E' entrata in punta di piedi nell'Associazione Ligure di Letteratura Giovanile, presentata dal direttore  Angelo Nobile e si è subito inserita nel Gruppo. La politica di adesione al Gruppo, per volontà del Presidente, è semplice: "Pochi, motivati e buoni". Il biglietto da visita con cui Marcella si è affacciata all'uscio del Salotto, ha cominciato a farmela conoscere. Spero in futuro di poter arricchire il mio sito con suoi nuovi apporti..

 

Penelope

 di Marcella Martino

 

Quando torni amore mio?

Il mio cuore è salito e sceso cento volte in un sussulto, ogni volta che un vento nuovo porta la speranza di riaverti. Ma non eri tu, non sei mai tu. Tornano i mariti, gli amanti, i promessi. Ma tu non sei fra loro. Scendo al porto ogni giorno di mare buono a misurare gli abbracci, quanto sono profondi , quanto hanno aspettato quelle mogli, quelle madri. Vendo invidia ai passanti per pochi soldi, non posso vedere la gente ritrovata, sputo sulla felicità di questi uomini che gettano a terra le armi, in cambio di un bacio. Penso che ti abbraccerò più forte, finché mi pregherai di lasciarti. Ma non ti lascio: ti odio troppo e ti amo mille passi di più. Torno ad occhi chiusi, trascinando la veste senza alzarla, lascio che raccolga la polvere della strada, che si sporchi della mia delusione e abbia il peso dell’arrendevolezza.

 

Quando torni amore mio?

Non posso più aspettare. Credimi, lo so che avrai il sapore di un’altra donna, mi dirai del suo letto che non ti ha meritato, ma io mi prenderò cura di te, ti farò un bagno caldo, ti coprirò di quell’ olio profumato che ti piaceva tanto, perché il tuo corpo e il mio corpo si riconoscano di nuovo. Ti lascerò giocare con i miei capelli, non li ho più tagliati da quando te ne sei andato. Ti prego: torna amore mio, perché se la tempesta ti ha rinchiuso e annegato, mi troveranno qui sulla battigia, stretta alle ginocchia a guardare i miei occhi che galleggiano e poi affondano. Ho solo questo da dare: li getterò in acqua, perché il mare se li prenda come pegno, pur di riaverti. La gente di qui dice che hai ingannato, per vincere, che hai tradito, per conoscere oltre Calpe ed Abila e che per questo verrai dannato; le madri recitano:“con lo scudo o sotto lo scudo”, ma io rido in faccia a quest’ ipocrisia. A me non importa di avere un eroe senza più respiro, preferisco bugiardo e perdente, ma ti rivoglio vivo.

Ti terrò altri cento anni stretto al mio seno e non ti lascerò più partire. Chiedo solo alla prossima onda di essere clemente, di riportarti da me, di appoggiare la tua nave tra la posidonia abbandonata, come ha fatto con le navi degli altri amori, o di condurti a riva, aggrappato a un legno.