CONCLUSIONE Ritornando per l’ultima volta sugli schemi letterari della letteratura francese e sulla loro formazione, possiamo distinguere tre gandi periodi: il primo o preclassico che arriva sino alle soglie della Renaissance; il secondo o classico che giunge sino alla fine del Settecento e ai primi dell’Ottocento; il terzo o Romantico che dura per buona parte dell’Ottocento, Nel periodo Preclassico non si può parlare di alcuno schema letterario definito. Gli antichi avevano dormito un sonno più che millenario nelle vecchie abbazie e con fatica quindi i primi lettori riuscivano a riprendere il contatto con essi. Si cominciava però a studiare, ad analizzare, ad indagare, a cercare quali impressioni quei manoscritti destavano e perché. Col giungere di questi ‘perché’, il periodo Preclassico cessava di esistere e, secondo Boileau, arrivava infine un Malerbe a “devoiler l’art confus de nos vieux romanciers”. Una volta capito perché certe opere suscitavano certe sensazioni, allora si cercavano le regole che divenivano il canone letterario dei poeti. Fu allora che lo schema classico si manifestò in tutta la sua efficienza e prese a guidare le orme dei secentisti. Un primo attacco allo schema classico fu, alla fine del Seicento, portato dai Moderni nella famosa “Querelle des Anciens et des Modernes”. Ma l’idea del progresso, che era proprio alla base della guerra alla tradizione, non condusse i Moderni, almeno per quanto riguarda l’evoluzione dello schema letterario, molto lontano. Voltaire, infatti, l’autorità sovrana, il legislatore del Settecento, e il suo miglior discepolo La Harpe, non si scostano quasi affatto dallo schema del secolo precedente che giunge intatto fino al 1800. Qui lo schema si sdoppia. Mme de Stael, studiando i rapporti fra società e letteratura presso i vari popoli, viene a dimostrare che non esistono solo bellezze classiche ma che ve sono alcune che non hanno nulla a che vedere coi classici e con le loro regole pur affondando le loro radici in tempi precedenti. A lei si affianca Chateaubriand ed anche lui risale, se non ai documenti letterari, almeno ai monumenti di quel periodo Preclassico e ne decanta le bellezze. Villemain e Sismondi approfondiscono questi studi e li ampliano corredandoli di ampie notizie e di accurate indagini critiche. Nell’Ottocento quindi si manifestano questi due schemi classico e romantico; e a fianco di questi dobbiamo aggiungere il recupero dei secoli Medievali e l’opposizione che alcuni critici ottocenteschi fecero all’Illuminismo: tra questi Nisard. Con Sainte-Beuve, l’esponente più alto di questo gruppo di critici, tutti questi schemi si vengono fondendo e trasformando in un nuovo metodo di critica in cui entrano per la prima volta a far parte la psicologia, la fisiologia, la considerazione del rapporto non solo tra opera e tempo ma anche tra opera e scrittore, opera e temperamento, opera ed educazione dello scrittore stesso.
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