1981 (247/50) Leggende: Hougue Bie Il viaggio di S. Brelade Un manoscritto del 1734 fornisce una possibile spiegazione per il nome 'Hougue Bie'. La leggenda narra che il Signore Hambye giunse dalla Normandia per uccidere un drago che minacciava Jersey. Dopo aver ucciso il drago un suo servo lo assassinò. La moglie Lady Hambye ordinò che una grande tomba fosse costruita su un'altura in memoria di suo marito assassinato, e il corpo sepolto in essa. La tomba fu chiamata La Hougue Hambye di cui Hougue deriva dal norreno Haugr, che significa eminenza o tumulo, e Bie può essere considerato come una forma abbreviata di Hambye. S. Brelade. Branwalator o Breward, noto anche come Branwalader, era un santo britannico le cui reliquie si trovano a Milton Abbas nel Dorset e Branscombe nel Devon. Si ritiene che sia originario dalla Bretagna, dove esiste anche una parrocchia dedicata a San Helier. "Brelade" è una corruzione di "Branwalader". Egli è anche conosciuto come Breward o Branuvelladurus o Brélade in francese. Il monaco Branwalator era un monaco inglese, che si dice sia stato un vescovo in Jersey, anche se al momento, Jersey faceva parte dell'antica diocesi di Dol. Come per molti dei primi santi di questa parte del mondo, è difficile separare la realtà dalla finzione. Tuttavia, si ritiene che Branwalator abbia lavorato con Saint Samson in Cornovaglia e le Isole del Canale, dove è ricordato a Jersey nella parrocchia St. Helier e in Cornovaglia, nella parrocchia di San Breward. Si ritiene che abbia viaggiato con Sansone in Bretagna nel nord della Francia. Nel Martirologio Exeter, Branwalator è descritto come il figlio del re Kenen della Cornovaglia.
1997 (777/80) Leggende:Il toro di San Clemente. Le fontane di Mitten. Il cavallo di S. Ouen. Il cane di Bouley Bay
Il toro di S. Clemente. Si narra che un fantomatico e spaventoso muggito venisse udito in certe notti tempestose lungo la costa di San Clemente, nel Jersey. Nessuno riuscì mai a sapere chi lo emettesse, perciò nacque la leggenda che si trattasse di una creatura mostruosa, un enorme toro vomitato dall’inferno.
Cane nero. Il mostruoso black dog che terrorizza, secondo la leggenda, Bouley Bay nel Jersey, è ritratto nell'insegna di un pub. Viene descritto come una creatura notturna dagli occhi infuocati. La tradizione del Cane Nero è una creatura notturna ricorrente nel folclore della Gran Bretagna. Le storie relative a questi fantasmi mostruosi sono diffuse in tutto il territorio, dalla Scozia al Galles, dall'Inghilterra alle Isole. I Cani Neri sono descritti come esseri soprannaturali dalla forma di grossi cani, con occhi fiammeggianti e pelo irsuto, dal colore nero o verde fosforescente. Sono fantasmi ritenuti messaggeri dell'oltretomba, quindi di cattivo augurio. Sono descritti come esseri che si muovono compiendo lunghi balzi sui sentieri di campagna, durante la notte. Gli occhi, che rosseggiano nel buio, indicano la ferocia della bestia. Chi incontra questa creatura, anche solo di sfuggita, o sente l'odioso scalpiccio delle sue zampe, sa che la sua fine è vicina. L'idea di questi cani mostruosi deriva dalla demonologia medievale, che aveva spesso visto nei gatti, nei cani e nei caproni neri i famigli delle streghe, nonché le forme tipiche in cui spesso si rappresentava il Demonio. La superstizione riguardo a queste creature notturne è diffusa in molte zone rurali della Gran Bretagna. Forieri di morte, sono conosciuti con nomi differenti a seconda delle zone. Nell'Anglia Orientale sono noti come Black Shucks. Nel Lancashire il cane fantasma è chiamato Skriker, oppure Gytrash. Nello Yorkshire prende il nome di Padfoot. I Cani Neri sono una leggenda molto diffusa anche in Cornovaglia, nelle Isole Britanniche e in Galles. In letteratura sono spesso presenti e uno dei più famosi è Il mastino dei Baskerville di Arthur Conan Doyle.
2014 Dragoni- Creature magiche e mitiche. La serie, composta da sei valori è interamente dedicata ad un essere immaginario ancor oggi presente in molti libri e film di recente produzione. I draghi sono, senza dubbio, gli esseri più popolari e riconoscibili tra le creature mitiche. Storie di draghi esistono da migliaia di anni in tutto il mondo e, se richiesto, la maggior parte delle persone sarebbero in grado di descriverne uno con una ragionevole quantità di dettagli. Questo è davvero notevole per una creatura che non è mai esistita.
1997 (M.2822) Leggenda di Bas Celik. Bas Čelik (Testa di Ferro) è un famoso serbo racconto popolare. Si narra che un re aveva tre figli e tre figlie. Sul letto di morte fece giurare ai suoi figli che avrebbero dato in moglie le loro sorelle alla prima persona che le avesse richieste. Quando una notte una voce tonante chiese che una delle tre sorelle fosse a lui data, seppure i due fratelli più anziani fossero riluttanti, la volontà del padre fu rispettata. Lo stesso accadde nelle altre due notti per le altre sorelle che vennero concesse ai misteriosi stranieri che nottetempo le avevano richieste. Trascorso un po’ di tempo i tre fratelli decisero di andare a cercare i loro sorelle per scoprire dove si trovavano. Durante il viaggio, incontrarono esseri mostruosi tra cui serpenti con più teste, nove giganti che stavano terrorizzando una regione. Riuscirono sempre vincitori grazie all’ingegno dimostrato dal più giovane fratello. Quando questi riuscì a salvare la figlia di un re da un morso di serpente, venne premiato con l’offerta in moglie della principessa. Diventato uno dei favoriti del re, gli fu concesso di vivere nel suo castello. Unica proibizione fu quella di non dover mai entrare in una stanza particolare. Un giorno in cui la moglie era assente dal palazzo il giovane disubbidì. Aperta la porta proibita entrò e vide un uomo tenuto prigioniero e legato da catene. L'uomo, che si chiamava Bas Celik, gli chiese tre bicchieri d'acqua, promettendogli che per ogni bicchiere avrebbe avuto una vita in cambio di quella che in futuro avrebbe perso. Tralasciò, però, di dirgli che per ogni bicchiere bevuto la sua forza aumentava tanto da poter rompere le catene che gli impedivano di muoversi. Al terzo bicchiere si rivelò una specie di uomo-drago che approfittò della sua forza per rapire la principessa e volar via. Il principe si mise subito sulle tracce di Bas Celik per salvare sua moglie. Lungo la strada, scoprì che le sue sorelle erano sposate ai Signori dei Draghi, falchi e aquile. Trovò la moglie ma sul punto di liberarla, morì. Ma secondo la promessa di Bas Celik risuscitò. Lo stesso accadde per altre due volte. Finalmente alla quarta prova quando stava per liberarla, fallì e morì di nuovo stavolta per sempre. Ma il suo corpo venne salvato dai suoi cognati che riuscirono a rianimarlo, utilizzando l'acqua magica dal fiume Giordano A questo punto la moglie viene a sapere che Bas Celik non poteva essere ucciso, perché la sua vita si trovava in un uccello che a sua volta si trovava in un cuore di volpe nella foresta di una altissima montagna. Inizia l’ultima avventura che si conclude con l’uccisione della volpe la cui conseguenza è pure la morte di Bas Celik.
2003 (365/6) 2005 (423/4) Racconti: Aldar Kose e Alasha Khan. Aldar Kosed e e Karyn Baj. Aldar Koze, musicista, cavallo, cammello e cane. Aldar Kose Personaggi e asini. Un racconto: Aldar-Kose era un ragazzo intelligente. Non era ricco, però non gli era mai mancato nulla, e non s'era mai trovato in grandi strettezze. Tutti nel Kazakhstan gli volevano bene. Ma un giorno d'inverno Aldar-Kose era assai triste. Soffiava un vento gelido ed egli se ne andava cavalcando solo nella steppa. Non c'era in giro proprio anima viva. Il suo cavallo zoppicava e il suo mantello aveva settanta buchi e novanta rattoppi. All'improvviso Aldar-Kose vide un cavaliere che veniva verso di lui. Aveva un bellissimo cavallo e un caldo mantello di pelliccia di volpe. Doveva esser senz'altro un ricco mercante. Aldar-Kose si rizzò sulla sella, sciolse il suo mantello e cominciò a cantare. – Non hai freddo? – chiese il ricco mercante stupito. – Il tuo mantello è pieno di buchi, come puoi aver ancora voglia di cantare? – Canto perché il mio mantello è pieno di buchi. Il vento entra soffiando in un buco ed esce dall'altro, ed io rimango al caldo. Voi dovete avere un gran freddo col vostro mantello di volpe! – Sí, ho proprio freddo, – ammise il ricco mercante. – Non mi venderesti il tuo mantello? – Ma io non voglio venderlo, perché, se lo vendessi, sarei poi io ad avere freddo! – Bene, ti darò il mio mantello e per giunta anche del denaro. – D'accordo, – fece Aldar-Kose, dopo un istante. – Scambiamoci i mantelli, ed anche i cavalli. Il denaro potete tenervelo! Il mercante diede ad Aldar-Kose la sua pelliccia di volpe e il suo bellissimo cavallo e si prese in cambio il ronzino zoppicante e il mantello con settanta buchi e novanta rattoppi. E se ne andò contento d'aver fatto un buon affare. Aldar-Kose indossò il mantello di pelo, saltò sul cavallo e partí veloce. Nel villaggio, la sera, raccontò la storia dei suo mantello magico coi settanta buchi e novanta rattoppi. E tutti risero della maniera con cui aveva imbrogliato il ricco mercante.
1996 (8 valori+3 fogl.) Epopea di Manas. L'epopea di Manas è il poema epico del popolo kirghiso. Manas è il nome dell'eroe. Il poema, trasmesso per tradizione orale, articolato in oltre mezzo milione di versi, racconta le gesta di Manas, dei suoi discendenti e seguaci. Le battaglie contro le città Kitay e Kalmak costituiscono il tema centrale del poema. Sebbene il poema sia già menzionato nel XV secolo, la prima versione scritta è datata la 1885. L'epica è la colonna portante della letteratura kirghisa, e alcune parti di questa vengono recitate nelle festività locali dai Manaschi, specialisti della lettura e della recitazione dell'epica.
1983 (96) Leggenda: Obaia, l’uomo con le ali piumate
1984 (126/9) Favole delle isole. La tartaruga che portava Banana. Nakaa il giudice cei morti. Naareau, Tiku Tiku e la libellula. I fantasmi che fischiano.
1985 (142/5) Nabg Kineia e i fantasmi che fanno il solletico. Il mito di Auriaria e Tituabine. Il primo ritorno di Babai e Arorae. Riki e la Via Lattea.
1973 (24/31 P.A.) Garuda. Garuda, l'aquila, è una divinità induista minore, rappresentata con piume d'oro, faccia bianca, ali rosse, becco e ali d'aquila, ma un corpo spesso umano. Indossa una corona sulla testa come il suo padrone, Visnù. Secondo alcuni studiosi il nome deriverebbe da gara-ud-di, che significa "colui che aspetta il veleno", oppure "colui che porta un gran peso", mentre secondo altri deriverebbe da Garuman, il dio vedico del sole. Un racconto mitico narra che dopo essersi seduto su un ramo, accortosi che stava cedendo per il gran peso, visto che ospitava ben 40.000 asceti, con un gran sforzo è riuscito a sollevarlo. La sua importanza nella religione induista può essere compresa dal fatto che un Upaniṣad indipendente, la Garudopanishada, e un Purana, il Garuda Purana, sono dedicati a lei. Garuda è nota con molti altri nomi - Chirada, Gaganeshvara, Kamayusha, Kashyapi, Khageshvara, Nagantaka, Sitanana, Sudhahara, Suparna, Takshya, Vainateya, Visnuratha e altri ancora. Nei Veda è presente il più antico riferimento a Garuda, con il nome Shyena, laddove si dice che questo maestoso uccello avrebbe portato il nettare degli dei (amrit) sulla Terra dal Cielo; i Purana, molto successivi, riferiscono lo stesso di Garuda, indicando che Shyena e Garuda siano la stessa divinità (o lo siano diventate nel tempo). Si crede che pregando Garuda sia possibile curare gli effetti del veleno. Nella mitologia buddhista, i garuda sono una razza divina di uomini-uccello, nemici dei naga, cui danno la caccia. Nel Mahasamyatta Sutta, si narra che Buddha abbia ottenuto una pace tra naga e garuda. Le raffigurazioni antiche lo rappresentano con sembianze per lo più animali, mentre quelle più recenti le hanno quasi completamente umanizzate. Garuda è il simbolo nazionale dell'Indonesia. Esiste pure la compagnia aerea nazionale indonesiana si chiama inoltre Garuda Indonesia.
2012 (119/20 + BF 15) Miti e leggende.
1955 (PA . 14/8) Personaggi della mitologia. Rawana. Hanouman. Ninh Lapath. Sita e Kama. Luci e un amico di Ravana. Rama Rāvana (conosciuto anche con altri nomi ) è il protagonista del poema epico Ramayana. Nel testo classico è rappresentato negativamente in quanto rapitore di Sita, la moglie di Rama, per essersi vendicato su Rama e suo fratello Lakshmana e per aver tagliato il naso di sua Surpanakha . Ravana è descritto come un devoto seguace del dio Shiva, un grande studioso, un sovrano capace e un maestro del Veena. Ha i suoi apologeti devoti e convinti all'interno delle tradizioni indù. Alcuni ritengono che la sua raffigurazione con dieci teste è un riferimento al di lui in possesso di una conoscenza molto approfondita nei 4 e 6 Veda Upanishad, che lo ha reso potente come 10 studiosi. Tuttavia, vi è menzione in Atharvaveda di brahmani demoniaci chiamati Dasagva (dieci teste) e Navagva (nove teste) e la metafora di un certo numero di poteri e forze fisiche soprannaturali per simboleggiare la sua superiorità. Un'altra interpretazione delle dieci teste di Ravana lo presenta come un uomo completo con nove delle sue teste che simboleggiano le nove emozioni che un uomo può possedere (l'orgoglio, la gelosia, la felicità, la tristezza, la paura, l'egoismo, la passione, l'ambizione) e uno che rappresenta l'intelletto. Ravana è pure autore di Ravana Sanhita, un libro importante sull’astrologia indù. Ravana possedeva una conoscenza approfondita di Ayurveda e di scienze politiche. Si dice che fosse stato in possesso del nettare dell'immortalità, custodito sotto l'ombelico. Secondo alcune teorie storiche, è stato un imperatore che regnò su Sri Lanka dal 2554 A.C. al 2517 a.C.
Hanouman. Hanuman è uno dei personaggi centrali del poema epico indiano Ramayana e le sue varie versioni. Trova anche menzioni in diversi altri testi, tra cui Mahabharata , i vari Purana e alcuni testi Jain. Hanuman ha partecipato nella guerra di Rama contro il re demone Ravana . Alcuni testi anche lo presentano come una incarnazione del Signore Shiva. Egli è anche considerato il figlio di Vayu , il quale ha avuto un ruolo importante nella sua nascita.
Kama o "Kamadeva", nella religione indiana è il dio del piacere sessuale, dell'amore carnale e del desiderio. Come Eros, è rappresentato da un giovane con arco di canna da zucchero e frecce che suscitano l'amore nelle persone che colpiscono. Raffigurato a cavallo di un pappagallo, con un vessillo rosso su cui è disegnato un delfino, è attorniato da musici e danzatrici. Nell'Atharva Veda è menzionato come il più potente e superiore fra tutti gli dei. Nel Rig Veda è descritto come capace di suscitare in Brahma il desiderio di non restare da solo, provocando così la creazione del mondo. Kama è descritto come "aja", "non nato", e come "atma-bhū", "nato da se stesso". Nei Purana la sua sposa è Rati (Desiderio), ha un figlio (Aniruddha, Senza rivali), una figlia (Thrisha, Sete) ed un fratello, Krodha. Nel Ramayana si racconta come gli dei avessero inviato Kama per scuotere Shiva e liberarlo dalla profonda meditazione in cui era assorto. Disturbato, Shiva ridusse il dio (da allora conosciuto come "ananga", "senza corpo") in cenere con un solo sguardo del suo terzo occhio. Grazie alle suppliche di Rati, Shiva consentì a Kama di rinascere come Pradyumna, figlio di Krishna. Kama è venerato dagli innamorati e dagli yogi i praticanti dello yoga, perché è grazie a lui che ci si può liberare dal desiderio. Il termine kama viene riferito anche ad uno dei purushartha, gli scopi della vita umana, qui inteso come il raggiungimento del benessere e della felicità in termini psico-fisici.
Rama. E’ il settimo avatar del dio Vishnu in Induismo e, secondo le scritture indù, un re di Ayodhya. Rama, considerato l'Essere Supremo, è una delle tante figure popolari dell'induismo, in particolare Vaishnavism e Vaishnava scritture religiose nel Sud e Sud-Est asiatico . Ad Ayodhya , la città indiana dove si crede sia nato, è anche adorato come un neonato o un Ram Lalla. La sua vita di Ram é narrata nel Ramayana, uno dei due grandi poemi epici dell'India. Nato come il figlio maggiore di Kausalya e Dasharatha, re di Ayodhya, Rama viene definito entro l'induismo come Maryada Purushottama, letteralmente l'Uomo Perfetto o Signore dell’Auto-controllol o Signore della Virtù. Rama è il marito di Sita , che gli Indù considerano un avatar di Lakshmi e l'incarnazione della femminilità perfetta. Per motivi di onore di suo padre, Rama abbandona la sua pretesa al trono di Kosala e se ne va in volontario esilio per quattordici anni in una foresta accompagnato sa sua moglie Sita e suo fratello Lakshmana , incapace di vivere senza Rama. Durante l’esilio, Sita viene rapita da Ravana , il Rakshasa ( Asura ) monarca di Lanka . Dopo una ricerca lunga e difficile che mette alla prova la sua forza personale e la virtù della perseveranza, Rama combatte una guerra colossale contro gli eserciti di Ravana. Una guerra di esseri potenti e magici, dotati di armi distruttive e ricca di battaglie, Rama uccide Ravana in battaglia e libera la moglie. Dopo aver completato il suo esilio, torna per essere incoronato re nel Ayodhya (la capitale del suo regno), e diventa imperatore capace di donare al suo popolo ottime leggi, la felicità, la pace, la prosperità e la giustizia per un lungo periodo che va sotto il nome di periodo di Ram Rajya.
1962 (39 e 42) Leggende: Pou Gneu – Nha Gneu. Nang Ten One. La figlia del re dei coccodrilli La leggenda di Pou Gneu Nha Gneu. La leggenda narra le vicende di una mitica coppia che fecero emergere dal mare la terra, crearono i primi uomini e piantarono i primi semi. Si narra che essi abbiano addomesticato il leone di nome Canta Keo Sing Kham; e che abbiano anche eliminato una bestia mostruosa che terrorizzava la regione di Luang Prabang. Per commemorare questo evento, gli abitanti di quella regione vanno annualmente in corteo di cui fanno parte maschere che rievocano la vicenda.
1964 (101/4) Pravet Sandonne. Maty la moglie. Phame e la moglie. Arresto di Amittatta. Pravet Sandonne era principe ereditario. Aveva una moglie, Maty, e due incantevoli figli. Un giorno, un vicino di casa che era nei guai da sette anni, a seguito di una grave siccità, Pravet Sandonne gli diede l'elefante sacro venerato nel suo paese, per portare pioggia. Ben presto la pioggia arrivò e il paese fu salvato dalla carestia. Il Re, padre di Pravet Sandonne, venuto a conoscenza del dono del sacro elefante, si infuriò e cacciò via dal palazzo il figliol prodigo. E questi si rifugiò nella foresta portando con sé il suo carro, due cavalli, seguito dalla moglie e due figli. Durante il cammino, volendo aiutare il prossimo, donò i suoi avere ai mendicanti. Sparsasi la notizia della sua generosità i mendicanti pensarono bene di spogliarlo di quel poco che ancora possedeva. Presto non gli rimase più nulla, eccetto la moglie e i bambini. Fu allora che due mendicanti, Phame Amittatta e sua moglie, decisero di rapirgli i figli e attuarono il loro proposito. Allora Dio, che desiderava mettere alla prova Pravet Sandonne, gli apparve sotto forma umana e gli chiese di dargli sua moglie. Senza esitazione, Pravet gliela donò. Intanto, il mendicante Phame Amitta e sua moglie tornarono in città, con i due bambini rapiti. Il re, avendoli visti, li riconobbe come suoi nipoti e capì che suo figlio aveva voluto fare del bene fino in fondo. Fece arrestare i due mendicanti, perdonò suo figlio e lo riammise a corte dove, alla sua morte, gli lasciò in eredità il regno.
1971 (224/5) Mitologia: Nakkanet. Rahu. Rahu. Nella Tradizione indù è la testa di un asura, una divinità indiana che inghiotte il sole per provocare le eclissi. Egli è raffigurato come un serpente senza corpo che guida una biga trainata da otto cavalli neri. Rahu è uno dei navagrahas (nove pianeti) nella astrologia vedica. Il Rahu kala (ora del giorno sotto l'influenza di Rahu) è considerato di cattivo auspicio. Secondo la leggenda, durante la manthan Samudra , l' asura Rahu stava per bere l’amrita (il nettare divino). Il Sole e la Luna avvertirono Mohini (l'avatar femminile di Vishnu ).Così prima che il nettare potesse passare attraverso la gola, Mohini gli tagliò la testa. La testa rimase tuttavia immortale per effetto dell’amrita e divenne Rahu. Si ritiene che questa testa immortale di volta in volta inghiotta il sole, causando le eclissi solari. Poi, il sole passa attraverso l'apertura a livello del collo e così l'eclisse ha termine. Il corpo, inoltre, si trasformò in Keto, il quale ha la possibilità di ingoiare la luna per causare le eclissi lunari . Rahu è un leggendario maestro dglii inganni. Degtli imbroglioni, gaudenti, operatori in terre straniere, spacciatori, commercianti di velenio, di azioni insincere e immorali, ecc. Rappresenta le persone irreligiose, emarginate, false, sporche falsità, sporcizia. E’ foriero di brutte malattie e altro ancora.e per rafforzare il proprio potere e la conversione anche un nemico in un amico. Nel Buddhismo Rahu è uno dei krodhadevatas (divinità della rabbia e dell’ira).
1972 (P.A. 91) Mitologia:Tida Nak Harat. Nang Kinnali. Norasing.
1974 (111P.A) dea Phra Sratsvady. Il dio Phra Indra. Phra Phrom Phra Stratsvadi o Saraswati è la dea indù della conoscenza , musica , arte e scienza. Compagna di Brahma, ha con lui creato l'universo. Saraswati è conosciuta come una divinità custode di Buddismo che difende gli insegnamenti di Gautama Buddha, offrendo protezione e assistenza ai praticanti. E’ 'raffigurata come una bella donna, con quattro braccia, e di solito è raffigurata con un bianco immacolato sari e seduta su un loto bianco o in sella a un cigno bianco. Dea della conoscenza e delle arti, incarna la saggezza di Devi. Lei è il fiume della consapevolezza che la creazione ravviva, lei è l'alba i cui raggi dissipano le tenebre dell'ignoranza. Senza di lei c'è solo caos e confusione. Per realizzare il suo scopo deve andare oltre i piaceri dei sensi e gioire nella serenità dello spirito. Saraswati non indossa gioielli o dipinge se stessa con colori brillanti. Il sari bianco che adorna riflette la sua purezza essenziale, il suo rifiuto di tutto ciò che sta alla base del materialismo. Trascende le voglie della carne e gioisce dei poteri della mente. Incarna tutto ciò che è puro e sublime in natura. Phra Indra Nella mitologia induista è una delle più potenti divinità, dio del cielo, della pioggia e delle tempeste. La sua sposa è Indrani .Dopo aver ucciso il padre Dyaus, diventa il dio supremo dell’universo. Divinità tutelare degli Arii, è il dio della forza ed il protettore dei guerrieri e dominatori. E’ anche chiamato Vritrahan, in sanscrito “L’uccisore di Vritra”. Vritra era un demone malvagio in forma di immenso serpente, che impediva alle acque dei fiumi, dei torrenti e anche a quelle dei cieli di scorrere liberamente. Indra lo uccise e liberò i corsi d’acqua, che riportarono la vita sulla terra. Indra rappresenta l’ordine cosmico che sconfigge il disordine universale configurato da Vritra. Questo mito riflette altresì l’evento delle piogge monsoniche che pongono fine ai periodi di siccità. Nel combattimento è accompagnato dai Marut, divinità della tempesta, anch’essi armati di folgore e lance, i quali annunciano l’arrivo dei monsoni e cantano senza posa le lodi di Indra. Tremenda fu anche la lotta con l’astuto demone Namuci, che riuscì a ridurre Indra all’impotenza mescolando alcool al soma. Il Dio dovette, allora, chiedere aiuto agli Asvhin, gli dei gemelli, e a Sarasvati che lo liberarono dall’ubriachezza, così da rendergli possibile la vittoria sul demone. Indra, nell’antica fase vedica dell’Induismo, occupava il primo posto, accanto a Mitra e Varuna, nel pantheon degli dei; in seguito la sua importanza diminuì rispetto agli dei emergenti Vishnu e Shiva. Diventò un semplice suddito di Vishnu e, conosciuti la paura e il desiderio, rischiò addirittura di perdere l’immortalità, superato da alcuni eroi e da certi brahmani in quanto a valore e rigoroso ascetismo. Phra Phrom. E’ considerato nella cultura tailandese come una divinità della fortuna e protezione. Gli adoratori di tale divinità sono soliti offrirgli incenso, candele, fiori di gelsomino o ghirlande di gelsomini, latte di cocco. Un altro modo comune di culto è quello di collocare statue di elefanti di legno sull'altare per onorarlo. Phra Phrom è noto anche per ammirare la musica classica thailandese, che si esegue nei pressi di grandi altari all'aperto, accompagnata da danze. Gli adoratori di Phra Phrom di solito sono anche consigliati di astenersi dal consumo di carne. Si dice anche che i fedeli devono mantenere le eventuali promesse fatte alla divinità perché la sfortuna potrebbe abbattersi su di loro. Phra Phrom al di fuori della Thailandia, è noto come il Buddha a quattro facce. La cupola d'oro della Camera di governo della Thailandia contiene anche una statua di Phra Phrom.
2001 (1435-8) Mitologia. Vessantara. 2004 (1566/9) I re dei Nagas I Nagas sono una classe di esseri (spesso specie di serpenti che abitano in vari luoghi terrestri o marini o lacustri o in regni invisibili). Sono in tutto simili agli uomini anche nelle loro emozioni. Possono provocare malcontento, malattie e altre calamità. Ma possono anche offrire ricchezza, rendere i campi fertili. Su tali caratteristiche sono nati molti racconti popolari.
1932 (190/4 + fog.16) Leggenda: La leggenda di Riga
1997 La leggenda della rosa rossa
2006 (648) San Cristoforo Patrono di pellegrini, viaggiatori, automobilisti, ferrovieri, facchini, fruttivendoli; invocato contro la peste e la morte improvvisa San Cristoforo è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Secondo la tradizione della Chiesa occidentale subì il martirio in Licia sotto Decio nel 250. Il più antico testo degli Atti di san Cristoforo, in lingua latina, risale al VII secolo; ma è con la narrazione della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine che la storia di san Cristoforo divenne famosa durante il Medioevo. Secondo la leggenda agiografica orientale, Cristoforo, un omone dall'aspetto animalesco, entrato nell'esercito imperiale, si convertì al cristianesimo e annunciò la sua fede ai commilitoni. Scoperto, venne sottoposto a numerose torture. Due donne, Niceta e Aquilina, che avrebbero dovuto corromperlo, furono invece da lui convertite. Alla fine Cristoforo venne decapitato. In Occidente prevalse invece un altro aspetto, quello legato al significato etimologico del suo nome: Cristoforo infatti significa, in greco, "(colui che) porta Cristo". Così la leggenda parla di un cananeo, per alcuni un gigante, che faceva il traghettatore su un fiume. Era un uomo burbero e viveva da solo in un bosco, di cui era padrone. Secondo alcune storie il fiume era in Licia. Una notte gli si presentò un fanciullo per farsi portare al di là del fiume; Reprobus (questo era il nome dell'uomo prima del battesimo, secondo alcune versioni), anche se grande e robusto, si sarebbe piegato sotto il peso di quell'esile creatura, che sembrava pesare sempre di più ad ogni passo. In alcune versioni sarebbe cresciuta anche la corrente del fiume, che si faceva più vorticosa. Il gigante sembrava essere sopraffatto, ma alla fine, stremato, riuscì a raggiungere l'altra riva. Al meravigliato traghettatore il bambino avrebbe rivelato di essere il Cristo, confessandogli inoltre che aveva portato sulle sue spalle non solo il peso del corpicino del bambino, ma il peso del mondo intero. Dopo aver ricevuto il battesimo, Cristoforo si recò in Licia a predicare e qui subì il martirio.
2008 (712) Cavaliere e principessa
LIBERIA
Anno 2014 (5351/4 + BF 657) Creature mitiche: Dragone, Minotauro, Centauro, Fenice, Liocorno, Licantropo. Sirene
1967 (422/4) Fiabe: Il cavallo Malanser. Il tesoro di Gutenmberg. Il gigante di Guflina Molti anni fa viveva a Guflina un uomo di statura gigantesca, capace di sradicare gli abeti con la forza delle braccia. In una profonda grotta della montagna abitava un terribile drago con lunghe corna ai lati della testa, gli occhi rossi come due torce ardenti. Il drago era il terrore dei minatori e degli allevatori di bestiame. In autunno, dopo che i pastori avevano ricondotto gli animali nelle stalle, il mostro, nottetempo, attaccava mandrie e greggi causando gravi danni. Per liberare la popolazione il gigante Guflina sfidò il mostro. Davanti alla grotta i due contendenti si trovarono di fronte. Il mostro fu il primo ad attaccare protendendo le braccia e pronto a colpire con le unghie artigliate l’avversario, ma Guflina reagì e afferrato per il collo quella specie di dragone lo spinse contro la parete rocciosa della grotta con tale veemenza che le ossa dell’avversario scricchiolarono. Si ruppero e dalla gola del mostro uscì un urlo finale che rimbombò per tutta la valle. I pastori e allevatori applaudirono a lungo chi li aveva liberati dalla schiavitù e ripresero a pascolare i loro animali in completa libertà e sicurezza.
1968 (447/9)Leggende:Il tesoro di San Mamerte Il folletto di Bergewald. Led tre sorelle.
1969 (466/8)Leggende:Il diavolo ingannato. Il capro. Il tesoro di Grafenberg
1976 (598) Le figlie di Cecrope Il mito dà per certo che Cecrope fu il primo re di Atene e lo descrive come un essere primordiale, metà serpente e metà uomo, nato dalla terra stessa e quindi autoctono, cosa di cui si vantavano anche gli ateniesi i quali si appellavano Cecropidi o autoctoni ritenendo loro stessi discendenti di Cecrope e quindi originari dell'Attica. Cecrope sarebbe stato anche il primo re a introdurre la monogamia, il culto degli dèi, l'usanza di seppellire i morti e a dividere l'Attica in dodici comunità. Le tre figlie di Cecrope, la cui moglie si chiamava Aglauro o Agraulo, cioè colei che abita sul campo, venivano chiamate anche le Aglauridi o drakaulos (coloro che dimorano con il serpente) e si chiamavano Erse (goccia di rugiada), Pandroso (completamente irrorata di rugiada) e Aglauro (splendida). Sulla morte di quest'ultima si narrano diverse storie: la più conosciuta vuole che fosse stata lei a istigare le sorelle ad aprire il cesto contenente Erittonio e che morì lanciandosi nel vuoto con loro; un'altra la riabilita narrando di un assedio che Atene subiva e che, secondo un oracolo, sarebbe terminato con la sconfitta a meno che un cittadino non si fosse sacrificato lanciandosi nel vuoto dal punto più alto dell'Acropoli. Aglauro si offrì volontaria al sacrificio e salvò Atene; in merito a questa versione, va ricordato che sull'Acropoli esisteva il tempio di Aglauro ove gli ateniesi chiamati per la prima volta alle armi giuravano fedeltà alla città, inoltre ad Atene veniva celebrata una festa chiamata Agraulie. L'ultima storia è legata alla sorella Erse e al dio Hermes. Si racconta che una sera, mentre le ragazze ritornavano da una delle feste sacre, Ermes cercò di persuadere Agraulo, dandole dell’oro, a lasciarlo entrare nella stanza della minore delle sue figlie, Erse, di cui era innamorato. Agraulo accettò l’oro, ma colta dalla gelosia nei confronti della bella figlia non rispettò il patto. Il dio si infuriò, entrò ugualmente nella casa, trasformò la donna in pietra e si unì a Erse, concependo due figli: Cefalo, il beniamino di Eros, e Cervice, il primo araldo dei misteri eleusini.
1984 (784/6) Leggenda. La caduta di Trisona La Triesen bellissimo villaggio in Liechtenstein è stato in passato un grande, bellissima città e chiamato Trisona. La ricchezza e la pienezza viziarono i suoi abitanti, i quali, dimenticando le buone azioni, schernirono Dio e vissero nel peccato. Quando la vita scostumata raggiunse il culmine, Dio mandò un angelo con una spada di fuoco il quale, sorvolando la città e ammonì gli abitanti, gridando: "Chi non vuole perire per la caduta della città, fugga a Sant Amerta!". Nessuno accettò la proposta tranne una donna che si affrettò a riunire i suoi figli e a trovare rifugio a Sant Amerta nella chiesa, dove si inginocchiò e pregò per il benessere della sua patria. Purtroppo alle sua preghiere rispose un orrendo frastuono. Una valanga enorme di terra e di fango sommerse tutta la città e la seppellì. Solo una casa era stata risparmiata: la sua. Purtroppo la città non c'era più, e nulla più ricordava la bellezza originaria. 1997 (1086/7) Fiaba: Il contadino Plankner Fülle Un contadino, tornando a casa, notò in un campo dei frutti molto più grossi del normale. Avendoli lodati, il proprietario gliene diede uno, dicendogli che si trattava di uova di cavallo. Tornato a casa il contadino si dispose a covare l’uovo. Mentre lo covava, l’uovo (in realtà si trattava di una zucca), scivolò via e proprio in quel momento una giovane lepre apparve all’improvviso. Il contadino si convinse di essere stato truffato. Aveva desiderato un cavallo e aveva, invece, ottenuto una lepre. Wildmannli. La tradizione popolare del Nord Europa è ricca di personaggi fantastici: gnomi, folletti, fate, creature dei boschi, esseri a volte buoni, a volte cattivi. I Wildmannli (piccoli uomini selvaggi) sono folletti pelosi che aiutano i contadini nei lavori domestici e dei campi, e nell’allevamento del bestiame.
1997 Fiabe: La piccola strega. Arcobaleno
1965 (672/7) Leggende: I romani di Titelberg. Scappchen il cacciatore. La strega di Koerich. I folletti di Shoendels. Il guardiano di Hesperange. La vecchia di Heilspelt. La sua storia millenaria ha dato vita a numerosissime leggende e storie terrificanti che ancora persistono nell’immaginario collettivo dei lussemburghesi. Tra le storie e leggende più famose ricordiamo: Melusina, la sirena di Lussemburgo, il fantasma di Stierchen, le streghe danzanti di Koerich e il licantropo di Bettemborug.
1966 (691/6) Fiabe: Maria della veletta. Il guardiano di Wark. Noiraud di Vianden. La fata di Rosport. Il lupo di Donkolz. Le tre filatrici
1977 (1377/8) Leggende: Il cacciatore di Hollenfels. Un cacciatore lussemburghese aveva intrecciato rapporti poco puliti col diavolo e per questo venne punito. Ancora oggi si racconta che l’anima del cacciatore si aggiri per i boschi, accompagnata da tre cani bianchi e spaventi i giovani ubriachi, facendo rotolare per i pendii i tronchi abbattuti dai taglialegna. Melusina di Lussemburgo. Si racconta che il conte Sigfrido avesse costruito, con l’aiuto di Satana, un castello proprio sulla collina antistante il luogo in cui oggi sorge la città di Lussemburgo. Il conte aveva poi sposato Melusina, una ninfa da cui aveva avuto sette figli. Il conte vedeva la moglie tutti i giorni, tranne il sabato, giorno in cui la donna si ritirava nei suoi appartamenti. Un giorno il conte la spiò attraverso il buco della serratura e la vide mentre faceva il bagno, si pettinava… ma vide pure le sue gambe trasformarsi in una lunga coda di pesce. A Sigfrido sfuggì un grido d’orrore al quale la sua sposa si dissolse e sparì per sempre.
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