PARTE SECONDA
IL MANOSCRITTO DI GIO ANTONIO CANE (1739-1826) L’autore. E’ opportuno, prima ancora di addentrarci nelle pagine ingiallite e sbocconcellate del manoscritto, cercare di individuare l’Autore che alcuni studiosi di storia ligure hanno lasciato innominato o attribuito frettolosamente.. Nel volume Apricale, Nilo Calvino alla nota 44 di pagina 57 scrive: “Dal rozzo diario, scritto forse dal segretario comunale di Isolabona, ebbi copia dal prof. Nino Lamboglia che lo attribuiva al ‘campanaro di Apricale’, come anche L. Panizzi nell’articolo sul passaggio di Pio VII a Sanremo, in “Riv. Ingauna Intemelia, III.” Il manoscritto che, mentre scrivo, ho davanti, non è affatto da attribuirsi ad un anonimo perché con certezza fu scritto da Gio Antonio Cane, figlio di Francesco, sposatosi il 21 settembre 1750, residente a Isolabona, nella piazza adiacente la chiesa di S.Maria Maddalena “la casa della piazza... stimata otocento novanta cinque lire dico L. 895 e jo la pagata a Veronica e Giacomo suo marito mile duecento lire e cento lire d’istrumento al signor medico Ghiglia nel 1808”. Nel puntiglioso elenco “delle compre o sia Terre comprate da me Gio Antonio Cane, figlio del fu Francesco Cane: in tempo che era vivo e dopo la sua morte”, tutti i toponimi delle località elencate sono zone poste sotto la giurisdizione del Comune di Isolabona o, in ogni modo, appartenenti ad abitanti del paese. Nel diario, forse sarebbe meglio definirlo, almeno nella sua prima parte, un libro mastro, non vi è traccia dell’ipotesi di Calvini che il Cane sia stato segretario comunale di Isolabona, bensì prende corpo la figura di un “particulare benestante”, di una persona che ebbe un peso e una importanza nella comunità tanto da ricoprire diverse cariche pubbliche e religiose. Nel 1801 fu eletto economo dell’Ospizio Civile, carica che ancora ricopre nel 1810; nel 1796 venne nominato Priore della Compagnia del Santissimo Rosario; nel 1800 Priore della Compagnia di Santa Croce; nel 1812 Priore del Corpus Domini; nel 1819 Priore della Vergine delle Grazie. E’ probabile che abbia ricoperto anche altre cariche, ma di esse non vi è un’annotazione precisa, tranne un lungo elenco di spese ed entrate relative alla Compagnia di Santa Croce, di cui ovviamente dovette occuparsi, le quali arrivano al 1825.
A conferma della paternità del manoscritto attribuita a Gio Antonio Cane, esiste un altro manoscritto, di cui si parlerà appresso, scritto da Francesco Cane di Isolabona, figlio di Gio Antonio, il quale riprese, rielaborò e arricchì alcune notizie presenti nel diario paterno.
Il manoscritto cartaceo, delle dimensioni di 22x16 centimetri, trovato nel 1992 da Alberto Cane e Giacomo Rodini nella casa di questi, sita in Piazza Martiri della Libertà (la stessa casa che l’Autore comprò e abitò con la sua famiglia come attesta una indicazione che si legge nel corpo del diario a proposito di una abbondante nevicata del 1811: “La matina sono uscito d’in casa e mi o visto spavento di tanta neve che era in piazza”), è composto di 103 carte, più due pagine incollate in seconda e in terza di copertina, rilegate in cartoncino ricoperto da cuoio di color marrone scuro. Sulla copertina, ormai quasi interamente sbiadita dal tempo, si legge ancora il nome dell’Autore. Il dorso è ornato da piccoli riquadri con motivi di tipo floreale. Non esiste alcun colophon; il nome dell’Autore si ricava dal contesto oltre che dalla copertina. All’interno alcune pagine contengono fogli incollati a fil di pagina o foglietti volanti. Trattasi per lo più di ricevute, di appunti o di notizie che l’Autore o non ha avuto occasione di inserire nel diario o li ha ritenuti di scarsa importanza. Al fine di inquadrare il manoscritto in un periodo storico ben determinato, si ricava che l’annotazione più antica risale al 21 dicembre dell’anno 1739 e la più recente al 1826. Il manoscritto è diviso in due parti distinte. La prima, di carattere privato, inizia con le “Memorie de morti della nostra casa” in cui viene indicato l’anno, il giorno e l’ora della morte, talora anche la causa. Segue le “Memorie delli figlioli avuti da me Gio Antonio Cane”; la “Nota delle compere da me fate”; la nota dei terreni acquistati nel periodo in cui suo padre era vivo e dopo la morte dello stesso. É un elenco assai lungo che comprende l’ubicazione del terreno, il nome del venditore, l’indicazione del prezzo d’acquisto, spesso il nome del notaio che ha rogato l’atto, il tutto per un periodo che va dal 1796 al 1811. L’elenco viene poi ripreso e continua con vendite e cambi effettuati fino al 24 agosto 1826. Questa parte contiene pure un “estimo delle terre del fu Mastro Bartolomeo Cane fato questo estimo dalla perizia di Giuseppe Pianeta e Giambattista Borfiga d’ordine del sigr Giudice del Cantone di Perinaldo nel 1796”. L’ammontare della stima è di £. 4593. Le pagine che seguono, di contenuto prettamente privato, riportano per mano di un oculato pater familias le spese complessive annuali, sostenute dopo la morte del padre,dal 1 gennaio del 1796 al luglio del 1808 per un totale di £. 17.375. Per gli anni dall’agosto 1809 al 1811 la spesa è di £. 3.958. Frammisto ad esse vi è pure il rendiconto del viaggio a Savona in occasione della visita di Pio VII, di cui già si è detto. La prima parte del diario-libro mastro del Cane contiene pure un elenco di entrate e di spese sostenute, relative alle sue numerose cariche in seno alla comunità religiosa di Isolabona di cui Gio Antonio dovette occuparsi attivamente. Da tale prima parte emerge la figura di un uomo dedito alla comunità e alla famiglia, della quale dovette avere un culto profondo. Pur non nominando mai la moglie, ebbe da costei ben undici figli, sette maschi e quattro femmine, ma otto di loro morirono in tenera età. La sua profonda fede religiosa è attestata dal suo interesse per la chiesa, per i poveri, per le vedove, gli orfani e i diseredati. Ebbe anche radicato il culto per i morti, evidenziato nel diario da numerose testimonianze. “Dopo la morte di Giuseppe mio figlio ho preso la divozione di recitare luficio da morti e luficio della Madona tutti li giorni in sufragio della anima sua. dopo la morte di Gio Antonio mio figlio ho agionto di recitare li sette sarmi penitenziali tutti li giorni e sempre continuato cioè o di giorno o di note...” “1815. Dopo la morte di mio figlio Giuseppe jo o convenuto con il sigr Prevosto che tutti li venerdì di ciascuna setimana che celebrasse la messa prima e dopo la messa che cantasse il salmo De Profundis in sufragio dele anime e jo o dato la lemosina convenuta di sordi cinque Francia per cadun venerdì”. Gio Antonio Cane dovette pure essere un tenace sostenitore della fedeltà coniugale e persona assai morigerata. Non manca, infatti, nel corso del diario di stigmatizzare il comportamento di un suo congiunto, Gioani Cane, che nel 1816 lo aveva ingannato in un cambio di terreni situati nelle località Morinella e Lopaste : aveva dato un terreno di duecento lire in cambio di uno di settanta “perché mi ha inganato”. E che detto Gioani non andasse molto a genio all’Autore del manoscritto lo dimostra l’annotazione relativa all’anno 1825 in cui si legge: “Li 22 aprile il deto Mastro Gioani Cane di xixantaoto anni dico di anni 68 a avuto un bastardo con la sua fante Catarina Bona moglie di Gioani Boer serianasco. Li 23 maggio andato a far attestamento a Pigna dal Notaro Grilo e lasciato erede universale il deto bastardo che nomò Gianbattista e se morisse tuto resta alla madre Catarina ma credo che tuto sia nullo. Li 8 agosto è morto il deto bastardo.” Come la vicenda si sia conclusa non si sa. Nilo Calvini definisce il diario ‘rozzo’ ed in effetti lo è. Ciò non toglie che in esso vi sia una annotazione curiosa e anonima, non dovuta alla penna del nostro Antonio Cane perché la grafia è diversa. Si tratta di cinque versi che, pur non rispettando il metro alcaico, dimostrano che chi li scrisse non era digiuno di letture latine. Mi riferisco alla pagina in cui vengono riportati alcuni versi di Orazio Flacco (Carminum, Liber primus, XXXVII) con aggiunte personali: Nun manducandum, Nun bibendum, Nun pede libero Pulsanda tellus, Tempus est, sodales.
Vi è ancora da notare che il manoscritto non ha un iter cronologico, ma si presenta come un assemblaggio di fogli. In linguaggio telematico si direbbe che diversi file, ognuno nato per conto suo, siano poi stati radunati e rilegati per comporre un documento unitario. Lo dimostra la carta usata e la presenza di inserti di due o più pagine di dimensioni diverse, di grana più fine delle precedenti, cucite con le altre. Oltre alla pagina oraziana ne esiste un’altra, scritta con grafia diversa da quella di Gio Antonio Cane e da quella del cultore di Orazio, nella quale, riferendosi all’anno 1887 (il Cane doveva essere morto da tempo) una mano anonima, utilizzando il recto di una pagina del diario lasciata in bianco (dato che il verso di tale pagina riporta una annotazione a mano del Cane), ha descritto quanto accadde a Isolabona e in Liguria in occasione del terremoto. I disegni a penna e gli scarabocchi a matita che si notano in altre pagine si riferiscono a qualche discendente che ha voluto lasciare la sua impronta sul manoscritto.
La parte storica. Di maggior interesse per il lettore è la seconda parte del manoscritto che reca l'intestazione "1792. Memorie di questa guerra. Lì 29 settembre in sabato, l'armata francese a preso la città di Nizza e più altre memorie delle annate". Si tratta di 24 carte in cui l'Autore descrive alcune vicende del periodo della Restaurazione che hanno coinvolto la Liguria, in particolar modo la Val Nervia, e che abbracciano un periodo che va dal 1792 al 1814. Dato l'interesse particolare che esse rivestono per la storia locale, si ritiene opportuno trascriverle fedelmente.
"1792. li 29 Settenbre in giorno di Sabato l'Almata Francese e intrata nella Città di Nizza senza corpo di schiopo la deta Città era in mano del Conte Pinto con quaranta milla homini di dentro e la venduta alli Francesi per più Millioni. dal 1792: sino al 1794: li cinque Aprile sono stati nella Città di Nizza e per le Montagne cioè nelle Montagne di xxxx Broscio Laution e di quando in quando favano scaramuciade co le Milizie del Re di Sardegna. Le truppe del Re Sardo che hanno abandonato la Città di Nizza si sono fortificati per le Montagne acompagnate dalle Milizie e altri volontari cioè nella Montagna Mille forche e a forcoin e in Suan e altre Montagne in questo tempo anno fato hanno dato un attaco alla parte di Breglio che e arestato i Capitano o sia Tenente Carabalona e altri sordati ma ogni dun e tornato alle sue tende. 1794. li 6 Aprile l'Armata Francese è montata per xxventimiglia qui al Isola è arrivata verso il meso giorno che era la Domenica di Passione e montato circa quindeci Mila homini e si sono riposati a Pigna e il di seguenti sono andati a meter campo in Tanarda e altre montagne li vicine la Settimana di Passione era un continuo flusso e riflusso di bregade che portava la provista alle truppe erano sei cento mule che atendeva a questo trasporto di viveri e proviste di schiopo era poi di più tutti questi paesi precetati dalle Comuni queli che aveva bestie a portar fieno e fave per queste bregade e cavali le fave le andavimo a prendere alla Bordighera e le portavamo a Pigna e poi in questo frà tempo con altro tradimento presero Saorgio allora tutte le bestie di questo valon andavano a prender le fave e fieno a Pigna e si portava alla Bordighera per quelle truppe che passava dalla Marina.
Lascio li afari di Guerra e parlerai delle leggi che hanno qui apresso. 1795. il Mese Marzo e venuto la lege Francese ma no una sola quasi tutte le settimane una o due li 15 Maggio e venuto un comisaro a prendere le canpane per tutto questo valon ne hanno lasciato una sola per paese e le hanno tutte rote e fate portar a Oneglia che vi era il comando cioè un talle Bonaroti e di li hanno inbarcato questo metalo e portato in Francia in questo mese Maggio hano fissato il Governo in Menton e fato Capo logo di questo Canton Perinardo e posto la Giudicatura per le liti e stato eleto Giudice di Pace il S.r Filipo Allavena più un comissaro e pressidente che ricevevano tutte le legi e hanno nominato un agente per ogni paese e tutte le setimane andavano a tener asseanza a Perinardo e ricevere le leggi che giornarmente venivano e venuto una lege che ha proibito di non poter andare in Porcessione ne sacerdoti ne secolari fori del Paese ni anche nel Paese con cota ne con camiscio. Il mio padre e morto il 28 luglio e avuto la sorte per esser ben vosciuto dal Agente e da ttuto il logo che hanno traschurato la lege e stato acompagniato dalli Sacerdoti e dali frateli sino a S. Gioani Batista In deto tempo la lege a proibito che no si sonasse la campana solo che a picheto al ave Maria la matina e meso giorno e la sera tutte le altre funzioni si sonava con la campanela della seclestia 1796. alli amalati si portava il viatico in secreto se morivano si portava alla seportura come bestie senza alcun segno ne di campana ne di acompagnamento solo quatro che li portavano à sepelire e stato un anno di tristessa per quella parte. 1794. li 14 Aprile cioè il Venerdi Santo e morto il Prete Domenico decani e per virtù di qualche lege e stato acompagnato dalla compagnia delli fratelli e sacerdoti sino al cimitiero li 26. e morto Gianbatista boer micolin e stato acompagnato medesimamente e da lora in poi e stato torna proibito le compagnie come prima‑ 1798. li 18 febraro si e incantato il beneficio di S. Pietro in Niza e la preso questo beneficio la preso il Sig Gian Batista berti di Perinardo e in pagamento a dato tanti assignati che aveva avuto per poco o niente. 1798. li 10 Setenbre e venuto lordine che si levasse tutte le imagini disopra alle porte delle case de particolari come il nostro S. Giuseppe o simili e a bisognato levarle e poi tutti li quadri e statue delle cappele campestre la Vergine delle Grazie si e portata nella Parrochia e tutti li altri quadri poi e venuto un delegato a vender le chiese e li Priori di dete chiese o sia Compagnie le hanno comprate in societa pagando cento franchi l'anno alora si e portato la statua della Vergine e li altri quadri tutto al suo posto. la compagnia cioè li frateli officiava nella Parrochia e poi dopo e venuto una lege che si poteva dir loficio ma non la messa nianche nelle altre capele campeste ma sempre sospesò il sono delle campane e le Porcessioni per tutto il 1799 nel 1800. li 2. febraro si e incominciato a dire la messa nella Capela e nelle altre capele campeste ma sempre sospeso il sono delle campane e le Porcessioni li 8. Maggio e morto il Sigr Prete Giuseppe Rubin a motivo che era venuto un vanguardia di Todeschi si e sonato la Angonia e la pasada cio[è ] lave maria e si e acompagnato in porcezione cioè il clero di frateli sino a S. Gioani Batista in questo giorno le truppe Francese erano recurate neli forti cioè nel caster di xventimiglia e Montarban di Nizza. jl primo Giugno e morto la Sigr Apolonia Cassina e stata acompagnata medesimamente li cinque deto e calato l'Armata Francese e recurato li Todeschi e restato proibito il sono delle campane e le Porcessioni tutto come jn breve parleremo della Armata Todesca. li 9. deto Maggio una colona di Todeschi e venuta dalle Montagne di Baiardo e calata per Apricale e qui da Isola e andato acampar in xventimiglia e li Francesi so scapati li 10. l'Armata Todesca e intrata in Nizza cioè una colona che e calata dalla Gavotaria e una colona da Sospelo e una colona da xventimiglia e sono andati a meter campo al fiume Val e ne e arestato un bataglion in Dorciaqua e nel Casteli di xventimiglia e questi due bataglioni hanno comandato tutti questi paesi a far le trenciere dalla Marina sino a forcoin e li concoreva dalla Bordighera sino a Baiardo tutti li paesi e fato bastioni a Nervia li 28 Maggio larmata Francese e rientrata in Nizza e li Todeschi sono recurati per le Montagne. Il primo Giugno sono intrati in Saorgio. li 3. e venuto una vanguardia da Saorgio a Pigna e qui jn Isola li 5. e calato larmata di quatro Mila homini da Pigna e sono andati al Porto Morizio in un giorno e si sono estesi nella riviera di Genova jn dato tempo la Città di Genova si e resa dalla fame in mano delli Todeschi e Russi jn quel fra tempo del assedio nella Città di Genova jl grano si vendeva nella Città lire seicento cioè franchi la mina quando lo potevan avere in nascosto da qualche sito e stata terribile la fame si avevano già mangiato tutte le sorte di animali grossi e picoli un pane di quatro oncie si pagava franchi trenta cossi ha fato la riferta persone che si trovava in deta Città e sono venuti non mi dilungo più a parlar di questo solo che si e carchulato che sia morto venticinque mila persone tra grandi e picoli dalla fame in tempo di quel asedio. 1802. jo Priore dell'Oratorio avendo inteso da morti che erano ben intenzionati di fare la Polcezione la sera del Giovedì Santo dunque per no incore nelle pene portate dalle leggi sono uscito jo il primo con il camiscio o sia capa bianca e il capucio nelli ochi e la Croce delli misteri in mano e tutti li altri confrateli desiderosi di fare questa Polcezione a fora popolo sono venuti tutti con il suo camiscio e capucio nelli ochi e siamo andati Porcessionarmente alla Madona e le altre Cappele e nel ritorno nella Parrochia si siamo ritirati a una ora di note 1802. li 2. Maggio che era la prima Domenica del Mese si e incominciato a sonare loficio alla grande e li confrateli sono andati porcessionarmente alla Madona a ringraziarla delli benefici ricevuti la sera al Vespro il Clero a incominciato a far la Porcezione a modo solito cioè quella del Santisimo Rosario: li 16. deto hanno incominciato a portar il Viatico in Porcessione il primo e stato Francesco Moro fu Antonio li 21 decembre in Domenica si e stato la festa ad onore dello Spirito Santo di Ordine di Monsigno Vescovo di Nizza per improral da Dio grazia una nova elezione dei Parrochi o sia curati socorzali 1803. il primo Maggio e venuto la circolare dal Vescovo di Nizza e dal Preffeto delli Parrochi stati confirmati e quelli che sono stati canbiati o destituiti jl nostro Paroco che era Prete Giuseppe Cassin e stato tramandato in Breglio e quello di Breglio in Dorciaqua e quello di Dorciaqua a casa sua e alla nostra Parrochia e stato ammesso il Padre Giuseppe Antonio Cassio di Tenda a preso il posseso li 22 Maggio la Domenica in fra ottava del Ascenzion
Lascio li afari della guera e descrivero il presso deli comestibili incominciando dal 1799: 1799. Si e acominciato una sterilità dei viveri nel mese di Novenbre nella Terra di Genova cioè alle Marine come solemo dire a motivo per cui li suoi vasceli no potevan traficare che erano sempre guardiati dalli Ingresi apena ne usciva uno se prendevano jl nostro Canton si provedeva in Menton basta avere quelle pesse che abisognava dalle Merie jn questo fratempo i magazzini di Menton sono arestati sprovisti e abisognava andare a Nizza e a motivo della lunga strada e de cativi tempi che faceva andava solo quelli che aveva boni muli o mule jl grano in Nizza andava sedici franchi il sestiere e due quarte e quatro moturai della nostra misura qui nel paese lo vendevano lire dodeci la quarta il granon lire otto la sega lire nove e mesa li mulatieri traficavan a forssa perche se si potevan ingegnare con frode delle dugane lo lasciava in terra di Genova e lo vendeva ancora il terso di più che nelli nostri paesi era un grosso gadagna che favano perche alli genovesi nesciun non ne poteva vendere aceto con frode nelli nostri paesi non era carestia perche era denari a motivo degli olli cioè del olio che si vendeva a caro presso che ne parlero in apresso era stato abondansa di granaglie e di fichi e di legumi erano morti particolari che avevano faiscioli ceci moichi corseghi veze e di questo chi per amici che per il guadagno si ingegnava di note di farne avere in terra di Genova con rischio delli preposué che erano sempre in giro per le strade e per le montagne per questo li faiscioli come erano in terra franca li vendevano lire dieci la quarta li altri legumi come veze corseghi mouchi o simili si vendeva e fave lire otto la quarta e questo fu il mese Novenbre e decenbre del 1799. e in questa fra tempo era il male epidemico i Nizza. 1800. Il mese Genaro ateso il Male che era in Nizza che a morti si era attacato e sono morti tanto più alli giovani nesciun no si fidava di andare a prender niente dunque restò sprovisto questi paesi di comestibili Chi voleva un pane di gabela abisognava andare in gardia alla porta del forno j gabeloti erano forssati a fare il pane di note e tempo nascostamente e poi ne soministrava a chi voleva lui jl pane era di onci oto otto sordi oncie dodei dodici sordi congrazia speciale a poterne avere j fideli si vendevano lire sedici cadun rubo jl grano in tera di Genova si vendeva lire centoventi la sarmata j baiardoti buscinaschi andavano a comprar breno e lo favano remore e se ne facevano del pane li 25. Genaro e sbarcato due vascieli uno alla Bordighera e laltro a xxventimiglia carrichi di grano li 2. febraro ne anno sbarcato tre vascieli a xventimiglia di gran e sega e granon e Genovesi sono arestati socorzi jl nostro Canton andava a bregade per poter aver di questi comestibili ma ecetuato di note e con boni amici non se ne poteva avere ma sicome li mesi scorzi li nostri paesi avevano socoro la terra di Genova alora si prestavano di socorer in nostri il grano lire undeci la quarta il granon lire nove lorzo lire nove la sega lire dieci e questo e stato un sciuscidio per il mese febraro j mese Marzo ne parlerò dietro ma bisogna dire che il mondo aveva ancora denaro il mese Marzo il grano si vendeva lire dieci otto dico 18 la quarta il granon lire quindeci qui nel paese jl signor Marchese che si trovava nella Città di Genova nel tempo del assedio a racontato che il suo socero una salmata grano la pagata tremila lire con grazia e pagato cento lire di farlo more da scondon. di dentro la citta vi era il General Massena e di fori asediata da Todeschi e Russi Jl Mese Aprile e venuto una abondanza di grano ordio parmola faiscioli poisci e altri comestibili alla Bordighera e xxventimiglia il grano lo vendevano lire dieci la quarta lorzo e la parmola lire otto j Baiadenchi Casteluzi Buscinaschi andavano a frote a prender breno e lo pagavano lire sei il rubo e lo facevano remuore e poi se ne facevano del pane 1810 Avenimenti che sono venuti in questo anno il mese Genaro e febraro sono passati mediocre cioè poche aque e fredo ordinario cioè mediocre il mese Marzo e venuto arie rigidi e erano pochi i giorni che non piovese ma minuto che no si poteva aramar ne coglie le ulive e questo tempo à continuato sino li undeci aprile la note delli undeci e calato borasca e vento grosso e aqua e poi si e messo il bon tempo e il resto del mese e stato caldo che pareva il mese agosto li 5 Maggio abiamo avuto cinque homini alla morinela nelle ulive e hanno lavorato solo due fasciete e cioè la tornà sotana e quela della sorba perchè era già dura li 6. che era giorno di Domenica che si e fato la festa della Croce e venuto laqua e ha continuato quasi tutto il giorno e poi tutto il mese magio sono stati pochi i giorni che non abia piovuto prencipalmente le domeniche siche non si è pottuto ne lavorar ne seminar faiscioli ne far fieno per il motivo della gran aque il mese giugno poi ha incominciato con aqua e continuato tutto il mese le foiscie dapertutto erano più abondante che il mese Genaro e febraro le ritane dapertute le parti erano abondanti morinela per tutto il mese Giugno e meta luglio sono sempre stati con acqua corrente la foiscie del giardin sotto lo fico delli Tolomei era sempre abondante in somma ha piovuto sette Domeniche a forsa il giorno della Santissima Trinità che è stata li 17 giugno a piovuto tutta la note e tutto il giorno a forza il mese di luglio poi ogni otto giorni pioveva alla morinela per tutto il mese luglio si pò dire che nesciun sapeva la sua giornata del aqua perché si aquava attute le ciuse e ne colava ancora soto il ponte per due li 6.Agosto e venuto un grosso temporal e an ingrossato li fiumi e valoni al pon abiamo sempre aquato a sorso sino a questo ogi li 13 dato e venuto altro temporal ha piovuto come d'jnverno e calato sboire e liscie e ritane come nel corpo del jnverno li 21 : e 22 à piovuto tutti i due giorni li 4 setembre a piovuto a forssa in Piemonte li fiumi si anno portato li ponti cioè del Vernante e del racavion ed altri il mese ottobre e passato mediocre insomma in questo anno noi abiamo adaquato solo che due vorte nella nostra giornata alla morinela e a Gonte solo che tre vorte e noi li abiamo avuti stagionali li faiscioli ne abiamo avuto quarte venticinque rosci e nostrani il mese Novenbre erano pochi i giorni che non piovesse la note delli trenta e tutto il giorno à piovuto a derrupo che a fato molti dani alla campagna e bedali delli defici e molin e alli fruti delle ulive come si vedrà poi apresso si e carcolato che li fruti delle ulive si siano perdute la quinta parte e quelle che si sono racorte atteso la piuvia che continuava si racoglievano bagnate e marce disoto una giornata cioè dieci otto bissache favano rubi nove o dieci perche erano marce
desclision delle granagle e altri fruti tutti li faiscioli che si sono seminati temporil nesciun non ne à avuto la sorte di poter racoglie teghe in generale sono andati tutti a male sono morti che li an messi due o tre vorte e hanno fato tutti come li primi tutti a male il canevo si e seminato li utimi aprile e la prima setimana di maggio e stata una cosa generale in tutti li paesi che il più grande era due o tre parmi in tute le regioni tanto il primo che si e seminato come l'ultimo. e dove era più grasso era più basso o sia picolo la magior parte non hanno ligato le cabanete a motivo che era basso il grano e la parmola e lorzo che si è seminate nelli orti o sia nelle ulive tutti in generale si e messionato e non batuto perche si e posto nelle feniere e neli stagi o stale Le fave e poisci sono pochi che abiamo avuto la semenza perche li rati se ne sono impadroniti e non si sono potuti riparare. il grano e orzo e parmola che era alle montagne in generale a reso la metà o sia la terza parte di quelo che doveva render li ceci se li à mangiati le beghe i mouche corseghi sono stati tuti astubati il fieno la magior parte gasto per non poterlo sechare. fruti di nesciuna sorte non se ne visto le fichi erano lodati da tutti per la gran cantità che ne avevano tanto alle montagne come alle basure ma sono state poche pochissime alle basure erano tutte anegiate alle broche come si prendeva una brocha e che si montava sopra un ficho cadevan disoto marce anegiate e quele poche che si è secato erano ancora sopra le grae che li animaleti come moschiglioni se le mangiavano e poi le beghe e queli che ne avevano sono venute (illegg.) alle montagne ecetuato qualche particolar di Treixe nesciun non ne à avuto la sorte di mangiarne ni anche di fresche quelli di Treixe cioè li soprani come Francesco Cane e altri jo ho visto alli 23. è 27. setenbre portarsene dalla basura per mangiarne qualcheduna al perbonelo e marcora alli ultimi Novenbre erano inbocati di ficoi bogi e anegiati jo sono andato nella terra di secondo nobio li 14 novenbre a quatro fichi ne ho racoglito due sachi per lanimale li bugliavamo luga in generale non era homo vivente chje ne abia visto cossi poca nel nostro paese sono più di cinquanta particolari che non hanno vendemmiato quelli che erano soliti di averne dieci dodeci quindici o venti salmate vino ne hanno avuto una o due o al più tre a benmisciante acido a nostra casa ne abiamo avuto trei cavagneti tra bona e maria un corbin alla morinela niente a Gonter niente tutta marcita che era ancora agrazio e cossi tutti li altri al nostro torchio sono venuti li meglio particolari del paese e accetto Bernardin moro nesciun a trapasato li sei sportin di rapa il signor Orazio noaro ne à avuto un sportin e meso e cossi tanti altri boi particolari non mi dilungo di più per vansar la carta le castagne non se ne visto Triola Caster franco Baiardo sono stati tanti casoni che non ne anno racorto niente. le Ulive che ne era jn Isola più di mesa annata sino dal Mese Otobre sono cascate annegiate e poi dopo sono cascate dalle piovie e laqua le a inpite di dentro è avanti di poterle racoglie si sono marcite la note delli trenta Novenbre e venuto un gran temporale con vento e si è computato che si siano perdute la terza parte tra stirassate e coperte dalle aque che inondavano tute le fascie tanto li piani come le costiere non si vedeva altro che aque e ritani e montato la sciumara sino alla porta di S. Lucia e a fato molto gasto alli defici alla soccia della Madona si e computato che abia fato il danno di cento pesse di Spagna alli Sig Machesi il dopio e cosi a porsion li altri tute queste ulive che si sono racoglite dopo il temporale favano rubi dieci o nove oe giornata cioè dieci otto sacchi 1811 apena si è fornito di racoglie quele ulive cascate dalle aque e vento la note del primo dell'anno 1811 e venuto la neva e continuata sino li due mediocre la note delli tre deto gennaio è ingrosciato atal modo che la matina jo sono uscito d'in casa mia e mi o visto spavento di tanta neve era in piazza ve ne era un palmo e meso amisurata jl danno delli alberi di ulive e stato notabile principalmente da bervedere sino alla Capella di S. Roco e sino al pian del gao sono molti particolari che hanno avuto un danno notabile la nostra casa nelle quatro fascie del ponte e il valonelo e alla chariera e a bronda e stato il danno di cento pezze Spagna a tutti li alberi più giovani in questi posti si e estimato la mancanssa di sedici sachi ulive li altri non lo dico per non tediar a chi legerà 1811 la sera delli sedici Genaro verso le ore mesa di note e venuto de i lonzi o sia lanpi e troni e laria oscura come una tenebra che faceva spavento perche quelli lanpi e troni erano contro la stagione e la deta sera si e fato uscire il Vescovo di Savona fori della Citta e non si è saputo dove sia andato sino che e morto nella gran Savoia da quel giorno in poi non si è piu potuto andare a sentir Messa del S. Pontefice ne a baciar il piede come si faceva avanti il giorno delli dieci cioe doppo meso giorno e venuto un gran vento che a fato de i grozzi danni principalmente alla Marina e alla riviera Taggia si e carcolato che abia avuto cento cinquantamila lire di danno dal deto vento e poi li altri paesi a porzion che tralascio per non dilungarmi più jl giorno della Purificazione della Madona a piovuto tutto il giorno minutamente e poi non a più piovuto sino li 8 aprile. 1811 lolio in questa annata cioe il 1810 dal mese Novenbre sino il 1811 il mese Marzo che il nostro paese non aveva più ulive solo che ne aveva Pigna Caster Baiardo siche lolio tanto alla Bordighera a xxventimiglia a Menton e a Nizza si vendeva otto franchi e meso al più nove e meso qualqueduno dieci ma pochi le granaglie erano abondante nelli magazini ma a prezzo esorbitante come lo grano a S.Remo si vendeva lire ottanta la sarmato e a Bordighera sino a novanta a Nizza si vendeva franchi dieci sette il sestiero e quasi che tutti prendeva della sega a franchi dodeci il sestiero o veze a franchi nove e dieci il sestiero il granon lire otto e mesa la quarta li faiscioli lire otto e mesa la carta e tutto questo per chi aveva denari e chi no aveva danari era fame perche nesciun ne fava lascio il vino otto parpaiole la boteglia delle negre in somma era una gran miseria da ogni parte no si sentiva altro che miserie e per magior disgrazia nel 1810 la viria di S. Lucia e calato la moneta cioe le parpaiole e li da sordi dieci siche quelli che avevano lire dodeci sono arestate a lire dieci e cossi tanto come per lo più come per lo men cioè ogni lira e calato sordi quatro 1811 questa annata in regola di anni venticinque a questa parte doveva essere la annata bona delle ulive ma tutti li paesi sono restati burlati alle Marine hanno acominciato a cascare sino dal mese Agosto che erano già punte jl mese Settenbre sono cascate a forza jl mese Ottobre hanno fornito alla Marine di racoglier perche in vece di esser lannata non ve ne era manco la sesta parte e le poche che vi erano non sono andate niente Dorciaqua dei particolari che solita avere cinquecento Rubi oglio non hanno potuto aver la provista asegno che a S. Martin non vi era più olive jn Isola hanno fornito di frangere la setimana della Concezion di Maria Vergine la nostra casa abiamo fato trenta bizache ulive hanno fato intutto bone e grame Rubi Oglio tredici tanti particolari che faceva una giornata di ulive facevano Rubi sette o sia otto Oglio le prime che si sono racorte cioè avanti li Santi perche erano sciute facevano meso Rubo per bizaca e poi ha piovuto alora non meritava manco racoglierle jn questo anno le granaglie sono state pochissime perche no si era seminato e il poco che si e seminato non e andato poco e niente ecetuato li faiscioli che sono stati abondati e le fiche si sono secate alle bassure e alle montagne il vino e stato poco solo quarche particolar siche il mese Novenbre era già fame erano pochi e pochissimi i particolari che facesse del pane ne fava solo le gabele una libra per sordi otto in questo paese e nelli altri convicini non si mangiava altro che granon in polenta erbosi e criscinzie altro no vi era nel forno jn questo anno lorzo si è sempre pagato lire sei la quarta il grano lire nove e dieci e più la quarta si e seminato abondanza di corseghi si pagava lire sei e sette la quarta o pure si dava li faiscioli e ceci per canbio jo ho comprato una quarta veze nergre per seminare pagate lire sei ho comprato sei quarte orzo per seminare lo pagato lire sette emesa la quarta loglio da 1810 e tutto il 1911 non si mai venduto di più di lire dodeci o tredici il Rubo il vino delli paesi qui vicini si pagava lire trenta la sarmata e più e men perche alli particolari gli fava bisogno il denaro e alla Marina si pagava lire cinquanta o seixanta la sarmata era poco quello che la gente beveva perche era pressioso jn questo anno il mese Maggio si e scoperto li pedochi alle ulive in molti posti e una altra cosa che si chiama la mofea perche erano negre come se fossero state afumate le piu gagliarde erano le piu afumate ne era per tutte le bandie la più generale era quella della Ciapa e il Pian del Gao e si perdeva la speranza che non faria fruto di due due anni. Ma la Providenza e grande perche nel 1812 hanno fato fruti come le altre che non ne aveva 1811. jn questo anno e stato temperato dalle aque bene ripartite la prima vera pioveva ogni quindeci giorni le state quasi ogni otto o dodeci giorni ma sempre aqua minuta il mese agosto li ultimi a fato due giorni di aqua e non si e più adaquato e non ha più piovuto sino la note e giorno di S. Michele e si e messo il bon tempo e non ha piu piovuto sino li cinque Novenbre e puoi ha fato sempre sole sino li 30 Genaro e li 31 e venuto il sole e sino li 20 e 21. Marzo non ha piovuto 1812 li 9 Aprile è poi à piovuto li 28.e non a più piovuto sino li trei luglio apena a adaquato li faiscioli li 4 a piovuto che ha bagnato il terreno de lavoraura 1813. e passato lutto linverno con pochissime aque il mese Marzo e primi Aprile la sciumaira e tanto debole che il Deficio della soccia non si poteva più macinare le ulivi e no si poteva lavorare ma li ultimi aprile e venuto delle grosse aque e il mese maggio e Giugno e luglio a tanto piovuto che si e ingrossato le fontane e fiume e valoni che il mese Agosto nel valon della Morinela si adaquava a tutte le ciuxe è ne calava da quare ancora due sotto il Ponte li ultimi Agosto nesciun Particolar no rigardava nesciuna giornata per aquare si aquava quando voleva li 21. luglio à piovuto tutto il giorno e la note in generale a forzza 1812: Questo anno e stato il più misero che abia visto alcuna persona vivente in generale per tutto il Mondo era un pianto di vedere il numero delli poveri per le contrade che piangeva la fame dal principio del jnverno sino al mese Giugno cioè gli ultimi di deto mese era ancora fame tutti li giorni non si vedeva che done figlioli e homini in giro in cerca di qualche cosa da mangiare chi vendeva ogni sorte di ferramenti bronzi rami roba linea lania fascie gierbidi canbi per prendere denari la magior parte delle done e figlioli impiegava tutti li giorni a racoglier erbe di tutte sorte il forno erano pochi i giorni che cociesse e quando coscia non era altro che poche gabele o crisciensie di granon di pane erano tre o quatro particolari che ne facevano di quando in quando perche orzo non se ne sentiva mensionare il grano andava li dodeci la quarta. insomma non era altro che granon e per tutto il Mondo non si mangiava altro che polenta richi e poveri quelli che ne poteva avere o con denari o a lascio li poveri non mangiavano altro che erbe senza oglio e poca sale si procurava una mana o sia pugnata di farina da meschiare con dete erbe per poterle inghiotire. giornate ne da homo ne da dona nesciun particolare ne rico e benestante non se ne cercava chi se potria fare li travagli li faceva chi non poteva farli li lasciava per non avere ne denari ne da dargli mangiare non solo il nostro paese ma in generale da tutte le parti erano morte persone di bona qualità homini e done e figlioli che facevano della fame per non trovare ne a vendere ne a impegnare ne a farssi lasciare lamico andava a trovar lamico ma non si poteva dare aiuto perche era frenquente la necessita di tutti amici parenti e simili la Providenza di Dio e stata grande per gran abondanza del granon che da tutte le parti veniva e mancava li denari da comprarlo queli che aveva li denari lo pagavano lire cinque e dodeci o sei lire la quarta queli che lo prendevano a lascio lo pagava lire otto e mesa e nove la quarta e bisognava cader a quel presso e grazia di poterne avere a lascio la grande frequenza delli poveri che veniva in casa tutti li giorni metevan pietà tante cose che si cercava di vendere mobili e simili à pato roto e non si trovava per non esser denari Ma la Providenza di Dio e stata tanto grande che con tante erbe di tutte sorte che si mangiava a nesciun hanno fato male solo che in terra di xventimiglia cioè nelle campagne per non aver sale hanno salato le erbe con aqua salata e poco o niente oglio e ne e morto quatro e in parte si sono amalati e li anno portati al Ospedale in xxventimiglia la fame crescieva sempre più nelle giornate lunghe a segno che homini e done figlioli andavano de in casa in casa chi per breno chi per sale per farina era una continua cerca chi vendeva roba linea chi ferramenti chi bronzi chi rami e tutto al disbarato e altro non si trovava che granon e altro non mangiavano la magior parte che erbe di tutta sorte e mar condite cioè poca sale e niente oglio‑ sono state morte case che sono vivute due e tre mesi di erbe con un pò di breno no solo in questo paese ma ancora nelli altri convicini li homini e done avevano il color del erba e parevan schereti metevano pietà di vederli li ultimi del mese Aprile e venuto una dona della Bordighera fato bater la crida chi voleva farina di granon a cinque sordi la libra che prendeva tanto ferro roto a un sordo la libra in un giorno ne a racorto Rubi tredici ci era magagli roti martaleti mazze piastre di schiopo abondanza di lo toi(?) e tutto a un sordo la libra quanti che pe un magaglio anno avuto una libra farina in fine poi ne ho aguistato jo dalla deta dona me li lasciava serne e li pagava due sordi di bona moneta la libra ne ho comprato quatro Rubi jl mese di Maggio jo ho visto poveri che dimandavano breno di qual si sia sorte ateso che no si poteva dar altro e quel breno che gli dava se lo mangiavano cossì sciuto come le bestie ho visto degli homini e done e metevano pieta a vederli a Baiardo si e visto delli poveri racoglie lerba barca e farla boglie e poi la mangiavano li 14. deto a hore tre dopo meso giorno e arivato Gioani Vezia con trei muli di Lodovico rebaudo carichi di granon d'jnpiemonte alle hore tre e mesa e arivato il servitore di Mariana di Apricale e montato piangendo per lafronto che a avuto in altomoro aveva quatro muli carichi di granon è si e apresentato due homini con il camiscio e il capucio nelli ochi e armati e li anno discaricato due muli e poi l'anno fato marciar via si hanno preso li quatro sachi 20. maggio in Apricale cioè al vitarel è morto il figlio del fù lodovico deto bogè dalla fame sie verificato du suo fratello che la deto ad un altro che si chiama di nomenato il xin e arestato morto sula porta di S. Bartolomeo e hanno dato li Sacramenti e poi ricuverato con vino e quarque cosa da mangiare e rinvenuto e scampato ancora alegro 27. se ne trovato uno per istrada nel territorio di Camporosso ancora morto dalla fame aveva un cavagneto con un cotelo dentro che andava a racoglier erbe e morto per strada la magior necessità delli poveri oltre il non aver niente da mangiare era che si andavano tutto giorno a racoglier di ogni sorta di erbe e come erano a sua casa le bolivano e la magior neccesita come ho deto era di non aver sale ne oglio da condirle già di olio non se ne fava più costume di meterghene perche non ne avevano e nesciun non ne dava, andavano in cerca della sale ma era tanto continua dalla maggior parte delli habitanti che non se ne trovava li 10. Giugno si è trovato una giovine che gardava bestie nel teritorio di Pigna morta dalla fame 1812 jl mese di Giugno cioè li 8. e 9. e questi paesi cioè lisola e Apricale e la magior parte delli particolari non aveva niente si pò dir che era fame ma la note delli undeci ne e arivato quatrocento mine al mercante deto il Pitore della Bordighera e ad altri mercanti e tutti andavano a gara a prender granon jo ne ho avuto sei quarte mio Nipote Gianbatista cassin in questi due giorni cioè 11. e 12. ne à fato dare a lascio per mille cinque cento e trentasete lire a lire otto e mesa la quarta il grano lire tredeci la quarta a lascio con denari il granon lire sei la quarta il grano lire dieci e mesa di Nizza in sù e tutta la Riviera di Genova e tutti questi paesi di montagna non si mangiava altro che farina di granon richi e poveri tutti egale e poterne avere A Perinardo e morto uno homo e una dona e per riconoscier il male li anno aperti e li Medici anno trovato un moto di erba cruda nelli interiori che non hanno potutta digerire 1812 Li ultimi di questo mese Giugno non si gardava ne verda ne secha tutti gardava di darzi vita tagliava le granaglie ogni dun se ne prestava iuni e li altri per poter viver e lannata e stata mediocre nelle vetovaglie e stato morto abondante di grano e orzo ma poco si era seminato per non aver semenza le fiche si e racorto le prime e secate ottimamente le ultime e venuto li 20 settenbre e durato giorni otto e si e gastato tutte le fiche che era sopra le grae e quelle che era in campagna si e gastato anche morti faiscioli tanto queli che erano in casa come quelli che erano ancora nelle fascie le castagne hanno avuto boni aspeti sino la metà di setenbre e poi e venuto un vento nelle tempore e sono andate indietro sono poche e pochisime quele che si sono ricampate tanto qui come nelli altri paesi Luga e stata abondante in generale per tutti li paesi sono morti particolari che no sapevano dove alogiare il vino sono statti tanti particolari che in due giornate bovi di vigna hanno avuto setanta e più corbin uga 1812 jl vino a San Michele si vendeva lire dodeci la sarmata il più bono lire quatordeci quelli che non ne avevano si anno fato la provista al nostro torchio ne abiamo gadagnato otto sarmate ulivi il nostro paese si computava la terza parte del annata sono state prosperose tutto lautono le prime che si e macinato la setimana delli Morti facevano Rubi due tre sachi de quele un e meso la qualita jn questo fratempo erano morto lodate in tutti li paesi ma la note della Vigilia del SS. Natale e venuto un vento ma bisogna che sia stato una intemperia perche da tutte le parti e disecato la magior parte delli fruti più le bianche che le mature insomma erano in morti posti che erano tutte seche come sechuglo di agosto e di questo i particolari se no sono acorti la meta di Genaro e tutti queli che ne avevano le arramavano le più sane erano nelli piani e questa e stata una sciaghura generale e a portato un gran danno atutti li paesi 1813 la magior parte delle ulivi si sono vendute a meturaa alli panetieri o sia revendei per pane sale riso farina di granon e simili o sia altre mercanssie a motivo per qui non era moneta tre o quatro mesi circa la racorta delle ulive si è disperso la moneta picola cioè le parpaiole cavaloti da sordi dieci e un miracolo a chi ne poteva avere quarche duna tanto qui nel nostro paese come nelli altri convicini e tutto si pagava co ulivi li altesani mancavano travagliare per non poter ritirare il suo denaro quanti forestieri che andavano al oste e mancavano di mangiare perche loste non aveva moneta da canbiare in somma questo era un continuo piangere la moneta e questo deve esser stato un vero Castigo di Dio queli che compravano loglio pagavano tutto di scuti francia da franchi cinque e lironi e mesi lironi e altra moneta non si vedeva niente di moneta picola jo mi sono trovato alla Bordighera che aveva portato una sarmata oglio e perche io non aveva moneta picola non mi potevo disgiunare in fin una dona di botega mi a dato un pane senza conosciermi sole che mi a deto quarche giorno me lo pagherete 1813. questo hanno e stato mediocre tanto le granaglie come altri fruti la Marina ha abondato di granaglie a presso indiscreto cioè lorzo a lire ventiquatro il grano a lire quaranta il granon a lire ventoto e altri comestibili a presso discreto il Piemonte abondava di ogni genere faiscioli a presso coveniente veniva à lire tre e mesa la quarta condoti qui il granon simile li 7. Luglio jo sono andato in Piemonte e ho portato Rubi sei oglio del nostro peso con questo oglio o comprato tredici quarte grano e tredici quarte granon e otto Rubi rison e fato la spesa sino a casa pagato tutte le viture Loglio ridoto in moneta genova lo venduto lire ventidue cadun Rubo il grano ridoto in moneta genova lo pagato lire quatro la quarta la sciora del grano il granon lire due è mesa la quarta il riso lire quatro e mesa il rubo. La maggior sciaghura che è arivato alle cose comestibilli e stata la sale il mese Novembre si è alterato la sale a lire sei il rubo a S. Remo a Nizza a franchi trei e sordi dodeci che in moneta genova fa lire 5.8 qui nel paese la botegha la vendevano lire otto il rubo e tutti li poveri piangevano la sale in questo anno 1813. Sono state stravagante le Coscrissioni perche hanno chiamato quatro e cinque e sei e sette Conscrisioni passate a segno che di queli che anno chiamato avevano quatro figlioli e sono stati morti che sono partiti morti anno comprato homini era un continuo negozio che si faceva a comprar homini come se fussero stati borichi o bovi a Sei Milla franchi chi cinque chi quatro da tutte le parti si piangeva per quel motivo delle conscrizioni principarmente nel paese della lighura perche erano chiamati per il Mare e per terra non mi dilungo di più perche sarebe un pianto a descrivere il tutto. li primi giorni di Decenbre hanno acresciuto il terzo sopra la contribuzion tanto fonssiera come personale alli barconi e posto a queli che pagano la patente era un pianto e in deto mese bisogna aver pagato tutta la contribuzion e lo acrescimento e venuto quel tiranno di esatore con Giandarmi à tuti minaciavano con sazie(?) o sia pegni parevano cani arabiati non vedeva altro che pianti gridi ma non vi era pietà Ringraziando Dio siamo arrivati a questo anno 1814: e la note delli Sette Genaro a mesa note si è sentito un gran tron che a messo spavento a quelli i quali non dormiva e quelli che dormiva si sono svegliati impaoriti da gran rumore Ma pe Dio grazia e stato un aviso che il giorno otto che era il Sabato e entrato Ventiquatro Milla homini Nappolitani in Roma e si sono impadroniti della Citta 19. di detto Genaro e arivato la letera alli Sigr Marchesi di tutto quello che era seguito in Roma nel ocasione che è intrato li Napolitani La Maggior parte delle Armate Ruzie Tedesche è jngresi hanno atacato da Lion li primi Marzo sono intrati nella Citta di Lion e Bordò Le Armate francesi sono restate rovinate le Armate Ruscie Tedesche e jngresi erano conposte di un Million e centomila homini siche da tutte le parte li francesi erano scaciati Per adiograzia li 29 Marzo sono intrati a fonteblò dove era quel gran birbo Napoleo e otto Manescià francesi hanno posato le armi 1814 e quatro volevano fare resistenza Napoleone si è trovato in meso alli nemici li 3. Aprile che era la Domenica delle Parme hanno capitulato ha posato la corona in testa a Loì dieci otto e à Napoleone si è dato lesilio all'Isola del Erba non mi dilongo a parlare delli disonori che anno fato a Napoleon perche voleva esser un libro e cossi tralascio sichè in Parigi nella Settimana Santa si è trovato la Maggior parte delli Principi del Europa e anno conbinato morti affari dei Statti La Domenica inarbis la matina dopo luficio e venuto letera da Nizza che eravamo soto il Re di Sardegna si è subito sonato le campane tutto il giorno e fato allegrazza il Martedì prossimo e venuto la posta e à portato la notizia sichura con letera che si facesse la festa li 24 giorno di Domenica si e fato un gran foco è jluminazion e si è andato Porcessionarmente alla Madona delle Grazie a Ringraziare delli benefici ricevuti si è piantato un gran albero con bandiera turchina e tutti cridavano aviva il Re di Sardegna grandi e picoli è si e sparato un Rubo porve e tutti li paesi hanno fato la sua festa allegrezza 1814 li 19. Maggio giorno della Ascenzione del Signore e venuto il primo proclama del Re di Sardegna Vittorio Emanuele con la sua armata e siamo arestati savoiardi come prima li 29. giorno di Pentecoste si è fato la seconda festa e foco con spari e grande allegrezza e si e portato la Madona procesionalmente in onore del deto Re e si e fissato altri due proclami e arestato abolito la coscrizzion e le successioni jl primo figliolo che e nato savoiardo e stato il figlio di Benardin cane e Bianca Maria figlia di SecondonoGiò si è messo nome Vitorio Secondo 1821. li 28 Ottobre si e prubicato da Pulpito per il novo Re Carlo felice e cantato il Tedeum
[ Il diario a questo punto introduce un flash-back in quanto riporta notizie risalenti al 1809, legate ad alcune vicende di Papa Pio VII, alla sua prigionia in Parigi e al suo ritorno a Roma nel 1814. Leggiamo:]
1909: li 9. Agosto il Santo Padre Pio VII era in Nizza e a dato la benedizione papale nella gran piazzali li 10 lanno fato partire per Sospelo e dormito in Sospelo li 11. e dormito a Tenda li 19. e entrato in Savona e stato sino nel 1812. li 16. Giugno e poi lanno fato partire per Parigi e andato a Dormire in Genova e quando e partito li Giandarme che lo acompagniavano si sono stravestiti per no esser conosciuti e volevano far vestire il Santo Padre da Vescovo e lui a risposto che voleva partire con la sua vesta da Pontefice cioè vestito di veste lunga bianca e li Giandarme dicevano dove passavano che era il Vescovo di Arbenga Vincenzo dania il Santo Padre non aveva con lui altro che il Medico e confessore con lui e passato da Turin e per la Savoia arivato a Monssenì e stato incomodato tre giorni e li Giandarme an fato venire un Protomedico da Ginevra e un da Cian berì per consurtare il suo in como dopo quatro giorni e partito per Parigi e arivato li primi luglio e alogiato nel Palazzo del Arcivescovo 1811 jl Nostro Imperatore a fato radunare tutti li vescovi del Regno a Parigi per il giorno delli nove di Giugno che cadeva la festa della SS.Trinità in quel giorno si sono trovati cento e quatro Vescovi e Cardinali e Arcivescovi sono morti che non sono andati per legitimi impedimenti Il mese Ottobre si sono ritirati alle sue sede è non si e potuto sapere quelo che abiano fato solo che nel tempo che erano in Parigi e venuto quatro delegati cioè tre Cardinali e un Patriarca di Venezia nella Citta di Savona dove era [stato] il S. Padre Pio Settimo e sono stati morto tempo e non si e saputo per qual motivo 1812. li 30 Maggio è morto il Vescovo di xxventimiglia la sua religion era stato scolopio il suo nome era Paulo Gerolamo Orengo. 1813 li 7. febraio a ore due dopo meso giorno in giorno di Domenica che si faceva la festa della Purificazion di Maria Vergine e arivato il pedone con la letera circolare per tutti li paesi della diocesi che Linperatore a fato la pace con jl S. Padre Pio Settimo in Parigi il giorno del scaduto Genaio li 26. deto sie Prubicata in Parigi il giorno sette febraio si e cantato il Tedeum laudamus con allegrezza per questa bona notizia Tutta la gente si era già Ralegrata ma è stata farsa questa notizia e si è sospetato che siano statti li giacobini che abiano sparzo questa notizia perche si è stato cinque per sei mesi senza saperne più nova alcuna è poi venuto la notizia che il S. Padre era in una Citta vicina a Parigi custodito ma perro poteva andare a spazio per la Citta. ma non è mai sciortito di casa Per adio grazia dopo lanno 1813. siamo giunti al anno 1814 e per Adio grazia ad onta delli averssari del S. Padre Pio Settimo li sette febraio come sopra lanno scorzo e gionta la notizia che il S. Padre era partito da Versaglie Città o sia Borgo vicino a Pariggi 1814 Per vero volere di Dio il giorno nove di deto mese febraio giorno di S. Apolonia e gionto un domestico del S. Padre in Nizza a cercare uno Oberge per due perssonagi rigardevoli e che se vi erano altri in quel Oberge fussero licenssiati a questo oggeto l'Obergista a preso sospeto è ne à fato avisto il Sigr Preffeto dunque per voler di Dio il Sigr Preffeto a fato meter in ordine la Sua Carozza e andato incontro a questi due personaggi la Citta di Nizza acorti di questo hanno prossumato che fusse il S. Padre è in un momento si è organisato tutte le Confraternite tutte le Chiese Cattedrale è Oratori. tutte le compagnie in moto tutti Cittadine Mercanti e altisti si sono andati verzo il Var e il Sigr Prefeto ha passato il Var e con li dovuti rispeti a fato linvito al S. Padre che era in carrozza acompagnato da un Cardinale e Giandarmi a cavalo per scorta che per tutta la Rota non erano ancora stati conosciuti dunque a gran fola delli paesi convicini o sia di quele campagne di Nizza e stato acompagnato alla Citta con onore e contentezza di tutti li cittadini Le Compagnie tutte jlluminate con torchie si è canculato che fossero ottocento torchie tutta la Citta jlluminata a giorno arivato in Citta e andato alla Catedrale S. Reparada e ha dato la Benedizione e poi e andato in casa del Vescovo a acompire alla sua visita e poi è andato a casa del Sig Prefeto in carrozza e la carrozza era tirata dalli più boni cittadini di Nizza e non potevano trascore per la gran fola di mondo jl giorno dieci à riposato nella Città il deto giorno e arivato na nova in questi paesi che il S. Padre era gionto in Nizza e che il giorno undeci doveva passare in Ventimiglia per andare a riposare a S. Remo in un momento tutti questi paesi sono stati consapevoli di questo e il giorno undeci tutti questi paesi sono andati grandi e picoli gioveni e vechi chi in Ventimiglia chi a Nervia chi in S. Remo per prendere la Sua Santa Benedizione dunque il giorno undeci alle ore due e mesa circa le tre dopo mesa note e partito dalla Citta di Nizza e arivato alle ore dieci in Mentone e li Signori di Mentone sono andati incontro e hanno distacato li cavali dalla carrozza e lanno tirata loro sino in Mentone era innumerabile li aparechi e il mondo che si trovava in Mentone ma è andato solamente a prender il perdono alla Parochia e poi e subito partito e arivato a ore due in Ventimiglia tutti li canonichi e preti e chierichi con cota e mulzie a riceverlo a Porta Canarda e una gran fola di mondo davanti e dietro dietro dalle Porte di Ventimiglia sino al Convento della Anunciata sotto strada è sopra erano a fila tutte le gente a gridare aviva il S. Padre nella contrada de cittadini la piazza le scale del Monasterio no si può nominare la gente che vi erano è andato il Mere e altri impiegati a prenderlo di soto il Bardachino dalle Porte sino nella Parochia e nela Parochia si e dato la Benedizione e poi il S. Padre a deto loremus sciortito dalla Parrochia si è posto in busciola è si e incaminato verso la Bordighera dalle Porte delli Ponti sino a Nervia la strada era piena di Mondo e tutti lo seghitavano a nervia vi era un Bardachino piantato e di soto vi era il sito dove a datto la Benedizone e vi era la compagnia di Camporosso cioè il clero e confraternita con Crocifisso e stendardi è lanno acompagnato sino di là del aqua e a laltra parte vi era la compagnia di Valecroxia e Bordighera con grandissima ponpa lanno acompagnato sino alla chisa della Bordighera e dentro alla chiesa a dato la benedizione e poi si e imcaminato verso S. Remo con gran fola di Mondo arivato alli Speareti vi era la compagnia della Colla e tutto S. Remo in corpo con torchie acese perche era già scuro e il Mere e Prevosto della Colla lo volevano far portare alla Colà ma li Giandarme non anno voluto neanche il Mere di S.Remo e da questo si è atacato una rissa tra li Collantini è li Sanremaschi ma la Giandarmarie e Gardie Nazionali ha fato fronte alli Collantini e a tirato drito e arivato a ore dieci di Francia in S. Remo con grande luminaria e andato a S.Scii e dato la Benedizion e poi lanno aconpagna in Casa del Borria e si è cenato e dormito Sichè il Sabato à ripposato in SanRemo e sempre una gran fola di gente ad aspetare quando uxiva e tutti li Sacerdoti di Sanremo e forastieri sono andati a Casa del Borria a baciar il piede la matina della Domenica era una cosa innumerabile di gente ad aspetare la sua usciti del Palazzo siche il Sotto Preffeto è il Borria si anno studiato di farlo inbarcare per andare al Porto Morizio ma il Signor Idio che a avuto piacere che tutti li paesi lo vedesse e che prendesse la sua Benedizione apena e stato inbarcato già il mare era come un oleo nella giarra e apena e stato lontano un tiro di schiopo non da bala ma tiro da torlo(?) nel Mare si è levato una gran fortura(?) di Mare e entrato laqua di dentro il vasceloto dove era il S. Padre e subito a gran fola di mondo sono andati a tirar il vascelo alla riva il Sigr Borria e andato nel aqua sino a mettà panza e il Soto Prefeto e altri Signori a noto i tirava il vascielo e il S. Padre e stato obrigato a andarsse a canbiare le vesti perche si erano bagnate dunque a riposato una hora e mesa e poi si è imcaminato per il Porto e qui non spiego di più quelo che si e fato tralascio tutti li honori che a fato li paesi dove e passato siche arivato in Savona e stato consegnato nel Palazzo delli anni scorzi e gardiato da Giandarmi Ma per Dio Grazia alli decinove di Marzo giorno di S. Giuseppe e partito per Roma e arivato
[il brano che segue è cancellato e riscritto]
[vicino a Roma e venuto cinquecento Carrozze incontro no posso spiegare li honori e apraudi che anno fato solo che li 3. di Aprile giorno della Domenica delle Parme e arivato nella Città di Roma intrato li 23 Maggio in Roma ]
arivato come sopra a Cesena sua Patria si e fermato sino li 27. Maggio jl giorno ventitre deto Maggio e andato nova certa che il S. Padre doveva andare alla sua Sedia e si e messo in moto tutti li Cittadini Mercanti Atesani botegari e contadine e tutti in un bon ordine per andare al incontro al S, Padre vi era ancora Sua Maesta Re di Sardegna il Vice Re di Napoli tutti li inviati d'altri Regni la Regina di xxxxx ed altri Prencipi e tutti sono andati ad incontro tralascio perche non si può spiegare lonore e apraudi che si è fato."
Le cinque carte che concludono il manoscritto riprendono il tema dei ricordi personali di Gio Antonio Cane con una descrizione di lavori fatti per conto della Chiesa di S. Maria Maddalena e una ripetizione dei figli avuti, di matrimoni e di morti.
IL MANOSCRITTO DI FRANCESCO CANE
Decisamente la famiglia Cane è da considerarsi una importante fonte di notizie sulla storia del paese, se anche il figlio di Gio Antonio si prese la cura di rielaborare le memorie paterne e di aggiungere ulteriori notizie a quelle lasciate da suo padre nel diario. Esiste, infatti, una serie di carte di cui sono venuto a conoscenza tramite il libraio della Cartolibreria La Torre il quale mi consegnò alcune fotocopie relative alla storia del paese. A lui pervennero attravwers6 un ricercatore, Rossi Lorenzo (Via Repubblica 17. Airole IM), il quale le trascrisse nel 1991. In una nota accompagnatrice si legge: “Trascrizione delle memorie di Isolabona scritte da Gio Antonio Cane e ordinate dal figlio Francesco (fatta da Rossi Lorenzo su fotocopia in possesso della Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia). Avvertenze: - La trascrizione del Manoscritto è stata fatta cercando per quanto possibile di mantenere la forma letterale. - Sono state variate alcune iniziali di parole utilizzando la lettera maiuscola. - Sono stati separati per quanto possibile i paragrafi. - Sono mancanti nel manoscritto le Carte 11-12-39-40. - Sono state sostituite da punteggiatura tutte le parole illeggibili specialmente a Carte 23-24-25-26. - L’inizio di Carta 3 fa parte di un paragrafo mancante.
Dove è custodito l’originale? Lorenzo Rossi, il trascrittore, non fa alcun cenno in proposito; si limita solo a trascrivere le carte della copia presente nella Biblioteca Aprosiana di Ventimiglia. Poiché buona parte delle carte riportano notizie legate alla Chiesa di Isolabona, alla nomina di Priori e Prioresse, ad usi e costumi religiosi introdotti o aboliti, presumo che, con ogni probabilità, l’originale sia conservato presso la biblioteca dell’Arcivescovado. Comunque quello che a noi importa non è tanto l’ubicazione del manoscritto, quanto il contenuto. Il manoscritto reca come titolo Memorie Delle Antichità D’JsolaBuona ricavate da Libri Autentici, e Da Altri Manuscritti Del fu Mòstro Francesco Cane. Compilate non che Messe in Ordine L’anno 1839. Considerando che Gio Antonio termina le sue memorie nel 1826, mentre quelle di Francesco iniziano nel 1839 è da presumere che il padre fosse nel frattempo deceduto e che il figlio riprendesse le fila della storia del paese. V’è subito da notare che Francesco non ha la costanza e la passione del padre. Le sue memorie non hanno una cronologia costante. Puntano più alla notizia, al fatto straordinario che non ad un diario. Basta dare uno sguardo all’indice per rendersene conto. La maggior parte delle Carte si riferiscono alla Chiesa, alla sua costruzione, al suo arredamento; in altre si parla di raccolti; di malattie contagiose (peste e colera) diffusesi nella regione; di leggi; di intrallazzi per compravendita di terreni. Sono tutti piccoli flash che vanno ad integrare le notizie trasmesseci dal padre e, in certi casi, a ripeterle. Di particolare interesse documentaristico sono i brani che si riferiscono ad intrallazzi per la compravendita di terreni appartenenti alla Chiesa nel periodo napoleonico ad opera di tre persone: Medico Guiglia, Giambattista o Giobatta Garin e Gerolamo Bosio. Costoro convinsero Gio Antonio Cane, padre di Francesco, e altri membri appartenenti al Consiglio di Amministrazione della Parrocchia, a firmare carte che poi usarono a loro beneficio per privare la Chiesa di terre e di beni.
IL MANOSCRITTO
Memorie Delle Antichità D’JsolaBuona Ricavate Da Libri Autentici, e Da ALtri Manuscritti Del fu Mòstro Francesco Cane. Compilate non che messe in Ordine L’anno 1839.
CARTA 1
La fabbrica più vecchia sono li Molini e poi la Torre stata fabbricata dagli Apricalesi nel tempo dei Saraceni, acciò servisse di riparo contro di essi, e d’impedimento affinché non s’introducessero nei Paesi. Isola era un piccolo Masaggio a riguardo dei Molini, li Molini poi erano nel piano dove ora sono li Roeti. Il bedale era dissoto dove sono li orti dove ancora se ne vedono le vestige per contro S. Rocco e per contro li ormi così detto. Isolabuona si è ingrandita a poco a poco ma era la Comune d’Apricale che aveva il comando degli affari pubblici. Sicché cresceva sempre più il paese per il comodo dei Molini e per le terre che avevano a coltivare nel 1287. Vennero alla divisione Isola con Apricale. Isola con Apricale facevano intiera Comune, sicché Isola non poteva deliberare cosa alcuna di rilievo senza la Comune d’Apricale, et avevano stabilito che quando
CARTA 2
succedesse qualche cosa di rilievo, e straordinaria le due Comuni si radunavano in San Salvadore andando in Apricale dove ancora se ne vedono le vestige, e San Salvadore in quei tempi era formato in due stanze, d’una era la Chiesa tutta piturata all’antica, l’altra era una stanza davanti alla Chiesa dove si teneva doppio Consiglio. Sono poi venuti ad una transazione tra le due Comuni ed hanno fatto i suoi Capitoli riguardo ai transiti dei bestiami e pascoli e boschi per vari motivi. A Isolabona hanno assegnato un bosco in Ausaggio e per loro si hanno ritenuto le Cole e Veonixi così dette e tanti altri Capitoli che per brevità non li spiego. In quel tempo la Parrocchia d’IsolaBuona era una Cappellania, ed il Capellano era nominato dalla Comune e Parroco di Apricale. Nell’anno 1640 la Comune di IsolaBuona ha supplicato a chi spettava per avere un Rettore nominato dal Vescovo, e questo è stato concesso di maniera che è stato eleto da Vescovo per Rettore il Don Giobatta Aprosio di Vallecrosia.
CARTA 3
... questo è stato dipinto nella piccola volta ossia... ch’era sopra la porta della Chiesa, il che stato cancellato quando hanno imbianchito la Chiesa nel 1702.
Dei Rettori e dei Parroci sino al 1839.
1640 Ha preso il possesso della Parrocchia il detto Don Giobatta Aprosio e l’ha tenuta sino al 1674. 1675 Ha preso la Parrocchia il sig. Don Bartolomeo Chiavari e l’ha tenuta sino al 1701 1702 Ha preso la Parrocchia il Sig. Don Ignazio Calvini di Sospello e l’ha tenuta sino al 1734 1735 ha preso la Parrocchia il Sig. Don Giovanni Rebaudo di Pigna e l’ha tenuta sino al 1778
Nel 1743 Monsignore Pietro Maria Giustiniani è venuto in visita li 11 Novembre diede il nome da Parroco. Dopo la morte del detto Rebaudo la Parrocchia è stata circa due anni vacante, e faceva da Economo il Sig. Don Giuseppe Maria Cassini di IsolaBuona.
CARTA 4
Nel 1778 si è tenuto il concorso da Monsignore Vescovo Domenico Clavarini di Genova ed è rimasto per Parroco il Priore di S.Agnes, dopo giorni quattro si è dismesso da Monsignore. Si è di nuovo tenuto il concorso ed è rimasto Parroco il sig. Don Giuseppe Maria Rostagni di Breglio d’età d’anni 25. Nel 1779 li 24 giugno ha preso il possesso della Parrochia. Li 2 marzo primo Lunedi di Quaresima dopo pranzo è venuto frenetico ossia Mato. Monsignore elesse il sig. Don Giuseppe Maria Cassini per Economo. Il sopranominato Rostagni è andato a coabitare con un suo fratello in Dolceacqua ed è morto li 13 Dicembre 1791. Nel 1792 ha preso possesso della Parrochia il detto Cassini e l’ha tenuta sino al 1803. Li 2 Maggio Monsignore Giambattista Colonna d’Istria Vescovo della Città di Nizza gli ha dato la Parrocchia di Breglio.
CARTA 5
Nel 1803 li 19 Maggio ha preso la Parrocchia Don Giuseppe Cassio di Tenda che era stato Frate Agostiniano del Convento della Muta. Il Padre Giuseppe Cassio l’ha tenuta sino al 1809 - li 12 Novembre si dismise da Monsignore Vescovo Colonna. Li 19 di detto Novembre ha preso la Parrocchia il Sig. Don Angelo Bernardino Baixin di Apricale, il quale era già stato Parroco a Dolceacqua. Nel 1817 li 12 Agosto è morto il detto Baixin Li 27 prossimo Ottobre ha preso la Parrocchia il sig. Don Giacomo Pisano d’Apricale che era stato Frate di San Francesco, e si ritirò per via de Francesi, e questi l’ha tenuta sino al 1818 .... li 8 aprile, e li 12 del detto Aprile ha preso la Parrocchia il sig. Don Stefano Martini di Apricale, e l’ha tenuta sino al 1830 fino a Giugno. Ai 17 del detto mese ha preso la Parrocchia il sig. Don Gerolamo Gastaldi di Perinaldo.
CARTA 6
Altre memorie antiche
L’anno 1613 li 8 Gennaio mastro Bernardin Noaro e Giuseppe Liberale di S. Croce hanno comprato la statua della Madonna di S. Croce. L’anno 1595 la Compagnia de Confratelli di questo luogo, e quella d’Apricale sono andate in Processione con questa Vergine delle Grazie alla Madonna del Pilone in Piemonte per un voto fato dalle due Comuni Isola e Apricale, e si è comprato per Franchi 3 e sordi tredici di rosete d’argento pe li Confratelli Disciplinanti, e di più si è comperate due salmate grano a Franchi 55 la salmata. Questo voto si è fato per essere stato dieciotto mesi senza piovere.
E dell’Antichità di 3 Città
Albenga, Sospello e Ventimiglia sono tre Città antiche. Albenga è stata fabbricata dalla nazion Ingauni, Sospello dalla nazion Biberi, Ventimiglia dalla nazion Intemeli, questo è stato ricavato da un libro autentico, e si è ricavato da libri autentici che siano state fabbricate subito dopo di Nizza.
CARTA 7
Costruzione del Campanile e della Parrochia
Nell’anno 1580 la Comune ha fato fare una fornace a carcina nel lato di S.Lucia che se ne vedono ancora le vestigia, la quale teneva quattrocento mine, e questa si è fatta cuocere molte volte. Nell’anno 1583 hanno cota questa di comune consenso e hanno dato principio al campanile. La colonna che rege il campanile è tutta di un pezzo a quest’oggi 1839 è coperta di carcina per fare la similia con l’altra, vi era scolpito il millesimo dell’anno 1579, è stata fatta da certo Bernardin Cassini di questo luogo, e l’ha fata sotto la rocca delle Ciagie. La Chiesa la prima vuolta in lunghezza era sino alli due Altari laterali, Rosario, e le Anime, in altezza un terzo di quello che è a quest’oggi, nella facciata era una piccola vetriata di palmi cinque in altezza e di palmi tre e mezzo in larghezza e coperta da tegole. La seconda volta si è alzata quando si è fatto il Campanile e hanno accresciuto il Coro e l’hanno alzata un terzo e si è fato nella facciata la vetriata a mezzaluna, e sopra la porta laterale altra mezzaluna.
CARTA 8
Nell’anno 1712 hanno di nuovo alzato le mura per fare la volta ossia crota. Nell’anno 1713 si è dato principio alla volta, e li rondini sono stati fatti a gratis. Il Capo Mastro che aveva l’impresa si chiamava Antonio Bettini di Lugano, e aveva l’impresa di quella di Breglio, ed esso in IsolaBuona aveva quattro lavoranti che travagliavano a conto suo e lui se ne stava in Breglio, veniva una volta la settimana a dare il disegno, e ordinare le cose a suoi lavoranti, fratanto la volta era già mezza allestita, cioè le due parti laterali, e non avendo caricato li scotri nel colmo come è dovere de Maestri da muro, mentre si travagliava si sono ristretti li scotri, e si dirocò il lavoro fato, e restovi un paesano morto e li due maestri sono stati tutti due feriti siché si tralasciò il lavoro. Quando andò a terra la volta della Chiesa gli Apricalesi dicevano nella Chiesa d’IsolaBuona vi nasceranno li roveti. Il Reverendo Rettore Ignazio Calvini sentendo questo, invitò tutto il Popolo a metter mano all’opera. Nello spazio di giorni quindici empirono la fornace e le legne necessarie l’hanno prese in Beimeano e in un mese vi diedero il fuoco tutti d’unanime consenso.
CARTA 9
Quando morì il sopranominato Capo Mastro Bettini in Lugano suo Paese ha lasciato duecento Franchi alla Parrocchia di IsolaBuona che per sua mancanza andò a terra la volta della Chiesa. La Chiesa ha ricevuto questi duecento Franchi. Nel 1714 si è voltata la crota, si fece la fornace a copi e così fu ultimato il rustico . Nel 1715 si è fornito l’opera e tutto il pulimento ornato l’opera, come si suol dire “finis coronat opera”, questo a disprezzo degli Apricalesi.
Della Facciata della Chiesa
Nel 1836 si è dato principio alla facciata dal Mastro Giuseppe Favarto di Nizza, il lavoro fù aggiustato a 1046 Franchi ed ha fornito il lavoro nella parte murale, li 13 Dicembre si è messa la Croce sopra la faciada, terminato il lavoro a perfezione e vedendo li signori Marguglieri e il sig. Presidente cioè il Parroco gli diedero Franchi 200 a malgrado che il lavoro sia stato aggiustato a 1046. Le spese ammontarono a Franchi 2102 e.... le giornate tutte a gratis del paese.
CARTA 10
Delle Campane
La campana più antica a memoria d’uomo la più grossa era di sei rubi, era stata fatta nel 1642. Le altre due che sono state fate appresso la mezzana era di rubi ventiquattro, la piccola di rubi 12 state fate da Mastro Francesco Cascione nel 1732, Nell’anno 1790 il giorno della Purificazione di M.V. si ruppe la picola, e siccome la Comune aveva fondi fù stabilito di farle fare tutte e quattro nuove Hanno convenuto con Mastro Giuseppe Cascione di Taggia. Li 10 Maggio ha dato principio al lavoro delle quattro campane riuscite tutte e quattro in concerto. Quando si faceva la Processione della Terza del mese e le altre Processioni quando si arrivava in fondo alla piazza non si poteva più cantare per il suono delle campane, nelle Feste Solenni venivano molti forestieri a sentire il concerto delle medesime. Nell’anno 1794 il Governo Francese si è impadronito di tre campane, vi ha lasciato la grossa, e queste tre l’hanno fate rompere a mastro GioAntonio Cane
(Le CARTE n. 11 e 12 risultano mancanti. Dall’indice si ricava che le due carte riportavano rispettivamente le seguenti notizie: Carta n. 11 - cosa è successo nella manifatture di esse Carta n. 12 - de quadri più antichi idem - quando si è cambiata la statua del Rosario idem - quando si sono fatti due quadri uno della Concezione e l’altro di S.Maria Maddalena)
CARTA 13
... della Maddalena, l’altro della Concezione dal pittore Giovanni Capoduro di S.Remo per la somma di franchi 116. Nel 1831 è stato fato il Coro dal Mastro Nicolino Gazan di S.Remo per la somma d i f 190. Le tavole di noce sono costate f 188 Totale f 378 Nell’anno 1834 è stato fatto il quadro di S.Rocco dal sopranominato Capoduro e costa f. 60.
Dei Tapizi Pluviali e Tuniche
Nel 1768 sono state comprate le Tapezzerie f.1000 Nel 1774 si è comprato il Pluviale negro rifatto nel 1832 Nel 1784 si è comprato il Pluviale e tuniche di stofa Nel 1784 si è comprato l’Ostensorio grosso Nel 1796 il Parroco Cassini ha portato il contraltare la Pianeta con la fila in oro brocata, ma con oro falso. Nel 1798 Il Parroco Cassini ha comprato il Pluviale violaceo. in seguito la porta del Tabernacolo. Nel 1819 si sono comprate le cornici al Palio a f 100 Nel 1820 si è comprato il Baldacchino di stofa bianca per la somma di f.200
CARTA 14
Nel 1820 si sono comprate le aste del Baldacchino f 300 Nel 1829 si è cambiata la Croce d’Argento e il Turibolo e si è comprato il l’Evangella, li due lampadari si è rifata la croce e tutto questo è costato franchi 230 L’Aspergieta ed aspersorio costa franchi 150 Nel 1831 si è comprato l’Ostensorio di rame inargentato f 60 Più un pluviale per li giorni feriali costa f 40 1788 le Balaustre di marmo sono costate f 600 Nel 1789 si è comprato l’altare di marmo f 1700 Nel 1790 si è comprato l’Organo dal Chirurgo Gian Battista di Pigna e costa f 450 Nel 1825 si è comprato il moscheto di seta f 60 Nel 1826 si è comprata la Continenza di brocato con la colomba in mezzo venuta da Parigi f 100 Nel 1819 si è fato fare il Stendardo del Cuor di Gesù piturato da Giachemo Bosio di S.Remo f 66 Nel 1821 il Bastone e la Croce. vaghino f 20 Quello del Rosario fato fare in Ventimiglia costa in tutto f 290 Nel 1784 si è comprato il Trono in Genova f 300 Nel 1834 si sono fati li banchini in Sacristia da Mastro Bernardin Cassini e costano in tutto f 689.
CARTA 15
Nel 1835 si è fato il Pulpito da Mastro Bernardin f 50 Nel 1836 m. Bernardin Cassin di Giobatta ha fato il Trono di S. Filomena a gratis, al indorator f 70 GioAntonio Cane ha comprato l’imagine, il vetro e ha fato fare le cornici a gratis della Via Crucis. Nel 1837 si sono comprati 24 Candelieri indorati e 24 ..... e carte Glorie conformi a quelle della Cattedrale di S. Lorenzo in Genova. altri 12 candelieri inargentati e dodici Fodore per la Madonna delle Grazie sono costati in tutto f 714 e questi hanno fato comparsa nella Chiesa il giorno di S. Madalena. Nel 1831 si è fato fare il Coro nuovo da mastro Michelin Gazan di S. Remo per la somma di f170 e la Amministrazione vedendo il travaglio ben fato ha dato f 30 che ascendono in tuto a f 200 Nel 1752 nella note del 1° Febbraio si sono sentiti vari gridi e voci spaventevoli non conosciute se fossero Genti o Animali, quelli che erano sul ponte credevano che venisse di dietro S. Lucia, e quelli che erano dalla parte del Molino credevano che venissero verso la Madonna, e questo è seguito verso la mezzanotte. La notte del sei Febbraio si è fata la Liscia di Marcora
CARTA 16
ha cominciato dal Valone deto Anza, ed ha finito nel prato, dove è la stradella che tende in Marcora. Le pareti laterali della Madonna delle Grazie l’ha piturate il pitore Bartolomeo Asmio di S. Remo nel 1753 che abitava in Isola in casa del sig. Avvocato Noaro f 180 Nel 1778 deto Pitore ha fato il quadro di S. Lucia f 60 Nel 1789 li 16 luglio la prima volta che si è festato la festa della Madonna del Carmine, questa festa è stata approvata dal S. Padre, è stato il Rev Padre Gioachino Carmelitano che è venuto dal Convento del Laghetto a Solennizzarla. Nel 1790 si è Solennizzata maggiormente con quattro campane nuove e l’organo nuovo. Nel 1777 nella notte dell’Angelo Custode ha piovuto tutto il giorno minutamente, e la note delli tre ha piovuto tanto dirotamente che pareva un diluvio e l’acqua del fiume entrava dalla porta del Molino e dalla parte del ponte andava a sbocare da S. Spirito ed è montato sino alle soglie della casa del Molinajo e della strada che tende alla casa Salvagni l’acqua vi ha conduto un albero di verma colle radi e rami, di più
CARTA 17
distante tutta la strada dalla Madonna sino alla prima rocca della Copeira al ponte che è fuori del paese gli ha levato tutte le creste è restata l’arcata sola, e a S. Lucia ha levato la porta e l’acqua è arrivata all’orli della mensa dell’Altare, la qualcosa tutti hanno giudicata un miracolo essendo che si è preso il livello, e l’acqua è montata di 10 ovvero dodici palmi di sopra. Nel 1772 la Congregazione di Carità ha comprato quatordici salmate di orzo a f sedici per cadduna salmata, e li Signori Priori di Santo Spirito Giuseppe Liberale e Giovanni Moro hanno fato fare tanto pane e l’hanno dato ai poveri. Nel 1786 il primo Agosto è cessato l’obbligo di Festare le feste degli Apostoli, e le vigilie non esser obbligati a sentir Messa, e si è trasportato la festa di S. Morizio che si faceva li 22 Settembre, e si festa li 15 Gennaio. Si è levata una festa a Pascua che se ne facevano tre come a Pentecoste, S.Giambattista, S. Anna, S. Silvestro San Giuseppe. Per le vigilie che si sono levate il S. Padre ha ordinato li tre giorni per le quattro settimane dell’Avvento che sono dodici giorni di digiuno.
CARTA 18
Della Sciutina del 1822
In quest’anno è stata annata di Sciutina che era cinquanta anni che non si era veduta la simile.
Molte cose intorno alla sciutina
La Settimana di S. Giambattista si vide in molte vigne l’uga matura. Il giorno di S.Maria Maddalena nelle case de particolari s’è gustato di quattro sorta di frutta, di uva, di peruzi, di fichi, di sozeni cosa che non si era mai veduta. La settimana di S. Giambattista si è messionato in Marcora grano, orzo, e li cinque di luglio la ..... ogni sorta di legnami. Li ultimi di Luglio alla Marcora vi era il graii come a S. Michele. Un certo Michele Moro il giorno di S. M. Maddalena disse sul ponte che chi voleva fare scommessa di f 20 che in Corazza vi avesse più di otto corbini di uga matura li scommetteva, come in Treixe, ed altri siti. In un paesotto che si chiama Varase sopra Ventimiglia una donna che si chiamava la Bacicina li 21 Luglio ha raccolto 20 grae di fichi. Alla Croce di Settembre si è fato la vendemmia in Valdrixini, al Bertonello, in Olivastro insomma dappertutto, a S. Michele non si vedeva più foglia alcuna sugli alberi.
CARTA 19
Gli ultimi Agosto si è fatto l’ultima raccolta di fichi.
Memorie dei beni delle Chiese Nel mese di Marzo è venuto la prima volta Francese, si è fissato per capoluogo Perinaldo. Giudice di Pace. Il primo Giudice è stato il signor Filippo Allavena. 1798. Li 18 Febbraio si è incantato il benefizio di S. Pietro in Nizza, cioè li prati che sono a Gautero se li godeva il Prete Giovanni Decanis per suo Patrimonio, si chiamava il Priore di S. Pietro ne l’aveva investito un suo zio fratello di sua madre detta signora Laura, suo zio era l’Arcivescovo in Sardegna e aveva avuto questo benefizio quando era nella Città di Roma. Questi prati li ha presi all’incanto Giobatta .... di Perinaldo. In adesso li gode Morizio Anfosso con istrumento pubblico per la somma di franchi 1000 tato del Re di Sardegna, cioè la Repubblica l’hanno fata Ducato del Re Vittorio Emanuele si è trasportato il Tribunale da Perinaldo a Dolciacqua, gli hanno aggiunto Pigna e Castelfranco al deto Tribunale e il Tribunale di Monaco è stato trasportato a S. Remo con nome di SottoPrefettura, e poi dopo hanno stabilito l’Intendenza e il Comandante di Piazza, e il Tribunale di tutte le somme maggiori esclusive quelle che competono al Real Senato sedente a Nizza. Nel 1809 il Governo ha messo al Pubblico incanto li 38 pezzi di terra che godevano le Chiese ch’erano state affittate nel 1798 a Nizza siccome quando
CARTA 21
fu data la nota di tutte le terre che avevano le Chiese e che godeva il Parroco se ne è dato in nota 38 pezzi, ma non si è specificato ne terra a ....non si poteva dire ne questa ne quella. Che invece erano settantaotto pezzi che avevano date le Chiese incluse quelle di S. Pietro, di Gautero che sono nel paese di Isola, Carsonega e li Rossi, siché si è posto al pubblico incanto solo li trent’otto pezzi. Che li ha presi al pubblico incanto in Nizza il signor Albertini, Corso di Nazione.
Nel 1837 li 25 Giugno d’Ordine de Superiori fù spedito questo certificato al sig. Giovanni Grossi Reggio Insinuatore in Dolciacqua. Nel 1809 nel mese di Agosto venne un certo Albertini Corso che dimorava in quel tempo nella Città di Nizza, per alienare i beni di provenienza della Parrochia, Capellanie, Soprezi e Benefizi di questo paese che lo stesso con atto passato nanti la Prefettura di Nizza avea acquistati. Avanti che sia giunto questo Albertini in questo paese venni richiesto dal sig Garino, e signor
CARTA 22
Medico Giuseppe Guiglia di fare una lista di trenta otto pezzi di terra de più piccoli di estensione e di valluta affinché il detto Albertini vista la pocca partita ossia entità di quelli, si determinasse a venderli e tutti li altri pezzi che erano di maggior valuta restasse padrona la Chiesa, ed io credendomi in tutta buona fede autorizzato a poter fare questa nota senza pregiudicare alcuno, giacché l’intenzione del sig Guiglia era quella di volerli comprare nel solo e puro vantaggio della Chiesa medesima, mentre dall’Amministratori della Comune furono pagati dieci Luigi d’oro per le spese di trasferirsi in Nizza per comprare li detti prezzi per conto della Chiesa un.... sudetti il quale li ha il detto Albertini. Ancora di più che come pratico di questi sopradetti prezzi di terra mi fù detto dal sig. Guiglia che badassi bene a fargli entrare in quella nota le terre della Capellania di S. Pietro che erano nel territorio di Apricale. Nel 1809 nel mese di Marzo è venuto un manifesto alla Comune che chi voleva attendere alla terre delle Chiese si mettevano al pubblico incanto in Nizza
CARTA 23
Il sign.... Giambattista Cassini... ha fatto radunare il doppio Consiglio e tutti li altri maggiori particolari e questa adunanza ha avuto luogo nella Comune. Il sig Mere o Sindaco ha rappresentato che il Governo metteva all’incanto tutte le terre del Parroco ed tanto nel paese di Isola come li campi Cavronega zerbido.... Rossi e che li altri... avevano stabilito un delegato .... che andasse a.... delle Chiese e.... servire... consenso di far ciò, così si venne alla delegazione del Parroco che andasse a levare dal pubblico incanto, e si è levato il sig Giambattista Garin, ed il detto ha chiesto che non voleva andare lui solo, ma che voleva assieme a lui il sig Medico Guiglia, e questi due hanno detto alla Comune che per il suo viaggio volevano dieci Luigi d’oro, gli furono accordati e dati
CARTA 24
mediante che comprata la terra la rimettessero alle Chiese come si era convenuto, siché li due buoni soggetti si hanno preso li dieci Luigi d’oro e si sono portati in Nizza, sono ritornati con dire che non gli è potuto riuscire di prendere queste terre per essere a caro prezzo, e che le avea prese all’incanto un certo Albertini di Nazione Corso, ma dissero che stessimo tutti con animo allegro che avrebbero parlato col predeto Albeertini .... Nel 1810 nel mese di Giugno il sig Garino e il sig Medico mi hanno esaminato me e Gerolamo Moro come prattici di questa terre, nel suo studio hanno detto quivi e carte e calamai fra pochi mesi deve venire Albertini a prendere il possesso delle terre sicché voi due abbisogna che facciate una nota di tutti li pezzi di terra
CARTA 25
di poca estensione e di poca valuta, ed ogni individuato farà un pezzo, e si siamo... sul... del pezzo di S.Gia... e nelle... delle strade è quello che... e abbiamo posto in carta li trentotto pezzi, i quali tutti li abbiamo valutati 2000 franchi, siché li due soggetti dopo aver letto.... ed hanno deto.... Nel mese di Giugno è venuto il detto Albertini in casa del sig Garin nascostamente, è stato due giorni senza lasciarsi vedere. Il giorno cinque circa mezzogiorno è uscito il detto Albertini ed ha preso il cammino verso Dolciacqua ed il Medico mi è venuto incontro sulla.... e mi ha deto “le terre delle Chiese sono appartenenti tutte a me” Dopo aver cio deto io GioAntonio Cane me ne sono andato in casa piangendo e ho deto “Signore fate Voi la vendeta
CARTA 26
di questo tradimento” come la spero di vedere avanti di morire. Nel 1814 si è cambiato Governo li 4 Settembre. Il Sig Medico ha radunato l’Amministrazione Comunale in sua casa ed il Rev Parroco Angelo Bernardin Baixin, io GioAntonio Cane, GioBatta Cane detto ‘Il Santo’ e Giacomo Martin. In nostra presenza ne ha deto che cedeva franchi 5000.... che voleva... dire che al Sig. .... ha dato la stola da benedire i boni e maledire i traditori. In una parola che non ha cesso niente perché sino a quest’oggi 1837 non ha ancora voluto passare alcun atto pubblico con dire che viene molestato delle terre che ha (rubato dico io) si rinforza nel territorio di Apricale, e sopra quello di Isolabuona. Siché alle Chiese ha lasciato la campanella da passare per il Paese in cerca dell’elemosina.
CARTA 27
Nel 1814 li 27 Maggio si è literato all’albo Pretorio un proclama della Sua Altezza Vittorio Emanuele Re di Sardegna che era ritornato al suo.... , e che la Comune facesse un fuoco di allegrezza nella Piazza pubblica e il giorno ventotto del detto mese Maggio il sig Medico Guiglia e Giobatta Garino come Amministratori delle Chiese hanno radunato l’intiera Amministrazione, il Sig Parroco Angelo Bernandin Baixin, il Sig GioAntonio Cane, il sig GioBatta Cane detto il Santo, il sig. Giacomo Martini fù Domenico, e il Medico Guiglia ha esposto all’Amministrazione che cedeva più di 5000 franchi fra beni stabili e casolari alle Chiese. L’Amministrazione si è sottoscritta, dunque io GioAntonio Cane sono stato avvisato dal Reverendo Sig Parroco Andrea Cabagni Parroco di Apricale e mio Diretore e Confidente da circa 30 anni. Questo mi ha detto che fra pochi mesi il sig Medico Guiglia radunerà di nuovo l’intiera Amministrazione e vi farà lettura di qualche scrittura... e quella donazione di 5ooo franchi.
CARTA 28
e mi disse: “Badate bene Voi e tutti gli altri membri a sottoscrivervi se prima non vi rimette una copia oppure l’originale per venire informati di ciò che conteneva” sicché in detto anno li quattro Settembre mi sono trovato in casa del Parroco Sig Cabagni, e mi ha di nuovo deto se il sig Medico aveva mai più radunato l’Amministrazione per quell’affare, io ho risposto di no, e di nuovo mi ha deto “vedrete che fra poco tempo radunerà di nuovo l’Amministrazione” Dunque la stessa sera di quel giorno circa alle ore due di notte la serva del Sig Medico Guiglia mi è venuta a chiamare e mi disse che aveva ordine dal Sig Medico di chiamare l’altri Amministratori in casa sua, e andati che vi fussimo ha presentato una scrittura la sottoscrivessimo, e noi altri d’unanime consenso abbiamo risposto “noi non la vogliamo sottoscrivere se prima noi non abbiamo una copia, ossia l’originale da consultarlo, e siamo stati circa due ore in contrasto di questo volere e non volere, siché in quel fratempo è gionto il Reverendo Sig Prete Giuseppe Martino Missionario fratello del sig Giachemo Martin membro della
CARTA 29
stessa Amministrazione, quegli ha preso quella nota, e l’ha letta, ed ha deto al suo fratello “il presente potete sottoscrivere” e l’ha deto a me. e a tutti li altri, niuno vi volea sottoscrivere, visto questo il Sig Reverendo Missionario ha portato la mano drita sopra il libro, e disse “giuro sopra l’Evangelio che la potete sottoscrivere senza alcun peccato veniale” e noi altri sentito questo l’abbiamo soittoscritta. Siché il giorno primo di Settembre mi sono portato dal mio Diretore Sig Reverendo Parroco Cabagni di Apricale e gli ho contato il fato successo la sera avanti, quando mi ha sgridato che io non dovea sottoscrivermi, ed io gli ho risposto che l’avevano sottoscritta tutta l’intera Amministrazione a motivo che il Reverendo Padre Martini Missionario ha giurato sopra l’Evangelio che la potevamo sottoscrivere e il sig Cabagni mi ha risposto che lui non l’avrebbe giurato per tutto l’oro del mondo e mi disse : “vedrete che passeranno anni che il deto Guglia di quelle carte se ne servirà per li suoi interessi, e l’Amministrazione poi ne sarà la vittima, ed io GioAntonio Cane posso giurare
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che da qualche tempo in qua, non so il fizio ho inteso a dire da una persona di mia confidenza che avevamo dato la data dei ventotto Maggio, e invece eravamo ai quattro Settembre e questo mi fa sospettare più male che bene. Nel 1836 li 5 Marzo io GioAntonio Cane sono stato chiamato dal Giudice di Dolciacqua Giambattista Rossi che era di Taggia. e mi dise che io ero stato indicato dal Governo di Nizza di dare una nota di tutto il successo di queste terre state vendute, e quelle non vendute, e chi l’aveva comperate, o cambiate, e la nota in disparte di quelle che aveva lasciato alle Chiese, siché mi sono impiegato in ciò e gli ho dato li chiarimenti possibili Nel 1837 di nuovo mi ha mandato a chiamare l’Insinuatore Grossi che era di S. Remo di nuovo mi ha esaminato su questo affare, e di nuovo gli ho dati tutti gli schiarimenti possibili come sopra, e tutto questo andrà in niente, ma dico che ne farà vendetta l’Altissimo.
Finisce la Gloria dei Beni delle Chiese
Nel 1811 è stata un’annata di fame sterilissima che uomo vivente non ne ha veduto la simile
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I Magazzini erano pieni di granaglie, ma il prezzo di esse era carissimo. Il grano in S.Remo si vendeva f. 86 la salmata, alla Bordighera f. 90. A Nizza f. 18 il sestiere, la segala f. 12 le vezze f. 9. Il Granon f. 8 e mezzo la Carta, i faccioli f. 8 e mezzo, e tutto era per chi aveva denari. Nissun Mercante faceva credito per anno, il vino soldi 16 la bottiglia, siché da tutte le parti non si sentiva altro che miseria e fame. Nel mese di Maggio si sono scoperti li pedochi agli alberi d’ulive più gagliardi, erano cariche di pedochi e affumato ossia negre....negra e tutti dicevano che non farebbero più frutti. Ma la Provvidenza è grande essendo che nel 1812 è stata un’annata abbondante.
Cosa veramente da tenersi a memoria, e di tramandarla ai Posteri
Nel secolo 1770 il Sole non arrivava sino a mezzogiorno in Parrocchia, stava dietro al Carmo e a quest’oggi il giorno dell’Epifania è arrivato alle undeci e mezza.
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Nel 1800. Nel tempo dell’assedio della Città di Genova, nella cui Città era il General Massiena della Francia, e di fuori vi erano li Tedeschi e li Ruzzi, affinché non intrasse alcun Commestibile, in pochi mesi la Città si è trovata in grandissima Miseria; Il Grano si vendeva lire f. 350 la salmata con grazia di poterne avere. In ultimo il Sig Carlo Doria Marchese di Dolciacqua che ha avuto la sorte di fuggirsene trovandosi in quel flagello, il quale si è ritirato in Dolciacqua ha raccontato che il suo suocero Cavalier Carbonara una salmata di grano l’ha pagata 3000 franchi, e 300 di Macinarla, per il molinaro ha abbisognato che l’abbia macinata di notte tempo in molte volte, perché se li Cittadini se ne fossero accorti avrebbero rotto le porte per prendersi il grano. Siché si sono resi tutti i Cavalieri e Cittadini con Capitolazione delle Armate. Nel 1799 è stata annata stenta de viveri e fù che nella Riviera di Genova non si poteva transitare per mare perché venivano assaltati dagli Ingresi, appena ne vedevano uno se lo prendevano. Il nostro Canton si provedeva a Mentone, basta vedere quelle carte del Sig Mere. In questo fratempo
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i magazini sono arestati sprovvisti, ed abbisognava andare a Nizza perché quivi andava più a minor prezzo. A motivo della lunga strada andavano solo a Nizza quelli che avevano Muli e mule. Il grano in Nizza si pagava sedici franchi il sestiere che fa due Carte e quattro moturali della nostra misura nel Paese lo vendevano franchi 12 la Carta, il Granone f 8, la segala f 9 e mezza la Carta, era un flusso de Mulatieri facevano li viaggi di notte lo frosar alle Dogane, e la maggior parte lo lasciavano in terra di Genova perché vi era la fame più sterile, e sul grano, come sulle altre granaglie ci facevano un grosso guadagno, e bisognava che lo vendessero di nascosto perché era frode. Nei nostri paesi non vi era carestia di viveri a motivo perché vi erano denari perché l’oglio si vendeva a caro prezzo e poi era stata buona annata di granaglie, facioli, fichi e uga, e legumi, il Parente soccorreva l’altro Parente, l’amico l’altro suo amico. Quelli che avevano sopravanzo come di facioli, fave, ceci , corsegli e mochi li trasportavano in terra di Genova
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di notte tempo per strade disastrose ed alpestri quelli che la facevano franca li faccioli li vendevano f 10 la Carta li altri legumi come ceci, veze, corsegli, fave e mochi si vendevano f 8 la Carta. In questo fratempo si scoperse un male epidemico nella Città di Nizza nel 1799 il mese di Novembre Decembre. Siché nel 1800 il mese di Gennaio il Negozio ossia traffico di Nizza si fermò, e di quelli che hanno voluto arrischiare nonostante questo male in pochi giorni passavano da questa all’altra vita. In questo numero vi furono alcuni di IsolaBuona, Bernardin Cassin di Giobatta, di Apricale Ludovico Tamagno, Lodovico Boetto, di Pigna Marco Viale, di Dolciacqua Pietro Solamito e Antonio Conriere questi venuti da Nizza in pochi giorni cambiarono questa con l’altra vita. Siché questi paesi restarono totalmente sprovvisti per essere cessato il traffico di Nizza. In pochi giorni chi voleva del pane abbisognava andare in guardia del forno. Li Gabellotti si portavano le tavole vuote a casa, certe Gabelle le facevano all’ora di mezanotte per provvedere alle persone oneste.
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Il pane si vendeva un soldo l’ocia, siché andava dieci soldi la libra con grazia di poterne avere. Li fideli si vendevano f 16 per cadaun rubo, il Rizo 10 o 11 il Rubo. Il Grano in terra di Genova si vendeva f 120 la salmata, quelli del Buggio, del Castello, e di Baiardo li ho veduti io mostro GioAntonio Cane venire dalla marina carichi di breno, che ne facevano pane. Il 25 Gennaio sbarcarono due Vascelli uno alla Bordighera e l’altro a Ventimiglia, carrichi di grano. Li 2 Febbraio si sono sbarcati tre Vascelli a Ventimiglia carichi di grano, Sega, e Granon, così dali Genovesi sono stati soccorsi. Il nostro Canton andava a Bregade a prendere di questi comestibili, siccome ne mesi scorsi i nostri Paesi avevano soccorso la terra di Genova, così li Genovesi soccorsero noi altri. Nell’anno 1812 è stata un’annata la più misera in generale per tutto il mondo. Era un pianto vedere il numero de poveri mendicare per il paese piangendo la fame e
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ha principiato nel mese di Gennaio, ed ha continuato sino alli ultimi di Giugno, in questi sei mesi non si vedeva altro che donne, uomini, figlioli in giro per li Paesi. Si vendeva ogni sorta di ferramenti , Bronzo, Rami, Argenteria e tutti a vil prezzo, chi vendeva fascie, vigne, gerbidi, e tutto a vil prezzo, tutti gli giorni non si vedeva altro che donne e figlioli per le campagne a raccogliere erbe di tutte le sorte. I forni erano pochi giorni che cocesse, per la grazia di Dio nel mese di Aprile venne un’abbondanza di Granon, e tutti in generale mangiavano polenta e facevano poveri e ricchi, non solo in questo ma ancora negli altri paesi a segno che si diceva che poveri e ricchi mangiavano la Generale, per li poveri si intendevano quelli bene stanti, e per li poveri di ultima classe s’intendevano quell La Providenza del Signore è stata tanto grande che con tant’erbe si mangiavano senza alcun condurre, non hanno fato male ad alcuno. Solo nella Città di Ventimiglia una famiglia di sei persone per aver condito erbe con acqua salata, cioè con acqua del mare, due sono morte, e gli altri li hanno portati all’Ospedale. Nelli ultimi di Aprile è venuta una donna dalla Bordighera a far marito all’Isola, che chi voleva farina di granon a cinque soldi la libra per tanti ferramenti andassero, e questi ferri andavano a un soldo la libra, cioè cinque libre di ferro per una libra di farina. In due giorni ne ha raccolto rubi 13 magagli, Martari, martaretti, e tanti altri ferri e serci di botti. Io GioAntonio Cane veduto questo ne ho preso rubi quattro delli più buoni, e li ho pagati soldi due per cadauna libra, un certo Giuran Machario di Camporosso ne ha comprato rubi 300 a un sordo la libra, serci di bote, mazze da pietra, mazze da buoi, chiave serrature, io ne ho presi rubi 3 serci, 20 chiavi a due sordi la libra, vi sarebbe ancora qualche cosa da registrare ma la tralascio per non essere tedioso al Lettore.
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Nell’anno 1779 ha fato una Primavera fredda talmente che alli 10 Maggio li fichi alle montagne non avevano ancora borrito, e pareva che fossimo nel mese di Gennaio, e li orti hanno fatto lo stesso alle botture, li fichi appena avevano le foglie come scudi. Nel 1837 il primo Maggio giorno delle Rogazioni andando in Processione si è osservato che li fichi appena si conoscevano se erano verdi o sechi. Li 11 Maggio è venuto l’acqua e lampi e tuoni, alle ore nove e mezza, e poi grandine in piazza ve ne restò più di mezzo palmo, e nelle campagne essercene ancora a sera. Nel 1780 le Rogazioni del primo Maggio si andavano ancora a fare a San Giachemo. Di nuovo nel 1837 dirò che le viti tanto erano nella prima settimana di Maggio, quanto nella seconda, terza e ultima, perché alli 28 andando alla Morinella per contro della Copeira, al Morengo e Gautero le vigne non si conoscevano se fossero verde o seche, solo li fichi appena avevano due foglie. In tutta la bandita di Gautero ho osservato
(Le CARTE 39 e 40 mancano. Si riferivano a situazioni legate ai raccolti agricoli.)
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... così caldo, che abbia abbrustolito li frutti delle ulive, sia come sia alcuno non se ne è accorto fuorché nella seconda festa del SS. Natale. Li 2 del 1838 è venuto l’acqua e vento, e li frutti sono cascati a terra ha durato due giorni e noti così che il terreno era coperto delli frutti d’oliva. Nella notte delli dieci è calato tanta neve che ha coperto gli alberi, si è calcolato che nel territorio d’IsolaBuona siano cascate 1600 Gombate ulive e di più si sono aperti tutti li gombi e hanno macinato tutto il mese Febbraio e Marzo di nuovo è venuta la neve ha coperto tutti gli alberi ed ha gelato molti frutti, siché hanno avuto molte sciagure, sono stati vari particolari che hanno raccolto da quella cascata chi trenta, chi 40, chi 15, chi 60 gombate d’ulive. L’oglio si è venduto a vil prezzo, cioè si vendeva F 7 al Rubo, e poi è abasato a 6 franchi e soldi sedici, in urtimo a sei e mezzo. Li ultimi di Aprile noi Gio Antonio Cane abbiamo lavato il Resanzo, cioè il framico, ed ha reso Rubi uno per gombata, e l’abbiamo
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venduto f 6 per caddun Rubo. Nel 1838 il ventisei di Aprile alle ore quattro pomeridiane sino alle ore cinque è venuto prima un pò d’acqua, e poi la neve, e calava come fete di pane, ed ha coperto tutti gli alberi d’ulive e negli altri paesi ha fato del danno, si sono rotti degli alberi, all’indomani era la neve ancora sopra tutti gli alberi. Li 16 Maggio alle montagne hanno di nuovo caricato di neve, sino alli 8 Giugno faceva freddo, l’annata si è resa tarda. Nel 1837 li 13 luglio è venuta l’acqua a mezzo dirrupo ed ha continuato sino alle ore quattro pomeridiane, li fiumi e valoni si sono gonfiati, sono usciti fuori del suo leto il fiume Nervia e il fiume Merdanzo hanno portato via tutti li orti che erano già da vari anni che erano posseduti da diversi particolari per fronte alla Madonna sino al Pian del Pero Sottan, era una meraviglia vedere li orti pieni di facioli, e con le teghe pendenti, così che ha portato via orti e facioli di modo che non se ne vedevano più alcuna vestigia
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Era già dal 1783 che non si era veduta tant’acqua, nel di cui anno li 17 Settembre l’acqua portò due bovi e una vacca di Giuseppe Vezian fù Giachin che erano in un terrazzo alla Raina, la vacca l’hanno ritrovata sotto S. Giorgio in Dolciacqua e li due bovi sotto Camporosso nelle gaire di Vallecrosia. Nel 1821, nella notte del SS. Natale è venuto un grande temporale con vento furioso e acque a dirupo e tutti questi Paesi circonvicini hanno sofferto dei grandi danni, sboire, liscie, alberi rotti, alberi sradicati dal suolo. Il maggior danno è stato quello dei navigli che erano nei porti di Mare, la maggior parte si sono scostati dal Porto e alcuni si sono scazati piccando gli uni contro gli altri. Dunque in breve... della Città di Genova per averlo inteso da persone che vi si trovavano sono circa 80 vascelli tra scozati e perduti si è deto che vi fù più di ottanta Milioni di perdita, la gente che si è perduta non si è
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potuta numerare. La Città in quella notte era tutta in moto e spaventata Ricchi e Poveri, Preti e Frati, erano tutti intenti a far orazione, le Monache ne Monasteri erano tutte in orazione, non si udiva altra voce che “aggiuto uomini” et quei naufragavano e perivano nell’acqua era un pianto generale, e così dalle notizie poi venute è stato un altrettanto negli altri posti di mare e nelle campagne non mi dilungo di più perché farei una storia troppo lunga. Nel 1822 veniamo alla Carestia dell’acqua In quell’anno è passato tutto l’Inverno senza piovere ed agli ultimi di Marzo si è cominciato la Novena alle marine cioè a S. Remo, a Bordighera e negli altri paesi circonvicini, e l’hanno dupplicata con Processioni di penitenza, ma senza frutto alcuno, siché l’ultimo di Aprile l’abbiamo cominciata in IsolaBuona alla Beata Vergine delle Grazie come tutti gli altri Paesi ma senza frutto. Siché si è di nuovo cominciata alla Vergine delle Grazie
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Il primo Maggio è venuto un pò d’acqua che solamente ha bagnati li seminati, e poi è passato tutta l’Estate senza piovere più niente. La carestia delle acque la lascio in disparte perché alcuno se la può immaginare. Li fichi, l’uga sono maturate senza veder acqua. Il gran calore della terra ha fato che sino alli primi di Luglio si vedeva dell’uga matura, il giorno di S.Maria Maddalena erano pochi particolari che non avessero alla tavola, fighe, uga, peruzzi, sosene, ed non per altro se non per raccontare questa verità. Il primo di Agosto si raccoglievano fichi in generale. Nel 1776 era la Missione in Apricale li Missionari hanno invitato la Compagnia di S. Cuore a portarsi in Apricale a prendere la Benedizione Papale, di modo che vestirono dodici Angioli, e questi andavano li primi nella Compagnia, di poi la Missione venne in IsolaBuona, e li Apricalesi furono invitati dalla Compagnia d’IsolaBuona e vennero li Confratelli, e li Angioli,.
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Il palco ìer le Missioni si fece da S. Bartolomeo. Nel 1816 è venuto il Canonico Boeri di S.Remo a dare li S.esercizi in IsolaBuona, e dopo quella Missione finora al 1839 non ve n’è stata altra fuorché il Quaresimale. Nel 1770 si è cominciato a conoscere il Granone per l’avanti non si sapeva che cosa fosse eccettuato quelli che erano stati in Piemonte. Siché in quest’anno 1770 un certo Gioriano di Torino, Banchista non sapendo cosa fare del... mandò un impresaro a comprare li Boschi di Pigna, o Boschi Negri, e comprò 8000 abeti, e fece venire cento uomini da serra e martar, e si fecero li Baraconi alli Piani, una casa di tavole, e per li Signori vi fecero una Chiesa parimente di tavole, dove tutte le feste vi si diceva Messa, altri Baraconi per li operai e bestiami, si che pareva un piccolo Paese. Questi uomini erano di Trento e non mangiavano altro che polenta con formaggio, si che alcuni Paesani, andando a comprar scoegni vi portavano della ... ed essi vi davano tanta farina ossia polenta
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così un mercante della Bordighera ne fece portare cento mine a un prezzo discreto. Nel 1777 si è cominciato a conoscere le tartifole ossia patate. Fù un certo Francesco Pivano detto il Molo, il quale venuto dalla Gavotaria portò una mandilà di patate, in questo paese non se n’era mai veduto, e a giorni nostri è quasi la più grossa raccolta, così che servono di sussidio tanto a poveri quanto a ricchi. Nel 1837 si è comprato l’Altare di marmo in Apricale, ed è costato tra il porto e tutto f. 1690.
Memoria
Si era sempre detto che l’altare di marmo l’avea comprato il Sig Avvocato Noaro, e che era stato un rigalo, ossia dono che aveva fatto alla Chiesa ed invece si è ritrovata una Copia in Canonica la quale dice che è costato f 1700.
Delle Visite de Vescovi
Nel 1735 la prima visita è stata fatta da Bacigaluppi li 7 Aprile La seconda visita lo stesso nel 1737 li 8 Febbraio Nel 1743 la prima visita di Monsignor Pietro
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Maria Giustiniani li 11 Novembre ed in questa visita ha dato il nome da Prevosto al Sig Don Giovanni Rebaudo di Pigna, perché avanti si chiamavano Rettori, e non Parroci. Nel 1756 ha fato la seconda visita. Nel 1768 la prima visita di Monsignor Angelo Luigi Giovo li 23 Settembre Nel 1776 La prima visita di Monsignor Domenico Maria Clavarini li 27 Ottobre. La seconda visita 1791 ha Cresimato in Dolciacqua. Nel 1805 la prima visita di Monsignor Giuambattista Colonna Vescovo di Nizza li 25 Settembre La seconda visita nel 1816 li 19 Ottobre. Nel 1821 faceva la terza visita passando in Dolceacqua è cascato da Cavallo il giorno di S. Michele doveva essere a Pigna e così ha terminato la visita. Nel 1831 si è di nuovo riunito la Diocesi din Ventimiglia come prima del 1800. Li 24 Agosto è stato proclamato per Vescovo Monsignor Giambattista d’Albertis.
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Nel 1832 ha fato la prima, l’ha fata li 30 Settembre in giorno di Domenica ne ha Cresimato 74 da Comunione, ed hanno fato la Comunione Generale dal Vescovo, e cento forse più minori Nel 1836 nel mese di Settembre si è dimesso dal Santo Padre, ed il mese di Dicembre ha abbandonato la Diocesi e si è ritirato in casa sua a Genova.
Memoria ricavata dalla Storia di Sospello
Nel 1589 sino al 1591 quelli che sternutavano ossia bagliavano morivano di subito. Siché sono state molte le preghiere fate se mai cessava questo castigo, il Santo Padre impose che a chi veniva da sternutare si facesse subito il segno della S. Croce sopra il naso e quelli i quali bagliavano si facessero la Croce sopra la bocca col dito grosso, e quelli che vi erano d’appresso dicessero “Iddio vi aiuti” salve come si usa oggidì, e facendo questo cessò subito il flagello. Nel 1239 fu così orribile inverno che gelarono tutti gli alberi domestici e selvatici
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e questo cagionò una grande carestia che le genti morissero per le piazze, e quelli che erano in campagna vivevano di ghiande, e di erbe e radici verdi - vedi sotto - Nel 1709 in dieci giorni di freddo nel mese di Gennaio sono gelati tutti gli alberi sino alle radici, e questo cagionò anche una grande carestia.
Altra memoria
Nel 1594 la peste immondava tutti questi Paesi circonvicini si facevano preghiere, voti e Processioni infine con l’intercessione di S. Sebastiano e della Beata Vergine delle Grazie, cessò. Tutti quei di Sospello, andavano a piedi scalzi alla Madonna del Mondovì, e vi lasciarono un calice d’argento di sei libre, e sei grosse torchie e quaranta crossagi di argento, e poi s’incamminarono Processionalmente, quei della Scarena sino a Tenda a quel gran Santuario e si ottenne la grazia. In riguardo a quello che ho deto della Peste di Dolceacqua nel 1594 vi restarono in Dolceaqua solo sedici persone vive, e questi Paesi hanno
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fato voto a S. Sebastiano e coll’Intercessione di Maria Vergine cessò, e nel giorno di S. Sebastiano si canta la Messa e a Vespro si fà la Processione Generale in memoria di questo. In questi paesi è un proverbio che dice “l’uomo per vecchio che sia non vede più di 3 annate generalissime di ulive” dunque a proposito di questo io Gio Antonio Cane essendo il più vecchio del Paese ne hò vedute solo che due generalissime, vale a dire in tutte le parti dove sono alberi d’ulive, la prima l’hò veduta nell’anno 1784 la quale in questi Paesi si chiama l’annata di S. Biaggio, perché in quella mattina a ore due di giorno si levò un vento furioso, e ha continuato sino a ore due di notte, sicché in tutte le parti cascarono tre terzi dei frutti, ma bisogna dire che in questo tempo non piovette, e si raccolsero tutte sciute, così che crescevano in casa e sugli alberi e facevano molto oglio. La seconda annata generalissima l’hò veduta nel 1828, ed acciò le ulive non si guastassero
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presa la licenza de superiori le macinavano sino di festa e l’oglio in questi anni lo vendevamo a f 3 e mezzo e quattro. Torniamo a parlare dell’annata generalissima del 1784, in quel tempo la Comune era padrona del resanzo, il quale si abbruciava sotto le caldaie così che non si abbruciavano legne, e quello che non si abbruciò quando ebbero finito s’incantò al miglior offerente, e si deliberò a 300 scudi vi si dava il nome di peruglie, è ben vero che io hò veduto molte annate, ma non generali come sarebbe quella di S. Pejron nel 1837. In San Remo vi fù un generale annata di ulivi, e nei Paesi circonvicini ve ne furono pure. Nel mese di Giugno nella vale di Dian vi erano ancora ulivi.
Del Male Colera Morbus che ha dominato in S. Remo
Alli primi di Agosto si è scoperto il male del Colera.... nella Signora Corte moglie del Segretaro del Tribunale di S. Remo di modo che questo male ha sempre continuato, ne morivano quattordici ai diciotto, e venti -30-50-al giorno. li 20 Agosto
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è morto il Sig. Comandante di Piazza il Tenente dei Carabinieri, è morto l’Intendente il Chirurgo della Città. Li 23 si sono trovati 35 morti, la malattia era di ore quattro in circa. Li 22 e 25 sono morti 145. In deti giorni è morto un certo Medico foresto venuto da Nizza pochi giorni erano. Li 25 è venuto la gazzetta che a Roma il giorno di S. Rocco sono morti 260. La Comune di S. Remo ha cercato tre Medici e gli dava f 25 per cadauno. Li 7 Settembre è venuto una lettera particolare da Marsiglia la quale disse che nel 27-28-29 e 30 Agosto è morto quattordicimila persone e centomila sono usciti fuori chi alle campagne e chi alle montagne. Li 30 Settembre è venuto il, Colera al Sig Avvocato Gastaldi di Perinaldo il quale essendo andato al S. Remo ha preso il male, ma non è stato subito attacato da esso e se ne è andato in Pigna, è stato 5 giorni ammalato, e poi si è ristabilito.
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Un coppiere di S. Remo nel tempo del Colera si è rifugiato a Pigna a far copi, e vi è morto sotto allo Mouro, e gli ha dato la sepoltura il Sig Parroco Gastaldi d’IsolaBuona. Per mezzo di una gazzetta è venuto notizia che in Palermo morissero più di 3500 persone.
Certificato fato al Parroco per quatione
Io Gio Antonio Cane sono memore e posso dirlo con mio giuramento per averlo inteso da mio Padre che era Sindaco nel 1781 e 82, e inteso da miei zii Giuseppe Pianeto, e Bartolomeo Cane. E’ cosa antica che la Comune faceva la provista di locale al Padre Predicatore e al suo Compagno nella Casa Comunale, cioè nella stanza piccola dormiva il Padre Predicatore dietro alla porta della sala dormiva il compagno nell’altra piccola faceva la cucina e questo lo sò, di più la Comune gli faceva provista di legna tutta la Quaresima, di più l’Ospizio faceva provista di due leti cioè pagliasse materasse e lenzuoli più
1838 li 8 Agosto Certificato fato al Sig D Parroco Gastaldi
Sono memore che nel 1809 sino al 1814 sono stato membro della Marguglieria, ossia Amministrazione della Chiesa Parrocchiale, non sò ne il mese ne l’anno ma sò che è seguita una questione fra la Marguglieria e il Sig Giobatta Cassini fù Bernardino. Il deto Cassini pochi anni avanti aveva fato un dono ossia un voto d’una lampada d’argento alla Cappella della Vergine delle Grazie, e solo intendeva che questa lampada dovesse servire solo che nelle due feste dell’Assunta, e della Natività di Maria Vergine in detta Capella.
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La Marguglieria fece intendere che in forza de regolamenti voglienti che tutte le oblazioni e dono che si facevano alle Chiese decadevano alla Parrocchia in manutenzione della Marguglieria e che la Parrocchia se ne poteva servire nelle Solennità che si fanno in detta Parrocchia, e che fosse custodito da chi ha dritto in esso. Io sò che è stato un tempo in un guardaroba in Canonica nella scatola in cui era stato mandato dalla Città di Genova, e l’hò veduto al tempo del Parroco Martini siché il detto donatore Giobatta Cassini andò da Parroco acciò glielo rimettesse e, dicendo che li faceva ripulire ossia rinfrescare se l’ha poi tenuto in casa sua. Io Gio Antonio Cane Priore di S. Croce dichiaro che malgrado non vi sia stata consuetudine ne permesso di mettere nelle Processioni... et sui banchi li bastoni delle insegne che si portano dai Priori di S. Croce, l’attuale Parroco Gerolamo Gastaldi no l’hà permesso a distinzione di molti altri notando però che non ne venisse alcun disordine di permetterlo ai suoi successori.
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Memorie
Ab immemorabile nel giorno di S.Maria Maddalena la mattina subito terminato l’Ufficio li Confratelli si mettevano il suo abito e andavano Processionalmente a visitare la Titolare in Parrocchia, il Capellano gli diceva la Messa, e poi ritornavano nell’Oratorio a spogliarsi. Nel 1821 si accordarono il Sig Priore dell’Oratorio e il Sig. Parroco Stefano Martin di fare questa Processione, la mattina restarono d’accordo di farla alla Messa Cantata e portare la reliquia sotto il Baldacchino, accompagnata dai Fratelli con torchie, e la Comune in quel giorno aveva il dirito alle sei aste, questa Processione si faceva solenne come quella del Corpus Domini e si è continuato sino al 1831. Nel 1832 Monsignor d’Albertis Vescovo di Ventimiglia ordinò che non si portasse più il Baldacchino, ma che si continuasse a fare la Processione con li Confratelli di S. Croce e solenne
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dietro il Clero la Comune con torchie, e poi li Priori del Corpus Domini con torchie, e poi ad arbitrio se vogliono andare tutti gli altri Priori, e Prioresse delle altre Compagnie con torchie, e li Confratelli di S. Croce con torchie. Ab antiquitate li signori Priori del Corpus Domini avevano il drito il giorno del Corpus Domini di andare all’offerta prima della Comune e avevano l’incenso e l’aste. In quel 1835 seguì una quistione tra la Comune e li Signori Priori e fecero il caso al Real Senato di Nizza, il quale decise che li Priori andassero all’offerta dopo la Comune, che vi lasciasse l’incenso ma che in tutte le Processioni in cui si accompagna il SS Sacramento fossero sempre li primi all’asta. In quell’anno era Priore GioBatta Bonfiglio e sotto Priore Mastro Orazio Cane. Il Sig Medico Guiglia era Bailo e li fece sapere che lui e il Signor Sindaco volevano andare li primi all’asta nel giorno
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del Corpus Domini, essendo Priore io Gio Antonio Cane, e sottopriore mio cognato, fossimo li primi a prendere le prime aste, così che non vollero portare le seconde, e fù portato dalli Sig Priori e Massari come è il consueto, e feci sapere che vi era il decreto del Senato di Nizza nell’Archivio della Casa del Comune. La Comune ha il drito delle seconde aste, e dietro li Massari come si è sempre costumato. Si è sempre costumato d’annunciare li Priori e Prioresse infra l’Ottava del Corpus Domini ma li Priori e Prioresse e Massari vecchi compiscono il suo dovere la terza del mese seguente, e così si è sempre costumato ad immemorabile. Nel giorno di S. Maria Maddalena li Priori del Corpus Domini non si è mai costumato che vadano all’offerta, ma solo la Comune, alla sera poi al Vesplo
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li Signori Priori del Corpus Domini vanno alla Processione con torchie appresso alla Comune, e poi li altri Priori appresso, come anche le Prioresse di tutte le Chiese. La Consuetudine di andare tutti i Priori e Prioresse all’offerta l’ha messa in uso il Sig Parroco Martini, e anche d’andare alle Processioni generali. Nel 1818 io era Priore della Vergine delle Grazie e si è cominciata a fare le cose di sopra li due Febbraio con andare all’offerta tutti li Priori e Prioresse portando un franco mediante gli.... dato a tutti una candela di quattro oncie per la Processione e il franco andava in massa per la spesa delle quarant’ore successive.
Memorie e Consuetudini dell’Oratorio
L’Oratorio ha sempre avuto il Drito che le feste che fà solenni la Parrocchia col suono
CARTA 61
delle campane si fanno solenni anche quelle dell’Oratorio e la Messa dell’Oratorio si è sempre suonata con la terza campana alla distesa. Nelle funzioni, o Processioni generali quando si accompagna il Santissimo Sacramento da fratelli, li Priori del Corpus Domini danno ad imprestito a detta Compoagnia quattro torchie per l’accompagnamento del Crocifisso, e finite dette funzioni subito le restituiscono al Corpus Domini.
Altra consuetudine verso il Parroco
Quando si accompagnano li defunti li eredi danno per elemosina delle candele ai Priori e a Cantori, e queste restano dell’Oratorio come anche quelle quattro candelette che si mettono sulla cascia. L’Offerta del Giovedì Santo si fà dalli Priori e Prioresse in Parrocchia, e Massari di
CARTA 62
S. Croce, quelle che si fà nel giorno dell’Ascenzione e dai Chierici della Parrocchia come è stato deciso nel 1802 al tempo del Sig Parroco Giuseppe Cassini. Nel 1834 li Reverendi Padri di S Francesco di Perinaldo con il permesso del Sig Parroco Gerolamo Gastaldi, il Sig Sindaco Domenico Moro hanno preso il possesso di venire una Domenica e non l’altra alla coleta del pane e di altri comestibili, alcun non vi è obbligato ma solo per limosine, obligandosi essi di venire nelle feste principali quallora fossero chiamati a udire le confessioni in ajuto del Sig Parroco. Era Guardiano in quel tempo il Padre Salvatore della Scarena, e la famiglia era di dodici frati. Nel 1822 il Sig Parroco Gerolamo Gastaldi ha posto in uso che si accompagnino li defunti con quattro candele dietro la cascia e queste restano al Sig Parroco. Se sono poveri se le provede lui come ha fatto molte volte.
CARTA 63
Nel tempo della Legge Francese
Nel 1803 li 10 Maggio si è stabilito la Marguglieria li 2 del deto mese ha preso possesso il Sig Parroco Cossio di Tenda. In questo tempo sono stati nominati li Marguglieri e questi furono il Sig Medico Guiglia e il Sig Garin, e Gerolamo Bosio, e questi tre hanno levato tutto il maneggio alli Priori delle Compagnie e quella dell’Oratorio, insomma avevano il maneggio di tutta l’intrata e spesa, così che hanno maneggiato sino al 1809. Ed in questi sei anni non si sono dati conti ne dell’entrata ne della spesa, ed in quel tempo le Chiese, l’Oratorio la Parrocchia, ossia il Parroco godevano ancora le sue terre
CARTA 64
e si è calcolato che tra l’annata buona, e la cattiva fossero cento rubi d’oglio che rendessero quelle terre, senza le elemosine, e in questi sei anni di maneggio questi tre soggetti se hanno voluto compresi torchie e candele per la Processione dell’ultimo dell’anno, sono stato io Gio Antonio Cane come Casciere dell’Ospizio con licenza de membri a sborsare in due volte lire quattrocentodiciassette perché quando .... ero fornito di maneggiare tutto il prodotto delle Chiese hanno di nuovo accomensato li Priori di tutte le Cappelle.
Nel primo dell’anno 1809
Io sono stato nominato Priore dell’Oratorio e Margugliere, e mi hanno nominato Presidente della Marguglieria, ed è stato un volere di Dio, l’avanti di prendere possesso nell’Oratorio, che io voleva per maneggiar le entrate e le spese, e per questo mi è stato concesso
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ed io ho cominciato a fare la speculazione della cera, offerte e colete, ed io ho scoperto mille birbanterie siché in quell’anno li 14 Maggio io ho radunato la Marguglieria, ed io ho chiamato il casciere a conti di circa 7 anni, e questo ha preso un mese di tempo. Siché il giorno di S Pietro e Paulo si siamo radunati per questi conti ed ha presentato una ben piccola parcella di intrata esservi in due somme d’anno e la spesa sormontava l’intrata, e l’hò ributata dicendo che io voleva l’intrata anno per anno e parimenti la spesa, mi ha risposto che voleva tre mesi di tempo, siché passati i tre mesi il giorno del due Ottobre si radunò di nuovo l’Amministrazione per questo affare, ed ha presentati quattro fogli tutti confusi, ed io me li ho ritirati per esaminarli, ed io l’hò portati al Sig Parroco Cabagni di Apricale, e non ho potuto metterli al chiaro, solo che abbiamo ritrovato mille birbanterie e si sono ritrovate circa ottocento lire sbagliate
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verso la Chiesa. E di questo ne hò fatto il caso al Vescovo Colonna d’Istria li 19 Ottobre 1816, quale delegò il Sig Cabagni per quest’affare, siché in quel tempo il Casciere è venuto cieco, ed è morto il Sig Garino dunque il delegato si portò al Casciere cieco, e rispose che Gio Antonio Cane non aveva potuto scoprire le più grosse birbanterie state fatte in quei sei anni di maneggio - tralascio
Torno di nuovo alla storia dei tre Marguglieri
Dunque nel 1809 essendo stato nominato io e Gio Battista Cane e Giacomo Martin per Marguglieri mi diedero il titolo di Presidente, siché li 14 Maggio io ho fatto radunare la Marguglieria, ed ho chiamato a conti li tre Marguglieri di circa sette anni di maneggio che aveva avuto il Casciere Gerolamo Boero e si è preso tre mesi di tempo, dopo li tre mesi li 2 Ottobre ha dato questi conti tutti confusi non ostante dopo aver scoperto molte birbanterie che tralascio per onestà come havia detto avanti.
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Insieme col Sig Parroco Cabagni di Apricale abbiamo ritrovato l’intrata esser di F 2966.9 e la spesa F 3060.14 Finisco - Il Casciere è stato perdonato con franci duecento e li altri due ne faranno la penitenza. Il Casciere credo che l’abbia fatta in questo mondo con stare dieci anni a occhi chiusi senza male alcuno.
Delle Consuetudini Antiche tra l’Oratorio e la Parrocchia Dal secolo 1700, sino al 1809
L’Oratorio avea l’obligazione di provedere le candele il Giorno del Giovedì Santo sull’Altare Maggiore in Parrocchia anche il giorno dell’Ascenzione e in queste due feste li Signori Priori andavano all’offerta, e l’offerta del Giovedì Santo era dei Massari di S. Croce, e quella dell’Ascensione dei Chierici.
CARTA 68
Ma dopo che il Governo Francese si è impadronito dell’oliveto di Morghetta non hanno più provveduto le dette candele, Siché nel 1839 li Priori del Corpus Domini senza alcuna malizia, e li Massari sono andati all’offerta. Io Gio Antono Cane e Domenico Boero detto Melonio, Priori del Corpus Domini, un fratello ha detto che li Priori del Corpus Domini erano due presuntuosi e per questo da indi innanzi per le ragioni apportate al Sig Parroco, finì la consuetudine di andare all’offerta. In quel giorno però li Priori di S. Croce, e quelli del Corpus Domini vi anderanno sempre senza alcun impedimento, quando l’Oratorio non ha potuto provvedere candelle è cessata la consuetudine di questa offerta. Il giorno di Pasqua che cada in qualche Domenica, sia prima, sia seconda, sia quarta si è sempre fatta la Colletta generale del Corpus Domini per la spesa che si fà di cera nel S. Sepolcro
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e la sera al Vespro del SS Rosario, Pasqua e Pentecoste, o il giorno del SS Natale per .... li tre Misteri ... e la Compagnia del SS. Rosario provvedere le Candelle a questa Processione al Clero alla Comune, ai Priori, Prioresse, ogni anno queste cose dell’Oratorio io le sò per essere il Cantore e quello più vecchio e stò Priore dal 1809, 1799, 1836, 1801, 1810, 1835. Alla Processione che si fà il Giovedì Santo in Parrocchia non si deve portare la Croce dei Misteri, solo che dall’Oratorio alla Parrocchia e nella Chiesa si deve mettere in un angolo. I Priori e Prioresse di S Croce non devono andare con quelle dell’Oratorio, ma dopo il Clero con le dieci torchie più lunghe.
CARTA 70
1839 è stata una annata sciuta. è stato dalli dieci di Giugno sino li quatordeci Settembre senza piovve ma sempre gran cardo, li orti hanno reso poco l’uga è stata bona, ben stagionata. In regola delle annate scorse doveva essere l’annata bona delle ulive invero è stata l’annata cattiva sono stati pochi particolari che abbiano avuto nianche la metà l’olio vecchio il fino il mese di Settembre si vendeva lire dodeci, il comune lire dieci Genova, il mese Ottobre l’olio novo si vendeva lire nove, alle marine accominciato di piove il giorno della Croce e poi li 28 settembre ha continuato tre quattro volte la settimana sino a S.... si è principiato a macinare le ulive li 9 ... facevano tre sachi rubi due le sciute. 1842 li .... è venuta una gran pioggia di quattro o cinque ore e l’acqua è montatta sul ponte sino alla Cappelletta e si ha portato la metà delli ripari ossia .... la porta di Santa Lucia l’han ritrovata in Dolceacqua e la porta del Molino
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sotto il ponte verso dove vi era una fascia del Sig Giovanni Allaveno con due grossi alberi di salisa e li ha portato li alberi e le salici e non si è ritrovato che un mucchio di pietre, nella Chiesa di Dolciacqua è andata sino all’Altare Maggiore, in piazza vi pescavano con le lenze, la Rivoira di Taggia è venuta ancora più .... hano fatto più danni
INDICE
Carta 1 la fabbrica più vecchia e la divisione fatta con Apricale Carta 2 In che stato si trovava la Parrocchia anticamente Carta 3 Dei Parroci e quanti sono stati Carta 6 quando si è comprata la statua della Madonna di S. Croce idem L’antichità di tre Citta, Albenga, Sospello e Ventimiglia Carta 7 Costruzione del Campanile e della Parrocchia Carta 8 cosa è successo nella costruzione di essa Carta 9 quando si è fatta la facciata della Chiesa Carta 10 Delle Campane più antiche Carta 11 Cosa è successo nella manifattura di esse Carta 12 de quadri più antichi idem quando si è cambiata la statua del Rosario idem quando si sono fatti due quadri uno della Concezione e l’altro di S.Maria Maddalena Carta 13 quando è stata fatta molta roba della Carta 14 Chiesa della quale se ne parla in queste due pagine Carta 15 quando è stato fatto il trono di S Filomena idem quando si sono comprati i candelieri Carta 16 quando si sono ristorate le parti laterali della B.V Sulla pioggia della notte dell’Angelo... a Carta 17 quando è cessato di celebrare le feste e i mottivi a Carta 18 si dice della sciutina generale a Carta 19 Memoria dei beni delle Chiesa a carta 30 si parla dell’annata di fame a carta 31 quando arrivava il sole in Chiesa a carta 32 dell’assedio della Città di Genova idem dell’annata sterile de viventi a carta34 tab Della Missione in Apricale a carta 46 quando si è cominciato a conoscere molte granaglie a carta 47 memoria dell’altare maggiore di marmo idem 47 e 48 Delle Visite de Vescovi a carta 49 quando si è riunito la Diocesi di Ventimiglia idem Della prima Visita de Vescovi a carta 49 Memoria ricavata dalla storia di Sospello a carta 50 Altra memoria delle porte a carta 51 Di un antico proverbio idem Dell’annata generalissima a carta 52 seguita l’annata generalissima idem Del collera Morbus - cioè della peste a carta 53 Di un racconto di Francia intorno alla peste a carta 54 Del certificato fato al Parroco idem 55 Certificato al Parroco a carta 56 Delle Consuetudini della Chiese a carta 57 seguitano le consuetudini, et altre nuove idem quando Monsignore ordinò che non si portasse più il Baldacchino a carta 59 dei Priori del Corpus Domini a carta 60 le consuetudini di andare li Priori e Prioresse all’offerta Idem Memorie e consuetudini dell’Oratorio a carta 61 Consuetudini verso i Chierici a carta 62 Consuetudine che ha messo il Parroco Gastaldi a carta 62 quando si è stabilita la Marguglieria a carta 63 Della legge francese a carta 64 Delle Birbanterie fate alla Chiesa a carta 69
Prefazione | PARTE I | PARTE II | PARTE III | PARTE IV
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