ha detto a me.
Sarà dura in fede mia!
Ma ci faremo compagnia."
Quel mattino sul sentiero
con aspetto un po' contrito
ma con passo assai leggero
l'un dei due correa spedito
mentre l'altro zoppicava
e alla bocca avea la bava.
" Ma non senti tu il dolore
che ti fanno quel borlotti
che ci ha imposto il confessore?"
"No, perchè li ho messi cotti."
© 2005 M.
Cassini
NELL'UFFICIO POSTALE
Un tizio dall'aspetto un po'
bislacco
nell'Ufficio Postal del suo paesetto
si presentò reggendo un grosso pacco
che teneva con le braccia stretto al
petto.
"Desidera spedirlo a porto franco
o preferisce il porto assegnato?"
"In quei porti non ho nessun amico.
Lo spedisco a mio zio nel
Portorico."
© 2005 M.
Cassini
STRANA RICHIESTA
"Desidera, signor?" chiese il
commesso
ad un cliente strano e un po'
malmesso.
"Avete la bandiera italiana
di color giallo e di tessuto in
lana?"
"Ce l'ho di color bianco, verde e
rosso"
rispose il commesso un poco scosso.
"Me la dia bianca. Sarà mia premura
di colorarla in giallo e con gran
cura."
© 2005 M.
Cassini
UN MENDICANTE RAFFINATO
Un mendicante tutto sbrindellato
chiede la carità in un caseggiato.
"Signora, ho fame. Un euro mi
darebbe?
Vorrei comprarmi un po' di
cioccolato
e di gustare un sorso di giulebbe."
"Ma non sarebbe meglio un bel panino
oppure un nutriente tramezzino?"
"Vede, signora mia, lei ha ragione
ma oggi è per me lieta occasione
che si presenta sol una volta
all'anno
nel giorno lieto del mio
compleanno."
© 2005 M.
Cassini
ALLARME AEREO
In un paese in guerra
suona l'allarme aereo
e nei bunker sottoterra
tutti cercan d'andar.
Ma un vecchio torna indietro
con volto alquanto scuro.
"Sei matto! Dove vai?
"Scordato ho la dentiera
in fondo a una teiera."
"Tra poco qui son guai -
disse un tal dal volto scuro. -
Che credi che stasera
butteran del pane duro?"
© 2005 M.
Cassini
CONSIGLI
Che cos'hai" - chiese il marito
alla moglie impallidita.
"Ho il naso ostruito
e mi sento un po' stranita.
Se respiro con la bocca
io mi sento soffocare."
"Cara e bella la mia cocca,
prova un po' a non respirare."
© 2005 M.
Cassini
GUAI NEL POLLAIO
Un contadino aveva un grosso guaio
a causa di tre donnole rapaci
che visitavan spesso il suo pollaio
con blitz veloci, accorti ed
efficaci.
Recandosi un bel dì alla stazione,
con l'intento di prendere un
diretto,
quasi giunto a metà dello stradone,
si soffermò davanti a un negozietto
che precisava sopra gran cartello:
VENDIAM DI TUTTO. ENTRATE, CHIEDETE
E SIATE CERTI CHE IL PRODOTTO
AVRETE.
Il contadin, suonato il campanello,
spinse la porta e chiese
all'esercente
che stava lavorando col martello:
"Avete una trappola potente?"
"Ma certo: dica solo la misura
e di servirla sarà nostra cura"
"Mi dia la più grande e faccia
presto -
gli disse il contadino con affanno -
se no non prendo il treno ed io qui
resto."
"Mi spiace, ma per lei sarà un bel
danno -
perché di sì potenti non ne fanno."
© 2005 M.
Cassini
LA PARTITA DI CALCIO
Un gruppo di diavoli annoiati
volendo divertirsi un pochettino
con modi alteri e assai maleducati
bloccarono in un bar un Cherubino.
"Noi dell'Inferno vi sfidiamo al
calcio
in campo neutro, presso il
Purgatorio."
"Per far quel match non v'è nessun
intralcio,"
rispose il Cherubino perentorio.
"Ma perderete, questo è assodato.
In Paradiso abbiamo calciatori
che l'arte del pallon ci hanno
insegnato
e certo che per voi saran dolori."
Ghignarono due diavoli cornuti.
"Potrete avere su campion potenti.
Quaggiù abbiam gli arbitri venduti
che in campo certo son tra i più
fetenti."
© 2005 M.
Cassini
CONSIGLI MEDICI
"Signora mia, ha il cuore
indebolito:
lei deve evitar di far le scale.
Un tale sforzo è per lei proibito.
Potrebbe alla lunga esser fatale."
Tre mesi dopo riecco la vecchietta
presentarsi pimpante e molto ardita.
"La cura che le diedi adesso smetta
- le disse il professor. - Lei è
guarita"
"Allora posso risalir le scale
per curare i colombi in piccionaia?
Sa, troppo in alto stava quel locale
ed ogni giorno mi metteva male
risalir per il tubo di grondaia."
© 2005 M.
Cassini
SUI CAMPI DA CORSA
"Sono stufa di venire all'ippodromo
e di veder fantini cavalcar
destrieri.
Domani voglio andare al cinodromo
per ammirar le corse dei levrieri."
"Perché hai cambiato gusto
all'improvviso?"
le chiese suo marito scuro in viso.
"Perché voglio scoprir se son dei
nani
i fantini che cavalcano quei cani".
© 2005 M.
Cassini
SENSIBILITA'
Un cagnetto in poltrona
con a fianco la padrona
assisteva affascinato
quasi trattenendo il fiato
ad un film molto struggente
che un regista assai quotato
tratto aveva di recente
da un best-seller rinomato.
Alle scene più toccanti
molte lacrime versava
e con pianti laceranti
fortemente singhiozzava.
Alla gente stupefatta
che chiedeva la ragione
di quel suo comportamento
la padrona sconcertata
non trovava alcun commento.
"Non so dir che gli è accaduto!
Tanto più che, letto il libro,
esclamò: 'Non m’è piaciuto?.
© 2005 M.
Cassini
CREAZIONE
Il buon Dio preoccupato
di finir la creazione
ad un Angelo fidato
avea dato la mansione
di curare gli animali
che via via stava facendo.
Ma una sogliola vedendo
tutta piatta e livellata,
l'angioletto redarguì:
"Tu dovevi sol lavarla.
Non ti dissi di stirarla."
© 2005 M.
Cassini
LA SCELTA
Un naufrago stremato
su una zattera disteso
attendeva disperato
il soccorso a lungo atteso,
quando vide assai vicino
pedalar sul mar nebbioso
un ometto su un pattino.
"Forza, Genova è vicina!"
disse l'uom che s'era sporto
salga su e in una ventina
di minuti siamo in porto."
"Grazie no, non si dia pena.
Preferisco andare avanti:
perché sto a Sampierdarena."
UN
GUSTOSO TRAMEZZINO
Un cow-boy di wisky pieno
nonostante fosse brillo
sparacchiava al tiro a segno
e centrava ogni birillo.
Il padron del baraccone
gli allungò una tartaruga.
"Ecco il premio del campione!
E le do un po' di lattuga
perché faccia colazione."
Il cow-boy col suo trofeo,
traballando a destra e a manca,
s'avviò come un babbeo
e si sedette su una panca.
Dopo un'ora torna al banco
e riprende a sparacchiare
con la colt che aveva al fianco.
E mai cessa di centrare
il bersaglio tinto in bianco.
"Bravo! Bene! Lei ha vinto
una bambola di pezza."
"Grazie, no - dice convinto,
pur tra i fumi dell'ebbrezza.
- voglio un altro tramezzino.
Quel di prima era divino."
TIRCHIERIA
Da tempo naufragati
in un'isola sperduta
due tizi assai svitati
attendevan la venuta
d'un veliero salvator.
Già da tempo avean spedito
un messaggio in una bottiglia.
L' SOS era partito
ma non si vedea una chiglia,
né una vela, né un vapor.
"Guarda là! Che cosa è quella?"
"La bottiglia: è ritornata!"
"Perché mai? Oh, questa è bella!
Quindi non è mai arrivata
a chi era destinata?"
"Certo no, mio bel cretino.
Tu sei tonto a quanto pare.
Hai il cervello d'un tacchino.
e sei scemo come un pollo.
Non poteva mai arrivare:
non hai messo il francobollo.
TEMPO
DI REGALI
"Mi sento assai indeciso,
ma debbo far qualcosa
per addolcire il viso
alla mia cara sposa,
Che cosa debbo fare?
Che cosa regalare?"
Rispose un estetista:
"Le compri un fazzoletto
di seta o di battista.
Vedrà, sarà perfetto,
le strapperà un sorriso
e addolcirà il suo viso."
"Non è un regalo adatto,
perché si dà il caso
ch'io non conosca affatto
l'ampiezza del suo naso."
SCENETTA D'AMORE AL CELLULARE
LUI - "Amore mio, per te farei ogni
cosa
- diceva un giovanotto al
cellulare.
- Cavalcherei un'onda tumultuosa,
mi butterei nel più profondo mare.
Affronterei il leone più feroce,
mi getterei nel fuoco d'un vulcano,
sorreggerei la più pesante croce
mi lancerei in mezzo a un uragano.
Per star sempre con te, mio dolce
amore,
a piedi nudi marcerei sul fuoco
pur di portarti almeno un rosso
fiore
e dirti che il mio ardor non è un
gioco."
LEI - "T'aspetto trepidando, o mio
adorato.
mia gioia, mio divino mio big
love.
Vieni di corsa, corri a perdifiato."
LUI - "Ma come! Proprio adesso ?
Adesso piove."
INCONTRI
Passeggiando per la via
s'incrociarono per caso
due signori di Pavia.
Dalla fine del ginnasio.
non si eran più incontrati
e, fissandosi negli occhi,
si guardavano impacciati.
quasi come due allocchi.
"Nando mio, non ti rammenti?
Eravamo insiem nel banco.
Eran circa gli anni venti
e stavamo fianco a fianco.
Ma i tuoi tratti son mutati:
i tuoi occhi erano neri
ora in blu si son mutati.
Il tuo viso rubicondo
ora smilzo è diventato.
Eri bruno ora sei biondo
il tuo aspetto è assai variato.
Nando mio, che mutamento!
Io più non ti riconosco!"
"E io di lei non mi rammento
e per di più non la conosco.
Penso lei si stia sbagliando.
In fede mia non la conosco
e poi non mi chiamo Nando."
"Certo sì che sei mutato!
Anche il nome hai cambiato!."
IN UN
NEGOZIO DI SCARPE
"Gradirei degli stivali
per potere andare a caccia
che sian comodi e speciali
come quei d'un guardiacaccia."
"Signorsì, di che misura?"
"Calzo il quarantadue.
Voglio merce duratura,
resistente come un bue."
"Ci vuol pelle di cinghiali.
E il color?" "Non ho pretese,"
- disse l'uomo in ton cortese -
"purché entrambi gli stivali
siano di colori uguali."
PARLIAMO DI PENSIONI
Un asino, un cavallo e un leone
discutevan con rabbia la questione
su come far quadrare a fine mese
la pensione con i pasti e con le
spese.
"Trecento euro prendo e poco più
e vivo proprio peggio dei bantù.
Mangio solo paglia e un po' di
fieno"
disse il cavallo in tono poco ameno.
"A chi lo dici!" ragliò l'asino
spellato,
"Ho trascorso una vita da dannato
e sol duecento euro ora mi danno
e vivo derelitto e con affanno."
"Di certo più di voi son fortunato:
prendo seicento euro e tiro il
fiato.
Arrivo facilmente a fine mese
perché risparmio più d'uno scozzese"
disse il leone, re della foresta,
scuotendo mestamente la sua testa.
"Ma c'è una cosa che mi fa dispetto
e che, confesso, non mi piace
affatto.
Si tratta di quel dono prediletto
di cui gode da sempre il signor
gatto.
Avendo sette vite, quel furbetto,
sette pensioni si gode il
maledetto!"
VENDETTA
Espulso dalla scuola il buon Pierino
pensò di vendicarsi, il birichino
e di fronte alla scuola piantò ritta
una vistosa insegna con la scritta:
"O AUTOMOBILISTI, STATE ATTENTI
DI QUI PASSANO SPESSO GLI STUDENTI.
NON INVESTITE I PARGOLI INDIFESI
CERCATE DI LASCIARLI ALMENO ILLESI.
MA SE PER CASO SIETE DEI MALDESTRI
ASPETTATE CHE CI SIANO ANCHE I
MAESTRI"
ACCUSA
DI FURTO
Un elefante enorme e assai infuriato
vicino a una piscina se ne stava,
barrendo e soffiando a perdifiato,
guardava una formica che nuotava.
"Ti ordino di uscire sull'istante!"
urlò con la sua voce rimbombante.
"No che non esco! Io non vengo
fuori!"
"Esci, se no per te saran dolori."
Fu giocoforza per la formichina
uscir grondante fuor dalla piscina.
Turbata, tutta nuda e un po'
tremante
stette ritta di fronte all'elefante.
E questo con un'aria assai confusa
rabbonito la guardò: "Ti chiedo
scusa.
Credevo che a me, che sono un Vip,
tu avessi rubato il mio bel slip."
INCONTRI STRANI
"Dio mio, chi t'ha pestato,
poverino, -
dissi, guardando il viso malandato
d'un caro amico, mio coinquilino.
Sù, dimmi, cosa mai t'è capitato?"
"Passeggiavo - mi spiegò - in Via
del Rovo
quando un tal mi diede un gran
spintone.
"Pasquale, m'insultò, or ti ritrovo
figlio d'un cane, porco, gran
puzzone!"
E poi mi diede un pugno in pieno
viso."
"E non reagisti a un tipo sì
volgare?"
"Ero perplesso e anche un po'
indeciso.
Io non capivo che volesse fare.
'Pasquale, - continuò quel
forsennato -
la moto tempo fa tu m'hai rubato
e anche il portafoglio mi hai
fregato”.
Ciò detto, due schiaffon m'ha
rifilato."
"E tu cosa facesti? L'hai colpito?"
"Io no. Io stavo lì senza reagire
un po' confuso e anche un po'
stordito
e non capivo che voleva dire.”
'Pasquale, disgraziato, gran
vigliacco,
il gatto m'uccidesti!” E sì dicendo
di botte me ne diede un altro fracco
e il male che subivo era tremendo."
"E sopportasti tutto quel pestaggio
senza neppure chieder spiegazione,
il perché di tutto quel linciaggio
al fine di capir la situazione?"
"Ciò che diceva a me non
m'importava:
perché dar peso a un tipo sì
brutale?
E poi la furia sua non mi toccava:
perché mi chiamo Claudio e non
Pasquale."
LA
TOILETTE DEL CANE
Un tosacani ambulante
con la sua cassetta in spalla
si fermò in Piazza Dante
proprio dove c'era un bar.
Lì, seduto a un tavolino,
un cliente sonnecchiava
con a fianco un cagnolino
che lo stava a rimirar.
L'animal dal lungo pelo
l'avea sporco ed arruffato
e occorreva molto zelo
per poterlo pettinar.
"Scusa - disse il tosacani -
che ne pensi di un lavaggio?
Glielo faccio a piene mani
con sapon di Zanzibar.
"Per me fa' quello che credi
con la schiuma o col sapone;
lava schiena, testa e piedi
io mi limito a guardar.
Il solerte conciatore
ci si mise con impegno.
Lo strigliò per ben due ore
e il can lo lasciò far.
"Gli facciamo anche un fiocchetto
proprio in cima della coda
e di peli un collaretto:
oggi va tanto di moda."
"Faccia pur, se la diverte:
io sto qui ad ammirar."
Finalmente il cagnolino
tutto lustro e profumato
fece ai due un bell'inchino
e se ne andò a passeggiar,
Al cliente il tosacane
disse: "Prego, son trent'euro."
"Mica mio era quel cane!
Quindi nulla ho da pagar."
VENDETTA POSTUMA
Due baldi esploratori sfortunati
finirono in un grosso pentolone
per essere bolliti e poi mangiati
in una saporita colazione
da un gruppo di cannibali africani.
Piangeva l’un dei due, rideva
l’altro
e si fregava lieto ambo le mani
guardando lo stregon con occhio
scaltro .
“Ma come rider puoi in tal momento?
a me scappa la pipì, o porca vacca!”
“Per questo rido, amico, e son
contento
perché nel brodo ho fatto anche la
cacca.”
UNA
SENSAZIONALE SCOPERTA
Un famoso entomologo cinese
studiando i riflessi degli insetti
così spiegava a un medico francese
facendogli vedere dei ragnetti.
“Amico mio, ho fatto una scoperta .
e or ti spiego quello che ho
trovato.
Ho preso un ragno e sopra una
coperta,
e senza mai parlar, io l’ho posato.
Ciò fatto poi mi sono allontanato
di alcuni metri e piano ho
sussurrato.
‘Ragno, ragnetto mio, corri veloce’.
E lui s’è mosso al suon della mia
voce.
Poscia l’ho preso in man e l’ho
voltato
e messo sottosopra a zampe all’aria
e tutte le zampette gli ho tagliato
con una operazion veterinaria.
Poi libero su un desco l’ho lasciato
e poi da lui mi sono allontanato.
Quindi con voce alta l’ho incitato.
‘Cammina, forza, vai!’ l’ho poi
spronato.
Ma lui è rimasto fermo e non s’è
mosso.”
“ E la scoperta, dimmi, dove sta?”
- gli chiese il suo collega un poco
scosso.-
“Io non ne vedo alcuna in verità!”
“Ma come? Non t’accorgi? Ma è palese
se a un ragno tagli tutte le sue
zampe,
diventa sordo” gli spiegò il cinese.
QUESTIONE DI TEMPO
Dalla caccia esultante
Giovannino ritornò
e una puzzola olezzante
sino a casa si portò.
“Matto sei! Dove la metto?”
chiese irata la sua mamma.
“Su con me, sotto il mio letto
e, suvvia, non farne un dramma!”
“Già ci sono due furetti,
tre conigli e un cagnolino,
un criceto e due galletti
più quel grosso porcellino.
Ma non pensi tu al fetore
alla puzza che già regna.
Quella lì, cosa farà?
“Oh, sta certa, in poche ore
al fetor si abituerà:”
GLI AFFARI SOPRA TUTTO
Ormai giunto alla fin della sua vita
attorno al letto dell’ebreo Samuele
vegliava la famiglia riunita
dalla consorte al piccolo Daniele.
Con voce fioca e quasi balbettando,
il vecchio non cessava di parlare
“O Sara, moglie mia,. mi stai
guardando?”
“Sì, caro, sono qui, non ti
crucciare.”
“Rebecca, tu che fai, figliola
bella?”
“Piangendo sto per te, o babbo caro.
C’è pure Abele e Miriam, tua
sorella.
e t’assicuro il pianto è molto
amaro.”
“E tu, cognato mio, sei qui
presente?”
“Stai calmo, sono qui con un tuo
collega.”
“Ma disgraziati! – urlò l’ebreo morente –
allor chi c’è di guardia giù in
bottega?”
MIRACOLO
Spiegava con passione Don Giuliani
la parabola dei pesci e dei pani
a un gruppo di fanciulli assai
vivaci,
ma molto attenti e alquanto
perspicaci.
“Si dice che a un raduno di Gesù
partecipasse molta, troppa gente
e per sfamarli tutti nel menù
v’era assai poco, direi quasi
niente.
Sol cinque pesci e in più cinque
panini.
Per alleviar la fame eran pochini.
Ma il buon Gesù un poco ci pensò
e pani e pesci lui moltiplicò.
Per cui da cinque ch’erano Gesù
Ne fece cinquemila e forse più.
E fu così che il quell’occasione
Gesù riuscì a sfamar cinque
persone.”
S’accorse dell’errore Don Giuliani
ma anche un bimbo ch’era stato
attento,
per cui, alzando in alto ambo le
mani,
fece un giusto e logico commento.
“Scusi, mi dice, caro Don Giuliani,
il miracolo, in fondo, dove sta?
Con tanti pesci e altrettanti pani
anch’io l’avrei compiuto, in
verità!”
L’indomani il prete al catechismo
corresse il miracolo sbagliato
e chiese con una punta d’umorismo
“Tu pure ci saresti arrivato?”
“E come no! Con tutto il ben di Dio,
ch’era avanzato il giorno
precedente,
il miracolo l’avrei fatto pur io.”
A
SCOPPIO RITARDATO
Mentre meste risuonavano le note
della banda che seguiva il funerale
e il pianto che rigava molte gote,
dimostrazion di un dolor reale,
un tizio mescolato tra la gente
sbottò di colpo in una gran risata.
“Ma non le sembra alquanto
sconveniente!”
lo redarguì con una gomitata
il suo vicino e aggiunse: “Là c’è un
morto!
Sia serio e si dia una regolata.
Ognun di noi è dal dolor sconvolto
E non c’è posto per la sua risata.
Perché poi ride? É’ contro
l’etichetta.”
“Iersera” disse il tipo ridanciano,
“qualcun mi raccontò una
barzelletta.
Rimasi serio come un capo indiano,
non avendo compreso la battuta.
Sol ora l’ho capita e mi è piaciuta,
strappandomi di colpo la risata
che mi costringe a far questa
scenata.”
“Ma là c’è il morto!” “E che ci
posso fare?
Domani verserò lacrime amare.”
INCRESCIOSE POSIZIONI
Appesi al soffitto i pipistrelli
-
diversamente dagli altri uccelli –
le zampe in alto e con la testa in
giù,
parlavano del meno e anche del più.
Discutevan due di lor in ton
pacato,
ricordando fatti tristi del passato.
“Ricordi quando il falco giù piombò
e sol per poco non mi divorò?”
“Sì lo rammento. E se per te fu un
guaio,
quel che accadde a me non fu sì
gaio.”
“E che ti capitò di tanto grave?”
“M’accadde un mese fa a
un’assemblea.
Coi piedi stavo appeso a un grosso
trave
E mi colpì un attacco di diarrea.”
LA GROTTA DEI
PIPISTRELLI
Con le zampette appese su al
soffitto,
la testa penzolante verso il basso,
due pipistrelli parlottavan fitto,
criticando un di lor che, sopra un
masso,
sulle sue zampe se ne stava ritto.
“Ma come fai in quel modo a
riposare?”
gli chiese un di lor curioso assai.
“A testa in giù io non riesco a
stare
e se non mi riposo sono guai,
per cui uso il sistema oggi in
voga.
Me lo insegnò un indù: si chiama
yoga.”
UN PUPO
POLEMICO
La mamma disse al pupo:
“Mangia quella minestra,
se no la porto al lupo.”
Rispose il birichino,
facendole un inchino:
E chiamalo a gran voce.
Però ho la certezza
che forse manco lui
mangerà questa schifezza!”
COLLOQUIO DI INNAMORATI
Seduti accanto a un muro,
le mani nelle mani,
parlavan del futuro
facendo molti piani.
“Ma per far tutto questo”
- disse lei preoccupata, -
ci vuole d’euro un cesto
o meglio una barcata.
Quanto guadagni al mese?”
“Sì e no duemila euro.”
“Ma allora è una pazzia!
Non bastano neppure
per la mia pulizia!”
“Accidenti, amore bello,
non sapevo che tu fossi,
assai più sporca di un porcello!
IN MANICOMIO
Disse un pazzo al suo compagno:
“D’ora in poi chiamami re.
L’ha ordinato il Sommo, il Magno,
il Buon Dio che ama me.”
“Tu sei scemo, amico mio,
e anche un poco deficiente.
Non ho detto nulla, IO,
e non ho ordinato niente.”
ATTRAVERSAMENTI PEDONALI
Ad un semaforo appoggiata
stava ferma una vecchietta.
Si vedea che aveva fretta
E voleva attraversar.
Si rivolse a un ragazzino.
“Certo, aspetti un momentino,
occorre il verde per passare.”
“Ma che bravo! Lo sapevo
che si passa sol col verde,
ma col rosso io volevo
il viale attraversar.”
CACCIA
GROSSA
Di fronte ad un leone
il cacciator sparò.
L’amico un po’ burlone
“Cilecca!” gli gridò.
“Prendi meglio la mira,
socchiudi un occhio e tira.”
Il cacciator mirò.
Purtroppo, ahimè, sbagliò.
“Cilecca!” disse ancora
l’amico impaurito.
“Almeno, alla buon’ora
cerca di mirar dritto!”
Partì un terzo colpo,
ma non servì a molto.
“Amico mio, cilecca!
La belva non hai colto.”
Vedendo che il leone
Stava per attaccare:
“Scappa!” disse il cacciatore
“perché quello non Ci Lecca!
Quello sol ci vuol mangiare.”
CONVERSAZIONE AL TELEFONO
“Dottore, son preoccupato
per un sogno ricorrente
che mi lascia senza fiato.
È tremendo e sconvolgente.
Sogno un tipo assai balzano
Che m’invita sempre a pesca.”
“Tutto lì! Che c’è di strano?”
“C’è che vuol ch’io porti l’esca.”
“E per lei questo è scorretto?”
“Certo sì, dottore caro,
perché io sono un vermetto.”
PRONTO
SOCCORSO
Al pronto soccorso,
con un grande mal di pancia
si presentò un corso.
“Che cos’ha mangiato?”
“Muscoli e pastasciutta:
un piatto prelibato.”
“Mi dica, ha controllato
quando li ha aperti,
se erano in buono stato?”
“Perché? Dovevo aprirli?
Eran si belli e neri
che li ho ingoiati interi.”
IGNORANZA
Caduto da un balcone,
disteso sul selciato,
da un gruppo di persone
fu subito attorniato.
Un tizio incuriosito
gli chiese: “Ch’è successo?”
“Non so! – disse stupito,
sono arrivato adesso.”
CAPPUCCETTO ROSSO 2000
Cappuccetto era entrata
e osservava quella donna
che nel letto era sdraiata.
La guardava, la fissava
e il suo aspetto commentava.
“I tuoi occhi non son belli
sono cupi e arrossati.
Sono enormi come quelli
di quei gufi imbalsamati
che tu tieni sul comò.
Le tue orecchie! Non par vero
sembran vele d’un veliero.
E le mani! Son pelose.
A dir poco son schifose.
Poi che bocca grande hai!
Con quei denti così in fuori
se tu mordi sono guai
perché provocan dolori.”
“Dimmi un poco, Cappuccetto”
disse nonna dal suo letto,
“cosa sei venuta a fare?
Per portarmi un bel pranzetto
o per potermi criticare?”
AL
RISTORANTE
Col coltello ormai piegato
e spezzata la forchetta
il cliente esasperato
guardò truce la sua fetta
di vitello rosolato.
“Cameriere, questa carne
è impossibile tagliarla.
Io non sono un tritacarne
ma ho voglia di mangiarla.”
Il servente interpellato
lo guardò tutto contrito.
Poi in un pianto disperato
tutto a un tratto lui scoppiò.
“Ma che fa? Perché mi piange
proprio sopra la bistecca?”
“Lasci far, non abbia fretta.
Chissà mai che questa fetta,
sol vedendomi angustiato,
non s’intenerisca un po’.”
LA
PIZZA
“Mi devo lamentare, sor Marcello,
ma dentro la sua pizza Margherita
purtroppo ho trovato un bel
capello.”
“Perché? Che t’aspettavi: una
pepita!
Oppure per la pizza e un po’ di vino
credevi di trovarci un parrucchino?”
ANNUNCIO
Dall’altoparlante della stazione
venne diffuso un appello pressante
che subito attrasse ogni attenzione
di molti i presenti e d’ogni
passante.
“Chi ha preso il treno per Belluno
lo riporti al binario uno!”
PAZZO
PER LA PESCA
Vado pazzo per la pesca
e mi reco spesso al mare,
anche se c’è la burrasca
e il grecale sta a soffiare.
L’altro ier soffiava il vento,
su uno scoglio sono andato
e guardavo molto attento
al mio tappo colorato.
Molte volte è andato giù
perché il pesce abboccava
e l’ho sempre tratto su
per vedere chi mangiava
la mia esca appetitosa
che dall’amo penzolava.
“Avrai fatto un bel bottino!”
“No, neppure una bavosa
e neanche un moscardino.
In compenso, con dolore
ho ‘pescato’ un raffreddore. “
AL BAR
“Se beve Gedeone, bevon tutti"
disse un marinaio su di giri,
“sian mozzi, capitani o farabutti,
ladri, fannulloni oppur crumiri.”
‘E chi rinuncia a una bevuta
gratis!’
pensaron tutti quanti gli avventori,
molti dei quali grandi bevitori
che decisero di fare pure il bis.
Davanti al gran bancone tutti in
fila
bevevan wisky, rum e anche tequila.
Tanto a pagar pensava Gedeone.
Dopo mezz’ora, quando sul bancone
stavano molti calici ammucchiati,
il marinaio trasse da un tascone
alcuni dollari alquanto spiegazzati.
A voce alta disse tra due rutti:
“Quel ch io ho bevuto adesso pago.
E quando paga Gedeon, pagano tutti.”
E se ne andò facendo un gesto vago.
PUNTI
DI VISTA
“Il suo pacco pesa troppo”
disse serio l’impiegato.
“Oltre ai bolli che ha già messo
altri ancor ne metta a lato.”
Il cliente era stupito:
“Crede proprio per davvero
che se aggiungo altri bolli
sarà il pacco più leggero?”
UNA VISITA A DANTE
Correva all’impazzata
un tizio in Peugeot
e con una gran frenata
di colpo si fermò.
Rivolto ad un passante
l’autista chiese brusco:
“Di Alighieri Dante
la casa dove sta?”
“Laggiù: ma non le serve
correre come il vento
perché il grande vate
è morto ormai da tempo.”
NUOVO
CODICE STRADALE
Col cellulare acceso
viaggiavo senza cinghia
quando un agente obeso
l’alt mi ordinò.”
“Chissà che bella multa
tu ti sarai beccato!”
“Con modi assai cortesi
non mi ha neppur multato.
Eppur eran palesi
le infrazion che ho fatto.
Andavo proprio a razzo,
correndo come un pazzo.”
“Perbacco! Tu sei stato
di molto fortunato.”
“Perché? Sì, andavo in fretta,
ma ero in bicicletta.”
LAVORO
FATTO IN FRETTA
Aveva lavorato tutto il giorno
per fare alla moglie una sorpresa,
cambiando la moquette del soggiorno.
Ed ora se ne stava lì in attesa
che quella ritornasse da lavoro.
“Amore – disse Olga – sei un tesoro!
Peccato che per colpa della fretta
ci sia rimasta là una gobbetta.”
“Oh, quella la sistemo in un
momento.
Col martello l’appiatisco al
pavimento.
Mezz’ora dopo, entrando nel
soggiorno,
il figlioletto Marco chiese
inquieto:
“Qualcuno ha forse visto il mio
criceto?”
RECLUTAMENTO
“Ti piacerebbe essere assegnato
alla nostra Marina Militare?”
gli chiese serio in volto un
graduato.
“Signorsì!” “E dimmi: sai nuotare?”
La recluta lo fissò con faccia
arcigna:
“Perché? Non ha più navi la Marina?”
LE DUE
CRAVATTE
Aveva regalato a suo marito
due cravatte di seta assai belline.
“Mia cara, il tuo dono mi è gradito:
hai avuto un gusto molto fine”
disse il marito. E una ne indossava
sul suo vestito blu di gabardine,
quella che, a suo parer, più
s’intonava.
E mentre con gran cura l’annodava,
la moglie, scura in volto e
amareggiata,
“Tu l’altra non l’hai punto
apprezzata!”
IL BENE
E IL MEGLIO
Un famoso visconte
chiese ad un ingegnere
“Per collaudare un ponte
ci vuol qualche geniere?”
“Non serve – disse quello. –
si fa passare un camion
con sopra un bel drappello
di illustri autorità.
I Capi degli Stati,
i Capi dei Governi,
illustri deputati,
Ministri degli Interni
e insigni magistrati.
Aggiunga i Segretari
i Capi dei Partito
i grandi funzionari
e chi si è arricchito
con la disonestà.
Se al passar del camion
Il ponte giù non crolla
allor vuol dir, visconte,
che eterno durerà.
E ciò sarà un gran bene.”
“E se, invece, crollerà?”
”Vuol dir che molta gente
un miglior futuro avrà.”
BESTIE INTELLIGENTI
Due amici appassionati di cavalli,
d’ippica discutevan volentieri,
ponendo sempre su due piedistalli
i lor veloci e nobili destrieri.
Di loro ne esaltavan la potenza,
la forza, il vigor, l’intelligenza.
Diceva l’un dei due: “Pensa, Paolino,
basta ch’io dica “Hop” e il mio Saettino
mi fa tre salti in alto e poi l’inchino.”
Ma questo è niente! Il mio Mustafà,
quando grido “Hip-hip, lui urla hurrà!”
LETTURE MACABRE
Nell’obitorio dell’Ospedal di Ceva
qualcuno ai cadaveri tagliava
la mano destra e poi la sottraeva
per scopi che nessuno sospettava.
Dopo aver impiegato molte ore
la criminale al fin fu arrestata
e ci si trovò di fronte con stupore
davanti a una vecchietta spaventata.
Piangendo confessò: “Son chiromante.
La sera è lunga e io non so che fare.
Leggo le mani ed è assai strabiliante
le cose che riesco ad imparare. “
PADRE, ZIO E GOVERNO
“Mio figlio ha una grande intelligenza”
diceva con orgoglio ad un vicino,
“ha sol quattr’anni ed è già una potenza:
studia il turco, il greco e anche il latino.”
“Anch’io son fortunato da quel lato.
Ho un nipotino appena di sei mesi”
rispose il vicino in ton garbato,
“che del governo critica ogni tesi.”
“Che dici? Ma se ancor non sa parlare!”
“Embè? Ma sa versar lacrime amare.”
PUNTI DI VISTA
Un tale per aver premeditato
l’uccision del Capo dello Stato
venne arrestato e poscia condannato.
Due amici discutevan l’accaduto
“È ingiusto processare le intenzioni.
son cose, amico mio che non si fanno
perché alla giustizia recan danno.”
“È giusto sì: perché le buone azioni
bisogna farle e non solo pensarle.”
NOTIZIE IN CRONACA
“Durante una gita a Montelupo
per disgrazia e per un caso accidentale
una donna è caduta in un dirupo
purtroppo con un esito mortale.”
Deposto sopra un mobile il giornale,
un marito si rivolse alla sua sposa.
“M’è venuta, amor mio, un’idea geniale:
che ne diresti se il dì di Santa Rosa
facessimo una gita un po’ speciale?
Se non c’è vento e il giorno non è cupo
volentieri ti porterei a Montelupo.”
CONSIGLIO D’AMICO
“Quant’anni mi darebbe, sor Clemente?”
chiedeva una signora un po’ attempata
ad un amico un poco impertinente.
E quello, dopo averla ben squadrata:
“Si contenti, amica mia, della sua età.
Perché vuol che io ne aggiunga
a quelli che già ha?”
FUNERALE
Davanti al capezzale del morente
tre figli già pensavan al funerale.
“Dobbiamo fargli una funzion decente,
l’eredità che lascia è assai speciale.
direi di fare una funzion suntuosa.
“No caro. Basta un rito decoroso
che non sia eccelso e sia poco costoso.
A nostro padre il lusso non s’addice
e solo l’umiltà lo fa felice.”
Il terzo figlio, dopo aver pensato:
“Facciam di terza classe un funerale,
con bara in legno compensato
e un mazzolin di fiori dozzinale.”
Dal letto si levò una voce fiacca:
“Figlioli, se mi date i pantaloni,
le scarpe, la camicia e la mia giacca,
imiterò i semplici pedoni.
Senza rancore e senza alcun rimpianto,
da solo me ne andrò al Camposanto.”
CONSIGLIO
Un giovanotto al quanto scapestrato
confessava ad un amico spiritoso:
“Son tanto di Luciana innamorato
che prima o poi finisce che la sposo.
È bella, ricca e molto intelligente
e nel lavoro suo è competente.
Vorresti tu saper che cosa fa?”
“Di certo, amico mio, so che farà:
se sposa te. Non certo una prodezza,
ma di sua vita la maggior sciocchezza.”
ALLA FERMATA DEL TRAM
Ad un’hostes in attesa alla fermata
del tram che percorreva Corso Giotto,
con bel sorriso e voce assai flautata,
si rivolse con garbo un giovanotto.
“Scusi, saprebbe dirmi, signorina,
se di qui passerà pure il diciotto?”
La bionda consultò un’agendina:
“Purtroppo no, e mi dispiace assai,
perché il diciotto io sarò a Shangai.”
PROVERBIO
Due ladri patentati,
con un saccone in spalla
e i volti mascherati,
spiavano una stalla.
Esperti e senza chiasso,
speravan di rubare,
qualche coniglio grasso
con cui poi banchettare.
Ma, udendo l’abbaiare,
d’un terribile molosso,
stavan lì a tentennare
se tentar quel colpo grosso.
“Se quello là ci azzanna
per noi saranno guai,”
“Non muoverà una zanna.
È opinion concorde
che il can che abbaia assai,
giammai la gente morde.
Lasciamolo latrare
e andiamo là a rubare.”
L’amico mascherato,
con faccia titubante,
alquanto sconcertato
e voce tremolante:
“Che non morda ognun lo sa:
ma quel cane lo saprà?”
ULTIME VOLONTA’
“Orsù caro, io t’ascolto:
dimmi quel che vorrai fare?”
“Voglio essere sepolto
proprio giù in fondo al mare.”
“Ma perché marito mio,
vuoi per bara solo un’onda?”
“Perché so che la tua madre,
la mia suocera gioconda,
ha giurato di ballare
proprio sopra la mia tomba.”
PRECOCITA’
In un quartiere malfamato
passeggiava uno svedese
quando fu apostrofato
da un vocion poco cortese.
“Ehi tu, razza di cretino,
mentecatto, fannullone,
pezzo d’asino, burino,
che fai qui, gran sporcaccione?”
Lo svedese, assai seccato,
si guardò tutto all’intorno
per cercar lo screanzato,
il villano perdigiorno
che in modo sì volgare
lì lo stava ad insultare.
“Chi è che parla? Chi m’insulta?”
“Che te frega, gran merdone.
Hai il muso di una vacca
e puzzi peggio d’un caprone
ricoperto dalla cacca.”
“Perché gridi e ti nascondi?
Se hai fegato t’aspetto.
Vieni fuori e in due secondi
ti distruggo, maledetto.”
Su un balcon del terzo piano
venne fuori a muso duro
un bimbetto assai balzano.
Accigliato e in volto scuro.
“Io verrei con te a lottare,
ma, purtroppo, ho sol due anni
e non so ancora camminare.”
UN ELEFANTE SBADATO
Un elefante sbadato
su un immenso formicaio
un piedon avea posato
combinando un grosso guaio.
Le formiche in tutta fretta
l’assalirono a milioni
col desio di far vendetta
con i lunghi pungiglioni.
L’elefante infastidito
avvertì solo un prurito;
se le tolse dal groppone
con un semplice scossone.
Una sola era rimasta
al suo collo appiccicata.
Tutte le altre un po’ stordite,
ammaccate e tramortite
la incitaron tutte quante.
“Strozza! Strozza l’elefante!”.
FALLO IN AREA DI RIGORE
Una squadra di topini,
tutti in maglia e calzoncini,
affrontava una partita
con un gruppo di elefanti
agguerriti e assai pesanti.
In un pressing molto stretto
un pachiderma un po’ sbadato
calpestò un bel topetto
e il fallo fu fischiato.
Avvilito l’elefante
chiese scusa all’avversario,
ma il topino traballante
disse: “Non è necessario
che ti scusi, amico mio.
Dello sport la legge è dura:
quel che tu hai fatto a me,
io potevo farlo a te.”
AMORE PER GLI ANIMALI
Pierino disperato,
seduto sui gradini,
piangeva sconsolato
pensando ai suoi gattini.
“Che hai? Che t’hanno fatto?”
gli chiese una signora.
“Con mamma ho fatto un patto
da poco men di un’ora.
Ma quella è andata al pozzo
con cinque miei micini”
rispose col singhiozzo.
“Ed or quei poverini
saranno già annegati.”
“Comprendo il tuo dolore,
ma asciugati gli occhi
e i mici con amore
racchiudi nel tuo cuore.”
“E io piango lo stesso.
Brutto è il destino mio,
la mamma avea promesso
che li avrei affogati io.”
SISTEMA D’ALLARME
Visitando la casa di amici
un tal notò una cosa molto strana:
appesa in alto in mezzo a due cornici,
dondolava una culla veneziana.
“Perché l’avete appesa così in alto?”
“Perché di notte, quando il bimbo dorme,
se casca giù di certo fa un bel botto
e sveglia noi che siamo qui di sotto.”
IL TELEGRAMMA
Nell’ufficio postal di Montelato,
sventolando in alto un telegramma,
si presentò un tale trafelato.
“È urgente! – disse - Debbo avvertir mamma
che ho concluso un importante affare”.
L’impiegato incominciò a contare
le parole del testo che diceva:
‘Va, va, va, va! Va, va, va, va! Va, va, va!’
“Per l’importo che lei deve versare
può aggiungere ancora una parola.
“Bè, non saprei quale altro verbo usare”.
“Ci metta un altro ‘va’ già che ci siamo -
suggerì l’impiegato – e completiamo.”
“Di certo no! Perché la cara mamma
non capirebbe affatto il telegramma.”
TELEFONATA NOTTURNA
Eran quasi le quattro del mattino
quando un tal si risvegliò di soprassalto
per un suono insistente e repentino.
Balzato giù dal letto con un salto,
a tentoni afferrò il telefonino.
“Pronto, chi parla? Chi rompe a quest’ora?”
“È questo il 30 16 21?”
Con rabbia gli gridò: “Ma va il malora!
Ne avessi almeno indovinato uno!”.
IL LEONE E L’ORANGO
Con incedere regale
un leon nella foresta
rammentava a ogni animale
d’essere re per le sue gesta.
”Mi conosci?” chiese a un lupo.
“Sì, sei il re della foresta”.
A una zebra chiese cupo:
“Che ne pensi e sii onesta!”.
“Che sei il re della foresta”.
“Sai chi son?” chiese ruggendo
a un’antilope atterrita.
“Tu sei il sire più stupendo,
sei il padron della mia vita”.
“ E tu sai chi sono io?”
domandò ad un orango.
“Sei un cretino e non un dio.
Sei un fellon di basso rango
e non certo il padron mio”.
Poi gli diede uno spintone
e nel fango lo cacciò.
Rialzatosi il leone
a voce chiara commentò:
“Non è il caso d’arrabbiarsi.
So che non l’hai fatto apposta.
Non convien mai adirarsi
se s’ignora la risposta”.
AL BAR
Uno strano cliente assai assetato
entrò in un bar e a voce semispenta
chiese a un barista ch’era un po’ sbadato,
un bicchiere di granita senza menta.
“Senz’anice le servo la granita
perché la menta, ahimè!, l’ho già finita”.
ALLO ZOO
Guardando triste l’elefante morto
un guardiano piangeva sconsolato.
Con lacrime agli occhi e il viso smorto
fissava il pachiderma disgraziato.
“Perché lo piangi? In fondo è un animale”
gli disse un suo collega a voce grossa.
“Non piango il pachiderma in quanto tale,
ma tocca a me scavare la sua fossa”.
DAL DOTTORE
“Di notte ormai non posso più dormire”
diceva una signora amareggiata.
“Il sonno si rifiuta di venire
e passo sempre sveglia la nottata.
Mi dica, dottor mio, che posso fare?”.
“Provi a contar le pecore, signora,
vedrà che porrà fine al suo vegliare”.
“L’ho fatto, ma purtroppo sino ad ora
non ho ottenuto risultato alcuno
e son di sonno sempre più a digiuno”.
Il dottore dopo aver ben riflettuto:
“Se non basta le pecore contare”
rispose alla cliente in tono arguto
“provi un poco a contare le zanzare.”
NEL BAR
Un cliente allampanato
entrò in un’osteria
e, alquanto frastornato,
chiese con allegria:
“Due wisky qui sul banco
prima della battaglia
così io mi rinfranco
e alfin potrò pugnar”.
Scolati i due bicchieri:
“Aggiunga un'altra grappa,
così come i cavalieri
sarò duro; non una schiappa”.
Bevuto il suo grappino
richiese ancora all’oste:
“Mi versi un cognacchino
per affrontar la rissa
che sto per scatenar“.
“Ma di che rissa parla?
Non vedo alcun nemico”.
“Presto sarà burrasca,
specie se io le dico
che non ho un soldo in tasca”.
TRA PESCATORI
“Quello che sta laggiù seduto al bar
è un famoso pescator di pescicani.
Tra i suoi colleghi è una vera star
perché lui pesca solo con le mani.
La destra ai pesci ficca sempre in gola,
per togliere al bestion l’amo di bocca”.
“Mi sembra che la tua sia una fola
e la tua spiegazion alquanto sciocca.
Ma, dimmi, qual è il nome di quel tale?”
“L’INDOMITO un tempo era chiamato.
Oggi lo chiaman tutti il MANCINO.
Uno squalo la destra gli ha mangiato
e al posto della man ha un moncherino”.
CONSIGLI TRA CANNIBALI
“Amico mio, mia moglie non mi piace”
diceva un antropofago africano,
“Non c’è un minuto in cui mi lasci in pace,
non mi cucina più neppure un nano.
Non so più cosa farmene di lei”.
“Se vuoi una soluzione un po’ speciale,
per poterti liberare di costei
e far ‘di lei’ un pasto assai regale,
ti presterò il mio libro di cucina.
È favoloso; e lì potrai trovare
qualche ricetta molto sopraffina”.
UN CANE AL BAR
In un bar si presentò un cagnolino
e si diresse subito al bancone.
“Prego, garçon, mi serva un bicchierino
di rum con vodka e scorza di limone”.
Stupito per l’insolita richiesta,
il barman preparò il beverone,
grattandosi perplesso un po’ la testa.
Il cagnolin finito di sorbire
la bibita che avea da poco chiesto:
“Mi dica quanto fa, signore mio”.
“Fan settemilasettecento lire”.
Il cane pagò il prezzo, un po’ restìo,
e s’avviò alla porta per uscire.
“Questa è la prima volta in vita mia”
disse il barista pieno di stupore
“che vedo un can capace di parlare”.
Rispose il cagnolino: “O mio signore,
e l’ultima sarà perché è follia
coi prezzi che voi fate qui pagare”.
GIORNO DI CACCIA
Nel campo un cacciator vide una lepre
e di mira prese ratto l’animale,
pronto a sparare il colpo micidiale.
Ma la lepre a zig.zag si allontanò
e il cacciator la mira non trovò.
Quando sparò in zig fece cilecca
perché la lepre in zag s’era spostata.
Allor lui spara in zag, ma non la becca,
perché la lepre in zig se n’era andata.
E la gara a zig-zag durò a lungo
finché il cacciator non s’infuriò.
Mettendosi per rabbia a saltellare,
gettò via la doppietta e prese a urlare:
“Quando le lepri agiscono così,
le ammazzerei per farne un bel salmì!”
PROVE ALLA ‘SCALA’
Un professor d’orchestra ai suoi maestri
muoveva appunti sull’esecuzione,
rivolgendosi ad alcuni assai maldestri,
rimproverava la disattenzione
per suoni cacofonici e pedestri.
“Tu – disse al clarinetto- stoni alquanto
e tu violino vai troppo spedito.
Tu contrabbasso poi non segui tanto
il ritmo che prevede lo spartito.
D’accordo, siamo solo ai primi passi
e il concerto vuol molta attenzione.
Nelle prove ci saran degli alti e bassi,
ma al fine troverem la soluzione.
Solo vi chiedo col cuore tra le mani,
quando porrete i fogli sul leggio,
cercate di suonar gli stessi brani
senza mischiare “Tosca” con “Ernani”.
RICHIESTA DI MARIMONIO
Innamorato della bella Ada
avea timore d’affrontarne il padre
e andava su e giù per la contrada,
con la speranza d’incontrar la madre
assai più comprensiva del marito.
Ma quella, ahimé!, non si facea vedere.
Per cui pensò: “Qui devo farmi ardito
se la mano di Ada voglio avere”.
E con coraggio entrò in macelleria
dove il padre di Ada lavorava.
Con voce ferma e con spavalderia
si rivolse all’uom che l’osservava.
“Prego, vorrei la mano di suo figlia!”
Il macellaio, dopo breve occhiata,
con voce calma e senza meraviglia:
“La vuole – chiese – intera o disossata?”
GUSTI CHE CAMBIANO
Un cane con sussiego
al bancone s’accostò.
“Mi dia un thé freddo, prego,
che mi rimetta un po’”.
Un cliente stupefatto:
“Davvero eccezionale!
Mi lascia esterrefatto !
È un caso surreale!”.
Il barista costernato:
“Anche io sono stupito,
e perplesso e frastornato.
E lo sa qual è il perché:
Perché Bobi ha sempre detto
che lui beve sol caffè;
mentre oggi s’è corretto
e mi ha chiesto sol del thé”.
UN CANE GOLOSO
“Il mio bracchetto è proprio eccezionale.
Se gli metti in bocca una moneta
si precipita a prenderti il giornale
e torna più veloce d’un atleta”.
Perplesso ed un po’ scettico Martino,
ritenendo l’amico un gran ballista,
mise sei euro in bocca al cagnolino
e lo mandò a comprare una rivista.
L’attesa cominciò e durò a lungo.
“Amico mio, sei proprio un contaballe,
- disse Martino. – Ed altro non aggiungo.
Il tuo cane sa sol raccattar palle”.
“Scusa, ma quanti soldi tu gli hai dato?”
“Sei euro: e mi dovea portare il resto”.
“Ecco, amico, mio dove hai sbagliato:
il mio bracchetto è un cane molto onesto.
Quando ritira il resto col giornale
ne approfitta per andare al bar
a farsi un tramezzino col. caviale”.
BIVACCO AL CHIAR DI LUNA
Dentro ad un sacco a pelo
nervoso s’agitava.
Guardava in alto il cielo;
le pecore contava.
Ma il sonno non veniva
e ciò l’infastidiva.
“Che hai?” – chiese il compagno.
“Non posso addormentarmi.
Scusa se io mi lagno
e continuo a rigirarmi.
C’è una formichina.
Giace ai miei piedi morta.”
“E tu fai sta manfrina
se quella morta sta?”
“Ma non mi infastidisce
la morta in quanto tale,
bensì le diecimila
che seguono il funerale”.
LA FORMICA E LA CICALA 2000
Alle prime avvisaglie della neve
la formica incontrò una cicala.
“Amica mia, vedrai che qui tra breve
di certo il freddo sotto zero cala.
Ho faticato molto questa estate
e ora ho le dispense tutte piene.
Mi spieghi voi cicale come fate
a superar l’inverno e le sue pene?
Col caldo voi avete sol cantato;
nessuna scorta avete accumulato”.
“Non c’è problema, cara mia formica,
siam tutte di partenza con contratto:
ce ne andiamo a cantar in Costarica”.
ALLEVAMENTI DOMESTICI
“Marco, ti vedo assai preoccupato.
Hai forse bisticciato con tua moglie?”
“Sì! Con Giannina sono incavolato.
Tu la conosci, e sai delle sue voglie.
Adesso ha una passione per i gatti.
Per casa ce ne sono una ventina
E sono sempre in giro a leccar piatti.
Non ti dico la puzza lì in cucina”.
“E tu spalanca tutte le finestre,
quelle rivolte verso il tuo giardino
dove crescono i pini e le ginestre
e ti godrai un profumo sopraffino”.
“Sei matto! In casa allevo dei piccioni.
Ne ho circa duecento e forse più.
Se apro le finestre dei balconi,
mi volan via e non li rivedo più.”
USCITA DA SCUOLA
Davanti ad una scuola comunale,
con una grossa pancia prominente,
un grassone, appoggiato ad un fanale,
guardava il passaggio della gente.
Un bidello, andandogli vicino,
lo squadrò ben ben dall’alto in basso.
“Lei è forse in attesa di un bambino?”
domandò a quell’uomo alquanto grasso.
Quello l’epa si guardò e, sconsolato,
“No, è così da quando sono nato”.
TORTA DI COMPLEANNO
Nel negozio d’un paese
per comprare candeline
entrò un giorno uno scozzese
poco incline a scialacquar.
“Sa, domani è il compleanno
del mio bimbo ormai quattrenne
e vorrei due candeline
per poterlo festeggiar”.
“Perché due se è il quarto anno?
non le sembra di sbagliare?
O vuol tendergli un inganno?”
“No di certo. Non mi pare.
E poi lui non sa contare”.
CHI È IL PIU’ RICCO?
Tre magnati del petrolio
discutevan soddisfatti,
sorseggiando del rosolio
in un bar della città.
L’un dicea: “A conti fatti,
sono ricco più di Creso.
Nizza mi potrei comprare
Con la spiaggia e il suo mare”.
“Poca cosa, amico mio, -
disse l’altro un po’ sornione -
- io potrei, in fé di Dio,
comprar Nizza e. anche Mentone”.
“Un momento, - fece il terzo –
la mia Nizza non la vendo
e neppur vendo Mentone
e di Monaco intendo
diventar presto padrone”.
PAURA CONIUGALE
Un marito giunse trafelato
allo sportello di un commissariato.
“Agente, sono qui per confessare
e mi dovete subito arrestare.
Ho dato una tremenda bastonata
in testa a mia moglie. Ed ora è là,
distesa a terra, accanto ad un sofà”.
“Dunque, l’ha uccisa?” chiese il graduato.
“Ma no! Che pensa? É là solo svenuta”.
“E allor, perché vuol essere arrestato?”.
“Perché… . disse con voce un po’ abbattuta,-
“perché lei non conosce l’Annunziata.
Adesso il colpo lei l’ha già smaltito.
Se torno avrò da lei una tal mazzata.
che al Creatore m’invierà spedito”.
BISTICCIO TRA CONIUGI
Dopo una tremenda litigata,
lasciando la consorte assai turbata,
era uscito di
casa esasperato,
a guisa d’un cagnetto bastonato.
La moglie l’aspettò, l’attese invano,
piangendo sconsolata sul divano.
Passarono trent’anni e poi un bel giorno,
come un prodigo figliol fece ritorno.
“Si può sapere dove sei andato?”
gli chiese lei con tono distaccato.
“Son stato un poco fuori a passeggiare.
dovevo la mia rabbia pur calmare!”
PAZZIE MUSICALI
“Ho formato un quartetto sopraffino ,
- disse Gino al maestro Federico -
con un piano, un contrabbasso ed un violino”
“Ma siete solo in tre “ notò l’amico.
“Si certo. Ci son io e mia sorella”.
“Oh guarda un poco! Questa si ch’è bella!
Non sapevo che tu avessi una sorella”.
“E infatti non ce l’ho. Vedrai il successo!
Anche se sarà un quartetto un po’ malmesso”.
PRECAUZIONI ANTI LADRO
Se ne stava seduta al tavolino
della gelateria del Sor Gigetto,
rigirando tra le dita il cucchiaino
prima di affondarlo nel sorbetto.
Quand’ecco arriva lesto un cameriere.
per dirle che la cerca il suo portiere
Seccata di lasciar solo soletto
il bicchiere tutto pieno di sorbetto,
e temendo che qualcun glielo sorbisse,
prese un foglio di carta su cui scrisse:
“Di sopra ci ho sputato, caro amico.
Ti prego non toccarlo, altro non dico!”
Quando tornò, con l’acquolina in bocca,
trovò un’aggiunta fatta al suo biglietto:
“L’ho fatto anch’io, cara la mia cocca!
Ti lascio tutto, or goditi il sorbetto!”
STRANEZZE
“Sai dirmi” disse Marco a Valentino
“cosa d’inverno tiene molto caldo
e d’estate sta appesa in cima a un pino?”
L’amico lo guardò assai perplesso,
con l’aria un po’ stranita e un po’ da fesso.
“Ma come non lo sai! É presto detto:
è la stufa che scalda casa e letto!”
“E d’estate la stufa custodisci
in modo così sciocco, appesa ai rami!”
“Perché mi guardi strano e ti stupisci !
E poi mi dici a te che te ne frega
se penso che per me è assai carino
vederla penzolar in cima a un pino?”
DEDUZIONI LOGICHE
In un campeggio estivo e rinomato
Holmes con Watson, la tenda avea piantato.
Volean passare alcune settimane
lontano dai delitti e dalle grane.
Una notte, distesi dentro il sacco,
mentre fumavan pipe piene di tabacco,
guardavano estasiati verso l’alto,
rapiti da un bel cielo blu-cobalto.
“Che vedi?” – chiese Holmes. “Vedo le stelle,
vedo i pianeti e altre cose belle”.
“E quindi, amico mio, che ne deduci?”
“Che il ciel notturno è sempre pien di luci.
E tu?” “Se io vedo su la luna e il ciel stellato,
è elementar: la tenda ci han fregato”.
PUNTI DI VISTA
Una soubrette assai sofisticata
entrò nella boutique “Dernier cri”
e chiese a una commessa indaffarata:
“Vorrei una vestaglia un po’ jolie”.
“La taglia!” chiese seria la commessa.
“Perché secondo lei dovrei tagliarla?
- rispose la soubrette assai perplessa. -
Mi piace solamente indossarla.”
COLLOQUIO TRA AMICHE
“Dal primo giorno in cui sposai Ferruccio
la vita mia fu sempre un lungo cruccio.
Lotte, baruffe, liti e molte botte,
non c’era tregua alcuna, giorno e notte.
Ma or la soluzion io l’ho trovata
e mi ritrovo libera e beata.
Posso ormai dir che tutto sia finito”.
“Hai sotterrato tu l’ascia di guerra?”
“No, ho solo sotterrato mio marito.
Io son beata e lui sta sottoterra”.
INCONVENIENTE CICLISTICO
In vista del traguardo
due pulci in bicicletta,
lo sguardo nello sguardo,
correvano in gran fretta.
Quella che era in testa,
d’un tratto si fermò
E l’altra, lesta, lesta,
il traguardo superò.
“Perché ti sei fermata
e hai perso la volata?”
le chiese in tono irato
il manager infuriato.
“E che potevo fare
se un moscerin dannato,
non sapendo più volare,
proprio un occhio m’ha centrato!”
UNO SCOZZESE AVARO
Se ne stava seduto al tavolino
davanti a un wisky di colore ambrato.
Centellinava quel liquor divino
dal gusto sopraffino e delicato.
Già pregustava il sapore raffinato,
quando vide un vispo moscerino
che nel bicchiere suo era calato
e nuotava come un pesciolino.
Con rabbia lo scozzese esasperato,
afferrò per le ali il moscerino
e, scuotendolo, gridava,:”Sei un bruto!:
“Sputa subito lo wisky che hai bevuto!”
ANIMALI STRANI
Su un carro un contadino col suo cane,
mettendo in atto una azione ingiusta,
col suo comportamento alquanto infame,
seviziava un cavallo con la frusta.
L’animale d’un tratto si fermò.
“Sei crudele! Non voglio proseguire.
Mi rifiuto! Più oltre non andrò
se la frusta non cessi di brandire”.
Il padrone, sentendolo parlare,
guardò il cane e disse: “In fè di Dio,
mai udii un cavallo blaterare!”.
E il cane gli rispose: Neanch’io!”
ORDINE PERENTORIO
Un fante trafelato e sanguinante,
con un occhio ricoperto da una benda,
di fronte al suo severo comandante,
sull’attenti stava fermo nella tenda.
“Generale, la battaglia abbiamo perso”
disse mesto e con tono
assai contrito.
Fissandolo un poco di traverso,
col volto corrucciato e indispettito,
la voce perentoria, intransigente,
il generale verso il cielo alzò un dito.
: “Occorre ritrovarla e immantinente!”
UN CLIENTE STRANIERO
Alla reception d’un hotel famoso
si presentò un cliente danaroso.
“Vorrei tre stanze, tutte con il bagno,
per me il segretario ed un compagno,
dotate ognuna d’un bel panorama.”
“Mi dica, prego, Lei come si chiama?”
gli chiese il direttore premuroso.
“Vede, il mio nome è lungo e assai curioso.
Mi chiamo Skhwyzker Koyzen Proxhullà.”
“Mi dica un poco lei: come si scrive?”
“Mettendo un accento sulla A.”
L’ACQUA DELLA GROTTA DI MASSABIEL
Di ritorno da Lourdes un pellegrino
fu fermato da un gendarme assai zelante
che chiese: “Cosa porta nel cestino?”
Rispose il pellegrino titubante:
“Sei bottiglie tutte piene d’acqua sacra,
riempite alla fonte di Maria
É il consiglio che m’ha dato lo psichiatra
per sanar la gotta e l’idropisia”.
La guardia tolse il tappo a una bottiglia.
Dopo aver annusato ed assaggiato,
“Scusi, dico, lei per chi mi piglia?
Questa è grappa, inadatta ad un malato”.
Il pellegrin con molta meraviglia,
in ginocchio per terra si gettò
e baciando con gioia la bottiglia
“É un miracolo, un miracolo!” gridò.
SCORCIATOIA
Un signor che aveva fretta
si recava alla stazione.
Pedalando in bicicletta
cercò una deviazione.
Vide un viottolo privato
proprietà d’un contadino
a cui chiese in ton garbato
di passar per lo stradino.
“Devo prendere il diretto
delle sette e ventitre.”
“Faccia pure. E non è detto
che se incontrerà il mio Beppe
possa prendere il diretto
delle sei e trentasette.”
“Beppe? Scusi e chi sarebbe?”
“É il mio toro marocchino.
É men dolce del giulebbe.
Attacca sempre a capo chino”.
LA DAMIGELLA D’ONORE
Sul sagrato della chiesa
la sposina si arrabbiò
perché la sua damigella
dopo un’ora arrivò..
Scura in volto, adirata,
con la voce esagitata
ai presenti brontolò:
“State certi, amici miei
che ai miei prossimi imenei
quella non l’inviterò”.
VENDETTA
Guardando il marito indaffarato
che teneva una sveglia tra le mani,
e vedendolo assai determinato,
“Hai qualche appuntamento per domani?”.
chiese curiosa a lui la moglie Pina.
“No, voglio solamente vendicarmi
di chi mi ruba il sonno ogni mattina.
Alle cinque sono stufo di svegliarmi!
Piazzerò la sveglia proprio nel pollaio
Così quel gallo che si crede un re
Saprà che effetto fa,
svegliarsi alle tre!”.
UN UOMO TRANQUILLO
Tre teppisti in autostrada
posteggiarono le moto
nel piazzale d’un motel
in un posto ch’era vuoto.
Poi ridendo, la masnada
verso il bar si avviò.
Un di lor, avendo visto,
un tranquillo camionista
che fumava senza fretta,
gli strappò la sigaretta
e gliela spense nel caffè.
Il secondo, sghignazzando,
della birra domandò,
poi ridendo e canticchiando,
sulla testa gli versò.
Senza un cenno di protesta,
l’uomo, calmo, non fiatò,
e incurante delle gesta,
verso l‘uscio si avviò.
Allor con una spintonata
gli fe’ il terzo uno sgambetto,
e, per concluder la bravata,
lo distese K.O.
Se ne andò quel poverino,
sol desioso di fuggir.
Testa bassa, capo chino,
prese posto sul suo Tir.
Sogghignando, un teppista,:
“Guarda un po’ - disse al barista, -
quello là non sa fumare,
non sa ber né camminare”.
Il barista, sorridente,
indicandogli il piazzale
“ Anche a me sembra demente
e per di più non sa guidare.
Quel maldestro di un autista
sta facendo marcia indietro.
Col suo Tir vi sta sfasciando
le tre moto poste dietro”.
CALURA E SETE
Su un treno affollato,
nel meriggio infuocato,
un bimbo disperato
gridava a perdifiato
“Oh, mio Dio che sete ho!
“Oh, mio Dio che sete ho!
La madre esagitata,
gli promise, frastornata:
“Ti comprerò una limonata
alla prossima fermata”.
“Io non posso più aspettare.
La mia sete ho da calmare.
Mi berrei l’acqua del Po.
Oh, mio Dio che sete ho!
Oh, mio Dio che sete ho!”.
I passeggeri esasperati
indispettiti e frastornati,
aspettavan disperati
la stazione di Frascati,
sopportando gli ululati
e i: “Mio Dio che sete ho
“Oh, mio Dio che sete ho!”.
Finalmente alla stazione
s’acquistò una confezione
di sciroppo di limone
che il bimbo, golosone,
con piacere ingurgitò,
e di colpo si calmò.
Mentre il treno ripartiva
e in cuor suo ognun gioiva
per la calma ritrovata,
il bimbetto sorridente,
con un senso di sollievo,
“Brutta sete, lo dicevo:
O, mio Dio, che sete avevo!
O, mio Dio, che sete avevo!
O, mio Dio, che sete avevo!”.
UN BEONE AL BAR
Ormai mezzo ubriaco e traballante,
Gastone entrò nel bar di Don Filippo.
E gli gridò con voce altisonante:
“Mesci da bere a tutti e pure a te!”.
L’oste servì con cura ogni avventore
e aggiunse per sé un buon liquore.
Poi presentò il conto da saldare.
Ma si trovò di fronte a un bel rifiuto
“Non pago nulla: e tu puoi constatare
Che il tuo vino io non l’ho bevuto.
E tutti qui lo possono giurare”.
Don Filippo infuriato e assai manesco,
lo prese a calci e gli fe’ un occhio pesto.
Il giorno appresso al bar tornò Gastone
e ripeté la solita manfrina.
”Mesci del vino a tutti e anche a te!
Mi raccomando, il miglior della cantina”.
Pensò il barista con rassegnazione:
‘Stavolta pagherà il buon Gastone’.
Ma quando gli portò il salato conto,
Gastone continuò a fare il tonto
“Nulla ti do perch’io non ho bevuto
e, quindi, caro mio, ti fo un saluto.”
Preso il barista da una furia pazza
Lo cacciò via a colpi di ramazza.
Malconcio il terzo dì tornò Gastone.
ma temendo una dura punizione,
gridò:”Servi da bere a tutti, tranne te!”.
“Perché m’escludi dalla libagione?”
“Perché quando tu bevi è dimostrato:
diventi assai cattivo e scostumato”.
foto di gruppo
Alla cattedra seduta la maestra
mostrava agli scolari radunati
la fotogruppo presa giù in palestra. .
“Pensate, bimbi miei, tra quarant’anni,
- spiegava a quei visetti interessati, -
quando, purtroppo arrivano i malanni,
potrete rivedere i volti amati
dei compagni dei giorni spensierati.
Potrete dir ‘Toh! Questa è la Lisetta.
Oggi rinomata, abile architetta.
E guarda un poco qui, il buon Renato,
oggi discute leggi nel Senato.
E questo è il mio amico Salvatore.
Di chiara fama, oggi è un gran pittore.
E guarda qua il volto di Battista,
eccellente corridor e buon passista.
E questa sorridente è la Vanessa,
oggi di profession è avvocatessa.”
Dal fondo aula si levò una voce.
Era Pietrino un bimbo assai precoce
“Che bello! C’è pur lei, cara maestra,
vicino al direttor, il signor Torti.
Purtroppo allora voi sarete morti.!”.
CAPIGLIATURA FOLTA
Da Pietro, un famoso parrucchiere,
si presentò Einstein il capelluto.
“Mi sistemi i capelli per piacere,
questi che ho mi fan sembrare un bruto.
Mi van sugli occhi e non mi fan vedere,
per cui rischio sovente di cadere”.
Pietro esaminò la situazione
e, sfoltito ch’ebbe poi la chioma folta,
così parlò a Michele il suo garzone:
“Prendi una scopa e fanne una raccolta”.
Guardando poi la testa del cliente
“I capelli li vuole tutti indietro?”.
“No, no! Non me ne faccio proprio niente!.
M’han dato già fastidio, caro Pietro.
Mi guardo ben dal rivolerli indietro!”.
SOLUZIONE DRASTICA
Un pompiere al bar della stazione
narrava la sua ultima missione.
“Pensate, tutto in fiamme fino al tetto.
Era un incendio proprio maledetto.
Urlava aiuto un uomo dal terrazzo
ed era fuor di sé e quasi pazzo.
Voleva saltar giù,ma non osava
e il fuoco lentamente si appressava.
Con gli amici stendemmo un ampio telo
e lo invitammo tutti a saltar giù.
Alla fine si decise il poveretto
E con un salto venne giù dal tetto.
Ma sul tendone prese a rimbalzare
e nessun lo poteva acchiappare.
Andava su e giù come un pallone.
Sembrava un enorme farfallone
che volasse nel ciel come aquilone”.
“E che faceste voi per aiutarlo?”
gli chiese un cacciator di nome Carlo.
La soluzione al fin venne trovata.
Fu abbattuto con una fucilata.
UN CUOCO SOPRAFFINO
Un tipo strano si recò al mercato
e chiese a un fruttarolo indaffarato:
“Poiché devo condir la pastasciutta,
mescolando il ragù con della frutta,
vorrei un po’ di mele e un ananas,
per farli abbrustolire sul mio gas”.
Il fruttarolo lo guardò stupito.
Poi , sottovoce, disse “Ah, ho capito.
Lei vuole un sugo denso e colorato.
Le mele le vuole verdi, gialle o rosse?”
“Io voglio solo mele molto grosse.
Sul fatto del color non ho alcun cruccio,
perché le mele pria le lavo e poi le sbuccio”.
TERAPIE NUOVE
A seguito d’un grave incidente,
era stato trasportato all’ospedale.
Era rimasto con un solo dente
e la bocca era conciata proprio male.
Non poteva più parlar né mugolare.
Al pari d’una mummia era bendato
e nulla che potesse ingurgitare.
Tutto per via oral gli era vietato.
Il primario, contrario alle endovene,
avea trovato un metodo speciale,
per alleviare tutte le sue pene.
Di nutrirlo pensò per via anale.
E trovato l’orifizio del sedere,
vi introdusse un piccolo clistere,
riempito con una tazza di caffé.
Ma gli occhi strabuzzò il poveretto.
Poi con la destra scrisse su un foglietto
“Vi ringrazio assai per il caffé,
ma, disgraziati, lo zucchero dov’è?”.
RICEVIAMO DALLA GRANDE MELA
Ultima notizia da New York
letta su un noto network:
“In città, ogni secondo,
un pedon viene investito”.
COMMENTO:
“Per costui è pura jella
perché nera è la sua stella.
Giace a terra frastornato,
rattrappito ed acciaccato.
Non ha il tempo di pensarci
e decider sul da farsi
e cercar di rialzarsi.
Un secondo dura poco.
Se si alza è finito
perché vien re-investito.
TEST PER PAZZI
Un noto professore di Bogotà,
volendo valutar se qualche pazzo,
poteva rientrare in società,
tre ne accompagnò su un terrazzo.
Volendo valutare la lor mente,
Propose a tutti un test stupefacente.
“Sotto di voi c’è un piccolo bidone.
Volendo voi lavarvi come fate,
sapendo che laggiù c’è acqua e sapone?
Vi convien scendere a pie’ oppur saltate?”.
Senza rispondere il primo si tuffò.
Mancò il bidone e a terra si schiantò.
Saltò il secondo matto dal terrazzo,
gridando: “Io so volar e non son pazzo.”
Fece un bel volo, ma non fece centro.
Mancò il bidone e non vi finì dentro.
Il terzo guardò giù pien di timore,
“Non voglio scender, - disse,- né saltare.”
“Perché ? “ chiese curioso il professore.
“Perché, caro signor, non so nuotare”.
COSE DA PAZZI
Durante una gita in riva al mare,
un matto corse il rischio d’affogare,
ma un compagno esperto nel nuotare,
lo riportò a riva e lo salvò.
Accorse il direttor del manicomio
e al salvatore fece un grande encomio.
“Purtroppo devo dirti con mestizia
e darti una ben triste notizia.
Poco fa l’amico tuo s’è impiccato”.
“La notizia mi lascia senza fiato.
Quando uscì dal mare era bagnato
per cui l’avevo messo ad asciugare
usando una corda da bucato”.
NEL CHIOSTRO
SILENZIOSO
Un filo d’erba nato ai pie’ d’un pino
ondeggiava ai refoli del vento
che leggero soffiava ogni mattino
nel silenzioso chiostro del convento.
Talvolta qualche soffio più violento,
Faceva urtar nel tronco l’esil filo
il qual, manifestando il suo scontento,
diceva desolato “Scusa, pino!’
Quel mattino il vento perdurava
e ad urtar il fil continuava.
Continuarono cosi gli ‘scusa pino’
Che il filo d’erba disse quel mattino.
La situazion da tempo già durava
e l’albero maestoso si seccava,
tanto che alla fine, esasperato,
inasprito , imbufalito ed arrabbiato
tuonò dall’alto della verde cima
“E smettila alfin con ‘sta manfrina!
Alla lunga tu m’hai proprio seccato.
E poi che son coteste confidenze?
Io voglio mantenere le distanze:
mettitelo in testa, pezzo d’un cretino,
che d’ora in poi mi dei chiamar Giuseppe !
Mi secca assai esser chiamato Pino”.
CONSIDERAZIONI ATTORNO AD FUNERALE
In una grigia giornata autunnale,
sotto un cielo plumbeo e imbronciato,
poca gente seguiva un funerale,
strascicando i piedi sul selciato.
Tutti vestiti d’abiti stracciati,
portando ai pie’ scarponi scalcagnati,
seguivan mesti un carro impolverato,
tirato da un ronzino spelacchiato.
Una bara, assi e chiodi arrugginiti,
coperta con dei fiori appassiti,
raccolti forse ai bordi della strada
tra l’erba secca e la gramigna rada.
Un passante, osservando la sfilata,
mormorò con voce assai accorata.
“Son disperati, son povera gente;
dalla vita non han avuto niente”.
Scommetto – aggiunse poi con voce calma –
Che nella bara non c’è neppur la salma”.
IL MIO AMICO TONTOLINI
Incontrai il mio amico Tontolini
di ritorno dalla zona dei giardini.
Teneva ambo le man poggiate all’anca;
era sudato e avea la faccia stanca.
Stupito assai per quella posa strana,
che ricordava un’anfora romana
coi manici ricurvi, tondeggianti,
che faceva sorridere i passanti:
“Che fai, - gli chiesi – in quella strana posa?
Mi sembra fuori luogo e indecorosa”.
L’amico mi fissò tutto stupito;
Poi si guardò e l’uno e l’altro lato.
Si voltò indietro, mogio ed avvilito
“Due angurie , accidenti, m’han fregato”.
UN TOPO NEL TASCHINO
Un ubriaco con un topolino
che gli spuntava fuori dal taschino,
bisticciava col garzone di un bar.
Con voce già impastata per il vino,
gridava “Voglio ancor del maraschino,
Me lo versi in un grosso bicchierone
con dentro molto succo di limone!”.
“A lei, signore mio, non do più niente:
non voglio che le venga un accidente
e, quindi, vada via, quella è la porta.
Se beve ancor le scoppierà l’aorta”.
Alla fine dell’accesa discussione,
col volto del color del pomodoro,
l’ubriaco, adirato come un toro,
gridò: “Ma va’ all’inferno, mascalzone!
E porta pur con te anche padrone!”
Il topolin, che avea assistito al fatto,
aggiunse in tono molto soddisfatto:
“E non dimenticar neppure il gatto!”.
BARUFFA AL CIMITERO
Guardando incuriosito
il volto maciullato
il corpo un po’ingobbito,
un braccio ingessato,
chiesi all’amico Piero:
“Che cosa ti è successo?”.
“Sono stato al cimitero
per seppellir mia suocera.
È stato un giorno nero,
una ben triste opera”.
“Ma questo cosa c’entra
con tutte le ferite
che ti ritrovi addosso?”.
“Quella si difendeva,
gridando a più non posso,
mi dava bastonate,
e quante ne ho buscate!
Delle sue urla ancora
il cimiter rimbomba.
Non ne volea saper
di entrare nella tomba”.
IL PRIMO MESTIERE
Discutevan tre dottori
sui mestieri“superiori”,
quale il primo, fosse stato
ad emerger nel Creato.
Il chirurgo disse: “È il mio!.
Son sicuro, in fe’ di Dio!
Nacque quando al buon Adamo,
tolse Dio una costoletta,
per plasmar con la sua mano
una Eva assai perfetta”.
“Caro mio tu sei in difetto.
Chi dal caos trasse le stelle,
- gli rispose un architetto -
-scintillanti, chiare, belle?
Solo abili architetti
coi lor calcoli perfetti”.
“Vi sbagliate tutti e due.
- disse loro un avvocato -
Il mestier primo arrivato
lo creò un mio antenato.
perché solo a lui risale
tutto il caos primordiale”
MADRE, FIGLIO E NONNI
“Orsù, Carletto, indossa il cappottino,
ti porto dalla nonna e dal nonnino”.
“Ah no! Dai nonni non ci voglio andare,
con loro mi sto sempre ad annoiare.
Mai che si possan fare tre risate,
mi sembrano due mummie imbalsamate.
Se ne stan zitti e non mi parlan mai:
mi sembran soffocati dai lor guai”.
“E smettila alla fin di protestare!
Tanto dai nonni tu dovrai andare.
Verso le cinque ti raggiungerò
e torneremo a casa col metrò”.
Carletto la guardò con volto scuro
e incavolato al par d’un toro nero:
le disse poi in tono molto duro,
“Mi dici che farò sino alle cinque,
accanto alla lor tomba in cimitero?”.
IN VISITA DAL Dr. HOUSE
Dopo una lunga visita accurata,
durata quasi mezza mattinata,
il medico annunciò all’ammalato
l’esito del check-up effettuato
“ Si rallegri : è tutto nella norma.
Sia fiducioso e stia sereno.
Il suo fisico è in perfetta forma.
Comunque, altri esami effettueremo
E, vedrà, che qualche cosa troveremo”.
ì
RAPINA IN TRENO
“Mani in alto! E’ una rapina!”
gridò truce il malfattore.
Poi puntò la carabina
contro un uomo di colore.
Il negretto lo squadrò.
abbassò ambo le braccia
e sorridendo lo fissò,
senza tema di minaccia:
“Per un po’ ci resto secco.
M’è venuta una paura.
Sa, son privo di biglietto
e ho pensato con terrore
che lei fosse il controllore.
SOLIDARIETA’ ANIMALE
In un caldo soffocante
procedeva un elefante.
Trasportava una formica
senza far grande fatica.
La formica, preoccupata
per la lunga passeggiata,
timorosa di stancare
col suo peso l’animale:
“Che ne dici, caro amico,
se ti dessi un poco il cambio?
Or ti fermi e vengo giù
e tu mi sali un poco su..”
Detto, fatto. E il gran bestione
salì sulla formichetta
e, con sua costernazione,
la ridusse a una polpetta.
Morale
Essere solidale a volte è un gran male.
UN CAMERIERE LENTO
In attesa al ristorante
un cliente assai affamato,
fece un cenno un po’ pressante
a un servente indaffarato.
Quello calmo e senza fretta,
s’appressò al tavolino,
con sul braccio una salvietta
e in mano il suo taccuino.
Lo guardò serio il cliente.
Il suo sguardo era seccato,
ma poi chiese gentilmente
con un tono assai garbato:
“Scusi, ha cosce di rana?”
“No, ho solo i piedi piatti
e per giunta un po’ d’artrite
cui s’è aggiunta una flebite.”
MIRACOLO A LOURDES
Lungo la strada vicino alla grotta
In mezzo ai pellegrini in frotta
che s’affollavan intorno alla fontana
S’aggirava una figura strana.
Un ometto dall’aspetto trasognato,
si guardava attorno assai preoccupato.
Con voce tremolante mormorava.
“Non posso ancora crederci! Io cammino!
Ma guarda un poco tu che bel destino!”.
“Fratello mio, - gli disse un fraticello-
questo è un miracolo ed è il più bello!
Ora potrai camminare per il mondo,
girarlo sia in largo che in tondo”.
“Miracolo un corno, amico mio!
L’auto che avevo appena comperata,
Qualcuno poco fa me l’ha rubata”.
SUOCERA E GENERO
Col volto graffiato,
un occhio acciaccato
la testa insanguinata
una mano fasciata,
entrò zoppicante
in un bar di Via Dante.
“Ma che t’è capitato?
-gli chiese il barista.-
Qualcun t’ha menato?”.
“Vengo dal cimitero.
Mia suocera ho sepolto.
E’ stato un giorno nero,
che m’ha stressato molto”.
“E che c’entran le ferite?”.
“Che vuoi, si dibatteva.
E seppure moribonda,
Saper non ne voleva
D’entrare nella tomba”.
MANOVRA AL PARCHEGGIO
Una vecchia signora
Entrò in un parcheggio
Sperando di trovare
Un comodo posteggio.
Ce n’era uno solo
E lenta s’accostò.
Ma un giovane bulletto
Il posto le rubò.
“Son giovane e veloce”.
Disse ridendo il bullo.
Senza neppur fiatare
La vecchia retrocesse.
Poi ingranò la quarta
E l’auto tamponò.
“Ed io son vecchia e ricca.
E per di più son scaltra.
Doman dal venditore
Ne acquisterò un’altra”.
.
S.P.Q.R.
Un contadino della Ciociaria,
senza denaro ma assai affamato,
baldanzoso entrò nell’osteria
e chiese all’oste un pranzo raffinato.
Satollo, alquanto brillo e a pancia piena,
si guardò attorno e vide appeso a un muro,
un quadretto appeso a una catena,
che riportava un motto molto oscuro.
S.P.Q.R. - c’era scritto -
Sol con lui avrai ogni
diritto.
Dopo averci un po’ rimuginato
pensò la soluzion d’aver trovato.
Di tasca trasse un portafoglio rotto.
“Oste, di qui ripasserò un giorno.
E potrò far quanto prescrive il motto:
Scusate
Pagherò
Quando
Ritorno”.
“E no, mio caro, tu non leggi bene.
Bisogna incominciare dalla fine
E leggere in tal modo, amico mio,
E solo allora potrai dirmi addio.
Tu capirai di certo, non ne dubito
di Restar
Qui (e di)
Pagare
Subito”.
RAPINA IN TRENO
“Mani in alto! E’ una rapina!
Gridò truce il malfattore.
E puntò la carabina
Verso un uomo di colore.
Il moretto, sorridente,
abbassò ambo le braccia,
poi, rivolto al malvivente,
e fissando la sua faccia,
mormorò : “Dio che paura!
Per un po’ mi prende un colpo
Già pensavo con terrore
Che lei fosse il controllore”.
©
2003-2004-2005 M.Cassini
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