CAMBOGIA

 

1991 (985/7)   Il dio Garuda .  Garuda, divinità induista minore, è rappresentata con piume d'oro, faccia bianca, ali rosse, becco e ali d'aquila, ma un corpo spesso umano. Indossa una corona sulla testa come suo padrone, Visnu. Secondo alcuni studiosi il nome deriverebbe da gara-ud-di, che significa "colui che aspetta il veleno", oppure "colui che porta un gran peso", mentre secondo altri deriverebbe da Garuman, il dio vedico del sole. Un racconto mitico narra che dopo essersi seduto su un ramo, accortosi che stava cedendo per il gran peso, visto che ospitava ben 40.000 asceti, con un gran sforzo riuscì a sollevarlo. .Un’altra leggenda presente su Exotic India Art (traduzione di Flavio Pellicani) racconta “ Lassù nell'Himalaya, nei recessi del monte Kailash c'è la dimora di Shiva, dio indù della distruzione. Una sera Vishnu, dio responsabile della conservazione dell'ordine cosmico, vi si recò in visita a Shiva, lasciando all'ingresso Garuda, l'essere metà uomo e metà aquila che gli funge da cavalcatura. Garuda si sedette fuori da solo, beandosi delle bellezze naturali del posto. A un tratto lo sguardo gli cadde su una bella creaturina, un uccellino appollaiato sull'arco sovrastante l'ingresso della casa di Shiva. Garuda esclamò ad alta voce: «Quanto è meravigliosa questa creazione! Colui che ha creato queste enormi montagne ha fatto anche questo uccellino piccolissimo, ed entrambi sembrano ugualmente meravigliosi».

Proprio in quel momento, Yama, il dio della morte, passò di lì a cavallo di un bufalo poiché intendeva far visita a Shiva; passando sotto l'arco, il suo sguardo si posò sull'uccellino e lui alzò le sopracciglia con espressione sorpresa. Poi distolse la vista dall'uccellino e sparì all'interno.

Il mito narra che una sola occhiata, anche di sfuggita, di Yama  è un presagio di morte imminente. Garuda, che aveva osservato la scena, pensò tra sé e sé: «Yama che guarda attento l'uccellino può significare una cosa soltanto: che il tempo di questa creatura è finito. Forse quando uscirà lo porterà via con sé». Il cuore gli si colmò di compassione per l'uccellino indifeso, che stava là ignaro della sua sorte incombente.

Allora Garuda, che è l'essere più veloce dell'universo, prese la decisione di salvarlo dalle grinfie della morte: lo afferrò, volò rapidamente fino a una foresta lontana migliaia di miglia e lo posò delicatamente su una roccia a lato di un ruscello. Poi ritornò rapidamente al Monte Kailash e riprese posizione accanto alla porta d'ingresso.

Poco dopo Yama uscì e fece a Garuda un cenno d'intesa. Garuda salutò il dio della morte e gli disse: «Posso farvi una domanda? Mentre andavate dentro, avete visto un uccello e per un momento siete sembrato stupito: perché?».

Yama rispose: «Beh, quando i miei occhi sono caduti su quell'uccellino, ho visto che sarebbe dovuto morire di lì a pochi minuti, ingoiato da un pitone, molto lontano di qui in una foresta presso a un ruscello. Mi domandavo come avrebbe fatto quella creatura così piccola a superare le migliaia di miglia che la separavano dal suo destino in così poco tempo. Poi mi è passato di mente. Ma certamente in qualche modo dev'essere avvenuto».

Dicendo questo, Yama sorrise e se ne andò. Sapeva già del ruolo che avrebbe avuto Garuda nella circostanza? Nessuno può saperlo per certo. Garuda restò là seduto a rimuginare per un pezzo sulla piega inattesa che avevano preso gli eventi.

 

Visnu.  E’ il nome di una divinità maschile vedica che nei secoli appena precedenti la nostra Era assorbì altre figure divine come Purusa, Prajāpati, Nārāyana e Krisna acquisendo nel periodo epico del Mahābhārata (poema)la figura divina protettrice del mondo e del Dharma e, nella letteratura religiosa post-epica, la volontà di intervenire per proteggere i suoi devoti. Assorbendo l'antico culto di Vasudeva divenne uno dei culti principali dell'Induismo che va sotto il nome di Visnuismo o Vaisnavismo.  E’  considerata una divinità onnicomprensiva, avente diversi aspetti. È conosciuta, sia l'Anima Suprema, sia Totalità, nella quale sono contenute tutte le anime. Rappresenta anche Bhagavat dove il termine bhâga significa Gloria Divina. Vishnu possiede sei qualità divine: jñäna (onniscienza), aishvarya (autorevolezza) , shakti (potenza), bala (energia), vërya (immutabilità), tèjas (lucentezza).

 

Vacca sacra.  In India esiste una vera e propria venerazione nei confronti delle vacche, esse possono pascolare e circolare liberamente per le strade delle città. Krishna, la divinità più popolare in India, è il protettore delle vacche.

La sacralità dei bovini è strettamente connessa con la dottrina della reincarnazione. Secondo questa dottrina le anime devono attraversare una lunga catena di trasmigrazioni da una specie animale all’altra e l’ultimo gradino prima di arrivare a reincarnarsi nell’uomo è rappresentato proprio dalle vacche.

Ma le motivazioni del divieto di macellare i bovini e di cibarsi della loro carne sono più profonde e affondano le radici in tempi più remoti. Le ragioni di questo tabu risiedono nella grande importanza assunta dai bovini nel mantenimento della popolazione indiana, la quale ha un’alta densità demografica.

A questo punto della storia i bovini divennero una risorsa fondamentale per tirare l’aratro, per utilizzarne gli escrementi al fine di fertilizzare i campi, per ricavare il latte col quale produrre i latticini, che comunque possono fornire un buon apporto proteico all’alimentazione, insieme ad altri elementi vegetali.

 

1983  (381) - Apsara di Angkor),   2012 (2118/21+ BF 209) Tempio  Banteay Srei. La Dea Apsara. Nella mitologia buddista e indù l’Apsara  (ninfa o fanciulla celestiale) è uno spirito femmina delle nubi e acque. Sono esseri femminili belli, soprannaturali. Sono giovani ed eleganti e stupende  nell'arte della danza. Spesso sono le mogli dei Gandharva, i musicisti di Corte di Indra. Ballano la musica fatta dai Gandharva, solitamente nei palazzi degli dèi. Sono seduttrici di uomini e divinità. Come custodi degli eroi caduti, possono essere paragonate alle Valchirie della mitologia norrena. Come esseri eterei che abitano il cielo e sono spesso raffiguratein volo o al servizio di un Dio. In tal caso possono essere paragonate agli angeli.

Le Apsaras sono in grado di cambiare la loro forma a piacimento e governare le sorti del gioco d'azzardo. Sono spesso paragonate alle Muse della Grecia antica. Le Apsaras sono collegate con l'acqua come le ninfe, Driadi e Naiadi dell'antica Grecia e sono associate ai  riti della fertilità.

Ci sono due tipi di Apsaras; le Laukika (mondane) e le Daivika (divine). Bhagavata Purana afferma  che le Apsaras sono nate da  Kashyap e Muni.

   

 

CANADA

1980 (745/8)  Gli Inuits. Il soprannaturale. Sedna.  E’ la dea del mare degli Eschimesi, che regola la vita degli animali marini e di conseguenza degli uomini, in quanto pescatori.

La Leggenda di Sedna fa parte della tradizione mitologica presso gli Inuit, popolazione eschimese.

Sedna, giovane e bellissima giovane che  passa molto tempo a curarsi e truccarsi, alimentando una relazione col padre dai risvolti forse morbosi. Sedna non vuole crescere e separarsi dal padre, il quale alla fine si impone.

Secondo una prima versione questi impone a Sedna di sposare un cane: si crede che gli antenati degli indiani e dei bianchi furono i suoi figli nati da quella unione. A fronte della pressione Sedna obbedisce alla richiesta del padre.

In una seconda versione, si presenta un altro essere inferiore, una procellaria, un uccello dalla livrea stupenda. Il padre concede perplesso la figlia al misterioso sposo. Ma dopo la separazione ella viene lasciata sola, su un isolotto ad aspettare il marito su una pelle di animale, tra la sporcizia e altre desolanti ombre di solitudine. Sedna è avvilita nella sua regalità, e, nutrita selvaticamente dal pretenzioso animale,  decide di chiamare il padre a riprenderla con sé. Il padre ode il richiamo della figlia e si mette in mare per riportarla a casa. Sedna aspetta a riva esausta e speranzosa. I due si ritrovano e navigano per ore verso casa, ma all'improvviso Sedna vede all'orizzonte una macchia nera. È la procellaria, che vistasi privata della sposa, si vendica e una volta sopra la barca batte le ali con potenza, scatenando una tempesta. Il padre di Sedna capisce di aver rapito la moglie dell'uccello, e terrorizzato fa per riconsegnarla, la getta in acqua, ma Sedna, urlando e piangendo, si aggrappa con le mani sul bordo del kayak, finché il padre sopraffatto dalla paura, ne colpisce le falangi col remo, finché Sedna privata di appoggio, cala vinta tra i flutti in tempesta. La separazione dal padre e dall'animale si è finalmente consumata. Sedna incontra il suo destino di dea del mare e degli abissi. Dalle dita recise si generarono foche, balene, trichechi e altri animali.

Negli abissi diviene spirito potente, dea con testa e tronco del corpo di donna e con la parte inferiore dal corpo a coda di pesce (a volte viene rappresentata con volto di foca o con volto di donna e il resto del corpo a forma di pesce).

Per gli Inuit mare ed abissi sono nettamente distinguibili, per via della banchisa o di una superficie in tempesta, nonché dalla impossibilità a scendere in profondità. Per questi la superficie dell'esperienza è sufficiente per valutarne il significato e i contenuti profondi. Sedna nel divenire dea ha maturato rancore nei confronti dell'umanità cieca di fronte all'importanza della giovinezza e della vanità e, quando vuole manifestare la sua ira, lo fa con tuoni, fulmini e violenti temporali, in definitiva increspando la superficie del mare. I cacciatori, per questo comportamento, la temono e per ingraziarsela inviano, tramite rituali sciamanici, un loro messaggero, che prima di ogni richiesta deve strigliare e intrecciare i lunghi capelli neri, che Sedna non può curare da sè, avendo perso le dita. Solo quando Sedna è calma, libera i suoi sudditi animali per permettere agli eschimesi di nutrirsi e sostenere le loro famiglie.

I cacciatori, tuttora, quando catturano una foca o un tricheco versano dell'acqua dolce nella bocca del mammifero, in segno di ringraziamento nei confronti di Sedna. Questo rito risale ai tabù che gli eschimesi hanno per non irritare Sedna, la quale si offende se gli uomini commettono omicidi o trasgressioni sessuali. Sedna chiede anche di non cacciare e mangiare mai insieme carne e pesce.

Tra gli eschimesi Sedna è conosciuta come "quella lontana e in basso", oppure come donna delle profondità o colei che non vuole marito. (da Internet)

 

Ritorno del sole.  Per gli Inuit il Sole è un essere femminile  e per la sua ascesa al cielo, avvenuta con la Luna (un essere maschile, suo fratello) si ricorre a due storie, una abbastanza tragica ed una allegra.

Sole e Luna erano sorella e fratello. Come tradizione, essi prendevano sempre parte al gioco della copulazione nella “Casa della Gente Giovane”. Ma una notte, quando Luna stava cercando di scegliere una ragazza, la lampada si spense, e tutto fu avvolto dalle tenebre. Luna toccò sua sorella e ritenne di avere trovato la giovane più bella. Egli notò come fossero cuciti i suoi vestiti ed ogni volta aspettava che la lampada si esaurisse per poterla trovare al tatto. Luna fece questo molte volte ma Sole divenne curiosa. La ragazza si sporcò le dita con la fuliggine della lampada e durante la copulazione premette le dita contro la fronte dell'uomo che la stava prendendo. E quando la lampada fu accesa di nuovo, ella vide le macchie sulla fronte del fratello. Sole divenne rossa e calda per la vergogna, prese uno stoppino di muschio dal mucchio vicino alla lampada, lo intinse nel grasso di balena, lo accese e corse fuori. Luna la rincorse ma aveva talmente fretta che, preso a sua volta uno stoppino, non lo accese altrettanto bene.

“Ora noi dobbiamo correre via e non potremo guardarci mai più l'un l'altra” disse Sole, e in quello stesso istante divennero entrambi spiriti e furono sollevati in cielo dove continuano ancora oggi il loro inseguimento.

La seconda storia è più gioiosa parla di due giovani, fratello e sorella che si rincorrono per gioco in cerchio, sempre più velocemente finché salgono verso il cielo e diventano rispettivamente il Sole e la Luna.

Siccome gli Inuit non coltivano nulla, essi non dipendono dal Sole, e questa è una ragione per cui in inverno è sempre buio.

 

L’uccello spirito. Molto tempo fa, quando il mondo era appena nato, era sempre buio nella terra dove viveva il popolo degli Inuit. Essi pensavano che fosse buio in tutto il mondo fino a quando non capitò lì un vecchio corvo che viveva viaggiando su tutto il pianeta. Il vecchio corvo raccontò loro dei giorni luminosi che aveva potuto vedere, e più gli Inuit sentivano parlare di luce e più la desideravano.
Noi potremmo cacciare più lontano e più a lungo. Noi potremmo vedere l'orso polare arrivare e scappare prima che ci attacchi”.

La gente supplicava il corvo di andare a prendere la luce del giorno, ma lui non voleva: “È troppo lontano, ed io sono troppo vecchio per volare così a lungo”. Ma la gente lo supplicò così a lungo che alla fine partì.

Aprì le ali e si lanciò nel cielo buio, verso est. Volò molto a lungo, finché le ali non cominciarono a dolergli per la stanchezza e stava per tornare indietro quando notò un debole bagliore di luce in lontananza. Mano a mano che si avvicinava al bagliore, la luce diventava sempre più brillante finché l'intero cielo non fu illuminato. L'uccello esausto si fermò a riposare su un albero, vicino ad un villaggio. Faceva molto freddo. Una figlia del capo del villaggio andò nel vicino ruscello. Come lei immerse il suo secchio nell'acqua gelata il corvo si tramutò in un granello di polvere e volò sul suo mantello di pelliccia. Quando lei tornò al capanno del padre, portò con sé anche Corvo. Dentro alla casa l'atmosfera era calda e luminosa. la ragazza si tolse la sua pelliccia ed il granello di polvere andò verso il nipote del capo, che stava giocando sul pavimento. Egli volò verso l'orecchio del bambino che cominciò a piangere.

“Che cosa hai? Perché piangi?” chiese il capo, che sedeva vicino al fuoco.

“Digli che vuoi giocare con una palla di luce” sussurrò il granello di polvere.

Come ogni nonno, il capo voleva che il nipote fosse felice e disse alla figlia di andare a prendere la scatola delle palle di luce. Ne prese una piccola, la avvolse con uno spago e la diede al nipote.

Il granello grattò ancora l'orecchio del bambino, facendolo piangere di nuovo “Digli che vuoi giocare fuori” sussurrò il corvo. Il bambino fece così, ed il capo lo portò sulla neve, davanti a casa, poi tornò dentro. Il granello di polvere si tramutò in corvo, tagliò lo spago con i suoi artigli e volò verso ovest. Finalmente raggiunse la terra degli Inuit, la palla cadde a terra e si ruppe in tanti piccoli pezzi. La luce entrò in ogni casa e il buio lasciò il cielo.

Tutta la gente uscì di casa “Noi possiamo vedere per chilometri! Guarda le montagne in distanza e il cielo, come è blu. Non abbiamo mai potuto vedere così!”

Essi ringraziarono Corvo, ma lui si scusò: “Ho potuto portare solo una piccola palla di luce ed avrà bisogno di molto tempo per riprendere forza, così avrete luce solo per metà dell'anno”.

La gente rispose “Ma noi siamo felici di avere la luce per metà dell'anno, prima era buio per tutto l'anno”.

Questo è la spiegazione del perché, nella terra degli Inuit, all'estremo nord, è buio per sei mesi ed è giorno per gli altri mesi. (da Internet)

 

Lo sciamano. Lo sciamanismo è comune in tutte le culture dei popoli dediti alla caccia. Nella società tradizionale Inuit, angatkuq (lo sciamano) era visto come un dottore-consigliere-guaritore, ma non era il capo della tribù, poiché gli Inuit non avevano un capo. L'onore di guidare la tribù andava alla persona più vecchia del gruppo, con una grande esperienza nella caccia e nel tendere trappole.

Le tribù Inuit potevano avere anche più di uno sciamano, che potevano essere uomini o donne. Sciamano si nasce, non si diventa: hanno l'abilità di avere visioni, di vedere gli spiriti, di essere guidati da alcuni di tali spiriti, conosciuti come tuunngait, per l'intera loro vita. Noi siamo circondati da buoni e cattivi spiriti.
Attraverso i riti fatti di tamburi, danze e le canzoni di alianait, l'angatkuq identifica i cattivi spiriti e dove sono localizzati, così da comprendere la causa della malattia, del cattivo tempo o della scarsità di animali. In alcuni casi si parla di visioni del futuro.

 

1990  (1158A/D) Leggende popolari: Kraken. Il kraken è un mostro marino leggendario dalle dimensioni abnormi; il suo mito ha origini molto antiche, ma si è sviluppato soprattutto fra il Settecento e l'Ottocento, forse anche sulla base dei resoconti di reali avvistamenti di calamari giganti. Viene generalmente rappresentato come una gigantesca piovra di proporzioni gigantesche, con tentacoli abbastanza grandi da avvolgere un'intera nave  o altri mostri. Abitavano al largo delle coste della Norvegia e la Groenlandia .

 La leggenda potrebbe in realtà avere origine da avvistamenti di reali calamari giganti che sono variamente stimati in crescita da 13-15 m) di lunghezza, compresi i tentacoli. Queste creature normalmente vivono a grandi profondità, ma sono state avvistate in superficie e hanno attaccato navi.

 

Sasquatch. Bigfoot, detto anche Sasquatch, Momo o Piedone, è una leggendaria creatura scimmiesca che dovrebbe vivere nelle foreste dell'America Settentrionale. Segnalazioni della sua presenza sono arrivate da diverse parti del continente ma sembra che i Bigfoot siano concentrati nei due stati americani di Washington e Oregon. Non ci sono prove concrete della sua esistenza se non video, foto od orme di piedi anomale.

Ogopogo. I nativi americani della zona dell'Okanagan chiamavano il mostro N'ha-a-itk, che in lingua salish significa "demone del lago". Veniva anche chiamato "grande bestia del lago" o "serpente del lago". I nativi erano soliti portare sulle proprie canoe animali da sacrificare nel caso il mostro fosse apparso. Inoltre, ancora oggi i nativi non pescano mai nella zona di Squally Point, il luogo dove si troverebbe l'ingresso della tana dell'Ogopogo. Alcuni antichi graffiti ritrovati nei pressi di Powers Creek mostrano una creatura a forma di serpente. Secondo la leggenda, la creatura era in origine un uomo, Kel-Oni-Won, che si era macchiato dell'omicidio di un vecchio di nome Kan-He-K (da cui deriverebbe il nome Okanagan). Per punizione, gli dei trasformarono l'assassino in un gigantesco serpente marino.

 

Lupo mannaro o Licantropo.   Il licantropo o  uomo-lupo o lupo mannaro (dal latino volgare lupus hominarius, cioè "lupo umano" o "lupo mangiatore di uomini" è una delle creature mostruose della mitologia e del folclore poi divenute tipiche della letteratura dell'orrore e successivamente del cinema dell'orrore. Secondo la leggenda, il licantropo è un essere umano condannato da una maledizione a trasformarsi in una bestia feroce ad ogni plenilunio: la forma di cui si racconta più spesso è quella del lupo, ma in determinate culture prevalgono l'orso, il bue (Erchitu) o il gatto selvatico. Nella narrativa e nella cinematografia dell'orrore sono stati aggiunti altri elementi che invece mancavano nella tradizione popolare, quali il fatto che si possa uccidere solo con un'arma d'argento, oppure che il licantropo trasmetta la propria condizione ad un altro essere umano dopo averlo morso. Alcuni credevano che uccidendo il lupo prima della prima trasformazione la maledizione venisse infranta.

È importante notare inoltre che lupo mannaro e licantropo non sempre sono sinonimi: infatti nelle leggende popolari il lupo mannaro è talvolta semplicemente un grosso lupo con abitudini antropofaghe, a cui può essere associata o no una natura mostruosa. Inoltre, nel caso del lupo mannaro come mutaforma, si può distinguere tra il lupo mannaro, che si trasforma contro la propria volontà, e il licantropo, che si può trasformare ogni volta che lo desidera e senza perdere la ragione (la componente umana).

Nella letteratura medica e psichiatrica con licantropia è stata descritta una sindrome isterica che avrebbe colpito le persone, facendo sì che assumessero atteggiamenti da lupo durante particolari condizioni (come le notti di luna piena). In modo analogo un licantropo era semplicemente una persona affetta da questo disturbo ed è con questo unico significato che la voce è riportata su alcuni importanti dizionari della lingua italiana. In tempi recenti, l'esistenza di tale disturbo è stata considerata rarissima o addirittura messa in discussione dalla psichiatria stessa.

 

1991 (1208/11) Leggende popolari: La canoa volante. Maudite è una parola tipica del Quebec francofono (significa "dannato"). Ricorda la leggenda del Chasse-Galerie (la leggenda della canoa volante). Si racconta di un gruppo di viaggiatori che fece un patto con il diavolo affinché permettesse loro di volare a bordo delle loro canoe, guidati da Satana in persona, per tornare a casa in tempo per Natale. Uno di loro rinunciò al suo patto a metà del volo, e tutti precipitarono al suolo.

Kayjjarkiuk l’orfanello.  

Il vento caldo. Il vento di chinook è un vento di foehn, quindi caldo e secco, osservabile nell'entroterra del "West" dell'America del Nord, dove le praterie canadesi e le grandi pianure statunitensi terminano e iniziano le Montagne Rocciose. Questo vento prende nome dal territorio degli indiani Chinook (il basso corso del fiume Columbia), che si trova, per coloro che lo "battezzarono", nella direzione da cui il vento proviene. Lo stesso termine è, infatti, utilizzato per indicare, su parte della costa della British Columbia e nell'area del Puget Sound, un vento caldo e umido da sudovest, che in realtà è quello stesso vento che si ritrova poi, "asciugato" dal suo contenuto di umidità attraversando i vari crinali montuosi, più a oriente.

Il chinook è un autentico vento mangia-neve, capace com'è di far sparire in una giornata oltre 30 cm di neve. La neve in parte fonde, in parte evapora a causa dell'aria molto secca. Inoltre, fiumi e laghi ghiacciati possono veder ridurre lo spessore del ghiaccio di 2,5 cm in un'ora. Quando il chinook è particolarmente caldo e intenso, la neve scompare con rapidità quasi incredibile. Il 25 febbraio 1986 a Lethbridge un manto nevoso di 107 cm sparì in sole 8 ore, sotto l'impeto di un chinook che raggiunse i 166 km/h nelle raffiche.

Il chinook, in inverno, fa crescere la temperatura non di rado da -20°C a +10°/+20°C in poche ore. Quando l'episodio di chinook termina, in genere le temperature precipitano altrettanto rapidamente ai valori precedenti l'insorgere del vento.

Un effetto spettacolare del chinook è il "chinook arch", una banda di nubi stratiformi stazionaria che appare sopra i crinali montuosi, causata dal sollevamento orografico. A coloro che non hanno familiarità con il chinook, il "chinook arch" può apparire come una minacciosa nube tempestosa. In realtà, raramente essa produce pioggia o neve, crea invece spesso le condizioni per spettacolari albe e tramonti.

Il chinook è un protagonista naturale di molte leggende e racconti canadesi.

 

Il tesoro nascosto.

Anno 2014 (3002/6) Sposa fantasma

Treno fantasma

I fantasmi di Fort Georges

Il conte di Frontenac

La nave fantasma

Le cinque storie proposte dalle poste canadesi sono basate su fatti inquietanti, presenti nei racconti di persone reali che giurano di aver sentito o visto un fantasma..

1) Nel 1920 presso il Fairmont Banff Springs Hotel, una giovane donna stava scendendo le scale nel giorno delle nozze, quando il tacco di una scarpa si ruppe e lei rotolò rovinosamente giù dalle  scale incontrando una una tragica fine. Gli ospiti e i dipendenti dell'hotel affermano di aver visto quella sera stessa  la sposa ballare il valzer da sola, per poi sparire.

2)St. Louis, Saskatchewan, è sede del St. Louis Luce, noto anche come il Treno fantasma di  St. Louis. Per oltre 80 anni, su un tratto di ferrovia abbandonata a nord della città, alcuni affermano di aver visto una luce incandescente. Si trattava di una lunga carrozza della  Canadian National Railway (CNR).  A condurla era   lo spettro del conduttore che nel 1920 ebbe la testa  letteralmente  recisa da un treno in corsa.

3) Fort George a Niagara-on-the-Lake, Ontario, fu costruito tra il 1796 e il 1799 (oggi sito turistico), è stato fondamentale per le difese inglesi e servì come quartier generale dell'esercito britannico durante la guerra del 1812. Si dice che il fantasma di un giovane soldato vaghi continuamente all'ultimo piano della caserma;  e ci sono racconti di una bambina vivace, che ebbe il coraggio di prendere la mano quella strana presenza.

4) Nel Fairmont si trova  Le Château Frontenac, uno dei  più famosi “ospiti ultraterreni”l è il governatore francese Louis de Buade, Conte di Frontenac. Il Conte favorì la crescita della Nuova Francia  dal 1672 al 1698 e il suo stemma segna l'ingresso al castello, parte del quale è costruitosul sito della sua ex casa. Alcuni lo hanno v isto vestito in abito del  17° secolo, in giro per le sale o attraversare la sala da ballo.

5) Il Northumberland Strait scorre tra Prince Edward Island a nord e New Brunswick e Nova Scotia a sud. Un sito conosciuto per molti naufragi; lo stretto è una tomba d'acqua per legioni di marittimi. Da duecento anni quelli che vivono sulle sue sponde affermano di aver visto una nave in fiamme, e alcuni curiosi che tentarono un salvataggio ma  quando furono vicini alla nave in fiamme, la videro scomparire  nella nebbia.

 

2015  (set.)  Leggende.  Case abitate da spettri, fantasmi e scheletri, nebbia che nasconde cose orribili ... tutte questi argomenti sono raffigurati nella  seconda serie di francobolli che caratterizzano popolari storie di fantasmi canadesi. Si tratta di storie presenti nel folklore di varie città, legate a luoghi come stazioni, foreste, località,  bar e ristoranti infestati  da spiriiti.

Si ritiene che molte località siano infestate da esseri spettrali o fantasmi di persone morte in situazioni strane  e misteriose:  soldati  in preda al panico della  nella Valle del Fiume Rosso, Lower Fort Garry in Manitoba per aver visto nel 1903 un carro trainato da una coppia di buoi che passano attraverso il loro accampamento durante la notte;   Marie-Josephte Corriveau, la cui anima si dice che vaghi per le strade buie o nelle foreste vicino a Lévis, Quebec. La donna  fu giustiziata con l'accusa di omicidio. Il suo fantasma continua   ad avvicinarsi di notte ai passanti  afferrando chiunque le passi vicino con le sue mani con le dita  ad artiglio e guardandolo con occhi rossi di sangue; la strana presenza malefica dell'Hotel Caribou in Carcross, costruito nella città di Bennett nel 1898, all'inizio della corsa all'oro del Klondike. L’hotel si dice sia abitato dal fantasma proprietario, reo di aver commeso omicidi a sfondo sessuale, il quale fu presumibilmente sepolto nel cimitero di Carcross ma nessuno ne ha mai individuato la sua tomba; nella città di Halifax è diffusa la leggenda di Lady Grey. La leggenda vuole che il suo  spirito  vaghi  per la Historic Site Halifax Citadel, in lutto per il suo amore perduto, passeggiando al secondo piano durante la notte. Il suo spirito odora di rose e indossa un abito del 19 ° secolo.

 

 

CAPO  VERDE

 

1990 (583/6) Fanciullo con chitarra su un bufalo Un giovane a cavallo di un toro enorme e possente, forte e amante della vita e della libertà. Si chiamava Blimundo. Era molto amato e rispettato da tutti, perché era gentile e servizievole. Il re dopo essere venuto a conoscenza dell’esistenza di tale creatura così servizievole pensò di entrarne in possesso e ordinò che Blimundo venisse catturato , ma il toro reagì e uccise tutti i cacciatori. Il re adirato inviò una seconda spedizione di cacciatori più esperti ma anche questi vennero uccisi.
Quando ricevette la notizia il re disperò di poterlo catturare e andò sui tutte le furie. Venuto a conoscenza di un ragazzo povero ma astuto lo incaricò di portargli Blimundo. Il ragazzo gli chiese un ukulele, un "bli" di acqua e un sacchetto di "prentém." Inoltre, al suo ritorno voleva metà della ricchezza del regno e la mano della principessa. Il re accettò.. Il giovane partì alla ricerca del toro cantando una canzone che lasciò Blimundo incantato. Il giovane gli chiese se voleva andare con lui, solo così avrebbe potuto sposare la principessa. Il toro disse di sì e consentì che il ragazzo salisse sul suo dorso ma a patto c he durante il percorso continuasse a suonare e a cantare.
Il re intanto aveva dislocato un gruppo di soldati in un posto strategico e non credette ai suoi occhi quando vide il toro e il ragazzo che lo cavalcava.
Alla porta del palazzo, il ragazzo chiese discendere per ripulirsi dal lungo viaggio prima di essere presentato alla principessa. Ma il re non aveva alcuna intenzione di mantenere i patti. Aveva il toro ormai nelle sue mani e ordinò ai suoi soldati di ucciderlo. L’animale, colpito a morte, ebbe ancora la forza di colpire con un possente calcio il re e lo uccise. Il ragazzo fuggì, ma non dimenticò mai l'ultimo atto di una creatura che stava per essere privata della libertà e della vita.

Il pescatore e la sirena.  Un pescatore ha catturato all’amo una sirena che gli chiede: “Oh, Joao Piquinote, liberami ed io ti darò un filo dei miei capelli”

La donna e il serpente. La donna dice: “Passerotto dalle penne d’oro, va a dire a mia madre che l’uomo che avevo sposata non era un essere umano”.


L’uomo che aveva covato delle uova. “Ti Loba, Ti Loba, chi ha mangiato le mie uova”.

1990  (583/6) 

 

 

CECOSLOVACCHIA e REPUBBLICA CECA

 

1967    (1692/7)  Fiabe cecoslovacche: Cenerentola. La dama altera. Il cavaliere padrone del mondo. Che Dio vi benedica. Il castello incantato. Il cacciatore maledetto.

Per i testi delle fiabe cecoslovacche  si rimanda alla raccolta di Bozena Nemcová (1820-1862) che fu anche saggista e poetessa. Il suo libro più famoso è "La nonna". Raccolse le "Favole e racconti popolari" (1845-46) e "Fiabe e racconti slovacchi". 

Ad un periodo più tardo, che vide col '48 la fine delle speranze di rinascita della cultura ceca, appartiene Jan Neruda (1834-1891), uno dei maggiori scrittori cechi. "I racconti di Mala Strana", la sua opera più nota, è una raccolta di racconti che ritraggono la vita quotidiana di quell'angolo della città di Praga che era il suo mondo.

 

1781 (1867/9), 1975  (2112/16),  1977 (2227/31),  1979  (2345/9),  1981 (2453/7), 1983 (2542/5), 1985 (2641/4), 1987 (2732/5). Festival Internazionale dell’Illustrazione  del Libro per ragazzi  di Bratislava. Si tiene ogni due anni. Molti soggetti sono dedicati alla fiaba. (Per le illustrazioni si rimanda alla voce Fantafilatelia del sito www.associazioneligureletteraturagiovanile.it )

 

1974/5/6 (2059/60-2110/11- 2163/4) Leggenda: Ero e Leandro.  Poemetto greco scritto da Museo (sec.IV-V d.C.).  Leandro, giovane di Abido, recatosi a Sesto, sull’altra riva dell’Ellesponto proprio di fronte alla sua città,  per assistere ad una festa religiosa,  si innamorò di  Ero, sacerdotessa di Afrodite, e ne fu riamato. Per incontrarla. ogni notte il giovane attraversava lo stretto dell’Ellesponto e, guidato da una lampada che ardeva in cima ad una torre sulla casa dell’amata, la raggiungeva.  Ma in una notte di tempesta  la lampada si spense e Leandro disorientato, non potendo raggiungere la costa, annegò. L’indomani le onde gettarono a riva il suo cadavere. Nel vedere il corpo dell’amato, Ero, non volendo sopravvivergli, si gettò per il dolore dall’alto della torre. Racconto ricco di spontaneità e di grazia, sopravvisse nei secoli. Si dice che

Byron per di mostrare la possibilità dell’impresa abbia attraversato a nuoto l’Ellesponto. 

 

 

 

1978  (BF 44) 

Mitologia.  Apollo e Mida. 

Apollo nacque, come sua sorella gemella Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con Lato. Quando Era seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta proibì alla partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, la donna vagò fino a giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al suolo. Essendo perciò Delo non ancora una vera isola, Lato poté darvi alla luce suo figlio Apollo. Altri miti riportano che la vendicativa Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire Ilizia, dea del parto. Solo l'intervento degli altri déi, che offrirono alla regina dell'Olimpo una collana di ambra lunga nove metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento. I miti riportano che Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia in seguito aiutato la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato.  Ancora altri dicono che Era avesse mandato un serpente sulla Terra per seguire Lato tutta la vita impedendo così a chiunque di ospitarla e darle un rifugio. Lato vagò per molto tempo ma Poseidone, impietosito dalla sua situazione, lasciò che si rifugiasse in mare (dato che letteralmente non era terra)visto che lui, essendo il fratello di Zeus, poteva permettersi di sfidare Era.

Apollo e Pan erano entrambi convinti di saper suonare benissimo, perciò decisero di sfidarsi in gara nominando il re Mida giudice della tenzone musicale. Mida, alla fine del concerto, assegnò la vittoria a Pan, attirandosi ovviamente, le ire di Apollo. 

Secondo una leggenda Sileno, compagno e maestro di Dioniso, era caduto dalla groppa del suo asino, perchè ubriaco, nel giardino di re Mida. Questi allora gli prestò soccorso e il dio, in segno di riconoscenza per la sua generosità nei confronti di Sileno, gli concesse di esaudire un suo desiderio. Mida richiese allora che tutto ciò che toccava si potesse tramutare in oro. La richiesta fu prontamente esaudita, ma con conseguenze impensabili e destinate a sollevare non pochi problemi al re: persino il cibo che egli toccava per portarselo alla bocca diventava oro nelle sue mani. Mida si vide perciò costretto a richiedere al dio di ritirare la sua grazia e di far cessare gli effetti dello straordinario potere che gli aveva concesso perché altrimenti sarebbe morto di fame e di sete. Dioniso gli ordinò allora di bagnarsi nelle acque del fiume Pattolo, che ebbero l’effetto di cancellare ogni traccia dei poteri straordinari del re, e che, secondo la tradizione, da quel giorno divennero ricche d’oro.

 

1997  Bruncvic  e la sua spada  Magica.  Narra la leggenda che Neomenia, preoccupata per il marito  Bruncvik, appassionato di avventure, lo pregasse di non lasciare Praga per avventurarsi  in terre sconosciute. Ma Bruncvik deciso a lasciarla,  le disse che sarebbe tornato entro  sette  anni.  Qualora non fosse tornato in tempo voleva dire che era morto, e che avrebbe dovuto risposarsi. 

 Bruncvik, accompagnato da 50 uomini a cavallo partì. Fu un viaggio avventuroso attraverso terre e mari sconosciuti. Affrontò pericoli finché rimase solo. Continuò, comunque a peregrinare. Incontrò leoni e draghi, Animali strani strani, uccelli canivori. Rimasto solo,  gli rimase al fianco un leone che aveva salvato da un mostro a sette teste.

Al suo ritorno a Praga trovò sua moglie che stava per sposarsi, sebbene non fossero passati sette anni. Per riconquistarla dovette combattere contro molti pretendenti e li uccise tutti con la sua spada magica. Solo così riconquistò l’amore di Neomenia. Da allora non lasciò più la sua casa, e il suo leone che per anni era rimasto fedele al  suo fianco.  Quando Bruncvik morì in tarda età - lasciò dietro di sé un erede, Ladislav. Il leone morì di  crepacuore pochi giorni dopo, sdraiato sulla tomba del padrone, Bruncvic e il suo leone sono diventati il simbolo Stato ceco.    Si dice che la spada  magica sia nascosta dentro le pietre del Ponte Carlo accanto e che un giorno, quando le terre ceche si troveranno sull'orlo della rovina, San Venceslao risusciterà i morti,  e Bruncvic riprenderà la spada per salvare la nazione.

La leggenda ricorda le vicende di Ulisse e quelle di Simbad il marinaio

 

Il mago Zito.    Il mago Zito, compiuti trent'anni,  costruì  trenta covoni di paglia  e con essi nutrì dei maiali. Un ricco panettiere chiamato Michal, vedendoli belli e grassi, li comprò. Žito, nel consegnarglieli, lo avvertì di tenerli sempre lontani dall’acqua.  Michal ritenne la regola assurda perché i maiali  amano il fango e il fango contiene acqua, quindi  potevano tranquillamente venire a contatto con essa Ma non appena  i maiali misero le loro zampe in acqua si trasformarono in paglia.

 Il fornaio furioso andò a cercare Zito, lo trovò e lo trascinò davanti al giudice. Molta gente accorse per udire la sentenza. Il fornaio rivoleva indietro i soldi, ma il giudice gli diede torto,  Da qui nasce il detto  “Hai  tratto un bel profitto come Michal dai suoi maiali” .  Nel senso che  dal tuo acquisto non hai tratto nessun beneficio.

 

2004 (362) Leggenda di Prometeo. Figlio di Giapeto e dell'Oceanina Climene, Prometeo, il cui nome in greco vuol dire il preveggente, era un Titano, cioè di quella razza cacciata dal cielo per opera di Giove, che portò a questo Dio e alla sua nuova signoria un rancore eterno.

Egli rappresenta perciò il libero pensiero, la ribellione all'autorità costituita, la scienza contrapposta alla rivelazione. Egli aveva osservato che tra tutte le creature viventi non ve n'era una capace di scoprire e utilizzare le forze della natura, di stabilire tra le creature l'ordine e l'armonia e d'abbracciare l'essenza delle cose.  Egli allora impastò col fango della terra l'uomo e gli diede vita. Minerva ammirò molto questa sua opera e volle portare in cielo Prometeo perché lassù cercasse ciò che poteva perfezionare anche di più la sua creatura. Lassù Prometeo trovò il fuoco e lo rubò agli Dei per darlo agli uomini: lo prese al carro del Sole e lo portò in terra nascondendolo dentro il cavo di un bastone. Irritato per questo furto, Giove diede a Vulcano l'ordine di creare la donna, perché rovinasse gli uomini; ma per renderla più adatta a questa sua malefica azione volle che fosse bellissima e seducente e che ogni Dio donasse a costei qualche cosa. Minerva la rivestì con vesti splendide, inghirlandandola di fiori sulla testa e le apprese le arti femminili, tra cui quella del tessere e del ricamare; Venere le diede una gran bellezza; le Grazie l'adornarono con collane d'oro; Mercurio le diede una gran parlantina e l'arte di conquistare i cuori con modi insinuanti.

 Le fu dato il nome di Pandora, che in greco vuoi dire «tutti i doni». In quanto a Giove, le diede un vaso chiuso dentro il quale erano racchiusi tutti i mali. Così acconciata la mandò a Prometeo. Costui, saggio com'era, diffidò della donna; ma suo fratello Epimeteo, che vuoi dire «colui che riflette troppo tardi», la sposò e aprì il famoso vaso, credendo che contenesse chi sa quali altri bei doni. Tutti i mali che erano dentro il vaso si sparsero per il mondo, e da esso anche vennero tutti i delitti. Nel vaso rimase solo un male, la Speranza, che perciò è sempre l'ultima cosa che rimane, anche quando tutto è rovinato e finito. Inoltre Giove consegnò Prometeo a Mercurio ordinandogli di portarlo sul Caucaso, di attaccarlo a una rupe, tenendovelo legato con catene ai piedi e alle braccia; e mandò la sua aquila a divorargli eternamente il fegato.

 Lì sul Caucaso, Prometeo andava pronunciando in mezzo a lamenti continui una minaccia oscura e misteriosa, in cui si parlava di una vergine che avrebbe partorito un uomo destinato a detronizzare Giove. Il Padre degli Dei incuriosito mandò un messaggero, Mercurio, perché inducesse, con la speranza del perdono, il povero Prometeo a spiegarsi meglio. Secondo alcuni Prometeo non si sarebbe mai spiegato; ma secondo altri avrebbe invece alla fine fatto il nome della vergine, che altra non era che Teti. Per tal ragione, Giove, grato a lui, non sposò Teti, e fece liberare Prometeo da Ercole.

 

CENTRO AFRICA  REPUBBLICA

1971  (134/9) 

Fiabe:

La gallina faraona e la pernice. La corsa del cefalopodo e dell’acatina.  La tartaruga. L’elefante e l’ippopotamo. La tartaruga e il coucou. 

(Per valori e contenuti delle fiabe del Centroafrica  si rimanda al sito Internet Le  Thanh Koji  Educazione e società di ieri. (voce : Fiabe centroafricane)

 

2012  (439) Civilizzazione azteca.  Statua di Xiuhtecuhtli, dio del fuoco. Divinità Nahua (antico Messico) conosciuta anche come Huehueteotl; era il più vecchio degli Dei e la divinità dell'anno. Veniva raffigurato con il volto ed il corpo di colori diversi, con un serpente che lo indicava quale divinità dell'aria, ed uno specchio dorato per simboleggiare il sole. Il suo dominio si estendeva al fuoco, alle comete ed ai vegetali. Nella religione tolteca era venerato come Dio del Fuoco; molto probabilmente questa divinità venne assimilata al dio Tlaloc, in quanto la tradizione lo considera sposo di Chalchiuitlincue e signore della pioggia. I suoi aiutanti erano detti "tlalo-que".

 

CILE

1987 (780/3) ristampate con sovrastampa nel 1994,  (1236/9). Leggende:La fata dei boschi.

La chitarrista.  A Quinchamalí, un comune della provincia di Dim, viveva una donna molto speciale.  Era rimasta vedova molto giovane e non aveva figli, la musica era la cosa che più amava ed era una esperta chitarrista di talento.  Nessuno come lei cantava così bene accompagnandosi con la chitarra.  In tutte le cerimonie, matrimoni, battesimi o funerali,  la  guitarrera (così era chiamata) era sempre l’ospite l'ospite d'onore.  Di carattere spiritoso e allegro , la sua vita procedeva serena.

Si seppe un giorno che in uno dei suoi tanti interventi musical-canori aveva conosciuto un bel giovane che proveniva da un’altra provincia.  Lei, carina, sempre pronta a ridere e a divertirsi  lui allegro e virile si compresero, divennero buoni amici e cominciarono a vivere assieme.   Il tempo passava e il loro amore cresceva  sempre più.  Ogni giorno stavano sotto un albero di pere al chiaro di luna o guardare i raggi del sole all'alba.

Ma dopo un po', il giovane dovette ritornare a casa. Le giurò amore eterno e le promise di tornare presto. Lei gli mandava continui messaggi e, piena di speranza, aspettava il suo ritorno.

Aspettò invano, perché lui  non dava segni di vita. Durante la sua lunga attesa, la chitarrista divenne triste. Continuò a cantare e a suonare il suo strumento sotto il pero, lontano da tutti gli  amici.  Perse il gusto di animare le feste con la sua musica. Una  mattina fu trovata morta sotto il pero, con la sua chitarra tra le braccia.

Questo grande amore ispirò i vasai di Quinchamalí, che ancora oggi fanno con le loro mani una brocca che ha le caratteristiche della guitarrera vestita di nero, che sembra suonare e cantare le sue frasi d'amore e di felicità per un desiderio mai realizzato.

 

Il vascello fantasma. Nella città della Patagonia, un leader anziano dei Mapuche dà fuoco un complesso turistico che si sta costruendo sul sacro suolo Mapuche.  Questo fuoco provoca la morte del figlio del costruttore.  Accusato di omicidio, il capo rifiuta di difendersi, ha la speranza di un evento magico di cui  solo i  Mapuche sono a conoscenza - l'arrivo del Caleuche: Il vascello fantasma.  Un avvocato difende il capo, e nel consultare testi antichi di diritto conservati dalla comunità mapuche, scopre che il capo si è comportato secondo il  diritto  della legge mapuche, la quale  ordina di difendere e tutelare un cimitero sacro.

 

Il Pihuychen. In passato nei sacrifici umani l’elemento principale era il sangue. Ciò diede origine ad una leggenda mapuche: la credenza in un essere crudele sempre assetato di sangue, il vampiro Pihuychen. Si tratta di un essere crudele che attacca principalmente gli animali ma non disdegna gli esseri umani. I Mapuche credevano pure nell’esistenza di una  creatura acquatica conosciuta col nome di Trelke-wekufe (El cuero). In seguito questi esseri entrarono a far  parte delle credenze popolari cilene.

 

 

1997  (1417/8) Leggende:  Pincoya..  Il Caleuche è una mitica nave fantasma della tradizione dell'isola di Chiloé in Cile. Secondo la leggenda, il Caleuche naviga nei mari intorno l'isola. Appare improvvisamente come una bellissima nave a vela al suono di una festa e improvvisamente sparisce di nuovo. Secondo il mito, l'equipaggio è formato da marinai annegati e portati sulla nave da tre figure mitologiche, le sorelle Sirena Chilota e Pincoya e il loro fratello Pincoy. Alcuni credono che il Caleuche vada in soccorso delle navi in difficoltà durante le tempeste. Si dice pure che una volta l'anno gli uomini dell'equipaggio morti per annegamento tornino dalle loro famiglie.

 

Fiura.  Nana dal volto orrendo, con un enorme seno, deforme e dai capelli neri.  E’ figlia  del Trauco e al tempo stesso sua moglie e come la madre è usa alla malvagità. I figli hanno gli stessi caratteri del padre e le figlie hanno la malvagità e la deformità della madre.

 

 

2012  America Upaep   Leggende: Trauco

Il Trauco o Trauko, secondo la mitologia cilena è una creatura mitica umanoide di bassa statura, con gambe senza piedi, simile a un nano o goblin, che vive nelle foreste profonde. Secondo il mito, la moglie del Trauco è la malvagia e brutta Fiura. Il Trauco è un'entità mitica che abita i boschi di Chiloé, un'isola nel sud del Cile. Simile a un incubo, ha un forte magnetismo che attira giovani e le donne di mezza età. Il trauco è a volte invocato per spiegare le gravidanze indesiderate o improvvise, specialmente nelle donne non sposate.

 

 

CINA

 1980  (2345/8) 

Fiaba: Gu-Dong Una lepre  fugge al rumore di una papaia che cade in acqua. “Gu dong arriva!” grida la lepre agli animali che fuggono..  Un leone li ferma e dice” Sapete voi che cosa è il Gu dong?”. “Ah,  è una papaia!” dicono sentendo un altro frutto cadere in acqua.

 

1981 (2402/6)  Racconto: Punto di riferimento : Capodibanda (il bordo della barca). Il racconto è tratto dagli annali C’un Tsiu (Primavera e autunno), il quinto dei libri canonici confuciani. Vi si raccontano gli episodi relativi agli anni dal 722 al 484 a.C. nel principato di Lu. Questi annali sono attribuiti ad un certo Tso K’iu Ming, discepolo di Confucio. Le illustrazioni della fiaba sono precedute da un riassunto e nelle  immagini si vede un barca che attraversa un fiume, una spada che cade in acqua; personaggi vicini al bordo della barca; uno di essi si tuffa per ritrovarla.

  

1987  (2845/50)  Racconti:Pang Gu crea l’universo. Secondo la cosmogonia cinese in principio non esisteva nulla nell'universo tranne il vero caos. Tuttavia lo stesso caos si coagulò in un uovo cosmico per diciottomila anni. All'interno di esso i sublimi principi universali dello yin e dello yang si bilanciarono perfettamente e da quell'equilibrio perfetto emerse Pangu. Esso viene raffigurato come un essere gigantesco e primitivo, villoso e dotato di grandi corna e vestito di pelli.

Pangu espresse la volontà di creare tutte le cose e prese una pesante ascia e distrusse con un fendente il gigantesco uovo cosmico, creando così la Terra (lo Yin) ed il cielo (lo Yang). Per tenerli separati Pangu si mise tra loro e spinse il cielo verso l'alto, questo processo di separazione durò altri diciottomila anni, così che ogni giorno la terra diventava sempre più bassa ed il cielo andava sempre più verso l'alto, mentre Pangu cresceva in proporzione. In differenti versioni della leggenda Pangu viene aiutato nella separazione tra cielo e terra da quattro bestie mitiche: la tartaruga, il Qilin, la fenice e il dragone. Trascorsi i diciottomila anni, Pangu si adoperò per terminare il resto della creazione, il suo respiro divenne il vento, la sua voce divenne il tuono, il suo occhio sinistro divenne il sole e quello destro la luna mentre il resto del suo corpo divennero le montagne e tutta la superficie terrestre.

Nu Wa crea l’uomo.

Nüwa è una divinità femminile della creazione, secondo la mitologi cinese. Altre tradizioni successive la nominano come un mito della creazione attribuito a Pangu o Yu Huang. Sorella di Fuxi, primo degli eroi civilizzatori cinesi, oltreché sua sposa, fu  l’inventrice dell' istituzione del matrimonio. Il suo aspetto è a metà strada tra l'essere umano, di cui appare la testa e l'animale, solitamente il corpo dalle sembianze di serpente  di pesce.

Secondo la tradizione fu Nüwa a inventare la musica e la tecnica per suonare il flauto, ma soprattutto fu lei a creare gli uomini, plasmandoli dall'argilla. Dapprima diede vita agli uomini neri, che furono però cotti un po' troppo, poi limitando eccessivamente i tempi di cottura sfornò gli uomini bianchi, d infine finalmente i gialli.

Inoltre, la leggenda afferma che i primi uomini modellati da Nüwa, erano stati preparati con la terra gialla, e proprio per questo motivo divennero nobili, mentre per gli altri, che assumeranno una condizione sociale servile, la dea utilizzò solamente il fango

 

Yi e Chang. Yi e i nove soli e sua moglie Chang.  La somiglianza di Yi l’arciere e dell'eroe greco Eracle è stata osservata da molto tempo. Sono entrambi eroi solitari e cacciatori di mostri. Come Eracle, Yi ha affrontato un certo numero di «fatiche». Come Yi, Eracle era un arciere. Non volendo scendere sotto terra dopo la sua morte, Yi si recò presso la Regina-Madre d’Occidente e ottenne da lei delle pillole d’immortalità, ma la sua sposa Chang’e gliele rubò. Similmente, Eracle arrivò a rubare le mele dell'immortalità, che erano proprietà della dea Hera, ma le restituì per ordine di Atena. Questi due eroi, che avrebbero potuto evitare la morte, ebbero una fine tragica. Secondo alcuni testi cinesi, Yi fu assassinato dalla sua sposa Fufei (citata sopra, che sarebbe quindi equivalente a Chang'e) e da Han Zhuo, l'amante di lei. Allo stesso modo, Eracle fu ucciso dalla sua sposa Deianira e dal Centauro Nesso, che aveva cercato di violentarla.

L’immortalità è stato un concetto essenziale della religione dei Greci e dei Tokhariens. Da Omero, i termini «immortale» e «dio» sono sinonimi. Ugualmente, il termine tokhariano per gli dei, ñäkte, significava probabilmente «immortale».

È importante anche notare che le «fatiche» di Yi sono conseguenti alla lotta di Huangdi contro Chiyou. Così, Yi ha ucciso il Grande Serpente divoratore di stelle, mentre Huangdi ha vinto Chiyou, che cercava di impedire al sole di salire in cielo. È così dunque che Yi è diventato re durante una spedizione nel bacino del Tarim e che Huangdi era la versione divina del re. Questo stesso parallelismo esiste nella mitologia greca: così come il dio Apollo ha ucciso il serpente Pitone vicino ad una sorgente, il re Cadmo ha ucciso un serpente che custodiva una sorgente nel sito di Tebe. Apollo era spesso chiamato "sovrano", il che non accadeva per suo padre Zeus.

Kua fu insegue il sole.

Jing Wei popola il mare. Uccello simile ad un corvo, con la testa maculata, il becco bianco e le zampe rosse (oppure la testa bianca e il becco rosso). Secondo una leggenda sarebbe nato dalla metamorfosi di Nuwa, la figlia del mitico imperatore Yan. Mentre passeggiava sulla riva del mare orientale, essa affogò, e fu tramutata nel Jingwei. Ancora oggi si dice che questo uccello porti nel suo becco delle pietruzze per riempire il mare orientale.

 

 

2000  (3789/92)  La ballata di Mulan Da lungo tempo i territori della Cina erano protetti dalla Grande muraglia e la gente viveva un periodo di pace. Ma gli Unni, guidati da Shan Yu, riuscirono a superare l'immane costruzione e dilagarono per il paese.   Ogni famiglia dovette fornire un componente maschio per la costituzione delle armate che avrebbero dovuto affrontare gli invasori. Mulan, giovane donna della famiglia Fa, travestendosi da uomo, prese il posto del padre malato e partì in groppa al suo fidato cavallo per il campo di addestramento. Era accompagnata da Mushu, uno spirito degli avi della famiglia Fa il quale, sotto le sembianze di un draghetto, nonostante la sua passata inettitudine, doveva proteggerla.  Mulan visse così nel campo militare con uomini di tutte le specie, rozzi e maschilisti. Tra questi c’era un istruttore che doveva formare gli uomini in veri guerrieri,  capaci di affrontare il terribile nemico. Mulan grazie alle sue doti d'intelligenza riuscì a sopperire alla naturale mancanza di forza fisica, riesce anzi contribuì a dare spirito di corpo alla truppa e a conquistarsi la fiducia dell'istruttore. I soldati  partirono verso il nemico e lo sconfissero

 

 

2000  (2424/8)  Le carpe e la porta del drago Nell'antica Cina vi era una leggenda su  una carpa che attraversò il Ponte del Drago. Alcuni  cantastorie e artisti hanno crearono sui quell’esile traccia una storia per bambini con lo stesso titolo. La storia racconta di un gruppo di coraggiose carpe, che, dopo aver ascoltato la nonna Carp raccontare questa storia, decisero di cercare Ponte del Drago. La loro ricerca le portò in acque tempestose dove dovettero superare diversi pericoli, ma impararono molto attraverso le varie esperienze vissute. Grazie ai loro  sforzi e alla loro tenacia giunsero finalmente in una terra ideale dove scoprirono uno splendido ambiente che diventò la loro dimora e il luogo più felice  per una carpa.

 

2001  (3951/4)  Leggenda: Xu Xian e il serpente bianco

La tragica storia d'amore di Xu Xian e il Serpente bianco è una favola ampiamente diffusa tra il popolo cinese. Secondo la storia, il Serpente Bianco, nelle sembianze di una bella signora, incontrò un uomo di nome Xu Xian Yong sul Ponte Rotto dal West Lake. Si sposarono e aprirono una farmacia a Zhenjiang. La loro vita coniugale felice ebbe fine quando il monaco Fa Hai dal Tempio Jinshan, cominciò a molestare la donna, tanto che riuscì a far dividere la coppia.  La moglie fu rinchiusa  dal monaco, esperto in magia, in una cella sotto la Pagoda Leifeng. La storia del Serpente Bianco trae origine dalla scoperta di un boa enorme. Le vicende che formano la trama della storia sono attinte dall’opera "Le Tre Pagode  del West Lake", scritto durante la dinastia Song Meridionale. La storia ha varie versioni di varie epoche e zone, e si è sviluppata in lunghi anni in una bellissima fiaba popolare.

 

 

2002  (4042 A/E)  Il racconto di Dong Giong La storia di Dong Yong può essere fatta risalire alla statua in pietra della Settima Fanciulla   scolpita durante  la dinastia Han e alla storia della pietà filiale di Dongh Giong . Negli ultimi 2000 anni, la storia si è continuamente arricchita di nuovi dettagli e proposta in diverse versioni. Quella più rappresentativa è legata all’opera di Huangmei "L'amore di un immortale fanciulla". Secondo la leggenda, Dong Yong accettò di essere venduto come schiavo, al fine di ottenere il denaro sufficiente a seppellire suo padre morto. La settima figlia dell'Imperatore di Giada che viveva in un palazzo nel cielo, colpita da quella pietà filiale, scese sulla terra e sposò lo schiavo. Lavorò duramente per comprare la libertà di Dong. Ma quando vi riuscì e cominciò a godere col marito un certo benessere l’Imperatore di Giada ordinò alla figlia di tornare al Cielo. Questa triste e commovente tragedia   è nota da tempo a tutti i cinesi. Per loro, gli onesti, i semplici di cuore, le persone caritatevoli e industriose come Dong Yong e la  principessa, la Settima Fanciulla Immortale,  simboleggiano l’amore coniugale.

 

 

2003  (4122/26)  La storia di Liang Shanbo e Zhu Yingtai.

Zhu Yingtai, una giovane bella e intelligente giovane, desiderava frequentare le scuole, cosa proibita  per le donne. Riesce ad ottenere il permesso dal padre a patto che si travestisse  da maschio e che non svelasse mai il segreto. La scuola si trovava in una lontana città e, durante il viaggio incontra un giovane, Liang Shanbo che come lei va alla stessa  scuola. I due fanno amicizia. Studiano assieme per tre anni durante i quali Shanbo non riesce a notare le caratteristiche femminili del suo compagno di classe.

Un giorno, Zhu riceve una lettera dal padre, che le chiede di tornare a casa il più presto possibile.  La giovane, ormai innamorata, prima di partire rivela a Zhu di essere innamorata, gli giura eterno amore, gli regala un ciondolo di giada come pegno e lo invita a casa sua per presentargli suo padre.  Purtroppo durante la sua assenza i genitori le hanno trovato marito.  E’ costretta ad accettare.  Quando Liang apprende la notizia, si ammala, muore.  Il giorno del matrimonio di Zhu il corteo nuziale passa vicino alla tomba dove Shanbo è sepolto.  Zhu lascia il corteo per pregare sulla tomba dell’amato e implora la terra di aprirsi per potersi ricongiungere a lui. Quando la terra si apre, senza alcuna esitazione  Zhu si getta nella tomba. I loro spiriti si trasformano in un paio di splendide farfalle,  e volano via insieme, felici di non doversi mai più separare.

 

2004  (4156/9) Racconti: Volendo camminare come quelli di Handan, ritornò carponi.

Decorò la casa con dei draghi, ma quando ne vide uno ebbe paura.

M. Naunguo, non sapeva suonare l’armonica a bocca e dovette lasciare l’orchestra.

Un pescatore cattura un trampoliere  cui un granchio aveva morso il naso.

Il primo racconto  è scaturito dalla storia di un nativo dello Stato di Yan, che andò a Handan, nello Stato di Zhao, per imparare il modo di camminare di quel popolo, solo per dimenticare il suo proprio modo di camminare. L'espressione viene utilizzata per mettere in ridicolo chi imita ciecamente gli altri. Il secondo  racconto  "Amo il  Signor Ye e il suo Dragone" racconta che un uomo, appassionato di draghi, aveva la sua casa decorata con le loro immagini. Ma quando un drago reale venne a fargli visita, ebbe paura e impazzì. E’  usato per indicare l'entusiasmo professato ma falso. Il terzo racconto "Ricoprire una posizione in una banda Yu" proviene da una storia del signor Nanguo, che non era in grado di suonare lo yu, ma riuscì a trovar lavoro nella banda che suonava per il re Xuan dello stato di Qi. L'espressione viene utilizzata per mettere in ridicolo chi non ha un vero talento. L’ultima storia parla di un  pescatore che cattura un trampoliere cui un granchio aveva morso il naso ma non aveva più potuto distaccarsi. E riuscì a  catturarli entrambi. E 'usato per descrivere la situazione in cui uno ricava benefici  di terze parti dalla lotta tra due parti.

 

2004  (4174/7)  Fiaba: La vera storia di Sima Guang  Sima Guang (1019-1086 d.C.) è stato un primo ministro e storico eccezionale della dinastia Song del Nord. Ha dedicato la sua vita alla scrittura della  cronaca "Eventi storici Retold come specchio per il governo" (Zi Zhi Jian Tong). Da ragazzo, Sima Guang era uno studente diligente e curioso, che mostrava una intelligenza eccezionale. All’età di sei o sette anni, mentre stava giocando con i suoi amici nel cortile, uno di loro cadde in una grande vasca piena d'acqua. Spaventati, gli altri bambini fuggirono. Ma Sima Guang fu  improvvisamente colpito da un'idea. Raccolse un sasso e con esso ruppe la vasca. L'acqua fuoriuscì e il bambino fu salvato. Poco dopo il suo atto venne raccontato con immagini e ampiamente divulgato. Ancora oggi questa storia è conosciuta in tutte le famiglia cinesi come esempio di coraggio e  di  intraprendenza per i giovani.

 

 

2004  (4182/5)  Fiaba: La figlia del Re Drago Il Drago è senza dubbio il più famoso tra tutti gli animali mitologici ma, sebbene di origini cinesi è anche associato a molti miti giapponesi. Queste creature vivono per la maggior parte negli oceani, nei fiumi o nei laghi ed hanno il potere di volare. I draghi cinesi e giapponesi sono simili tranne per il fatto che quelli giapponesi hanno tre artigli mentre quelli cinesi ne hanno cinque. Diversi sono i miti e le leggende sui dragoni e a volte sono simili sia in Cina che in Giappone.

 

 

2004  (foglietto 132)  Leggenda: Gli otto immortali attraversano il mare Le storie degli Otto Immortali taoisti sono state scritte durante la dinastia Tang. Secondo i racconti, avevano grandi capacità soprannaturali e possedevano il potere. La storia degli Otto Immortali che attraversano il mare  venne narrata per la prima volta nella  "Biografia degli Otto Immortali di Wu Yuantai della dinastia Ming. Gli Otto Immortali devono attraversare il mare in tempesta per recarsi in un luogo di raduno con altri immortali orientali.  Su proposta di Lu Dongbin, ognuno di essi usa le sue abilità e il potere per superare gli ostacoli incontrati lungo il cammino: Han Zhongli con la sua foglia di palma,  Tieguai con il suo elisir della vita, Lu Dongbin con la spada, Zhang Guolao col suo asino,  Lan Caihe con il suo cesto di fiori, Han Xiangzi col suo flauto di giada, Royal con la  sua tavoletta di giada, e la donna immortale col suo fiore di loto. Col contributo di tutti riescono a raggiungere l'altra sponda  del mare. L a storia  è diffusa in tutta la Cina.

         

 

2007  (4456/7) Kong Rong sceglie la pera. Kong Rong (153-208), il discendente di Confucio, era un alto ufficiale durante il regno dell'imperatore Ling della dinastia degli Han Orientali. Nel periodo in cui regnò  Dong Zhuo, Kong Rong era il prefetto di Beihai, ed era chiamato Kong Beihai.Durante la sua permanenza in carica, Kong Rong costruì città, scuole  e sostenne il Confucianesimo.

Kong Rong si rese noto  per un episodio della sua infanzia: quando era stato invitato a scegliere una pera.  Essendo il più giovane di tutti i fratelli, gli era  stato chiesto di scegliere per  primo una pera da un cestino che ne conteneva  molte.  Kong Rong disse che gli toccava scegliere la pera piccola, lasciando quelle più grandi ai suoi fratelli maggiori.  Il suo comportamento fu lodato da tutti. La storia fu tramandata da allora come un omaggio alla modestia ed entrò a far parte delle storie educative cinesi.

        

2010 Leggenda di Yanbo.  Yanbo aveva perduto la sua palla, caduta in un profondo buco di un albero. Alcuni ragazzini lo aiutarono a recuperarla, versando dentro il buco  secchi d’acqua finchè questa non straripò portando a galla la palla.

 

 

CIPRO

1979 (494/5) Venere-Afrodite. Venere trae il nome dalla dea romana dell'amore e della pace. Per i Greci, questa dea era Afrodite, per gli Egiziani, Iside e per i Fenici, Astarte. Venere era associata al rame (metallo di cui è ricca Cipro, isola natale di Afrodite) e veniva raffigurata a volte come un triangolo piatto, a volte con il numero cinque, e altre con il colore blu, e veniva identificata infine con il giorno Venerdì. I Sassoni usavano il nome della loro dea della fertilità, Fria, che si trasformò poi nel nome inglese di Friday (Venerdì), mentre il nome francese Vendredi indica la sua chiara origine greco-latina.

Venere/Afrodite è nota come la figlia di Cielo e Mare, ovvero di Urano e Gaia, ma è anche conosciuta come una delle figlie di Zeus, o anche come figlia della schiuma del mare.

Esistono due versioni della nascita di Venere: nella prima, narrata da Esiodo, era nata prima delle altre divinità dell'Olimpo. Quando il titano Crono recise i genitali del padre di Venere (Urano) e li gettò in fondo al mare, il sangue ed il seme in essi contenuti si addensarono in forma di schiuma e galleggiarono fino all'isola di Cipro, ove Afrodite emerse dalle acque e dalla schiuma (da cui l'origine del suo nome: la parola "aphros" significa schiuma). Afrodite non aveva avuto, quindi, né infanzia, né fanciullezza: era venuta al mondo come una donna giovane e del tutto formata. Questa è nota come "Versione della Conchiglia".

Nella seconda versione, narrata da Omero, e nota come "Versione dei Cherubini", Venere era figlia di Zeus e della ninfa degli oceani, Dione. Andò poi in sposa ad Efesto (Vulcano) e diede alla luce dei figli; tuttavia trascurava i propri doveri domestici e coniugali poiché si dedicava quasi esclusivamente ai suoi amori con altri dei e mortali e, fra i numerosi amanti, le sono attribuiti Ares (il Dio della Guerra), e l'avvenente Adone. Era inoltre la madre di Eros (Cupido), Deimos (Terrore) Phobos (Paura) ed Armonia, la moglie di Cadmo. Uno dei suoi figli mortali era Enea, avuto dal suo amante Anchise, Re di Dardania. Anchise venne reso storpio da una saetta di Zeus quando rivelò a questi di aver amato la dea.

 

1980 (533)  Leda e il cigno.  Nella mitologia greca Leda era figlia di Testio e moglie di Tindaro, re di Sparta. La leggenda narra che Zeus, innamoratosi di lei, si trasformò in un cigno e si accoppiò con Leda, che generò due uova. Da un uovo sarebbero usciti i Dioscuri, Castore e Polluce, mentre dall'altro Elena e Clitennestra. La tradizione mitica è discordante riguardo a quale fosse la progenie divina; secondo alcune versioni i figli immortali di Zeus non sarebbero stati i Dioscuri ("figli di Zeus"), ma Polluce ed Elena, mentre gli altri due sarebbero figli di Tindaro.

Secondo un'altra versione del mito, Leda trovò l'uovo, frutto dell'unione tra Zeus e Nemesi, dal quale sarebbe uscita Elena

 

1989 (729/43) Poseidone e Amymone. Poseidone o Posidone è il dio del mare e dei terremoti nella mitologia greca e nella religione greca. Figlio di Crono e fratello di Zeus, è uno dei dodici dèi Olimpi. La sua consorte è la Nereide Anfitrite. I simboli del dio sono il tridente e suoi animali sacri, il cavallo ed il delfino. Suo epiteto ricorrente è Scuotitore della terra  causa dei terremoti.

Divinità simili a Poseidone del mondo antico furono Rodon nella religione illirica, Nethuns nella religione etrusca e Nettuno in quella romana. In suo onore venivano celebrati i giochi Istmici.

Poseidone era figlio di Crono e Rea e fratello di Zeus, Ade, Estia, Demetra ed Era. Secondo Esiodo Poseidone è fratello maggiore di Zeus, mentre secondo Omero il maggiore è Zeus, Poseidone il secondo ed Ade il terzo.

Esiodo racconta, infatti, che come i suoi fratelli e sorelle Poseidone venne divorato dal padre Crono e successivamente rigurgitato da esso costretto da Zeus, l'ultimogenito riuscito a sfuggire al terribile genitore grazie alla madre Rea. Secondo altre tradizioni invece, Rea riuscì a salvare Poseidone: secondo Pausania diede in pasto al marito un puledro e nascose il figlio in un branco di cavalli; secondo Diodoro Siculo Rea affidò il figlio alle cure dei Telchini, magici abitanti di Rodi, e dell'Oceanina Cefira.

Poseidone insieme a fratelli e sorelle, agli Ecatonchiri ed ai Ciclopi, che gli forgiarono la sua arma, il tridente, sconfisse Crono e i Titani nella Titanomachia. I Titani furono scaraventati nel Tartaro e Poseidone stesso provvide a costruire le mura di bronzo che li imprigionavano.

Quando poi si decise di dividere il mondo in tre regni, vi fu un sorteggio: Zeus ricevette il cielo, Ade, ingannato da Zeus, il mondo sotterraneo dell'oltretomba, mentre a Poseidone toccarono il mare e le acque.

Il dio del mare partecipò anche alla guerra tra gli Olimpi ed i Giganti, la Gigantomachia, nella quale combatté contro il gigante Polibote e lo sconfisse tagliando un pezzo dell'isola di Coo con il suo tridente e scaraventandoglielo contro, creando così l'isola di Nisiro.

Amimone. E’ una  delle molte figlie di Danao, natagli da una donna di nome Europe. Quando Danao fuggitivo giunse alle coste di Argo, le trovò prive di sorgenti per una vendetta di Posidone ed inviò le figlie in cerca d'acqua. Amimone, durante la ricerca, scagliò un giavellotto contro un cervo, ma colpì un satiro che stava dormendo e che la assalì. Posidone apparve e la liberò, ma la fece sua, mostrandole poi le sorgenti di Lerna, o, secondo altre versioni, facendole appositamente scaturire con un colpo di tridente. Amimone partorì poi un figlio, Nauplios, fondatore della città di Nauplia

 

 

Cassiopea. Appartiene al gruppo   delle cinquanta Nereidi, le ninfe del mare, figlie di Nereo. Sposò Cefeo re di Etiopia e generò Andromeda.

Un giorno, mentre era intenta a pettinarsi i lunghi capelli ricciuti, Cassiopea vanitosamente osò dichiarare di essere la più bella delle Nereidi. Una di esse era Anfitrite, sposa di Poseidone, il dio del mare. Le Nereidi così si rivolsero a Poseidone perché punisse Cassiopea per la sua vanità e il dio mandò un serpente mostruoso, Ceto, a devastare l'Etiopia e a divorarne gli abitanti.

Un oracolo rivelò che l'unico mezzo per calmare le ire del mostro era sacrificare la figlia di Cassiopea e Cefeo, la giovane Andromeda. Questa fu incatenata a una costa rocciosa per il sacrificio, ma la fanciulla fu sottratta a quell'atroce destino dall'eroe Perseo, grazie alla testa di Medusa, la quale aveva il potere  di pietrificare chiunque l’avesse guardata.

Gli antichi identificarono Cassiopea con una costellazione che si trova a formare con quella di Cefeo, collocata vicino a essa in cielo, le uniche due costellazioni celesti dedicate a un marito e a una moglie.

 


Orfeo, il più famoso poeta e musicista che la storia abbia mai avuto e  che non aveva eguali tra uomini e dei, era figlio di Eagro, re della Tracia e della musa Calliope (o secondo altri di Apollo e di Calliope). 

Il Dio Apollo un giorno gli donò una lira e le muse gli insegnarono ad usarla e divenne talmente abile che lo stesso Seneca narra:  "Alla musica dolce di Orfeo, cessava il fragore del rapido torrente, e l'acqua fugace, obliosa di proseguire il cammino, perdeva il suo impeto ... Le selve inerti si movevano conducendo sugli alberi gli uccelli; o se qualcuno di questi volava, commuovendosi nell'ascoltare il dolce canto, perdeva le forze e cadeva ... Le Driadi, uscendo dalle loro querce, si affrettavano verso il cantore, e perfino le belve accorrevano dalle loro tane al melodioso canto (...)".

Acquistò una tale padronanza dello strumento che aggiunse anche altre due corde, portando a nove il loro numero per avere una melodia più soave.

Come prima grande impresa Orfeo partecipò alla spedizione degli Argonauti e quando la nave Argo giunse in prossimità dell'isola delle Sirene, fu grazie ad Orfeo e alla sua cetra che gli Argonauti riuscirono a non cedere alle insidie nascoste nel canto delle sirene.

Ogni creatura amava Orfeo ed era incantata dalla sua musica e dalla sua poesia ma Orfeo aveva occhi solo per una donna: Euridice, figlia di Nereo e di Doride che divenne sua sposa.  Il destino però non aveva previsto per loro un amore duraturo infatti un giorno la bellezza di Euridice fece ardere il cuore del pastore Aristeo che si innamorò di lei e cercò di sedurla. La fanciulla per sfuggire alle sue insistenze si mise a correre ma ebbe la sfortuna di calpestare un serpente nascosto nell'erba che la morsicò, provocandone la morte istantanea. Orfeo, impazzito dal dolore e non riuscendo a concepire la propria vita senza la sua sposa decise di scendere nell'Ade per cercare di strapparla dal regno dei morti. Convinse con la sua musica Caronte a traghettarlo sull'altra riva dello Stige; il cane Cerbero ed i giudici dei morti a farlo passare e nonostante fosse circondato da anime dannate che tentavano in tutti i modi di ghermirlo, riuscì a giungere la reggia di Nettuno e delle altre divinità infernali.

Una volta giunto al loro cospetto, Orfeo iniziò a suonare e a cantare la sua disperazione e solitudine e le sue melodie erano così piene di dolore e di disperazione  che gli stessi signori degli inferi si commossero; le Erinni piansero; la ruota di Issione si fermò ed i perfidi avvoltoi che divoravano il fegato di Tizio non ebbero il coraggio di continuare nel loro macabro compito. Anche Tantalo dimenticò la sua sete e per la prima volta nell'oltretomba si conobbe la pietà come narra Ovidio nelle Metamorfosi .

Fu così concesso ad Orfeo di ricondurre Euridice nel regno dei vivi a condizione che durante il viaggio verso la terra la precedesse e non si voltasse a guardarla fino a quando non fossero giunti alla luce del sole.

Narra Ovidio nelle Metamorfosi che Orfeo, presa così per mano la sua sposa iniziò il suo cammino verso la luce. Durante il viaggio, un sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente pensando di condurre per mano un'ombra e non Euridice. Dimenticando così la promessa fatta, si voltò a guardarla ma nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul suo volto Euridice svanì, ed Orfeo assistette impotente alla sua morte per la seconda volta.  ("Ed ella, morendo per la seconda volta, non si lamentò; e di che cosa avrebbe infatti dovuto lagnarsi se non d'essere troppo amata? Porse al marito l'estremo addio, che Orfeo a stento riuscì ad afferrare, e ripiombò di nuovo nel luogo donde s'era mossa"

Invano Orfeo per sette giorni cercò di convincere Caronte a condurlo nuovamente alla presenza del signore degli inferi ma questi per tutta risposta lo ricacciò alla luce della vita.

Si rifugiò allora Orfeo sul monte Rodope, in Tracia trascorrendo il tempo in solitudine e nella disperazione. Rifiutava le donne e riceveva solo ragazzi e adolescenti maschi che istruiva all'astinenza e sull'origine del mondo e degli dei.

Circa la sua morte sorsero diverse leggende. Una tra queste narra che Orfeo, dopo la discesa nell'Ade e viste le "cose di laggiù", iniziò ad adorare Elio (che chiamava Apollo) e non più Dioniso ed ogni mattina si svegliava all'alba per accogliere il sorgere del sole. Allora Dioniso istigò le Baccanti che decisero di ucciderlo durante un'orgia bacchica. Arrivato il momento stabilito, esse  si scagliarono contro di lui con furia selvaggia e lo fecero a pezzi.

 

  

Doride . Era una ninfa, figlia del titano Oceano e della titanide Teti, una delle cinquanta Oceanine.

Doride sposò Nereo, che era figlio di Ponto e Gaia, e da lui procreò le Nereidi e un solo figlio, Nerito; secondo alcuni ebbe anche Glauco, anche se per altri era originariamente un semplice pescatore che diventò un dio delle acque (acquistando così il dono della immortalità) mangiando una pianta.

Essendo i rispettivi padri di Doride e Nereo, Oceano e Ponto, fratelli in quanto figli di Gea, i due sono cugini di primo grado.

Doride venne menzionata da Esiodo nella Teogonia (350) e nell'Orestea di Euripide (362). Una delle sue figlie, citata nella Teogonia (247), aveva il suo stesso nome.

Secondo una tradizione, si unì a Zeus e da lui generò un figlio, il dio fluviale Scamandro, che scorreva intorno alla roccaforte troiana.

 

 

 Apollo e Dafne. Dafne, figlia e sacerdotessa di Gea, la Madre Terra  e del fiume Peneo (o secondo altri del fiume Lacone), era una giovane ninfa che viveva serena passando il suo tempo a deliziarsi della quiete dei boschi e del piacere della caccia la cui vita fu stravolta a causa del capriccio di due divinità: Apollo ed Eros. Racconta infatti la leggenda che un giorno Apollo, fiero di avere ucciso a colpi di freccia il gigantesco serpente Pitone alla tenera età di quattro giorni, incontra Eros che era intendo a forgiare un nuovo arco e si burlò di lui, del fatto che non avesse mai compiuto delle azioni degne di gloria.

Il dio dell’amore, profondamente ferito dalle parole di Apollo, volò in cima al monte Parnaso e lì preparò la sua vendetta: prese due frecce, una spuntata e di piombo, destinata a respingere l'amore, che lanciò nel cuore di Dafne ed un'altra ben acuminata e dorata, destinata a far nascere la passione, che scagliò con violenza nel cuore di Apollo.

Da quel giorno Apollo iniziò a vagare disperatamente per i boschi alla ricerca della ninfa, perché era talmente grande la passione che ardeva nel suo cuore che ogni minuto lontano da lei era una tremenda sofferenza.  Alla fine riuscì a trovarla ma Dafne appena lo vide, scappò impaurita e a nulla valsero le suppliche del dio che gridava il suo amore e le sue origini divine per cercare di impressionare la giovane fanciulla. Dafne, terrorizzata, scappava tra i boschi. Accortasi però che la sua corsa era vana, in quanto Apollo la incalzava sempre più da vicino, invocò la Madre Terra di aiutarla e questa, impietosita dalle richieste della figlia, iniziò a rallentare la sua corsa fino a fermarla e contemporaneamente a trasformare il suo corpo: i suoi capelli si mutarono in rami ricchi di foglie; le sue braccia si sollevarono verso il cielo diventando flessibili rami; il suo corpo sinuoso si ricoprì di tenera corteccia; i suoi delicati piedi si tramutarono in robuste radici ed il suo delicato volto svaniva tra le fronde dell'albero.

L’albero in cui fu tramutata prese il nome di Alloro.

 

   

1997    (902/3)  Leggende:  Un uomo e una fanciulla dalle lunghe trecce che giungono sino a terra guarda una fanciulla affacciata ad una finestra.  Un giovane affronta la morte armata di falce.

 

2013   Spanos e i quaranta draghi.  La leggenda racconta le vicende di un giovane di nome Spanos che si addossò il compito di individuare e combattere contro quaranta draghi che avevano “requisito” a proprio uso le acque che scorrevano attorno al suo villaggio impedendo ogni forma di coltivazione e l’approvvigionamento idrico del villaggio. Spanos li  affrontò tutti e li uccise. La tradizione orale popolare   fu trasferita è in forma scritta nel 1958.

La leggenda sui “draghi” si ricollega alla storia di Cipro e a coloro che attentarono ai diritti e alla libertà dei ciprioti

 

2014  Il  principe di Venezia.  È un racconto popolare che ricorda il del viaggio a Venezia del  re di Paphos e delle sue tre figlie. Una storia in cui l’amore, la gelosia, le cattive intenzioni, gli incantesimi, la determinazione, il pentimento ed il coraggio si avvicendano per portare ad un lieto fine: la più giovane delle ragazze sposerà il suo innamorato.

La vicenda inizia con il monarca  e le sue tre figlie  che desiderano di visitare Venezia. Le due figlie maggiori gli chiedono il permesso di portare i loro bei vestiti e gioielli; la piccola, invece, dopo aver consultato una vecchia donna, domanda tre ciocche di capelli provenienti dalla testa del del principe di Venezia. Il sovrano acconsente alla strana richiesta.   A Venezia le tre ragazze si innamorano del principe e tra di loro sorge una rivalità.  Ma quando il giovane viene gravemente ferito sarà la più giovane, che, grazie alle tre ciocche di capelli, travestitasi da medico, riuscirà a guarirlo.

 

 

 

CISKEY

  

1987  (123/6) La leggenda di Sikilume.

Per il contenuto della storia si rimanda  al libro “Sikiliume e outres  contos africanos” di Jules Emile Braz che  racconta sette storie piene di poesia africana, coraggio, amore. Tra esse vi è la storia di Sikilume il figlio di un capo tribù che, allontanato dal padre dalla tribu,  vi ritorna da eroe dopo molte avventure.  Le altre storie sono presenti nel volume: Kaffir (Xhosa) Folk-Lore: Si tratta di una raccolta di racconti popolari del popolo sudafricano Xhosa, la tribù a cui appartiene Nelson Mandela.  Si prega di notare che il titolo originale del libro utilizza l’appellativo Kaffir  che, per gli  Xhosa, è considerato oggi irrispettoso. A parte ciò si tratta di una raccolta di racconti che rappresentano una fonte primaria in materia del folklore. Il libro fa  parte del patrimonio culturale del Sud Africa ed è allo stesso tempo divertente e istruttivo. Contiene:

Capitolo introduttivo: i Cafri

La storia di L'uccello che ha fatto del latte.
La storia delle cinque teste
La storia di Tangalimlibo
Storia della ragazza che ha violato il usanza di Ntonjane
La storia di Simbukumbukwana
La storia di Sikulume
La storia di Hlakanyana
La storia di Demane E Demazana
 I bambini Runaway, oppure, la piuma meravigliosa
Storia di Ironside e sua sorella
 Storia del meraviglioso uccello del cannibale
La storia della madre Cannibale e dei suoi figli
 Storia della Ragazza E Il Mbulu
 
La storia di Mbulukazi
La storia di Long Snake
La storia di Kenkebe
Un'altra storia di Kenkebe
Storia Of The Horns meravigliose
 The Story Of The Glutton
Storia del grande capo degli Animali
Story Of The Hare
Storia del  Leone e dello sciacallo.
 Proverbi e espressioni figurative

 

1988  (131/40) 

La leggenda di Mbulukazi

 

 

1989  (158/61)  

La fiaba del leone e dello sciacallo

 

1998  (166/9) 

La leggenda delle cinque teste  (Malanda Mahlanu)

 

 

 

COLOMBIA

 

1995 (911/4 Miti e leggende. Madre monte. 

 

La Llorama o  Llorona. E’ uno dei miti più noti in Colombia. Risale all’anno 1550 alla dominazione spagnola. Una bella contadina messicana, Luisa, diventa l'amante di un nobile spagnolo, Don Nuño de Montes, un distinto e ricco signore. Ma essendo questi già impegnato con una nobildonna del suo rango la abbandona. Luisa, che aveva già tre figli del suo amante, si dispera e in un impeto di follia uccide i bambini. Ma rientrata in sé e accortasi del delitto commesso comincia a vagare attraverso le strade di Città del Messico piangendo e disperandosi. Don Nuño, resosi conto che la morte dei suoi figli è stata causata dal suo rifiuto, anche lui in preda alla disperazione, si suicida. Intanto Luisa viene arrestata, condannata a morte e giustiziata proprio nel giorno in cui il suo amante viene sepolto.
Da allora il fantasma di Luisa, che tutti cominciarono a chiamare La Llorona, vaga come un’ombra lamentosa in un pianto inconsolabile. Coloro che abitano in montagna dicono che nelle notti di vento il pianto della Llorona si diffonde per monti e valli, impaurendo grandi e piccoli.
La stranezza della leggenda è che, essendo nata a Città del Messico, si sia diffusa velocemente negli stati vicini come Bolivia, Perù, Ecuador, e Colombia.

 

El Mohan. Il Mohan o Muan. E’ descritto come un essere molto grande, con indosso un ampio cappello da cui spuntano lunghe ciocche di capelli neri e incolti. Il suo viso è ruvido e spaventoso, la sua bocca senza denti e le sue risate sono così agghiaccianti da seminare il terrore in chi le ode. I pescatori lo descrivono come un uomo cattivo, vagabondo, in cerca di avventure, intrigante per i suoi trucchi diabolici. Le donne lo descrivono come un essere ingannatore con istinti da satiro.
Ruba le barche dei pescatori e li impiglia nelle loro reti. Le giovinette che vanno a lavare i panni al fiume lo temono perché spesso le porta nella sua caverna per farne delle schiave.
El Mohan viene pure descritto in un modo totalmente diverso. Di aspetto piacevole con un dente d’oro puro, così brillante che quando apre la bocca illumina le montagne tutto attorno Alcuni sostengono che abiti in caverne con molti nascondigli e che abbia accumulato immensi tesori, ma è impossibile raggiungerli.

 

L’uomo caimano.  Una delle leggende più curiose è  legata all’esistenza nel dipartimento di Magdalena, nella città di Plato per l'esattezza, di un uomo-caimano. Secondo uno studioso del folclore locale  si tratta dell'organista della parrocchia, un individuo che, dietro alla sua apparente mitezza, celava un'indole di forsennato voyeur. Altri invece raccontano fosse un pescatore dongiovanni. La sua ossessione per il corpo delle donne era tale che un giorno bussò alla porta di uno stregone. Questi gli diede due ampolle, una con una pozione rossa che lo avrebbe trasformato in un caimano e che gli avrebbe permesso di spiare le ragazze che si bagnavano nei canali ai margini del villaggio  e un'altra con una pozione bianca che gli avrebbe restituito le sue sembianze umane.  Un giorno, però,  l'organista ebbe un contrattempo. Mentre cercava di tornare umano ruppe l'ampolla con la pozione bianca e solo qualche goccia finì sul suo viso. Così di umano gli rimase solo la testa imprigionata in un corpo da rettile.

Questa la leggenda, ma per alcuni non accettabile perché nella città di Plato non è esistito alcuno studioso di folklore. Raccontano pertanto un’altra versione. Negli Anni Trenta venne a Plato un dentista, il dottor Ospino, che aveva ambiziosi progetti per il futuro della città. Ospino era un uomo frugale e spartano, dal volto rugoso, la pelle ruvida, quasi squamosa. Come quella di un caimano. A lui si ispirò il compositore barranquillero Jose Maria Peñaranda quando scrisse "El hombre caiman". Poche canzoni colombiane hanno avuto un simile successo. Tanto per dirne una, nella Spagna franchista il suo ritornello veniva usato dagli oppositori del Caudillo per preannunziare la caduta del suo regime.

  

 

1996 (934/7) Leggende: Kogui. I Cogui (o anche Kogui, Coghiu, Koga) sono un gruppo etnico della Colombia, con una popolazione stimata di circa 11000 persone. Questo gruppo etnico è per la maggior parte di fede animista anche se credono nella creazione del mondo effettuata da Dio, che chiamano Kaka Serangua. Grande importanza hanno i Mamo, autorità spirituali che secondo le credenze comunicano telepaticamente con Dio. Questo popolo parla la lingua Cogui. I Cogui vivono sui versanti del Sierra Nevada de Santa Marta, ad un'altitudine compresa tra i 750 e 1700 metri. La loro economia è basata sull'utilizzo della foglia di coca, (hoja de coca), che tengono costantemente in bocca e mischiano ad una sostanza ottenuta dalla bava di lumaca e da una pietra chiamata cal. Inoltre praticano l'agricoltura, e si cibano di mais e yuca.  Uno dei loro villaggi, Mutanji, è situato a circa due giorni di cammino da Mamey, l'ultimo paesello raggiungibile con mezzi a motore. Proseguendo il cammino, oltre Mutanji si giunge alla famosa Ciudad Perdida, luogo sacro per i popoli della Sierra Neveda di Santa Marta. Nella Ciudad Perdida vi sono dei tumuli di pietre, o protopiramidi tronche, che occupano un'area di circa 200 ettari. Gli indios Wayuu sono noti nel Nord della  Colombia per un loro particolare balletto

 

Yonna Wayu.

 

Uomo giaguaro. Nelle Americhe domina il giaguaro, la cui potenza è stata venerata e tenuta in grande considerazione dagli Olmechi, dai Toltechi, dagli Aztechi e dai Maya. Questi consacravano al dio giaguaro le loro virtù guerresche. Vi era addirittura il clan degli uomini giaguaro: guerrieri la cui forza è tratta direttamente dall’animale in questione. La luce sprigionata dai suoi occhi brilla specialmente di notte. Forse è per questi che venivano chiamati “guerrieri della notte”. Sembra che questi uomini giaguaro abbiano avuto un ruolo molto importante se i Maya li consideravano “divoratori dell’umanità” alla fine di una certa era e un ruolo primario dovettero continuare ad avercelo se centinaia di templi messicani e guatemaltechi sono padroni di statue con tanto di caschi che ricordano fattezze feline.

Un mito degli indiani Paez di San Agustin, in Colombia, narra infatti che un guerriero giaguaro discese dal cielo e si unì alla figlia del capo tribù generando un semidio. Di simili racconti ne troviamo molti in Sudamerica, specialmente in Amazzonia, dove tra l’altro si racconta di figli di divinità discese dal cielo su conchiglie d’oro. Al di là di quello che sta dietro questo simbolismo è possibile che nello spazio da qualche parte una vita aliena con queste caratteristiche si sia sviluppata imboccando la via del progresso e superando l’abilità relativa di noi umani. Molti testimoni, come quelli finora trattati, ci direbbero che queste creature aliene sono reali e che i loro grandi e brillanti occhi pieni di tenerezza ci portano un messaggio di pace, un motivo in più per cambiare e renderci migliori. Certe intelligenze ci stanno preparando la retta via, sta solo a noi accorgercene e imboccarla senza tornare indietro.

Il padrone degli animali. Una delle più note entità soprannaturali che secondo i Tukano tutelano e controllano gli animali è il cosiddetto “padrone degli animali” rappresentato come un nano con esagerati attributi fallici. Il “padrone degli animali”, considerato una specie di guardaboschi, protegge e vigila orsi, tapiri, cervi, scimmie, bradipi e tutte le altre specie che fanno parte della dieta dei Tukano.

Di solito è lo sciamano che ottiene dal “padrone degli animali” il permesso di uccidere una preda, ma solo dopo prolungati periodi d’astinenza sessuale, diete alimentari e riti di purificazione, che hanno la funzione indiretta di evitare prolungati periodi di caccia eccessiva. Anche per ottenere il permesso di pescare lo sciamano si avvicina spiritualmente al “padrone degli animali” quando raggiunge lo stato di trance narcotico, causato di solito dall’ingestione di ayahuasca, yajé (banisteriopsis caapi) mischiata con chacruna (psychotria viridis).

 

 

 

 

2012 El Hojrasquin. El tesoro de Morgan. El espeluco de las aguas. El tunjo de oro.

 

El Hojrasquin è  'un albero rigoglioso, ricoperto di edera, muschio e fiori di campo. Dopo essere cresciuto in un luogo, si diverte a cambiare posizione e a spostarsi in altri luoghi del bosco per confondere e rimandare a casa i taglialegna e i cacciatori che vi entrano. Chi si perde  fra le piante e i grovigli di vegetali deve invocarlo per trovare il percorso giusto. A lui ci si rivolge quando si tratta di cercare persone che si sono perdute.

Il Hojarasquín ha zoccoli come si addice al suo status di protettore di tutti gli ungulati come cervi, tapiri tatabri, ecc. Ma per non farsi scoprire quando deve lasciar orme o lasciar segnali  o tracce dei suoi zoccoli li posiziona in senso inverso per confondere i cacciatori e quindi  proteggere gli animali di cui si prende cura.

 

Henry Morgan il pirata  fu nella realtà un giovane intraprendente del Galles che, lasciata la sua terra in  cerca di fortuna, si trasferì in America nel 1655 circa come manovale di contratto, ovvero come schiavo bianco.  Ma grazie alle sue intrepide imprese divenne ben presto bucaniere e in seguito corsaro, fino ad essere nominato Governatore di Giamaica.

 La sua figura diventò leggendaria e divenne protagonista si numerose leggende, tra cui quella del suo favoloso tesoro che, si dice, fosse stato nascosto nell’isola di Roatan ... sempre cercato e mai trovato.

 

Tunjo è una bambola che un tempo veniva offerta  agli dei e usata in riti pagani. La leggenda ha fatto di lui un fantasma che vaga, in cerca di cibo e riparo  e promette fortuna  a chi glieli offre. Si  presenta sotto forma di un bambino innocuo, piangente, al lato della strada, lungo le grandi autostrade, al bivio di una foresta o di un torrente, in prossimità di locande, ruderi,  case abbandonate o vicino ai fiumi.

Quando vede un passante a cavallo, gli salta sul groppone. L’animale si imbizzarrisce e corre finché non sbalza a terra il Tunjo che si mette a piangere e a pregare finché il cavaliere di aiutarlo. Si dice che in quell’occasione ci si deve bagnare un dito con la saliva,  passarlo sulla fronte del Tunjo e recitare la formula:” “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” . Allora il Tunjo si trasforma  in una bella bambola d’oro.

La bambola deve essere conservata con cura in un luogo sicuro dentro una scatola assieme a fogli di preghiere e incantesimi speciali. La bambola, comunque, deve essere alimentata con offerte di cibo La sua  dieta consiste di cereali o di semi simili al cumino, ma più piccoli, che crescono sulle pendici delle catene montuose. Le sue feci diventano oro con cui arricchisce chi la possiede.

L'alimentazione non deve però  essere mai  interrotta perché si scatenerebbero tempeste e piogge torrenziali che farebbero ingrossare torrenti e fiumi fino a che le acque non raggiungono la cassetta del Tunjo abbandonato il quale, uscendo da essa, può riprendersi la sua libertà 

 

 

1998 (988/90)  Mitologia Muisca.

Bochica.  Nel tempo del regno Chibcha, piovve per giorni e notti e la pioggia rovinò le colture e distrusse la case.  La Zipa, che comandava tutto l'impero Chibcha, e  i capitani e governatori dei villaggi di Savannah, si riunirono per trovare una soluzione.  Chiesero aiuto a Bochica, un vecchio che non apparteneva alla loro tribù.

Quando le piogge erano incominciate, Bochica era in visita alla città di Sugamuxi (ora Sogamoso), dove c'era un tempio dedicato al sole. Era un uomo buono che avrebbe potuto aiutarli e a far cessare il diluvio.

Il vecchio parlava con difficoltà con i capi, perché non aveva la padronanza la loro lingua, ma si faceva capire. Fdopo averli ascoltati si ritirò in un angolo della capanna e pregò il loro dio. Poi uscì e indicò a sud-ovest di Savannah. Centinaia di  indiani organizzarono un pellegrinaggio con lui. Si fermarono dopo diversi giorni nel luogo in cui terminava  la savana,. Davanti a loro un enorme  ammasso dim rocce aveva formavano una diga che impediva alle acque di defluire. Bochica, con il bastone, guardò il cielo e toccò con il bastone le rocce torreggianti. Per la sorpresa e l'ammirazione di alcuni e l'incredulità di tutti, le rocce si aprirono come fossero di sabbia. L'acqua defluì velocemente e tutto il territorio di Savannah,  si prosciugò e il teritorio fu salvo. gradualmente tornata alla normalità. Quelo luogo fu chiamato il "Salto del Tequendama". Dicono che Bochica,  scomparve silenziosamente come era venuto.

 

Chiminichagua è il supremo creatore del mondo, una specie di  divinità universale, l'unica luce che esisteva quando era notte.

Si dice che all'inizio, tutto era buio e la luce fu donata al mondo  quando Chiminichagua, il dio creatore, volle diffonderla  in tutto l'universo. Creò due grandi uccelli neri, li lanciò nello spazio e questi, raggiunta una grande altezza, illuminarono tutto il cosmo.

Chiminichagua  diffuse il credo di adorare come unico dio il Sole (Suha)  e sua moglie Chia, la luna.

 

Bachue è la madre della gente Muisca. La leggenda racconta che Bachue venne fuori dal Lago Iguaque con un bambino. Si sedette sulla riva del lago aspettando che il figlio crescesse. Quando il bambino diventò abbastanza grande, si sposarono ed ebbero molti bambini. Questi bambini erano la gente Muisca. Bachué insegnò loro a cacciare, a diventare contadini, a rispettare le leggi e ad adorare gli dei. Bachué venne chiamata anche Furachoque (buona donna in chibcha). Quando i bambini divennero vecchi, Bachué e suo figlio-marito decisero di tornare alle profondità del lago. Quel giorno i Muisca diventarono tristi, ma allo stesso tempo contenti perché sapevano che la loro madre era contenta.

Altre versioni della leggenda spiegano che dopo essersi immersa nel lago, Bachué andò in cielo, diventando Chía, mentre in altre versioni ancora Chia e Bachué non sono la stessa entità.

 

     

COREA DEL NORD

 

Per le storie e fiabe coreane si consiglia il volume di Maurizio Riotto,  Fiabe s storie coreane (1994). Dalla raccolta, emergono alcuni elementi fondamentali: l'inviolabilità del rispetto tra padri e figli (e figli e padri); la considerazione degli animali, molti dei quali rientrano nel mito; il sostrato sciamanista del paese, al quale si rifanno tante storie di geni, spiriti, fantasmi; l'ideale dell'Amore, pur considerato dalla società, rigidamente strutturata in classi, un sentimento marginale; il sogno della metamorfosi, concepita come legge del contrappasso, e, soprattutto, la capacità di accettare un'endemica, sempre presente povertà, ma anche di impegnarsi per reagirvi. (Maurizio Riotto insegnante di lingua e letteratura coreane all'Istituto di Lingue Orientali di Napoli).

 

1958 (151)  Pegaso. È il più famoso dei cavalli alati. Secondo il mito greco, nacque dal terreno bagnato dal sangue versato quando Perseo tagliò il collo di Medusa. Secondo un'altra versione, Pegaso sarebbe balzato direttamente fuori dal collo tagliato del mostro, insieme a Crisaore.

Animale selvaggio e libero, Pegaso viene inizialmente utilizzato da Zeus per trasportare le folgori fino all'Olimpo. Grazie alle briglie avute in dono da Atena, viene successivamente addomesticato da Bellerofonte, che se ne serve come cavalcatura per uccidere la Chimera. Dopo la morte dell'eroe, avvenuta per essere caduto da Pegaso, il cavallo alato ritorna tra gli dei.

Nella famosa gara di canto tra le Muse e le Pieridi, Pegaso aveva colpito con uno zoccolo il monte Elicona, che si era ingigantito fino a minacciare il cielo dopo aver udito il celestiale canto delle dee. Dal punto colpito dallo zoccolo di Pegaso nacque una sorgente, chiamata Ippocrene, o "sorgente del cavallo". Nello stesso modo, Pegaso fece scaturire una sorgente a Trezene. Terminate le sue imprese, Pegaso prende il volo verso la parte più alta del cielo e si trasforma in una nube di stelle scintillanti che hanno formato una costellazione.

 

 

1963  (485/9) Fiaba di Heungbu     Nolbu, il fratello anziano egoista, e la famiglia del fratello minore Heungbu. La storia parla di due fratelli. Nolbu, quello cattivo, è estremamente arrogante, avaro ed egoista. Dopo la morte dei loro genitori, nonostante che per generazioni le famiglie fossero vissute assieme, Nolbu si impadronisce delle fortune della famiglia e caccia dalla casa paterna la grande famiglia di suo fratello minore Heungbu il quale è costretto a vivere in estrema povertà, ma non perde mai la propria natura gentile e generosa. Un giorno una rondine con una zampa rotta cade nel cortile di Heungbu. Egli la cura teneramente ridandole una buona salute e la rondine mostra la propria gratitudine lasciando cadere un seme di zucca sul tetto di paglia della sua capanna. La zucca cresce diventando molto grande e poi, quando si apre, inonda Heungbu e la sua famiglia di oro e ricchezze. Nolbu, avendo udito della fortuna di suo fratello, freme di invidia e immediatamente esce e rompe di proposito una zampa a una rondine, per poi curarla. Ma lo fa in modo affrettato. Anche questa rondine lascia cadere un seme di zucca, ma questa, a differenza di quella di Heungbu, fa fuoriuscire i dokkaebi (spiritelli maligni) e cose orribili e terrificanti che   puniscono il malcapitato.     

 

 

1973  (1044/9)  Fiaba: La battaglia dei galli e delle farfalle

 

 1981  (1632/8)  Racconti di fate di diversi paesi europei.

 

 

1982  (1738) Fiaba della lepre del XVIII sec.

 

1985 (1793) Fiaba: Il porcospino vince la tigre.

 

 

1987    (1964/9)  Le fate del monte Keumgang

 

 

 1997    (2815/7 + BF 355)  La lepre e il leone

 

  

1998  (2825/7 + BF 356)  La leggenda di Chung Hyang

 La storia racconta la vita di Chun hyang, una ragazza molto bella e vivace ma testarda, figlia di un mudang, uno sciamano di un piccolo villaggio coreano. Il suo nome significa "profumo di primavera". Chun Hyang dimostra le sue doti marziali quando lo Yangban, il governatore del villaggio, comincia a tiranneggiare gli abitanti. L'unica persona che può liberare il villaggio è l'Amhaengeosa, un agente del governo, che potrebbe accusare lo yanban di abuso di potere sul villaggio. L'arrivo di Mong Ryong, un seducente viaggiatore, complica le cose: Mong Ryong finisce infatti per innamorarsi di Chun-Hyang. Con riluttanza la giovane accetta il suo aiuto per salvare sua madre, che nel frattempo era stata catturata dallo yangban. Sfortunatamente arrivano troppo tardi: la madre di Chun Hyang si era tolta la vita per preservare il suo onore. Mong Ryong rivela la sua identità di Amhaengeosa, e compie il suo lavoro di denuncia, anche se rimane molto addolorato di non averlo potuto svolgere prima della morte della madre di Chun Hyang. Quest'ultima, ormai sola, decide così di viaggiare con Mong Ryong, lasciandosi il suo passato alle spalle.

 

 

2001 (3061 + BF 388)  La storia del serpente bianco.  Una delle più conosciute storie della letteratura Cinese è la "Leggenda della Dama Serpente Bianco". Per la prima volta si trova come una breve storia durante la Dinastia Tang (618 d.C.) La favola è stata riscritta molte volte nei secoli seguenti con personaggi cambiati ed aggiunti, l'inizio e la fine cambiate, la storia si è trasformata da un racconto am-monitore in una storia d'amore. Nel diciottesimo secolo, la storia si è ulteriormente evoluta in una serie di episodi per l'Opera di Pechino. La storia completa dovrebbe essere composta da almeno 16 episodi. "C'erano una volta un serpente bianco ed un serpente verde che vivevano sulla montagna E-Mei. Essi usavano i loro poteri magici per trasformarsi in due belle giovinette, una vestita di bianco ed una di verde. Sul ponte Duan-Qiao del Lago Occidentale nella città di Hangzhou, incontrarono un uomo di nome Xu Xian del quale il Serpente Bianco si innamorò a prima vista. Si sposarono poco dopo.  La Dama Bianca e suo marito aprirono un negozio di erbe medicinali, ricette scritte e preparate. Ai pazienti che non potevano pagare venivano dati trattamenti e medicine gratis, questo fece sì che il negozio divenisse molto popolare. Un giorno un monaco di nome Fa Hai vide la coppia mentre lasciava il negozio. Avvertì Xu Xian che sua moglie era un serpente bianco, ma Xu Xian non gli credette.
Era il periodo della Festa delle Barche Drago, quando le famiglie Cinesi decorano le loro case e bevono vino per scacciare gli spiriti. Questo era pericoloso per la Dama Bianca e la Dama Verde dal momento che erano spiriti, inoltre la Dama Bianca era incinta ed il suo potere magico era diminuito. Provò a bere vino per compiacere suo marito, ma gli effetti del vino le fecero perdere il controllo. Corse verso la sua camera da letto e riprese la sua forma di serpente appena entrò nel letto. Xu Xian entrò nella stanza e vide un grosso serpente bianco aggomitolato nel loro letto e stramazzò morto dalla paura.

Addolorata, la Dama Bianca viaggiò fino ai monti Kun Lun per rubare un'erba magica per ridare la vita a suo marito. Il suo tentativo stava per fallire, quando il Dio della Longevità ebbe pietà di lei e le dette l'erba magica. Quando la Dama Bianca rianimò Xu Xian riuscì anche a convincerlo di non aver visto il serpente bianco. Xu Xian era ancora turbato e andò al Tempio della Montagna d'Oro (Jin Shan) per vedere Fa Hai. Il monaco disse a Xu Xian che avrebbe dovuto farsi monaco per separarsi dallo spirito serpente e Xu Xian accettò. La Dama Bianca andò a Jin Shan con la Dama Verde per supplicare Fa Hai a rilasciare suo marito, ma il monaco rifiutò. Arrabbiata, la Dama Bianca richiese aiuto ad una grande armata di creature subacquee e scatenò un diluvio sul Tempio Jin Shan. Usando i suoi poteri magici, Fa Hai fece crescere la montagna cosicché i flutti rimasero al disotto. I poteri della Dama Bianca erano indeboliti dalla gravidanza, così abbandonò la battaglia per partorire il suo bambino.  Impossibilitata a continuare la battaglia da sola, la Dama Verde scappò ed occupò il proprio tempo in pratiche per aumentare il suo potere magico e la sua abilità di lotta. Dopo la nascita del loro figlio, Xu Xian andò a fargli visita, portando con sé un cappello magico datogli da Fa Hai. Xu Xian intrappolò la Dama Bianca nella sua forma di serpente sotto il cappello. Fa Hai dopo la imprigionò, nella forma di serpente, sotto la Pagoda della Montagna del Tuono. Dopo che il figlio della Dama Bianca e di Xu Xian fu cresciuto, la Dama Verde ritornò e distrusse la Pagoda, liberando la Dama Bianca. La Dama Verde sconfisse Fa Hai. Di conseguenza, Xu Xian, la Dama Bianca ed il loro figlio furono riuniti e vissero tutti felici per sempre.

  

 

2002  (3167/70)   

Leggenda di Arirang  Arirang è un documentario folkloristico  diretto nel 2011 da Kim Ki-duk, premiato al Festival di Cannes del 2011 nella sezione "Un Certain Regard". In Italia il film è stato trasmesso su Rai 3 il   14 agosto 2011. Si tratta di una lunga video-confessione in cui l'autore esterna i suoi tormenti interiori conseguenti un incidente avvenuto sul set del film Dream, a seguito del quale il regista si è ritirato in montagna  in solitudine senza più contatti con l'industria del cinema..

 

 

2003  (3213/6 + BF 432)  

Le antilopi e l’aquila pescatrice

 

2014 Suro, o Sureung (nome postumo) comunemente chiamato Gim Suro, è stato il leggendario fondatore e il re dello stato di Geumgwan Gaya nel sud-est della Corea .
Secondo la leggenda la fondazione di Geumgwan Gaya, registrata nei testi del 13 ° secolo della cronaca Garak Guk-gi di Samguk Yusa, re Suro è stato uno dei sei principi nati da uova che scesero  giù dal cielo in una ciotola d'oro avvolti in un panno rosso. Suro tra di loro era il primogenito e ha aiutato gli altri nella creazione di sei stati, pur affermando la leadership della confederazione Gaya. Sempre secondo la leggenda, la regina di re Suro,  Heo Hwang-ok,  era una principessa venuta dal paese indiano di Ayodhya. Una tomba attribuita al re Suro è ancora visibile in tempi moderni a Gimhae. I membri del clan Gimhae Gim, che continuano a svolgere ruolo importante nella vita della Corea di oggi, attribuiscono la loro discendenza da re Suro, come fanno i membri del clan Gimhae Heo. Ma tra di loro non c’è alcuna fusione.

 

 

COREA DEL SUD

 (per le fiabe vedi volume di Maurizio Riotta, Fiabe e storie coreane  Vedi Corea del Nord  )

 

  1959(228)  La topina vestita

 

1969  (559/62)  Il torrente del coniglio

 

1969   (538/41) La nuora e la suocera

 

1970  (570/3)   Il sole e la luna.

In cielo, così come sulla terra, esistono vari regni e varie nazioni. Si dice, tra l'altro, che in Cielo esista un Paese dove regna sempre la più totale oscurità, e che per questo motivo è chiamato "Paese delle Tenebre". In questo particolarissimo Paese, dove non brillano mai né il Sole né la Luna, si allevano dei cani enormi e molto feroci, mai visti in nessun altro posto della Terra. I re di questo Paese, stanchi di vivere continuamente nell'oscurità, hanno sempre cercato di sottrarsi al loro destino, ma inutilmente, finché, un giorno il sovrano del Paese delle Tenebre decise di smuovere il Sole o la Luna dalla loro posizione abituale nel cielo, in modo da far ricevere al proprio regno la luce di almeno uno dei due corpi celesti.

Scelse perciò il più grande e feroce dei suoi cani e gli ordinò di prendere il Sole e di portarlo vicino al proprio regno. Il cane obbedì al Re e, dopo aver raggiunto il Sole, colta l'occasione buona lo afferrò con la bocca. Ma il Sole era troppo caldo e il cane fu ben presto costretto a risputarlo fuori. Fece altri tentativi, ma l'eccessivo calore del Sole lo convinse, alla fine, a desistere definitivamente dai suoi propositi. Così, il cane non poté far altro che tornare sconsolato dal proprio padrone e riferirgli quanto era accaduto.

Il Re delle Tenebre andò su tutte le furie, ma era chiaro che non c'era nulla da fare. Allora ordinò al cane di impossessarsi della Luna che, non essendo calda come il Sole, poteva essere rubata più facilmente. Così il cane raggiunse la Luna e, colto il momento propizio, l'afferrò con le sue poderose mascelle.

La Luna, però, si dimostrò anch'essa una preda indigesta, poiché era gelida come il ghiaccio al punto da indolenzire tutti i denti del cane, che dovette rapidamente risputarla fuori. Come era accaduto anche con il Sole, la bestia provò più volte, ma a nulla valsero tutti i suoi sforzi.

Il Re delleTenebre, saputo del nuovo fallimento, fu preso dalla disperazione, ma questo non lo aiutò certo a risolvere il problema. Da quel momento, comunque, nel tentativo disperato di sottrarsi al loro destino, i sovrani del Paese delle Tenebre affidano di tanto in tanto ai loro cani l'impossibile impresa di impossessarsi del Sole o della Luna. Ogni volta, però, i cani sono puntualmente costretti a risputar fuori i due corpi celesti, ed è a questo eterno prendere e lasciare che sono dovute le eclissi di Sole e di Luna visibili dalla Terra. (da Internet www.paginadeibimbi.com )

 

 

 1970  (575/8 La  fata e il boscaiolo

 

1970  (583/6)  Heung e Nolbu ( Vedi Corea del Nord)

 

1980 (1072/3) Il coniglio che schiaccia il grano in un mortaio.. Il coniglio lunare, in cinese yuètù è una creatura immaginaria presente nella mitologia e nel folklore di molti paesi dell'Estremo Oriente, ed in particolare di Cina e Giappone. Si tratta per l'appunto di un coniglio che vivrebbe sulla Luna. Deve la sua origine ad una pareidolia comune in Asia (ma non in Occidente) per la quale è possibile vedere, negli avvallamenti della faccia illuminata della Luna piena, la figura di un coniglio seduto sulle zampe posteriori a fianco di un pestello da cucina. È una figura leggendaria molto presente nell'immaginario mitologico sino-nipponico, sebbene con alcune varianti: in Cina viene solitamente considerato un compagno della divinità lunare Chang, per la quale è incaricato di produrre l'elisir di lunga vita pestandone i componenti nel suo mortaio; nel folklore del Giappone si limita invece a pestare del comune mochi nel tradizionale pestello giapponese, l'usu. In entrambi i casi, il suo mito si ricollega ad una antica fiaba buddhista, la Śaśajâtaka.

In Cina viene anche chiamato coniglio di giada o coniglio d'oro, e la sua figura viene celebrata nella festività dedicata alla Luna e alla dea Chang'e, appunto la Festa della Luna o Festa di metà autunno.

Il drago nelle nuvole

 

 

 

COSTARICA

 

 2012  La Segua  Il carro senza buoi.

 

La Segua. Più di 200 anni fa, in una piccola città di Cartagine, visse una ragazza, la più bella della città. Bella come una rosa, gambe tornite e una faccia bellissima, aveva però il difetto dell’orgoglio tanto da non tenere in nessuna considerazione  neppure i genitori che spesso umiliava accusandoli di essere poveri. La leggenda narra che un giorno la ragazza  ricevette un invito da uno spagnolo ricco e bello a partecipare ad una danza. La madre non voleva concederle il permesso di frequentare quel giovane perché era noto come un conquistatore, un donnaiolo impenitente e  poco serio. A seguito del divieto della madre, la figlia si infuriò a tal punto da alzare la mano su di lei per schiaffeggiarla. Ne fu impedita da un’altra mano con unghie adunche e affilate che la trattenne e da una voce che disse: “Ti maledico. Da oggi tutti gli uomini che incontrerai vedranno in te solo una ragazza dal volto orripilante  e mostruoso”.

 Questa è la Segua  che appare ai donnaioli che camminano a tarda notte in strada in cerca d’avventure.  A volte incontrano una giovane che sembra  bella e dolce.  Ma dopo il primo abbraccio questa si tramuta in un essere diabolico dal volto cavallino.

 

Il carro senza buoi è una leggenda dell'America centrale appartenente al  folklore della Costa Rica e del  Salvador. Narra dell’apparizione di un carro fantasma che nottetempo vaga per le strade di una città, in quartieri  dove vivono diseredati e bande di teppisti.

Si dice pure che appare vicino alla casa di qualcuno che è diventato molto avido  o  che è appena morto.In entrambi i casi, la presenza dello spettro è un avvertimento per le persone affinché  correggano il loro modo di vita e  si mettano sulla retta via.

Il fantasma si presenta come un carro che si muove senza la presenza di animali che lo trascinino. Secondo il mito  sarebbe trainato dal fantasma di una strega o a volte dallo stesso Satana [1] in persona, di solito invisibile o visibile sottoforma di un avvoltoio.

Una variante del mito  è la presenza al posto di guida del cadavere o fantasma del proprietario della carretta  o di altra persona . Questi è costretto a vagare all'interno del veicolo per l'eternità come punizione per  cattiva condotta e come esempio per gli altri Altre volte, è l’anima della persona che, visto il carro,   muore e rimane per sempre intrappolata alla guida dello stesso.

In alcune versioni inoltre, la comparsa dello spettro annuncia l’arrivo di un disastro incombente o predice futuri presagi. Nel suo libro Il carrello Rica, il filosofo Costantino Laskaris  ritiene che  la leggenda del carro senza buoi abbia  avuto la sua origine nel ricordo dei carri pieni di cadaveri che attraversavano le città,  vittime dell'epidemia di colera morbus , dopo la Campagna Nazionale 1856-1857, [5]  che causò  la morte di circa il 10%  della popolazione del paese .

 

 

CROAZIA

1997 Bimba che vola su un uccello.

 

  

2003 (598/9) Fiabe: Malik Tintilinic. Tintilinic è un monello assai popolare lungo le coste dalmate ed è considerato un portafortuna. La tradizione cristiana lo ha rivisitato e lo ha accostato a quella di un bambino non battezzato. Nel folklore il personaggio appare talvolta menzionato come uno scaltro mentitore che con poco lungimiranti sotterfugi riesce ad uscire sano e salvo anche dalle situazioni più ingarbugliate (delle quali spesso è artefice).

Kosjenka.  Fata di Regok.  Kosjenka è una giovane fata scesa in terra con le amiche per giocare coi cavalli. Si allontana dalle altre fate e incontra Regoč,un  uomo di mille anni, il cui lavoro è quello di raccogliere pietre. Essendo lui un gigante, la fata lo prega di aiutare gli abitanti dei due paesi vicini che, trovandosi in guerra, tentano di allagare il paese. Regok interviene ma è troppo tardi: riesce soltanto a porre in salvo i paesani.

 

 

2005  ( 662)  Fiabe: La fata sirena Halugica.   Halugica è una ragazza – sirena, che nella sua ricerca della verità, incontra la felicità e l’amore, ma anche un grande dolore.

 

Il nano dalla barba lunga. Pedalj muža lakat brade (letteralmente tradotto:  “Un palmo di marito”, è modo un po’ dispregiativo per definire un uomo basso. E’un personaggio della commedia per ragazzi “Pionir Grujo” (Il pioniere Grujo), scritta da Vladimir Nazor nel 1947.

 

 

2007 (751/2) Fiabe: Il mostro Ork.  Il diavoletto Macic. Orko e Macić e sono due demoni leggendari, legati alla mitologia croata. (Una specie di folletti).

2012. Anno del drago

Anno del Drago.  Oroscopo cinese creato in Cina intorno al 1000 a.C. Ebbe il suo periodo fiorente grazie allo sviluppo dell'astronomia e della cosmologia e della popolarità degli insegnamenti di Confucio nel tempo della dinastia Han. È più popolare in Cina e in altri paesi dell'Asia orientale e - con le migrazioni degli abitanti asiatici lentamente si fa strada anche in Europa e USA. La sua tradizione arriva da un lontano passato e le leggende sono varie. Tra le più popolari vi è la leggenda di Buddha che invitò tutti gli animali a fargli visita (una versione dice che questo invito ebbe luogo quando stava morendo e un’altra durante la festa di Capodanno), ma solo 12 animali accettarono l’invito nel seguente ordine: Ratto , Bue, Tigre, Lepre, Drago, Serpente, Cavallo, Pecora, Scimmia, Gallo, Cane e Cinghiale. Buddha assegnò loro il compito di nominare ogni anno col nome di uno di essi. Anche oggi, i segni dello zodiaco cinese seguono l'ordine di arrivo degli animali e ciascuno di essi governa per un anno (a differenza dell’astrologia occidentale, dove la regola ha segni diversi per ciascun mese). Oltre a dodici segni l'oroscopo cinese si basa anche su cinque elementi: legno, metallo, acqua, fuoco e terra, nonché su due principi: Yin e Yang. La combinazione di 12 segni e dei cinque elementi si traduce in un ciclo di 60 mesi.
Ogni anno ha le caratteristiche e gli svantaggi del segno e dell'elemento che lo governano. Il Capodanno cinese è calcolato secondo il calendario lunare che inizia alla fine di gennaio o in febbraio. L’anno del Dragone è il segno più fortunato dell'oroscopo cinese. In Cina il drago ha sempre simboleggiato il potere, la giustizia, la forza e la ricchezza. Il segno è stato utilizzato e indossato da imperatori e generali. I draghi sono amici potenti e nemici pericolosi, portano la felicità e l'immortalità. Il drago può guarire e scacciare gli spiriti maligni. Si ritiene che il drago possa domare le forze della natura e regolarle per l'uomo. All'interno del fatto risiede anche il grande carisma di questa creatura mitica che si riflette nelle persone nate nell'anno del drago. Queste non sono mai normali, sono affascinanti e danno la sensazione di sicurezza. Sono molto ambiziose e hanno il talento si saper ottenere fortuna. Essere nati nell'anno del Drago è considerato una benedizione e vantaggio.

 

2014. Miti e flora. Il nocciolo (corylus avellana)è un albero cespuglioso con una corteccia liscia, appartenente ala famiglia delle betullacee. Il frutto è una noce commestibile (nocciola), presente in Europa, Asia Minore e Nord Africa. Il nocciolo nella tradizione celtica irlandese rappresenta il frutto della scienza, ed è spesso legata alla stregoneria. Un simbolo di pazienza e di esperienza mistica, da cui appariranno i frutti della vita è spesso usato in magia come mezzo di protezione. In attesa del giorno di San Giorgio, i contadini mettono croci di nocciolo nei campi e nelle case per protezione delle colture e degli edifici contro la grandine. Lo stesso fanno i pastori per proteggere il gregge dai fulmini e dalla grandine.

Il nocciolo è spesso un motivo di tradizione d'amore; certe donne incinte  mettono un nocciolo nel seno.  Una ragazza, che vuole attrarre un ragazzo,  durante il periodo estivo deve prendere un ramo di nocciolo e colpire il ragazzo sul retro con tre volte. Dopo questo, egli non sarà più in  grado di guardare un'altra ragazza.

Sui rami di nocciolo, fa piacere sedersi perché da quei rami i diavoli si tengono lontani. Alcuni credono che i serpenti che abitano sotto i noccioli abbiano poteri speciali. Chi ne cattura uno, se lo uccide e lo frigge per mangiarlo,acquista poteri particolari tra cui quello di capire il linguaggio degli animali.  (Radoslav Dodig)  

 

CUBA

2012 (5076) La Tatagua. Si dice che in tempi antichi, a Cuba, prima dell'arrivo dei colonizzatori spagnoli, viveva una donna  molto bella chiamata  Aipiri. Questa giovane amava divertirsi e civettare attraendo gli uomini con la sua voce melodiosa e con la danza. Un giorno Aipiri si sposò ed ebbe sei figli ma non poteva adattarsi alla vita familiare. Un giorno, mentre il marito lavorava nei campi,   andò ad una festa lasciandola soli i propri figli in casa , e  questa situazione si  ripeté frequentemente. I suoi figli, non avendo cibo perché la madre non aveva tempo di pensare a loro, piangevano spesso.

Mabuya, il dio del male,  stanco delle loro urla, li trasformò in alcuni alberi,  che oggi conosciamo come "Wow". Si tratta di alberi così velenosi che solo la loro ombra può causare le malattie più gravi. Quando Aipiri tornò a casa, trovò sei alberi al posto dei suoi figli, ma prima di potersi riprendere dalla sorpresa,  fu trasformata in una " tatagua ", una falena oggi conosciuta col nome di strega-farfalla. Si dice che questa farfalla entri notte nelle case per ricordare alle madri di non abbandonare mai i propri figli .

2012 (5078) Il Gujie. Uno dei più famosi personaggi delle leggende cubane è il  Guije, un essere strano o noto soprattutto nella parte settentrionale dell'isola. Probabilmente è legato ad una persona veramente esistita sulla quale, però, nacque una leggenda.

Coloro che dicono di averlo incontrato sostengono che si trattava di un uomo di colore, piccolo e vecchio, altri di un ragazzino della stessa razza e dimensione, con gli occhi prominenti e anche con grande occhio sulla testa. Alcune persone che lo hanno visto lo descrivono come un mostro con le gambe di capra e una coda caimano. Si comporta come un folletto astuto e malvagio . Si dice che sia più veloce di un cavallo e  capace di saltare grandi recinti meglio di una cavalletta. Inoltre, egli diventa invisibile e può  attraversare una porta chiusa. Per quanto riguarda il suo habitat vive nei fiumi la cui acqua scorre perenne. Anche se si dice che egli sia in grado di fare qualsiasi cosa , non ha mai fatto male a nessuno. In genere  le storie su di lui raccontano  che ogni volta che viene scoperto da un essere umano, corre via velocemente ad una velocità soprannaturale. Qualcuno afferma di averlo catturato ; tuttavia , nessuno è mai  riuscito a dimostrarlo.

Ci sono anche  innumerevoli leggende sul Guije che fanno parte della tradizione orale del popolo cubano nella parte centrale del paese.

2012 (5075). La Giraldilla. Il Giraldilla, simbolo di L'Avana, è una bandierina in bronzo fuso con una donna (che rappresenta Isabel de Bobadilla) collocata sulla torre del Castillo de la Real Fuerza. Fu realizzata dall'artista canario Jerome Martin Pinzon, anche se quella che ora è presente nel castello è una replica, perché l'originale si trova nel Museo della Città. Sulla Giraldilla c'è una triste leggenda: Isabel de Bobadilla fu la moglie di Hernando de Soto, il capitano generale e governatore di Cuba, la cui casa era il Castillo de la Real Fuerza. Questi venne mandato a conquistare la Florida, dove morì di febbre alta. Si racconta che sua moglie aspettasse il suo ritorno e per stette anni  rimase a guardare il mare dalla torre, e alla fine morì di amore.

 

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