DABROWSKA  MARIA

(Polonia)

 

Nasce  a Rusòw, Kalisz nel 1892 e muore  a Varsavia nel 1965..

 Esordisce in campo letterario scrivendo opere per bambini Ramo di ciliegio, Il sorriso dell’infanzia. In seguito pubblica opere dedicate alla campagna che  la resero celebre Gente di laggiù (1925),  Erbe selvatiche (1926), in cui alla vita dei lavoratori dei campi si intrecciano motivi folkloristici. Quattro suoi volumi sono dedicati alle Notti e giorni (1932-34).      

Fu autrice di alcuni saggi letterari tra cui Pensieri su cose e uomini (1956), Saggi su Conrad (1959) e il romanzo Le avventure di un uomo pensante, rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1970.

 

 

FILATELIA

POLONIA  1969 (1834)

              

 

              

 

DAHL  ROALD

(Inghilterra)


Nato a Llandaff, Galles, il 13 settembre 1916, muore  il 23 novembre 1990.

Dopo un'infanzia e un'adolescenza segnate dalla morte del padre e della sorellina Astrid, consumato dalla severità e dalla violenza dei sistemi educativi dei collegi inglesi, riesce  da solo a trovare le forze per andare avanti.

Prima di diventare scrittore a tempo pieno, Roald Dahl si adegua ai lavori più strambi. A 18 anni, appena terminata la scuola superiore, si trasferisce addirittura in Africa, presso una compagnia petrolifera.. Partecipa alla Seconda guerra mondiale in qualità di pilota d'aereo e scampa per miracolo ad un terribile incidente. Combatte anche in Grecia, Palestina e Siria, finché le conseguenze dell'incidente non gli impediscono di continuare a volare.

Negli ultimi tempi della sua vita è duramente attaccato dalla stampa per le sue posizioni antisemite, reazionarie e misogine.

Personaggio controverso, descritto come un diseducatore per la misoginia dei suoi libri, oppure come uno scrittore meraviglioso per l'infanzia, eroe di guerra, un padre che non si era dato pace finché non era riuscito a salvare il figlio Teo, inventando una valvola speciale per la cura dei bambini idrocefali.

Roald è un tipo singolare.  Usa sempre carta e matita per scrivere. La sua giornata lavorativa inizia attorno alle 9 e 30, verso le 10 e 30 prende una pausa-caffè, riprende a scrivere fin verso le 12 e solo verso le 16, dopo il pranzo, la lettura dei quotidiani eccetera, riprende a scrivere per un altro paio d’ore.

Dopo il congedo, Dahl si trasferisce negli Stati Uniti e lì scopre la sua vocazione di scrittore.  Nel 1942 incontra C. S. Forester, autore di Captain Hornblower, che l’avrebbe condotto sul sentiero della nuova carriera narrativa. E' proprio in quell’anno che un suo scritto sull’esperienza come pilota viene  pubblicato con il titolo di Shot down over Libya.

Il primo libro per bambini è The Gremlins, un libro illustrato, pubblicato nel 1943 (sarà poi portato sullo schermo dalla Disney).

Periodo fecondo della sua vita, questo, condito da decine di aneddoti circa le sue strane abitudini. Scriveva al  chiuso in una stanza in fondo al suo giardino, avvolto in un sudicio sacco a pelo e sprofondato in una poltrona  appartenuta alla madre. Si dice che in questa sua stanza nessuno avesse mai potuto riordinare o fare pulizie, con le conseguenze che si possono immaginare. Sul tavolo, una palla color argento fatta con la stagnola delle tavolette di cioccolata che mangiò da ragazzo..

Al di là degli aneddoti della sua biografia (come quello che lo descrive taccagno, pare avesse l'abitudine di acquistare libri in libreria, leggerseli durante il giorno e la sera riconsegnarli facendosi ridare indietro i soldi accampando una scusa), restano i libri da lui scritti: Le streghe, Matilda e  centinaia di racconti che hanno fatto la gioia di diverse generazioni di bambini. Tra gli altri titoli: L'enorme coccodrillo, Un gioco da ragazzi e altre storie, Gli Sporcelli, Il G.G.G., La fabbrica di cioccolato, Il grande ascensore di cristallo, La magica medicina, Agura Trat, Danny il campione del mondo, Sporche bestie, La pesca gigante, Versi perversi, Boy (racconto autobiografico della sua infanzia e adolescenza), In solitario, Un gioco da ragazzi, Io, la giraffa e il pellicano, Il dito magico.

La sua vita  però è sconvolta da una serie di terribili drammi familiari: dapprima il figlio neonato subisce una gravissima frattura cranica, in seguito la figlia di sette anni muore per le complicazioni del morbillo, infine la moglie Patricia è costretta sulla sedia a rotelle da un'emorragia cerebrale. Lui stesso deve sottoporsi ad alcune operazioni alla schiena per ferite riportate in guerra. Nel 1990 la figliastra Lorina muore per tumore al cervello, pochi mesi prima di lui.

Tornato in Gran Bretagna Dahl acquista una popolarità sempre più vasta come scrittore per bambini e, negli anni '80, grazie anche all'incoraggiamento della seconda moglie Felicity.

E' stato anche sceneggiatore di film tratti dai suoi racconti.

Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, del 1971 per la regia di Mel Stuart (tra gli attori interpreti: Gene Wilder, Jack Albertson, Ursula Reit, Peter Ostrum e Roy Kinnear), è una curiosa storia dove il proprietario di una fabbrica di cioccolato bandisce un concorso: i cinque bambini vincitori potranno entrare nella misteriosa fabbrica e scoprirne i segreti.

Roald Dahl ha scritto anche libri per adulti, racconti il cui tema centrale è la sofferenza che nasce dalla crudeltà, la sopraffazione e l'imbarazzo. Libro autobiografico è Going solo (1984]. Di sé diceva:: “Gli adulti sono troppo seri per me. Non sanno ridere. Meglio scrivere per i bambini, è l'unico modo per divertire anche me stesso”.

Ritiratosi in una grande casa di campagna, lo scrittore muore il 23 novembre 1990 di leucemia..

 

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SVEZIA 2000, INGHILTERRA 2006. GIBILTERRA 2010

 

DAL’  VLADIMIR IVANOVIC

(Russia)

 

Nato a Lugansk (Ukraina) nel 1801.  Muore a Mosca nel1872.

Svolge diversi lavori e mestieri.: marinaio, medico militare, impiegato amministrativo. Di origine danese, visita spesso la Russia apprendendone la lingua, gli usi e i costumi.

E’ autore di pittoreschi racconti pubblicati sotto lo pseudonimo di Cosacco di Lugansk. Pubblica  Favole russe (1832), Fatti e frottole (1833/39) in quattro volumi, una serie di racconti come Bikej  e Mauljanan(1834), Il cosacco degli urali (1842), L’attendente (1845) che lo consacrano come il massimo rappresentante della narrativa folcloristica russa.

Cura numerose raccolte di favole e di proverbi russi, oltre trentamila (1861/62). La sua opera fondamentale è il Dizionario esplicativo del russo parlato (1861/7)

 

 

 

FILATELIA

Russia  Anno 1976  (4297)

 

DAMI  Elisabetta  

(Italia)

 

Nata a Milano.

Figlia dell'editore per l'infanzia Piero Dami (fondatore nel 1972 della Dami Editore), è tra gli scrittori italiani per l'infanzia noti nel mondo, grazie alla serie di libri sul topo giornalista Geronimo Stilton, pubblicati dalle Edizioni Piemme e tradotti e pubblicati anche all'estero: in Francia sono pubblicati dalla Albin Michel Jeunesse, in Spagna dalla Editorial Planeta, negli Stati Uniti dalla Scholastic.

I libri pubblicati non riportano il nome della Dami come autrice, (esistono forse dei ghost-writers?). Comunque si immagina che I libri siano opera dello stesso Stilton.

Nel 2004 si è conclusa una controversia legale con accordo tra le parti: il cognome del topo, Stilton, è infatti il nome di un formaggio inglese, e The Stilton Chease Maker Association. L’azienda produttrice di questo formaggio con sede in Surbiton, aveva deciso di fare opposizione all’utilizzo del nome.

A parte il lavoro, la Dami ama effettuare attività ed esplorazione avventurose: ha scalato il Kilimangiaro, ha effettuato trekking in Nepal, maratone nel deserto, lanci con il paracadute, ed inoltre ha il brevetto di pilota.

Il ciclo di libri scritti intorno al personaggio inventato da Elisabetta Dami si divide in alcune collane: Storie da Ridere; Top-seller; Barzellette; Supermanuali; I misteri di Ficcanaso Squitt; Avventure estreme; Segreti & segreti di Pissipissy Rattazz; Avventure nel tempo; I libri di Tea Stilton; Tea Sisters fumetti; Vita al college: Avventure al college di Topford; I mini misteri; Gatti pirati; Cronache del regno della fantasia; Principesse del regno della fantasia; Supereroi; Grandi libri; I primi libri; I piccoli libri; Grandi storie; Libri parlanti; Libri zainetto; Mondo coniglio.

(da Internet)

 

FILATELIA

ITALIA  Anno 2010

 

 

 

DAUDET  ALPHONSE

(Francia)

 

Così Ch. Maurras giudica l’opera dello scrittore provenzale: “Daudet fotografa delle istantanee sulle quali distende delle tinte vive, mobili e precise. Ma niente della grande arte dalle larghe vedute. Introdusse nel romanzo il reportage, la piccola documentazione scandalosa e scabrosa. Ciò che abbaglia, avvince, vibra, vive, ma in superficie; da questo punto di vista è quel che si dice “le monde”.

Nasce a Nîmes il 16 dicembre 1897 in una agiata famiglia dove, assieme al fratello Ernest trascorre i primi anni della sua vita in modo tranquillo finché il dissesto finanziario del padre, un impresario manifatturiero del Gard,  non porta la famiglia alla rovina. A sedici anni dovette accettare il posto di istitutore-ripetitore nel collegio di Alais a Lione.

Nel 1857, all’età di vent’anni, si trasferisce a Parigi dove, a fianco del fratello Ernesto che lo sprona a perseverare  nella sua attitudine verso la letteratura, vive un periodo di stenti. Riesce, comunque, a farsi notare per alcuni suoi scritti, poesie e racconti pubblicati su vari giornali e riviste.

Nel 1860 diventa segretario del duca di Morny, una posizione che gli permette di penetrare nel mondo dell’alta società  parigina e gli ispira in seguito il romanzo Nababbo (1877). La notorietà cominciò a riscuoterla nel 1858 quando le sue precedenti liriche sono raccolte nei volumi Le amorose (1858) e Cappuccetto rosso. La fama gli viene pochi anni dopo con la pubblicazione delle Lettere dal mio mulino (1866). 

Daudet rimane presso il duca di Morny fino alla morte di questi e, successivamente si dedica interamente alla letteratura come il fratello gli aveva consigliato.

Sposatosi nel 1867, conduce una vita piacevole, opulenta, felice, non disgiunta da certe forme di snobismo che davano spesso alla testa degli scrittori  dell’epoca (vedi Dumas). E' solito frequentare circoli aristocratici e a manifestare le sue idee monarchiche, poi divenute parte del suo romanzo I re in esilio

Gli ultimi quindici anni della sua vita non sono altrettanto felici sia per la parte fisica, deve affrontare una lunga e dolorosa malattia, sia per la parte legata al suo lavoro: per comporre le sue opere era stato accusato di avvalersi di collaboratori prezzolati e di gostwriters rimasti anonimi.  Una accusa per la verità non completamente falsa. Uno dei suoi collaboratori è un suo conterraneo, Paul Aréne, un eccellente scrittore,  autore di una serie di racconti provenzali raccolti nel volume Jean des Figues (1870), simili a quelli delle Lettere dal mio mulino.

Daudet si dedica pure al teatro per il quale nel 1872 compone  il dramma L’Arlesiana, tratta da un suo racconto. Ottiene un vasto successo e in seguito L’Arlesiana fu musicata da Bizet e da Cilea. Compone anche altre commedie  ma L’Arlesiana rimane l’opera più vitale.

Alle Lettere dal mio mulino seguono opere che accrescono  la sua fama; Cosino  (1868), la trilogia Tartarino di Tarascona  (1872), Tartarino sulle Alpi (1885), Port-Tarascon (1890), I racconti del lunedì (1973) nei quali, oltre ai suoi ricordi di Provenza inserisce anche esperienze della guerra franco-prussiana.

Tutte queste opere sono pervase da uno spunto ironico, permeate da una satira bonaria, arguta, da ricche pennellate che colorano gli ambienti, da un realismo poetico nella rappresentazione di personaggi  tratti dal mondo provenzale.

Daudet è anche noto per l’analisi non solo della provincia ma anche per la descrizione  della vita della capitale, di certi ambienti nei quali visse e soffrì nella sua giovinezza. Per alcune sue opere in cui l’aspetto sociale è più incisivo lo si può accostare a Dickens  e al naturalismo di Zola, sebbene Daudet si rifiutasse di essere accostato e considerato un seguace di questa corrente. Appartengono a questo filone i romanzi  Cosino,  Fromont il giovane e Rister l’anziano (1874),  Jack (1876) L’evangelista (1883), Saffo (1884)  storia movimentata di una matura cortigiana e di un giovane, Il tesoro di Arlatan (1894).

Le sue memorie sono raccolte in due volumi Ricordi di un letterato (1888) e Trent’anni a Parigi (1888).

Nel 1931 viene pubblicata postuma l’opera La Doulou, che contiene le pagine scritte durante la malattia che lo colpì negli ultimi anni.

Muore a Parigi il 16 dicembre del 1897.

Pochi scrittori hanno saputo come lui fondere gli elementi impersonali del racconto all’emozione dell’autore che li racconta. Ha saputo animare la sua opera senza imporre il suo io, per cui la sua è un’opera obiettiva nella quale sono compresi, oltre ai vasti e luminosi ambienti della Provenza, anche i quartieri malfamati della capitale, da lui conosciuti in gioventù, la vita tumultuosa e laboriosa delle fabbriche, la dura lotta per la sopravvivenza, per arrivare alle scadenze di ogni mese, lo sforzo giornaliero contro la miseria.

Daudet  possedette anche una intuizione psicologica che gli permise di condurre indagini accurate come nel romanzo L’Evangelista in cui descrive la devastazione che il fanatismo può produrre in anime semplici o di affrontare come in Saffo argomenti scabrosi trattandoli con delicatezza, forza e sicurezza.

 

LIBRI

 

Cosino  Romanzo largamente autobiografico. uscito nel 1868. Cosino è il soprannome che i familiari hanno dato al giovane di cui Daudet racconta la vicenda. In realtà parla di se stesso, della vita dura, della miseria. Cosino, interrotti gli studi, diventa commesso e coltiva in cuor suo ambizioni letterarie. Scrive, pubblica il suo primo libro di poesie, lotta contro le difficoltà, protetto dal fratello maggiore. Un libro ricco di sentimento, con indovinatissime scene familiari. Risente l’influenza di David Copperfield di Dickens.

 

 

Lettere dal mio mulino  Furono dapprima pubblicate nell’’Evenement’ con la firma di Gaston-Marie (1866). Si tratta di una raccolta di 25 testi tra racconti, fantasie, digressioni, memorie personali che hanno come universo il mondo della Provenza. L’autore parla di sé, delle sue vacanze nel mulino di Fontevieille, presso Arles, che aveva comprato. Da questo rifugio immagina di scrivere ai suoi amici parigini per informarli sui fatti della vita della gente e raccontando le novelle che raccoglie qua e là. Molti di questi racconti glieli fornì l’amico Paul Arène. Le lettere, come in seguito i Racconti del lunedì, trovano una matrice nei racconti provenzali del Roumanille. Alcuni di essi sono stimati assai belli come La capra di Monsieur Seguin, La mula del Papa, Le stelle, L’Arlesiana, Il curato di Cucugnan, I due alberghi, In Camargue, Il Naufragio della ‘Sémillante’,  I vecchi, La morte del Delfino, Le tre messe basse, L’elisir del rev. padre Gauchet

 

Tartarino di Tarascona  Tartarino, piccolo borghese di Tarascona, noto per la sua fantasia che sparge a piene mani in ciò che racconta, decide di partire per l’Algeria per una caccia grossa. Il paese che scopre non è però quello barbaro che aveva immaginato. Tutta la sua avventura si risolve nell’uccisione di un leone addomesticato, cieco e decrepito. Comunque la pelle, inviata a Tarascona, gli assicura la notorietà cercata ed entusiastiche accoglienze da parte dei cittadini..

Le avventure ebbero un seguito con i volumi Tartarino sulle Alpi e Port Tarascon in cui vengono narrate le ultime avventure dell’eroe, divenuto proverbiale, quale incarnazione di eroismo velleitario, incapace di tradursi in realtà Racconto limpido, comico, spinto alla spacconata che ben evidenzia la qualità degli abitanti del Mezzogiorno della Francia.

 

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FRANCIA 1936 (311),  MONACO 1969 (792/796), NUOVA CALEDONIA  1997 (4 valori), SENEGAL  1972 (366/7), TCHAD 1972 (124),  WALLIS & FUTUNA 1997 (P.A. 710).

              

 

 

 

DE AMICIS Edmondo

(Italia)

 

 

Nasce a Oneglia il 21 ottobre 1846  e muore a  Bordighera l’ 11 marzo 1908.

 Studia a Cuneo e frequenta poi il liceo a Torino. A sedici anni entra nell'Accademia militare di Modena, dove ottiene il grado di  ufficiale.

 Nel 1866 come luogotenente partecipa alla battaglia di Custoza e assiste alla sconfitta  Fu questo forse a far  nascere in lui la delusione che lo spinge ad un certo punto a lasciare l'esercito, sebbene  considerasse  la disciplina militare come valido metodo educativo, tanto da scrivere sulla sua  esperienza militare una serie di bozzetti, che poi sarebbero stati raggruppati nella raccolta La vita militare (1868), pubblicata per la prima volta su L'Italia militare”, organo del   Ministero della Guerra.

Lasciato  l’esercito inizia la sua attività di giornalista-corrispondente presso il giornale ”La Nazione” di Firenze.  In questo periodo viaggia attraverso l’Europa e le sue corrispondenze  furono in seguito lo spunto per molti libri di viaggio Spagna (1872), Ricordi di Londra (1873), Olanda (1874), Marocco (1876), Costantinopoli (1878-79), Ricordi di Parigi (1879).

Il  17 ottobre 1886, primo giorno di scuola, l'editore Treves fa uscire nelle librerie il romanzo per ragazzi  Cuore. Il libro ha  subito un grande successo, tanto che in pochi mesi supera le quaranta edizioni e comincia ad essere tradotto in decine di lingue. Il libro, apprezzato perché ricco di spunti morali attorno ai miti del Risorgimento italiano, viene anche criticato da certi cattolici perché insensibile agli interessi vaticani.

Negli anni attorno al 1890 De Amicis si avvicina  al socialismo fino ad aderirvi nel 1896. Questo mutamento di indirizzo è visibile nelle sue opere successive, in cui presta molta attenzione alle difficili condizioni delle fasce sociali più povere e vengono completamente superate le idee nazionalistiche che avevano animato Cuore.

Tali idee vengono ribadite nelle successive opere quali  Sull'oceano (1889) sulle condizione dei poverissimi emigranti italiani e poi Il romanzo di un maestro (1890), Amore e ginnastica (1892), Maestrina degli operai (1895), La carrozza di tutti (1899).

In qualità di giornalista scrive sul giornale “Il grido del popolo di Torino” numerosi articoli di ispirazione socialista che furono poi raccolti nel libro Questione sociale (1894).

Le ultime sue opere  furono L'idioma gentile (1905), Ricordi d'un viaggio in Sicilia (1908), Nuovi ritratti letterari e artistici (1908).

Muore nel 1908 a Bordighera. I suoi ultimi anni furono rattristati dalla morte della madre a cui era molto legato e dagli attacchi continui della moglie Teresa Boassi, che culminarono con il suicidio del figlio ventiduenne Furio, disperato a causa della situazione familiare ormai insostenibile.

 

OPERE

Cuore  L'ambientazione è l'indomani dell'unità d'Italia, e il testo ha il chiaro scopo di insegnare ai giovani cittadini del Regno le virtù civili, ossia l'amore per la patria, il rispetto per le autorità e per i genitori.  L’autore  finge che un ragazzo di terza elementare, Enrico Bottini, di facoltosa famiglia borghese di Torino, abbia raccolto in un suo quaderno le impressioni, le vicende, la storia dell'anno scolastico e che poi le note siano state rivedute dal ragazzo stesso in età più matura, e dal padre che però avrebbe cercato, fin dov'era possibile, di non alterare il testo originale. Il libro si compone di una successione di bozzetti di vita scolastica, da cui risulta soprattutto una serie di ritratti di compagni, appartenenti a diverse classi sociali.   Alle pagine del diario di Enrico si alternano i racconti mensili che il maestro propone agli scolari e i messaggi ammonitori che padre, madre e sorella lasciano sul diario d'Enrico. Nel libro sono presenti maestri e maestre, babbi e mamme, un gran numero di ragazzi. Ciascuno di essi è contraddistinto da un segno, un carattere, una mossa, un distintivo fisico o morale: la maestrina con la penna rossa sul cappello, il maestro con la ruga profonda come una ferita...I caratteri sono un po' stilizzati: Derossi, il primo della classe, più che esser buono è il simbolo della bontà; Garrone è il tipo della generosità; Stardi è il tipo della testardaggine; Votini dell'invidia; Nobis della superbia, Franti della violenza. Una curiosa e riuscita galleria di personaggi che hanno saputo colpire la fantasia dei lettori.

 

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ITALIA  2008

 

 

 

DE FOE o DEFOE  DANIEL

(Inghilterra)

 

“Sagace osservatore della realtà che lo circonda, la riproduce con tratto nitido; il suo stile, senza avere una impronta personale, esprime con intensità la materia della vita.” “Robinson Crusoe  fu detto il romanzo della solitudine; ma per il suo significato filosofico, ha piuttosto il valore di un dramma umano, in cui si fondono elementi della terra e del cielo”.. Sono due giudizi che contraddistinguono l’opera dello scrittore inglese.

Foe (a cui lo scrittore nel 1703 appose il prefisso ‘De’ per concessione del re Guglielmo di Orange) nasce a Londra nel settembre del 1660.

Nato in una famiglia borghese dissenziente dall’anglicanesimo, ottiene da suo padre, fabbricante di candele e macellaio, di frequentare il seminario presbiteriano di Charles Morton a  Newington Green, ma il giovane non riuseì a completare gli studi che lo avrebbero avviato alla carriera ecclesiastica.

Da bambino è spettatore della terribile pestilenza che colpì Londra e del successivo incendio della città, esperienze che ricreò successivamente in un’opera in cui con l’artificio del diario tenuto giornalmente, descrive gli avvenimenti e gli orrori della peste.

Cerca inizialmente di legare la sua vita al commercio e dopo un viaggio nel continente, rientrato a Londra nel 1683,  avvia un commercio aprendo un negozio di mercerie. Nel 1684 sposa  Mary Tuffley dalla quale ebbe sette figli. L’anno seguente pone fine al suo lavoro di mercante per iniziare una attività totalmente diversa.

Morta la regina Anna, nel  partito dei Tory era iniziata una fase di regresso e il potere era passato al partito dei  Wighs. Defoe comincia a barcamenarsi tra i due partiti che si contendevano la supremazia nel parlamento inglese. Nel 1685 prende parte alla ribellione del duca di Montmauth contro Giacomo II ed è anche presente alla battagia di Sedgemoor. Successivamente nel 1688 rende omaggio al nuovo re Guglielmo III e diviene una spia all’interno del partito al potere per il quale lavora fino alla morte.

Nel 1692, dopo aver ripreso e tentato altre attività commerciali, fa bancarotta e deve rifugiarsi nel continente. Dopo tre anni, rientrato a Londra, ottiene un impiego ufficiale che lo occupa fino al 1699 e per breve tempo dirige anche una fabbrica di laterizi.

Fu quello il periodo in cui Defoe inizia la sua attività di pubblicista politico, scrivendo libelli prima in difesa della causa Wighs e poi  a favore dei Tories. Nel 1698 pubblica un Saggio sui progetti, un anticipazione di alcune innovazioni del governo per promuovere riforme di carattere sociale ed economico. Nel 1701 scrive L’inglese di razza a cui segue il saggio  Un’accademia per le donne.  Nel 1702 pubblica un pamphlet La via più spiccia con i dissenzienti,  in cui  prospettava drastiche misure, scritte in modo ironico, da prendere nei confronti dei dissenzienti in materia di religione (proponeva persino la morte). Sebbene una repressione di quel tipo sarebbe stata oltremodo gradita dal partito anglicano, viene imprigionato e messo alla gogna. Qualche biografo racconta che in tale occasione ebbe come punizione anche le orecchie mozze. La situazione di prigioniero venne sfruttata in seguito quando scrisse e pubblicò L’inno alla gogna (1704).  Liberato per l’intercessione del ministro Robert Harley, presidente della Camera dei Comuni, fonda il giornale ‘The Review’, primo esempio in Inghilterra di giornale politico e di costume. Defoe vi si dedica con fervore e vi pubblica articoli pensati e scritti durante il carcere. Il giornale dura fino al 1713 e poi muta titolo in ‘Mercator’.

Nel frattempo scrive la Storia dell Unione dei reami di Gran Bretagna (1709) alla quale segue Guerre di Carlo XII  (1715). Poi, deluso dalla politica, all’età di sessant’anni, con un imprevedibile colpo di timone, comincia a dedicarsi al romanzo.

Un anticipo di questa svolta si ebbe nel 1706 con la pubblicazione di L’apparizione di Mrs. Veal, un racconto basato su un fatto realmente accaduto  che Defoe conclude in modo metafisico, con l’apparizione di un fantasma.

Nel 1719 viene pubblicato Robinson Crusoe cui subito, sull’onda del successo, segue un secondo volume Ulteriori avventure di Robinson Crusoe e ancora un terzo romanzo.

È l’inizio di una attività intensa che darà ampi frutti: oltre trecento opere pubblicate a getto continuo, alcune delle quali incisero profondamente sull’opinione dei lettori.

Da citare: Il capitano Singleton (1720) che narra la vita di un filibustiere;  Le Memorie di un cavaliere (1720);  Molly Flanders (1722) ritratto della vita di una donna avventurosa dedita al furto e alla prostituzione; Lady Roxana (1724) in cui una cortigiana d’alto bordo narra le sue memorie. Dopo quest’ultimo romanzo Defoe non ne scrive altri e si dedica a narrazioni di viaggi come Un giro attraverso tutta l’isola della Gran Bretagna e Nuovo viaggio intorno al mondo (1724), La storia della singolare esistenza di John Sheppard, vita di pirati e avventurieri; Vita e imprese del defunto Johnathan Wild (1725), Storia generale dei pirati (1724-28).

Si dedica pure ad opere di carattere saggistico: Diario dell’anno della peste (1722); Il matrimonio religioso (1722), manuale dei perfetti sposi; Il completo commerciante inglese (1726); La storia generale delle principali scoperte e perfezionamenti nelle arti applicate (1726); Saggio sulla storia e sulla realtà delle apparizioni (1727); Lussuria matrimoniale e abuso del letto coniugale (1727); Il completo gentiluomo inglese  pubblicato postumo nel 1890. Si possono ancora ricordare il saggio Storia politica del diavolo (1726) saggio sull’occultismo e Sistema di magia (1726).

Il meglio della sua produzione si può racchiudere in cinque, sei anni di attività, quelli che seguono la pubblicazione di Robinson Crusoe

Daniel Defoe muore il 26 aprile del 1731 a Londra

Figlio della borghesia, Defoe non si rifà ad altri autori ma inserisce nella sua opera tutta la sua esperienza. Il tema che costantemente riappare nelle sue opere, sia per i protagonisti maschili, sia per quelli femminili è la lotta per la vita, sorretta dalla fiducia in se stessi, nelle proprie forze, nel credere in un Dio che soccorre chi inizia ad aiutarsi da solo. La sua vita non fu certo irreprensibile, ma si ispira a preoccupazioni didattico-moralistche come testimonia Rousseau.  Diede voce alla corruzione della nobiltà terriera, alle aspirazioni economiche della sua classe e nella figura del servo Venerdì,  di cui l’inglese Robinson è prima padrone e poi amico, anticipa il colonialismo e l’imperialismo britannico. “La solitudine di Robinson non è solo una allegoria dell’eterna condizione umana, ma anche una scelta, la conseguenza inevitabile del dominio”.

 

LIBRI

 

Robinson Crusoe  Storia di un ragazzo amante dell’avventura e del mare. Imbarcatosi come marinaio, nel suo secondo viaggio viene fatto prigioniero da un pirata barbaresco. Fuggito con una barca, è salvato e preso a bordo di un veliero portoghese che lo sbarca in Brasile dove per un po’ di tempo fa il piantatore. Successivamente si imbarca alla volta dell’Africa su una nave negriera, Il veliero naufraga in prossimità di un’isola poco nota e Robinson, dopo aver portato a terra tutto quanto era possibile per la sua sopravvivenza, vive solo sull’isola disabitata, sopravvivendo e affrontando le avversità con la sua abilità ed esperienza. Solo dopo qualche anno incontra un giovane selvaggio da lui liberato da un’orda di cannibali e Venerdì, così viene battezzato, rimarrà con lui fino all’arrivo di una nave che lo riporterà in patria.

Defoe ricavò la vicenda di Robinson da una storia vera, accaduta al marinaio Alexander Selkirk, il quale trascorse quattro anni su un’isola disabitata.  Defoe propose al libraio William Taylor di scrivere un libro di oltre trecento pagine, redatto come un diario di un naufrago. Il libraio accettò Il successo fu immediato anche in virtù di una trovata di Taylor che ne fece un volume in edizione economica. Dal punto di vista finanziario Defoe ricavò poco e non ebbe il riconoscimento della parte ‘dotta’ degli intellettuali che lo considerarono uno scrittore ‘pennaiolo’. Comunque il successo da parte del pubblico spinse lo scrittore a continuare a sfruttare il personaggio in due successivi romanzi assai inferiori al primo. Per gli inglesi Robinson Crusoe diventò una specie di livre de chevet da porre a fianco della Bibbia e del Viaggio del pellegrino.

In seguito altri autori ripresero l’argomento del naufrago o naufraghi sperduti in un’isola o luoghi disabitati e a tali opere venne dato il nome di ‘robinsonate’. Tra le più note  Il Robinson italiano di Emilio Salgari, Il Robinson svizzero di Johann David Whyss, Due anni di vacanza di Jules Verne,  la serie di Aloisio Sonnleitner I fanciulli della valle misteriosa e le opere assai più recenti Il signore della mosche di William Golding e Venerdì o la vita selvaggia di Michel Tournier.

Il regista Bunuel ne ricavò nel 1952 un film e così pure altri registi: Jeff Musso nel 1962, C. Descanel nel 1988.

 

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CILE 1965 (308), GRENADA  1972 (421 e 424) ,  JERSEY 1984 (328),  MONACO 1994 (1962),  ROMANIA 1960  (1685)

 

 

DEDE QORQUT o KORKUT

(Turchia)                                                                    

 

Visse probabilmente in Turchia nella seconda metà del 1300:Dapprima anonima, in seguito una raccolta turca di dodici novelle venne a lui attribuita. Il nucleo tematico è costituito da un ciclo epico cavalleresco dei turchi Oguzi, che narra le loro lotte nell’Asia anteriore contro gli infedeli cristiani dell’impero bizantino e della Georgia. Messo per iscritto molto probabilmente  in epoca turcomanna, alla fine del sec. XIV, presenta uno stile robusto e vivace che fa spicco fra l’artificiosità dei poemi romanzeschi e la rozzezza della narrativa popolare. L’argomento popolare ne fa un’opera adatta anche alla lettura dei giovani.

 

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AZERBAIGIAN  1999  (BF 46), TURCHIA  1975 (2135/7)

 

 

 

DEMIRCHYAN DERENIK

(Georgia)

 

Nato a Akhalkalaki il 6 febbraio del 1877. Morto nel 1956.

Poeta, romanziere, traduttore e drammaturgo, dopo aver completato la sua formazione scolastica a Tiflis, è diventato un membro del gruppo letterario armeno Vernatun (Cenacolo), chiamato così perché i suoi membri incontravano  al 5 ° piano della casa del poeta Hovhannes Tumanian. Demirchyan pubblicò il primo libro di poesie nel 1899. Frequentò  l'Università di Ginevra dal 1905 al 1909, e poi, dopo alcuni anni trascorsi a Tiflis, nel 1925 si stabilì a Yerevan. Nel corso del 1920 alcune sue commedie  andarono in scena. In particolar modo ebbe successo Il prode  Nazar  il cui personaggio era una figura folcloristica, tratta da un lavoro del poeta Tumanian. Pubblicizzato  da Demirchyan come una commedia per i "bambini adulti e gli adulti bambini", Il prode Nazar fu rappresentato nel 1924. In seguito ebbe successo anche a Yerevan, Tiflis e Baku.Dalla commedia fu tratto un film nel 1940. 

Dalla metà del 1920, oltre a commedie,scrisse anche opere in prosa, romanzi e racconti per bambini.

Si occupò di traduzioni dal russo in particolar modo  di Gogol.

Demirchyan continuò  a lavorare e a pubblicare libri fino alla  morte, avvenuta nel 1956. Nel 1980, lo Stato armeno creò in suo nome un  premio letterario per la prosa.

 

FILATELIA

URSS  Anno 1967, 1977  Annullo speciale e buste postali.

 

 

DICKENS  CHARLES JOHN HUFFAM

(Inghilterra)

 

 Il giudizio di Giacomo Prampolini su  Dickens, posto all’inizio del suo profilo letterario, recita: ” Dickens accondiscese troppo al gusto dei lettori sfruttando il suo indiscusso talento per scopi concreti e immediati; un maggior controllo della facilissima vena avrebbe ridotto le parti caduche della copiosa opera”.

Dickens nasce a Portsea presso Porthmouth il 7 febbraio 1812 da una famiglia piccolo-borghese. Il padre e la madre avevano trascorso un periodo di lavoro come domestici presso John Crewe, un deputato al Parlamento. Alla fine del loro lavoro il padre era stato collocato quale addetto all’Ufficio paga della Marina.       

 Per Dickens gli anni dell’infanzia sono anni tristi di peregrinazioni in varie città, Londra, Portsmouth, Chatham, dovute al malvezzo del padre di accumular debiti per poi non pagarli. Un lungo periodo non facile, allietato solo dall’affetto della sorella Fanny e dalla lettura di libri racimolati qua e là, libri che gli fanno conoscere, Fielding, Richardson,  Smollet, Goldsmith, De Foe, e che costituiscono il primo viatico verso la sua futura professione di scrittore. Ha inizio pure in quegli anni una passione per il teatro mai abbandonata fino alla vecchiaia e un amore per i grandi drammi elisabettiani.

La ‘mania’ cronica di accumular debiti porta il padre nella prigione di Marchalsea a Londra dove dovette scontare una pena di tre mesi a fianco di falliti, di ingenui raggirati, di furfanti, di debitori insolventi e di disgraziati. Marchalsea era una prigione particolare, una specie di sordido albergo dove i condannati vivevano in promiscuità e avevano la facoltà di ricevere amici e di ospitare parenti in un’ala particolare della prigione.  Per cui a turno la madre e i suoi sette fratelli fanno spesso visita al padre, venendo a contatto con tutto un sottobosco  sociale particolare che il ragazzo Dickens osserva attentamente, valuta, accumulando materiale umano che poi sparge a piene mani nelle sue storie. Una esperienza che lascia una traccia indelebile perché gli permette di conoscere la parte più bassa della società, di apprenderne i problemi e di spingerlo a combattere, una volta adulto, leggi assurde, tanto da riuscire a far abolire quel reclusorio.

Per Dickens è anche quello un periodo in cui deve aiutare col suo lavoro la famiglia, sebbene il padre, avuta una piccolo eredità, fosse riuscito a uscire dalla prigione e a  pagare i debiti.  Frequenta una scuola scarsamente formativa, lavora in una fabbrica di lucido per scarpe, attaccando etichette.  Desideroso di continuare la sua istruzione si iscrive ad una scuola che gli dà una vera formazione, contrariamente al parere della madre che voleva che continuasse il lavoro in fabbrica. Riesce ad ottenere l’impiego di commesso prima in uno studio legale e poi, dopo aver imparato la stenografia ed arricchita la mente con frequenti visite alla Biblioteca del British Museum, inizia il mestiere di cronista parlamentare e di reporter, un lavoro che lo conduce in diverse regioni dell’Inghilterra e gli permette di ampliare la conoscenza di uomini e cose, iniziata quando visitava il padre in prigione.  Appartiene a quel periodo anche una parentesi teatrale in cui medita se deve dedicarsi alle scene, ma  l'infatuazione ha breve durata.

Nel 1883, sotto lo pseudonimo di Boz. comincia ad inviare racconti al giornale ‘Montlhy Magazine’,  racconti che nel 1836 vennero raccolti nel volume Schizzi  di Boz. In essi cominciano già a delinearsi e a precisarsi i personaggi che poi saranno caratteristici nei suoi romanzi: zitellone, vecchi celibi, furfanti, imbroglioni, gentiluomini eccentrici, ecclesiastici, politici tronfi. Si cominciano pure a delineare gli ambienti piccolo-medio borghesi in cui essi si inseriranno: prigioni, corti, sobborghi e quartieri degradati delle città, tuguri, case decorose ma povere…

Gli Schizzi di Boz, accolti positivamente dalla critica, spingono il direttore di un giornale ad affidargli il compito di commentare con storie inventate  una serie di disegni che dovevano rappresentare umoristiche scene di caccia. Il primo racconto pubblicato ebbe una tiratura di 400 copie; al quindicesimo  la tiratura era aumentata a  40.000 copie. È l’inizio del trionfo come scrittore.

Nel 1836 sposa la figlia del redattore capo dell’’Evening Chronicle’, Kate Hoggarth. e accoglie anche in casa Mary, la sorella diciassettenne della moglie della quale presto si innamorò e che morì poco dopo.

Le ‘storie’ scritte per i disegni di caccia, raccolte in romanzo nel  1837 sotto il titolo Il circolo Pickwick, e l’impostazione dell’opera, formata  da episodi ed incidenti legati ad ogni personaggio sia esso centrale o di contorno, determinano il suo metodo di lavoro e condizionano l’impostazione dei romanzi successivi, formati da episodi tenuti assieme da una trama e ruotanti attorno ai personaggi. L’intreccio continuativo di una storia  e la sequenza degli eventi non furono mai una prerogativa di Dickens.  Nella Piccola Dorrit Dickens afferma che non vedeva la ragione per cui un personaggio mutasse il suo carattere. Così come era stato impostato all’inizio, così doveva rimanere.

Dopo la pubblicazione del Circolo Pickwick  le opere successive seguono a ritmo serrato e Dickens diventa uno degli autori più noti e universalmente letti.

Nel 1838 esce Oliver Twist; seguito da Nicholas Nickleby (1839); La bottega dell’antiquario (1841);  Barnaby Rudge (1841); La canzone di Natale (1843); Martin Chuzzlewit (1843); Le campane (1845); Il grillo del focolare (1846); La ditta Dombey e figlio (1848), David Copperfield (1850),: La casa desolata (1853); Tempi difficili (1854); La piccola Dorritt (1857); Un racconto di due città (1859); Grandi speranze (1861); Il nostro comune amico (1865); Il mistero di Edwind Drood (1870).

I vari romanzi affrontano spesso temi sociali: la malavita in Oliver Twist dove si incontrano assassini, scassinatori, ladri,  figure sinistre diventate celebri come l’ebreo Fagin.  In Nicholas Nickleby è descritta la scuola dell’epoca, gli abusi degli insegnanti, i direttori brutali e ignoranti; Nella Piccola Dorritt sono evidenziate le lungaggini della burocrazia: in Tempi difficili viene affrontata la questione operaia. Anche la situazione carceraria, l’economia politica, la politica stessa sono prese di mira con satire mordaci a volte violente.

Dickens, comunque, pecca sovente di melodrammaticità, che forse gli deriva dall’eccessivo amore per il teatro e per le sue trame sensazionali in cui si mescolano morti misteriose a case infestate, a tragici segreti, alla presenza di detective come Edwind Drood il personaggio dell’ultimo suo romanzo, un poliziesco rimasto incompiuto..

Anche molti suoi personaggi sono eccessivamente melodrammatici: troppo violenti, troppo astuti, troppo viscidi (come Uriah Hepp). Le sue fanciulle sono eccessivamente ingenue o eccessivamente peccatrici, mentre i personaggi buoni lo sono eccessivamente.

A far da ponte tra le due sponde ci sono i personaggi della Canzone di Natale, il libro che racchiude la filosofia ottimistica e filantropica dell’Autore. Ricchi, avari  ed egoisti si ravvedono; i poveri si lamentano ma godono della poesia del Natale col poco denaro che possiedono e, almeno in quell’occasione, si amano veramente.

Le vicende familiari, dopo il suo matrimonio, non sono liete. La moglie, di carattere fanciullesco e immaturo, gli  da dieci figli, ma Dickens dopo la prima infatuazione che lo aveva portato al matrimonio comincia ad allontanarsene, specie dopo aver compreso che la sorella della moglie, Mary, sarebbe stata per lui la moglie ideale. Kate, consapevole del rimpianto di Dickens per la morte delle sorella e avendo tollerato passivamente una certa dimestichezza  del marito nei confronti di  un’altra sua sorella, Giorgina,  nel 1858 chiede la separazione. La crisi scoppia anche a causa di una matura passione di Dickens per l’attrice Ellen Ternan.

Dickens nel 1842 parte per un viaggiò in America, attratto da quella nuova democrazia. Doveva tenere un ciclo di conferenze. La visita si rivela una delusione perché l’immagine che aveva degli americani era ben diversa. In quell’occasione scrive  Note americane (1842) ed esprime le sue idee senza alcuna reticenza. Cosa che ripete nel romanzo  Martin Chuzzlewiz dove attacca l’ipocrisia americana e anche quella inglese. Da oltre Atlantico arrivarono vibrate proteste.

Nel 1845 viene in Italia. Visita Roma, Napoli, Genova tutte città da cui ricava particolari sensazioni e che gli dettano descrizioni vivaci apparse nel volume Impressioni d’Italia (1846).

Dickens scrive anche romanzi storici, ma a lui la storia del passato non piaceva. Scrive una Storia dell’Inghilterra per bambini (1852-54) e due romanzi storici: Barnaby Rudge e  Un racconto di due città.

Nel 1845  fonda un quotidiano , il ‘Daily News’ che ebbe una breve durata e dal 1850 al 1859;  dirige il settimanale ‘Household Words’.

Anche il teatro è presente nelle sue opere. In fondo era stata una esperienza giovanile che non poteva dimenticare. Scrive alcune commedie e farse di poco valore. Comunque, al termine della sua vita ha una sua rivincita e riesce a dimostrare il suo talento di attore quando nel 1858 decide di leggere pubblicamente le sue novelle e brani dei suoi romanzi.  Un successo strepitoso che Dickens col suo solito temperamento irruente decide di sfruttare in successivi incontri a cui si dedica con foga e zelo, senza risparmiare le sue forze.  Leggeva con tanta efficacia da far piangere nelle scene truculente (molte signore svenivano nell’ascoltarle) e ridere in quelle comico-umoristiche. Porta tale attività anche in America da dove ritorna nel 1868 assai stremato nel fisico. È anche coinvolto in  un incidente ferroviario dal quale esce illeso ma fortemente scosso. La sua attività di ‘lettore-autore’ pubblico, unitamente alla stesura di altre opere, lo sottopose a dure fatiche.  Il primo marzo del 1870 si congeda dal suo pubblico.

Colpito da emorragia cerebrale, muore tre mesi dopo, l’8 giugno del 1870.

Viene sepolto  nell’Abbazia di Westminster, nell’angolo riservato ai  poeti e agli scrittori.

Dickens nelle sue opere incarnò il tipico inglese, il borghese animato da zelo umanitario, ma incapace di  penetrare profondamente nei vari problemi, tanto che le sue denunce peccano talvolta di retorica. I suoi romanzi non sono esenti da pecche e in alcuni si riscontra il difetto della macchinosità, dell’effetto melodrammatico e sentimentale spinto all’eccesso. Riesce a far piangere, a commuovere attraverso i toni spesso patetici: Ma, scrisse Prampolini, “non basta essere lacrimogeni per rimediare i guai e lenire i dolori; il tono melodrammatico ha ormai fatto il suo tempo.” Comunque riuscì a creare personaggi vivi, vitali; caratteri scolpiti in una sola maniera (il buono, il cattivo, il ladro, il lestofante, il povero, il ricco, l’avaro…) Fu maestro nel descrivere ambienti e cose che fanno  da contorno e da sfondo ai personaggi. Basta pensare alle descrizioni delle prigioni che lo scrittore conobbe da giovane, quando andava a visitare il padre imprigionato per debiti, ambiente e personaggi che rimasero impressi in lui per tutta la vita.   La sua può essere definita un’opera basata sul sentimento, ricca di umanità, insofferente delle mode. Ciò gli permise di essere noto in patria dove influì sul cambiamento e sul miglioramento della legislazione inglese, e oltre i confini, conquistandosi lettori attraverso la vivacità del suo stile discorsivo, con cui descriveva scene e personaggi,  per l’umorismo che talvolta li pervade, per aver saputo descrivere il mondo medio borghese di una Inghilterra ancora settecentesca  e anche per  aver saputo illustrare le classi umili, i bassifondi delle città, lo sviluppo dell’era industriale che portava benessere ma anche peggiorava situazioni e ambiente.

Dickens può essere considerato uno dei romanzieri  più felici e suggestivi delle infanzie infelici e il più nazionale in Inghilterra, dove fu oggetto di vero culto. Un po’ meno ammirato dai lettori nel continente assai più raffinati e aperti moralmente.

 

LIBRI

 

Barnaby Rudge.  Romanzo storico (1840) sulla insurrezione antipapista scatenata nel 1780 da lord George Gordon. L’argomento prende le mosse da un delitto avvenuto venticinque anni prima: l’uccisione di Reuben Heredale e della decisione del fratello Goffredo di vendicarlo. Goffredo, nemico di sir Giovanni Chester, ha una figlia, Emma, segretamente innamorata di Edoardo, figlio del rivale. Nonostante l’odio, i due padri si accordano per impedire il matrimonio. Sopravvengono intanto i tumulti di Gordon, fomentati da Chester.  La casa di Goffredo viene incendiata ed Emma rapita. Edoardo riesce a salvare Goffredo e a liberare Emma, ottenendo il consenso del padre di sposarla. Durante i tumulti riappare l’assassino di Reuben,  l’intendente Rudge, padre di Barnaba, nato il giorno dopo il delitto.  Rudge scoperto viene arrestato e messo in prigione a scontare il delitto commesso. Chester è ucciso in duello dal suo rivale.

Si tratta di un romanzo di tipo gotico, notevole solo per la descrizione dei tumulti, per la descrizione della città e per molti personaggi perfettamente delineati dall’autore.

La bottega dell’antiquario  Pubblicato nel 1840-41 come parte di L’orologio di Mastro Humphrey, poi da esso separato, il romanzo racconta le vicende della piccola  Neil Trent che si occupa del nonno e della sua bottega  di anticaglie. Il nonno è ridotto in miseria a causa del genero scialacquatore e del fratello di Neil, scapestrato e sempre senza soldi. Nella vana speranza di rifarsi, il nonno prende in prestito del denaro  da Daniel Quilip, un nano mostruoso e perverso, e gioca con la vana speranza di rifarsi un patrimonio per il bene della nipote. Quando Quilip scopre come viene impiegato il denaro, fa mettere sotto sequestro il negozio. Il nonno e la nipote fuggono, vagando per l’Inghilterra, ossessionati dalla paura di essere scoperti da Quilip. Nel loro girovagare incontrano persone che esercitano i più svariati mestieri e Dickens ha così l’opportunità di creare figure varie e ambienti rurali e cittadini dell’Inghilterra. Alla fine trovano asilo in una chiesa di campagna della cui custodia sono incaricati. Il fratello del nonno, tornato dall’estero, si mette alla loro ricerca, ma quando li trova la giovane Neil è morta e il nonno, disperato, la segue poco dopo nella tomba. Il brutale Quilip, vera anima perversa di tutta la vicenda finirà affogato nella melma del Tamigi quando stava per essere assicurato alla giustizia. Attorno ai personaggi principali ruota una legione di figure e figurette in cui l’Autore si sbizzarrisce descrivendo quadri ora edificanti,  sempre artisticamente trattati. In Neil l’Autore ha voluto ricordare la figura dell’amata cognata Mary.

Casa desolata  Si tratta di un romanzo alquanto complicato, uscito a dispense mensili nel 1852-53 ed è la feroce satira di una legge sulle procedure in tema di eredità che, quando viene applicata dalla Cancelleria inglese, risulta costosa e rovinosa per i contendenti. Nel romanzo costerà la vita  al giovane Richard Carstone che, sposato segretamente alla cugina Ada,  nutriva speranze su una eredità.  L’io narrante è Ester Summerson,  una amica di Ada, ritenuta orfana, in realtà figlia illegittima di Lady Dedlock e del capitano Radon che tutti credono defunto mentre in realtà vive sotto falso nome esercitando la professione di scritturale. Un disonesto legale, Tulkinghorn, scoperto il segreto, minaccia di rivelarlo a lord Dedlock, ma prima di farlo viene assassinato da una donna francese, già cameriera di lady Dedlock. Anche a costei sarà riservata una fine tragica e violenta: verrà assassinata e trovata morta preso la tomba di un suo antico amante. La trama si ispira ad un caso reale del 1798, dalla morte ab intestato  di un certo William Jennings che lasciò una eredita di parecchi milioni. Il libro abbonda di morti per assassinio, etisia, crepacuore, ‘combustione spontanea’, ubriachezza. È pieno di scene truculente. Un vero romanzo noir simile ai thrilling dei nostri giorni in cui non solo le persone ma anche le cose, in particolar modo le case assumono fisionomie sinistre.

Il  circolo Pickwick   Nacque da una proposta dell’editore Chapman & Hall che intendeva accompagnare con un racconto le vignette umoristico-sportive di Robert Seymour e da pubblicarsi a puntate mensili. Senza legarsi ad una vera trama, l’Autore andò via via arricchendo il romanzo di una fitta schiera di personaggi caricaturali e picareschi, eccentrici, ciarlatani, burloni e bricconi. Le loro avventure sono in vario modo collegate al  protagonista Mr. Pickwick, presidente del circolo da lui fondato, e al suo servo Sam Weller. Al centro del romanzo c’è il processo che deve subire Mr. Pickwick da parte della sua padrona di casa, che lo accusa di rottura di promessa di matrimonio. Mr Pickwick verrà ingiustamente perdonato, ma ciò serve a Dickens per descrivere il corrotto ambiente forense e giudiziario inglese.

Davide Copperfield   Romanzo di ispirazione autobiografica, è considerato il capolavoro di Dickens. Copperfield, rimasto orfano vive una infanzia felice con la madre, dolce ma debole. e con l’affezionata domestica Peggotty. La madre si risposa con un uomo  meschino che porta in casa anche la sorella. Il patrigno si dimostra duro e deciso a dare una educazione spartana al figliastro e David finisce in collegio dove subisce maltrattamenti da  da insegnanti tirannici. Terminata la scuola, è costretto a un duro lavoro nell’azienda del patrigno. Conosce in questo periodo il signor Micawber, un eccentrico commesso viaggiatore sempre alle prese con i creditori, ma generoso con gli amici. Un giorno David fugge da Londra e si rifugia a Dover presso la zia Betsey Trotwood, burbera e arcigna, la quale si è sempre disinteressata del nipote. La zia, comunque, lo protegge dai soprusi del patrigno e gli permette di continuare gli studi e di trovare anche lavoro presso uno studio di avvocati. David alloggia in casa dell’avvocato Wickfield. che ha una figlia della sua età, Agnes, la quale si innamora di lui. Ma David è invece infatuato di Dora Spenlow, una ragazza sciocchina, e la sposa. Dora muore un anno dopo e David pensa che la sua vita sia distrutta, ma la vicinanza di Agnes lo conforta e gli fa comprendere che il matrimonio con Dora era dovuto a una infatuazione e che il suo cuore aveva sempre segretamente battuto per Agnes. Così passa a nuove nozze. In seguito, con l’aiuto di Micawber riesce a salvare il suocero dagli intrighi di Uriah Heep, un personaggio sgradevole che aveva malamente amministrato il patrimonio dell’avvocato. Intanto Copperfield riesce ad imporsi come scrittore. L’amico Micawber riuscirà finalmente a saldare i suoi debiti e a trasferirsi in Australia come funzionario coloniale.

Parte delle vicende di David si ispirano alla biografia di Dickens come il lavoro in fabbrica, la dimestichezza con personaggi squallidi, le angherie subite a scuola, le fatiche per apprendere la stenografia, il matrimonio  con una moglie bambina, il suo amore per la cognata, ritratta in Agnes, il successo come scrittore.

Dal tema vennero tratti alcuni film: quello A.W.Sandberg del 1921, di Cukor del 1934 e lo sceneggiato per la RAITV di Anton Giulio Majano del  1956.

Grandi aspettative   Il romanzo apparve a puntate dal 1860 al 1861 sul giornale ‘All the Year Round’ e in volume nel 1861. Le grandi aspettative sono quelle di Pip un ragazzo del popolo, allevato dalla sorella, una megera moglie di Joe un fabbro gioviale e mite. Pip frequenta la casa di miss Havisham, una mezza pazza che vuole vendicarsi degli uomini perché era stata abbandonata dal marito nella notte delle nozze. Presso  di lei vive una bella ragazza, Estella,  che la Havisham addestra per usare la sua bellezza come mezzo per torturare l’odiato sesso. Pip si innamora di Estella e aspira a diventare un gentiluomo in quanto un misterioso benefattore  provvede con denaro alla sua educazione e ritiene di poter entrare in futuro in possesso di una fortuna. Disprezzando l’umile ambiente in cui è vissuto, si reca a Londra e lì scopre che il benefattore è un forzato evaso, da lui aiutato anni prima a liberarsi dalle catene. Le sue aspettative svaniscono e  ritorna dal fabbro dove si mette a lavorar onestamente. Apprende che Estella si è sposata e che suo marito la maltratta. Riuscirà a liberarla e  Pip  otterrà  l’amore di Estella: Un finale edulcorato che non era nelle intenzioni dell’Autore. Dickens. voleva terminare con la rovina di Pip, ma accettò il consiglio dell’amico Edward Bulwer-Lytton di terminare con un lieto fine.

I libri di Natale  Si tratta di un ciclo di racconti scritti in occasione delle feste natalizie e destinati ad uscire annualmente (1843-48). Il più popolare è Il canto di Natale in cui Dickens racconta la vicenda di   Scrooge, un individuo sordido e avaro, il quale  viene visitato in sogno dagli Spiriti del Natale. Gli spiriti gli mostrano a quale livello di inaridimento spirituale sia arrivato. Gli consigliano di ravvedersi in fretta. La notte magica del Natale gli ridarà il senso dell’esistenza nel segno dell’amore e della bontà. Gli altri racconti, meno noti, sono: Le campane, scritto a Genova nel 1845, Il grillo del focolare, un idillio familiare nel quale un padre, fabbricante di giocattoli, nasconde alla figlia cieca la loro misera condizione;  La lotta per la vita; Lo stregato. Scopo dei racconti, come spiega Dickens nella prefazione, era quello di risvegliare le coscienze al bene proprio nel periodo in cui tutti si sentono più disposti e più buoni.

Martin Chuzzlewit.  Iniziato nel 1843, uscì a puntate e fu completato nel 1844. La trama è assai complessa. Ruota attorno alle vicende di Martin, all’ipocrita signor Pecksniff, all’infermiera-levatrice Sara Gamp, così tipicizzata da entrare, come il Fagin di Oliver Twist,  nel linguaggio comune inglese. Un viaggio di Martin negli Stati Uniti offre all’Autore la possibilità di criticare e satireggiare la società americana che lo aveva così deluso a causa del suo ‘attaccamento’ allo schiavismo, all’ignoranza, all’intolleranza della stampa. Tutti pensieri nati in Dickens  quando si recò per la prima volta in America. Il romanzo per le caricature feroci con cui descrisse parte della società americana sollevò risentite reazioni da parte degli americani.

Nicholas Nickleby  Nel romanzo vengono narrate le vicende  di due fratelli, Nicholas e Kate. Rimasti orfani, chiedono aiuto ad uno zio avaro e spietato il quale non trova di meglio che sistemare il primo in una scuola e la seconda presso una modista. Nella scuola  Nicholas viene a contatto con un personaggio violento e malvagio, Squeers, manesco e senza pietà, solito a picchiare gli alunni in particolar modo il piccolo Smike, di cui Nicholas diventa amico e difensore.  I due, dopo aver picchiato Squeers, fuggono. Anche Kate non è felice in quanto viene insidiata da M.Hawk.  Nicholas,  trovato lavoro presso i fratelli Cheeryble, incontra e si innamora di Maddalena Bry e al tempo stesso viene ancora in conflitto con lo zio. I guai e le vicissitudini negative continuano e sembra che la sfortuna si accanisca contro il giovane. Ma la giustizia ha il sopravvento e il romanzo si chiude con la morte dello zio, dopo che questi scopre che Smike, l’amico di Nicholas, era suo figlio; con il matrimonio di Nicholas con Maddalena e con quello di Kate che sposa un nipote dei Cheeryble, presso i quali il fratello aveva trovato lavoro. Il malvagio Squeers finisce in prigione e viene deportato.

Oliver Twist  Pubblicato nel 1838, narra la storia del trovatello Oliver, fuggito da un ospizio di Londra dove aveva subito umiliazioni, angherie e vessazioni dal maziere Bumble. Un compagno di fuga lo introduce in una banda di ladri capeggiata dall’ebreo Fagin. Della banda fanno parte Bill Sikes, assassino senza scrupoli, la sua amante Nancy, Noah un giovane violento e Monks che si rivela poi essere suo fratellastro. Solo il benevolo Mr. Brownlow aiuterà il ragazzo, adottandolo e circondandolo di comprensione umana. Il romanzo, dai riflessi sociali  notevoli, rivelò agli inglesi la triste condizione dell’infanzia abbandonata, la piaga della delinquenza minorile, la gretta mentalità con cui venivano gestiti gli ospizi.  Nel 1982 il regista C. Dinner ne ricavò un film.

Storia di due città  È il secondo romanzo storico. Dickens si ispira all’opera di Thomas Carlyle, La rivoluzione francese, ma di storico c’è solo il momento e l’ambiente. Il romanzo inizia con la scarcerazione dalla Bastiglia del dottor Manette, ormai folle per i diciotto anni trascorsi in prigione. Vi era finito per aver curato un giovane contadino e sua sorella, il primo ferito e la seconda violentata dal Marchese di St. Evremond e da suo fratello. Rifugiatosi in Inghilterra il dottore riacquista la ragione. Intanto un nipote del marchese, dopo aver rinunciato ad una eredità e contrario ai crudeli costumi della nobiltà francese, trova rifugio in Inghilterra sotto il falso nome di Charles Darnay e, incontrata la figlia del dottore, se ne innamora e la sposa. Durante il periodo del Terrore si reca in Francia per salvare dalla ghigliottina un suo fedele servo. Viene arrestato e anche lui condannato a morte. Viene salvato da un giovane scapestrato, Sidney Carton, che, innamorato segretamente di sua moglie e volendo redimersi per colpe commesse si sostituisce a Charles, che gli somigliava,  ne prende il posto in prigione e muore per lui. Con questa scena finale si chiude il libro. Dickens dà una vivace  descrizione delle due città: Londra e Parigi e dell’atmosfera del tempo. Ricrea con vivaci descrizioni i viaggi in diligenza, le tappe alle varie locande, le figure incontrate. L’uso dell’umorismo è assai limitato.  Dickens non raggiunge la profondità della tragedia né il culmine dell’epopea, ma il racconto è ugualmente poderoso e tocca il pathos nella scena finale del patibolo su cui sale Sidney Carton.

           

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ANGUILLA 1970 (506/14+BF 5),  ANTIGUA E BARBUDA 1970 (228/31), 1990 (1277/88+BF 185),  BARBUDA 1970 (83/4),  BOTSWANA 1970 (214/7), CAYMAN ISLAND 1970 (260/3) ,  CAMEROUN 1970 (P.A. 171/73),   DOMINICA  1970 (296/9),  DUBAJ 1970 (108/11), GRAN BRETAGNA 1970 (591/94), 1993 (1722/26),  ISOLE VERGINI  1970 (221/3),  LIBERIA  1998  (1764), RUSSIA 1962 (2513),  SANT’ELENA 1970 (218/21), 2006  (941/2),  SANTA LUCIA 1970 (276/9),  SAINT KITTS NEVIS 1970 (236/9),  SAINT VINCENT 1987 (1028/34+BF 40),  TURKS & CAICOS 1970 (246/9),  1982 (601/9+BF)  

 

 

DICKS  (pseud. di Edmond de la Fontaine)

(Lussemburgo)

 

Nato nel 1823. Morto nel 1891. Fu il primo scrittore drammatico lussemburghese e contribuì anche allo sviluppo della poesia lirica, satirica, e all’evoluzione del canto e della canzone nel suo paese.  

Studiò giurisprudenza presso l’Università di Liegi e trascorse un anno a Heidelberg per seguire corsi di germanistica.

In una sua poesia del 1849 D’Vulleparlament sono Grengewald, raffigura in modo satirico i politici del Lussemburgo sotto la forma di uccelli.

Le sue commedie sono un misto fra il singspiel tedesco e il vaudeville francese. Era solito comporre lui stesso  le melodie molte delle quali ebbero largo successo in quanto affondavano le radici nel folklore e nella tradizione lussemburghese. Proverbi, modi di dire raccolti  nell’ambiente contadino e cittadino gli fornirono il materiale su cui lavorare.

Scrisse anche un libro di filastrocche per bambini e un lavoro etnografico Luxemburger Sitten und Gebrauche.

 

FILATELIA

LUSSEMBURGO  Anno 1991  (1234) 

 

 

 

DOBŠINSKỲ PAVOL

(Slovacchia)

 

Nato il 16 marzo del 1828. Morì nel Drienčany il 22 ottobre 1885

Frequentò dapprima  il liceo nella città di Ronzava e poi, negli anni dal 1840-1848, quello di Levoča (Slovacchia), dove divenne membro del JEDNOTA (Unione delle Gioventù slovacca). Dopo la rivoluzione del 1848 fu segretario con Samuel Reuss nel Revúca e quindi cappellano con Ján Chalupka a Brezno. Nel 1855 si trasferì nella parrocchia di Bystré dove rimase per tre anni. Nel 1858 lavorò come insegnante presso il liceo a Banska Stiavnica, dove curò dal 1860 al 1861 la pubblicazione della "Rivista di belle arti e la letteratura"

Nel 1861 interruppe la pubblicazione della rivista e lasciò l’insegnamento dopo aver accettato una parrocchia in Drienčany e dove visse il resto della sua vita nel villaggio non lontano da Rimavská Sobota. Morì a Drienčany il 22 ottobre 1885.

Cominciò a scrivere poesie, nello spirito e nello stile della poesia romantica di Štúr  Fu recensore letterario ed editore.  Negli anni 1858-61 pubblicò con grande sforzo e sacrificio finanziario, sei libri di racconti Slovenské povesti (Racconti slovacchi). Per questo lavoro, che  contiene 64 fiabe,  utilizzò il proprio materiale e il materiale di Francisci, Čipka, Ormis, Daxner e altri. La raccolta consisteva quasi esclusivamente in fiabe di magia

Nel 1867 il consiglio di amministrazione di Matica Slovenská decise di pubblicare l'Almanacco della nazione slovacca (canzoni, storie, proverbi, detti, indovinelli, giochi, superstizioni), assicurandosi la cooperazione di Dobšinský il quale contribuì con proprie opere. 

Nel 1880 Dobšinský pubblicò il libro di Prostonárodné obyčaje, diviso in due parti. La prima dedicata alla descrizione della vita del popolo slovacco; la seconda descrive i vari tipi di intrattenimenti popolari nelle singole stagioni dell'anno con  giochi per bambini e adolescenti.

Il lavoro principale di Dobšinský è composto  da otto volumi di Prostonárodné Slovenské povesti (Racconti slovacchi) pubblicato a proprie spese dal 1880-1883. Il lavoro contiene novanta fiabe popolari.  È la più completa raccolta di fiabe slovacche e una delle opere fondamentali del folclore slovacco. Nella raccolta  non ci sono solo fiabe di magia, ma anche fiabe di animali, leggende e racconti umoristici. 

In questa nuova raccolta Dobšinský incluse nuove fiabe raccolte da Francisci, alcune fiabe di Božena Nemcova e alcuni  racconti che erano stati pubblicati in precedenza da Dobšinský in riviste. L’opera  di Dobšinský  è diventata un tesoro di cultura nazionale.

 

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CECOSLOVACCHIA  Anno 1953  (1692/97)

 

Dodd Lynley

(Nuova Zelanda)

 

Nata nel 1941 Rotorua.

Dopo aver studiato nella scuola Elam School of Art di Kaingaroa Forest e poi ad Aukland nel Teacher’ College, insegnò arte al Queen Margaret College.

Iniziò la carriera collaborando con Eva Sutton per la quale illustrò My Cat Likes to Hide in Boxes (1973).

Furono poi pubblicati alcuni suoi testi con illustrazioni Nickel Nackle Tree (1976), Titimus Trim (1979), La più piccola tartaruga (1982), The Apple Tree (1983).

Nel 1978 e 1981 vinse due borse di studio  e in Nuova Zelanda le fu assegnato il Book Award per le illustrazioni del libro Druscilla (1980).

Nel 1983 uscì il primo di una serie di sei libri che le diedero fama e  notorietà  Hairy Maclary  from Donaldson’s Dairy. Seguirono Maclary's Hairy-Bone (1984), Hairy Maclary Scattercat (1985), Hairy Maclary della Caterwaul Caper (1987), Hairy Maclary della Rumpus al Vet (1989) e Hairy's Maclary spettacolo (1991)

Altre sue opere: Wake Up, Bear (1986), Un drago in un carro (1988), Slinky Malinki (1990), Find me a Tiger (1992), Il ministro ABC's Cat (1992), Slinky Malinki aprire la porta (1993), Schnitzel von Krumm Basketwork's (1994) e Sniff-Snuff-Snap! (1995).

Nella letteratura per l’infanzia neozelandese ricopre un ruolo importante.

 

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NUOVA ZELANDA  1999 (1711)

 

 

 DONELAITIS KRISTIJONAS

(Lituania)

 

Nasce a Ladehenen, Prussia orientale nel 1714 e muore a Tolmingkehmen nel 1780. Studia teologia all’Università di Koenigsbert. Divenuto pastore viene assegnato  alla sua comunità di Tolmingkehmen; si dedica  alla poesia e alla musica. Per lungo tempo rimane l’unico rappresentante della letteratura lituana. Di lui si conservano sei fiabe, una Storia di una festa nuziale lituana, e  il  poema in esametri che lo rese noto, Le stagioni, in  cui descrive usi e costumi della sua nazione.

 

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LITUANIA  1994 (490);  RUSSIA 1964 (2771)

 

 

 

 

 

DONICI  ALEXANDRU

(Romania)

Nato in Bessarabia il 19 gennaio del 1806. Muore a Jasi, Moldavia, il 21 gennaio del 1865.

Dopo aver studiato presso il liceo di Petersburg, diventa avvocato e comincia ad occuparsi anche di letteratura, raccogliendo fiabe e scrivendone altre di sua mano. Erano ispirate alle fiabe di La Fontaine e di Krylov. Nel 1842 pubblica due volumi che contengono fiabe da lui tradotte e altre di sua produzione.  In collaborazione con  C.Negruzi pubblica Satire si alte poetice compuneri di A.Cantemir. Amico di Puskin, traduce nel 1937  il poema Tiganii.  

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 ROMANIA  1960  (1667)

 

 

 

 

 

 

DOYLE  ARTHUR CONAN

(Inghilterra)

 

Da famiglia cattolica irlandese, figlio di Charles, disegnatore di talento,  il 22 maggio del 1859 nacque a Edimburgo Arthur Conan Doyle. Studiò medicina all’Università di Edimburgo dove ebbe la possibilità di avere come maestro il chirurgo Joseph Bell, assai rinomato per le sue diagnosi talvolta sbalorditive basate sull’acutezza di accurate deduzioni. Ottenuta la laurea in medicina, si imbarcò come medico di bordo, occupazione che gli diede la possibilità di conoscere le terre del nord e quelle africane. 

Dopo una parentesi in Germania, dove si era recato per specializzarsi in oculistica, rientrò ad Edimburgo con l’idea di crearsi una clientela. Ma la fortuna non gli arrise.  Indotto dalla necessità, avendo ai tempi dell’Università pubblicato sul ‘Chambers Journal’ un racconto, Il mistero di Sassassa Valley, bene accolto dalla critica, si diede a pubblicare racconti su giornali e riviste. Nel 1882, stampata della ‘London Society’, uscì la  novella  Mio fratello l’assassino.  Non avendo ancora trovato il genere che gli avrebbe dato la notorietà, tentò la via del romanzo, scrivendo  The firm of Girdlestone, non accettato dagli editori.

Appassionato di scrittori ‘particolari’ quali Gaborieau, Poe e memore degli insegnamenti del professor Bell e della sua tecnica nel diagnosticare una serie di notizie dopo una sommaria osservazione dell’ammalato, cominciò a costruire il suo personaggio ideale, quel Sherlock Holmes che gli diede fama e fortuna.

Sherlock Holmes fu inizialmente immaginato come un individuo poco attraente, alto, dinoccolato, col volto aquilino e il naso sporgente, occhi acuti e ravvicinati. In seguito, seguendo i consigli dell’illustratore dei suoi libri, che ovviamente conosceva i gusti del pubblico, lo riplasmò e ne fece un uomo  alto, atletico, dal volto magro, dal cranio dolicocefalo, riservato, misogino, insofferente ai suggerimenti, con particolare predisposizione alla chimica, capace di travestimenti impensati, pronto all’azione. Come caratteristica esteriore visiva Holmes era solito calzare un copricapo con copriorecchi, portare vistose vesti da camera, fumare una pipa e usare durante le indagini una vistosa lente per cercare indizi. Nell’ambito familiare non disdegnava di praticarsi qualche siringa di morfina (ma solo in particolari momenti di stress), leggere le opere più disparate e suonare il violino.

Ma Holmes non fu il solo personaggio celebre inventato da Doyle. Al detective occorreva una spalla, un controaltare, così lo scrittore creò il dottor Watson, un medico a riposo, un compagno fedele che lo affiancò in tutte le indagini e ne divenne il biografo ufficiale. Watson viene descritto come un tipo bonario, di modeste capacità intuitive e deduttive. Watson è sincero, allegro, un po’ ottuso quanto, invece,  Holmes è altero, sicuro di sé, determinato nelle sue deduzioni e deciso nelle soluzioni tanto da attenersi al suo credo: “quando hai scartato l’impossibile, il probabile è la verità”.

Con Holmes e Watson, Doyle è riuscito a costruire una coppia perfetta, tanto che sarà imitata da molti scrittori di libri gialli: Nero Wolfe e Godwin, Poirot e il capitano Hasting, Ellery Quinn e il figlio, Perry Mason e Paul Drake, Padre Brown e Flambeau…

La fortuna del personaggio e del suo autore cominciò nel 1887 quando nel ‘Beeton’s Christmas Annual for 1887’ apparve il romanzo Uno studio in rosso, stampato in volume l’anno successivo. Fu un semisuccesso che valse ad attirare l’attenzione dei lettori del genere, tanto che nel 1889 fu invitato da editori americani, assieme a Oscar Wilde,  a scrivere un racconto per il ‘Lippincott’a Magazine’.  Wilde scrisse Il ritratto di Dorian Gray e Doyle Il segno dei quattro.

La sua fama si spargeva quindi anche oltreoceano e lo spinse ad abbandonare la professione di medico per dedicarsi alla letteratura. Per la verità continuò la professione per un certo periodo e cioè in occasione della guerra del Sud Africa (1898) e della guerra contro i boeri (1899-1902), divenendo popolare in Inghilterra tanto da ottenere dalla corte il titolo di baronetto.  Militò pure come corrispondente di guerra sul fronte italo-francese nel primo conflitto mondiale.

Doyle aveva notato che scrivere un romanzo a puntate sui giornali si correva il rischio di attenuare il mordente del personaggio in quanto questi  poteva perdere di interesse se il lettore perdeva qualche puntata, perciò si risolse a scrivere solo novelle con uno stesso protagonista e ogni vicenda si concludeva nel breve volgere della storia. L’inconveniente veniva così annullato. Ciò non toglie che il gusto del romanzo, di una storia a più largo respiro, talvolta  riaffiorasse come nel 1891 quando scrisse Il mastino dei Baskerville e nel 1915 La valle della paura. Ad un certo punto, forse stanco del personaggio Holmes, decise  di chiudere il ciclo dopo una serie di racconti pubblicati sullo ‘Strand Magazine’. Voleva dedicarsi ad altri generi come il romanzo storico fra cui vale la pena ricordare Sir Nigel (1906), Micah Clarke (1889), La compagnia bianca (1891), Le avventure di Rodney Stone e, ambientati nell’era napoleonica Le gesta del brigadiere Gérard (1896) e Nuove imprese di Gérard (1903), mentre le sue esperienze in terra d’Africa gli suggerirono La grande guerra boera (1900) e La guerra in Sud Africa.

La sua decisione  sembrò irrevocabile ed era basata sulla supposizione che il personaggio, a suo parere, diventava ingombrante e poteva indirizzare i suoi lettori verso altri generi ritenuti più seri. E così nell’ultima novella Il problema finale della raccolta Le memorie di Sherlock Holmes (1893), per sottrarsi all’invadenza del personaggio, lo fece precipitare da un dirupo delle Alpi Svizzere, avvinghiato al suo eterno nemico il dottor Moriarty.

Ma Sherlock Holmes  nell’immaginario dei lettori era diventato immortale, noto in Inghilterra, in Europa e in America per cui le sollecitazioni lo indussero a ‘ripescare’ il personaggio e a scrivere altre novelle.

Nel 1905 lo ritroviamo nei racconti Il ritorno di Sherlock Holmes (1905), L’ultimo saluto di Sherlock Holmes (1917) e Il taccuino di Sherlock Holmes (1927).

Tre anni dopo l’autore moriva a Crowborough (Sussex) il 7 luglio 1930.

Scrisse pure romanzi di fantascienza: Un mondo perduto (1912), I racconti del terrore e del mistero (1922) . Dopo la morte del figlio per una ferita  subita durante la guerra 1914/18, si accostò allo spiritismo, di cui fu sostenitore convinto, al quale dedicò alcuni studi: Viaggio di uno spiritualista (1921) e la Storia dello spiritualismo  in due volumi (1926).

Ma la sua fama rimane legata a Sherlock Holmes. 

Dalle sue opere  furono tratti numerosi film. Il libro Un mondo perduto  fornì nel 1960 al regista I.Allen il tema per un lungometraggio. Ma Sherlock Holmes divenne il personaggio preferito di molte storie e fu sfruttato da registi quali B. Dean che nel 1969 iniziò la serie, L.Stephenson Hiscott, G. Cutts, W.K.Howard, E.L.Marin, T. Bentley, K.Hard, R.W.Neill, J.Hill.

Numerose sono stati anche i telefilm tratti dai suoi racconti.

 

OPERE

La casa vuota  È il  primo racconto del volume Il ritorno di Sherlock Holmes. Dopo il tentativo dell’autore di chiudere il ciclo del suo investigatore, facendolo morire in Svizzera,  i lettori insorsero affinché la serie fosse ripresa. Così avvenne nel 1905. Nel primo racconto dal titolo La casa vuota, Holmes riappare sulla scena per risolvere il caso di un giovane ucciso nella sua camera da letto. Al tempo stesso il detective spiega come la sua morte precedente non fosse stata che una copertura per riuscire a sconfiggere tutta la banda lasciata dietro di sé da Moriarty.

L’interprete greco  Watson scopre con stupore che Holmes ha un fratello, Mycroft, di cui non conosceva nulla. Scopre pure che Mycroft  possiede facoltà deduttive assai maggiori di quelle di  Holmes, solo che non se ne avvale perché alquanto pigro. Ciò non toglie che procuri casi al fratello e gli dia consigli. È proprio Mycroft a presentare Mylas, un interprete cui è accaduto un caso particolare. È stato rapito, condotto in una casa dove erano tenuti prigionieri un uomo e una donna, e costretto a far da interprete in un drammatico colloquio. Liberato, racconta tutto  all’amico Mycroft e a Holmes. La caccia al mistero ha inizio, ma si conclude drammaticamente perché l’uomo  prigioniero viene trovato ucciso e la donna scomparsa. A punire i colpevoli sarà quest’ultima.

Il mastino dei Baskerville  La vicenda si svolge in una desolata brughiera costellata di acquitrini. Nottetempo nella brughiera si aggira un essere mostruoso, un mastino fantasma, feroce, capace di uccidere ed è quanto accade. Il mastino rappresenta lo spettro familiare dell’antica e nobile famiglia dei Baskerville e, secondo la leggenda,  la sua comparsa è sempre stata presagio di sciagure e di morte. Ma la razionalità di Sherlock Holmes non teme i fantasmi e, come sempre risolverà il caso apparentemente inestricabile.

Il mistero dei sei Napoleoni  Il commissario Lestrade di Scotland Yard si trova alle prese con un caso singolare.  A Londra c’è un ladro a cui Napoleone  deve essere particolarmente antipatico, infatti diversi busti di gesso, di scarsissimo valore, vengono rubati in diverse abitazioni e distrutti.  Sembra una bravata finché non ci scappa il morto. Holmes inizia le ricerche e scopre che nell’avventura  sono implicati alcuni italiani, abili artisti nel confezionare statue di gesso. Ma perché solo i busti dell’imperatore francese vengono distrutti? Contengono forse qualcosa? Che cosa? Domande cui Holmes e il suo fedele Watson daranno una risposta.

Il problema finale  È l’ultimo racconto che conclude il primo ciclo delle vicende di. Sherlock Holmes, raccontate da Watson. Il detective si trova a braccare e al tempo stesso a difendersi dal più astuto dei malviventi, il professor Moriarty, un individuo dotato delle sue stesse capacità, volte però al male. È una lotta senza quartiere e senza esclusione di colpi, che si dovrà concludere con la morte di uno dei due.  E dopo varie vicende si concluderà tragicamente in Svizzera, in un terreno montagnoso e pericoloso, vicino alla cascata di Reichenbach, strapiombante verso il fondo valle in un orrido senza fine. Lì, senza che nessuno assista alla lotta, nessuno dei due  contendenti riuscirà ad avere il sopravvento ed entrambi  precipiteranno nell’orrido e i loro corpi non verranno più ritrovati.

La seconda macchia  Lord Bellinger, ministro degli Affari Esteri e il suo segretario Trelawney Hope si presentano a Holmes ponendogli un caso delicato. È scomparsa una lettera il cui contenuto, se fosse arrivato alla stampa e a conoscenza del  pubblico, avrebbe avuto effetti disastrosi nella politica europea. La scomparsa della lettera sembra inesplicabile.  Holmes comincia a contattare i probabili colpevoli, ma durante le indagini uno di loro è assassinato. Sulla scena del delitto Holmes scopre che sotto la parte di un tappeto su cui la vittima insanguinata era caduta non c’è alcuna macchia di sangue, mentre se ne trova un’altra sul pavimento, sempre sotto lo stesso tappeto, ma in un punto diverso. Chi ha spostato il tappeto? E perché la moglie del segretario è così interessata al caso? La scoperta di intrighi, tradimenti, ricatti porterà l’investigatore a dipanare il caso.

I signori di Reigate   Sherlock Holmes, reduce da una malattia nervosa, è condotto da Watson nella residenza di un suo amico a Reigate per un periodo di convalescenza. Il medico ritiene così di allontanarlo dai fastidi e dagli impegni cittadini. Ma sembra che dovunque vada Holmes  debbano succedere cose strane. In una villa avviene un furto: poca cosa perché vengono asportati oggetti di nessun valore. Ma quando nella villa dei Cunningham, oltre al tentativo di furto viene ucciso anche un servitore, la cosa si fa seria e il detective interviene. Partendo da un frammento di lettera trovato in mano alla vittima, il detective inizia le sue considerazioni e deduzioni fino all’inatteso finale con la scoperta dei colpevoli.

 

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COMORES  1980  (325),  DOMINICA  1996  (1915),  GRAN BRETAGNA  1993  (1695/9),  1997  (1949),  GUERNSEY  1996  (721) ,  Monaco  2009, NICARAGUA  1972  (766)   SAN MARINO   1979  (1023),   TURKS & CAICOS    1984  (6 valori + BF)

 

 

 

DUMAS ALEXANDRE  (padre)

(Francia)

 

Alexandre Dumas nacque a Villers-Cotterêx il 24 luglio del 1803. Morì  a Puys,  presso Dieppe, il 5 dicembre 1870.  

Figlio di un generale napoleonico di origine mulatta, da giovane non si preoccupa affatto di formarsi una solida cultura sebbene fosse dotato di fervida vitalità e di straordinaria inventiva.

Rimasto orfano del padre, deve cercare subito un  impiego e lo trova presso un notaio di Villeres dove è assunto in qualità di scrivano per la sua nitida e precisa calligrafia.

Trasferitosi a Parigi ottiene un posto di copista presso la cancelleria del duca di Orleans.

Intuendo la sua predisposizione per il teatro e la letteratura romanzesca, cerca di colmare le lacune della sua scarsa preparazione culturale applicandosi allo studio nelle ore libere. Attratto in particolar modo dal teatro, comincia a scrivere vaudeville (La caccia e l’amore (1825), Le nozze e il funerale (1826) che ebbero un discreto successo tanto da indurlo a tentare di scrivere qualcosa di più impegnativo. Si racconta che nel 1827, mentre era all’ansiosa ricerca di un soggetto, vide un bassorilievo rappresentante il conte Gian Rinaldo Monaldeschi, gentiluomo italiano, lo scudiero e il favorito della regina Cristina di Svezia. Costui, in possesso di documenti segreti e desideroso di rivelarli a Mazzarino, venne fatto assassinare a Parigi per  ordine della regina.

É il soggetto che cerca. In fretta, attraverso ricerche personali e in base a notizie fornitegli sul personaggio da alcuni storici,  compone un dramma in versi in cinque atti, un prologo e un epilogo. Il dramma, dal titolo Christine de Fontainebleau,  è rappresentato con successo nel 1830 a l’Odéon. Sulla scia dell’ottima accoglienza da parte del pubblico e ispirandosi al romanticismo allora imperante, scrive subito dopo Enrico III e la sua corte che  ottiene nel 1829 uno strepitoso successo. I due brillanti traguardi subito raggiunti gli danno alla testa e acuiscono il suo temperamento appassionato e la sua vanità. Indossa vistosi panciotti, ama circondarsi di belle donne, ama i cavalli, frequenta il teatro, profonde denaro ai quattro venti e a piene mani.

Conosce  ed ha un legame sentimentale con Marie Catherine Lebay dalla quale ha un figlio. Sull’onda del successo teatrale continua a scrivere drammi e commedie offrendo al suo pubblico  Napoleone Buonaparte (1831), Anthony (1831), La torre di Netslé (1832), Angèle (1833), Don Juan (1836), Kean (1836), M.lle de Belle-Isle (1839), Le educande di Saint-Cyr (1843).

Spinto dal desiderio di far carriera politica, partecipa all’insurrezione del 1830 e organizza in Vandea la Guardia Nazionale. Ma Luigi Filippo non incoraggia le sue velleità politiche per cui Dumas ripiega sulla letteratura e con i suoi successivi  romanzi contribusce all’affermazione del genere allora nascente, il feuilleton o romanzo d’appendice pubblicato a puntate su giornali e riviste.

La celebre trilogia, cui ancora oggi è legata la sua fama, con i moschettieri Aramis, Athos, Porthos e D’Artagnan,  nasce nel 1844 , anno in cui apparvero i Tre Moschettieri.  Seguono Vent’anni dopo (1845) e Il Visconte di Bragelonne (1848-50). I tre romanzi, ambientati nella Francia  di Luigi XIII e XIV gli conferiscono la notorietà.  È l’inizio di una copiosa serie di romanzi di cappa e spada,  ambientati nella Francia settecentesca.

Dumas, abile nel capire l’animo del lettore e la sua propensione per l’avventura, esperto nelle  trame, con i suoi personaggi ben delineati, anche se non sufficientemente approfonditi dal punto di vista psicologico, non ha scrupoli nel circondarsi di una folta schiera di collaboratori  esperti nell’effettuare ricerche, nel confezionare trame, nel preparare le scalette su cui lo scrittore lavora per anni, dando alle stampe oltre un centinaio di volumi. La sua produzione sembra una confezione di romanzi su scala industriale, una ideale catena di montaggio letteraria, predisposta da un gruppo di collaboratori i quali, dietro sue precise istruzioni, lo aiutavano nella stesura delle puntate sui giornali dell’epoca. Suoi collaboratori furono scrittori quali H.Augier, G.de Nerval, A Maquet, E Souvestre, O.Feuillet (che per conto suo scrisse Il romanzo di un giovane povero), P. Murice e l’italiano Fiorentino. Nascono così Il conte di Montecristo (1844-45), La regina Margot (1845), La signora di Monsoreau (1846), Il cavaliere di Maison-Rouge (1846), I quarantacinque (1848), Giuseppe Balsamo (1848), La collana della Regina (1850), Angelo Pitou (1853), I Mohicani di Parigi (1858).

L’operazione Dumas’ fruttò allo scrittore guadagni da capogiro, sperperati e subito dilapidati. Nel frattempo, con l’appoggio del duca di Montpensier, tenta la scalata ad un seggio rimasto vacante  presso l’Accademie Française e ottiene la direzione del Theatre Historique.

Nel 1852, quando viene proclamato l’Impero,  per l’ostilità dimostrata verso Napoleone e anche per sfuggire ai creditori, si rifugia in Belgio, a Bruxelles. Tornato l’anno appresso a Parigi dirige alcuni giornali e nel 1857 fonda ‘Il Mousquetaire’, diventato poi ‘Le Monte-Cristo’.

Il suo temperamento vulcanico non viene meno neppure in età avanzata. Attratto dalle vicende politiche del Risorgimento italiano, segue nel 1860 l’impresa di Garibaldi in Sicilia. A Napoli è nominato direttore dei musei e degli scavi. Traduce le Memorie di Garibaldi, cui aggiunge anche le sue esperienze di ‘garibaldino’, assai poco attendibili.

Gli ultimi anni li trascorre in onorevole povertà a fianco della figlia, M.me Petel, e nella casa del figlio il quale provvide alle sue esigenze dopo che tutti i guadagni erano sfumati.

Morì  a Puys,  presso Dieppe, il 5 dicembre 1870.  

Alexandre Dumas con i suoi 257 volumi tra romanzi, memorie, raccolte di aneddoti e impressioni, conversazioni (scrisse persino un libro di culinaria Il grande dizionario di cucina uscito postumo nel 1873) e 25 volumi di testi teatrali, fu un inesauribile narratore. Nel teatro o nel romanzo non si premurò di caratterizzare la società francese e non è certo per l’insieme chiassoso e violento dei suoi testi che questi sono sopravvissuti Sono rimasti a galla per il senso del teatro e per la capacità scenica, prerogative dello scrittore. L’arte teatrale fatta di intrecci ad effetto, che non abbisognano né di stile né di poesia per farsi strada, era da Dumas posseduta al massimo grado. Aveva il senso dell’azione. A dispetto del sentimentalismo romantico i suoi personaggi sono più propensi ad agire che a parlare. Nei romanzi le situazioni si accavallano, si intrecciano, i colpi ad effetto si sprecano finché la trama si snoda senza inciampi, con rapidità per giungere presto alla conclusione. Dumas raramente si sofferma ad analizzare i caratteri;  per cui le passioni sono a fior di pelle, elementari, banali.

Dumas non scrisse nulla per l’infanzia ma i ragazzi, come succede spesso, hanno fatto propri molti dei suoi libri tanto che la saga dei moschettieri, la figura tragica del Conte di Montecristo e molti altri personaggi sono entrati nel loro patrimonio e diventati ormai dei classici.

 

LIBRI

I tre moschettieri   Scritto in collaborazione con A.Maquet, sulla traccia delle Memorie del Signor D’Artagnan, narra le avventure di quattro spadaccini (D’Artagnan, Aramis, Athos e Porthos) che col loro ardire, salvarono la regina di Francia Anna D’Austria dai raggiri del Cardinal di Richelieu, recuperando i fermagli di diamanti da lei impunemente donati al suo amato Conte di Buckingham. Intreccio serrato in una avventura romantico-psicologica. Il romanzo ebbe i seguiti, Vent’anni dopo e Il visconte di Bragelonne.

 Numerosi i film tratti dal romanzo: Registi G.Sidney 1948; B.Borderie 1961; R. Lester 1974;  S.Herek 1993

 

Vent’anni dopo   Trascorsi vent’anni dalla precedente avventura, D’Artagnan cerca di riunire il quartetto, stavolta al servizio del Cardinal Mazarino, ma solo Porthos accetta, spinto dalla speranza di ottenere il titolo di barone. Athos e Aramis hanno, invece, simpatie per la Fronda, un movimento contrario al cardinale. I quattro però si trovano riuniti in Inghilterra e devono difendersi dalla persecuzione di Mordaunt, figlio di Milady, che intende vendicare la madre. Mordaunt tenta di far saltare la nave che trasporta i quattro in Francia, ma i moschettieri si salvano. Mordaunt, raccolto morente, non disarma e tenta di trascinare sott’acqua Athos che lo uccide.

Il conte di Montecristo   Edmond Dantès, valente capitano di vascello, viene denunciato quale bonapartista da alcuni suoi compagni invidiosi del suo successo presso l’armatore che lo ha scelto quale comandante di un vascello. Un magistrato, De Villefort, desideroso di far carriera,  dando seguito ad una calunnia architettata da Fernando Mondego (segretamente innamorato di Mercedes la promessa sposa di Dantès), Danglars e Caderousse, fa confinare Dantès nella fortezza di Chateau d’If. Durante i quattordici anni di prigionia Dantès conosce il vecchio abate Faria che, in punto di morte, gli rivela il luogo dove è sepolto un immenso tesoro. Riuscito rocambolescamente a evadere, l’ex galeotto entra in possesso del tesoro, assume il titolo di conte di Montecristo e dà inizio alla sua vendetta contro coloro che  lo avevano fatto ingiustamente incarcerare e che nel frattempo erano diventati: Danglars, un  ricco banchiere, Fernando il generale conte di Morcef, De Villefort il procuratore del re. Solo Caderousse era rimasto un povero spiantato, ladro e sicario di professione. Ognuno, tranne il banchiere rovinato, viene punito con la morte. Terminata la sua missione di giustizia, il conte fa vela verso l’Oriente assieme ad Haydée, una schiava che aveva riscattato e di cui si era innamorato.

Dal libro furono tratti film tra cui quelli di R.W.Lee 1934; R.Vernay 1943; C.Autant Lara 1961; D.Greene 1975. Numerose le versioni in TV.

 

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FRANCIA 1970 (1628), 1997 (3098), 2002 (3505),  GEORGIA 2002 (BF 27), HAITI 1936 (274/5+ P.A. 8), 1961 (458/60 + P.A. 220/2),  MONACO 1970 (839), 2002 (2379/1)

 

 

Durov Leonidovich Vladimir

(Russia)

 

Nato nel 1863, Morto nel 1934.

Vladimir Durov, rampollo di una famiglia russa di clown da circo e domatori di animali, è stato principalmente un addestratore di animali.

Era solito affermare che il dressage degli animali da circo è basato sul  principio dei riflessi condizionati (sostenuto dal professore Pavlov) e nel

principio che occorre stabilire col soggetto animale una fiducia reciproca. Ì Durov definì questo miscuglio di scienza e di sentimentalismo col nome di " zoopsychology”.

Per alcuni suoi numeri di clown venne censurato dalla polizia zarista che volle vedere  nel suo operato con gli animali una sottile satira politica.

Allontanato dal circo e messo nella impossibilità di lavorare con gli animali, riuscì ad ottenere una sovvenzione dal governo sovietico per aprire a Mosca un Laboratorio Zoopsychological,.

Pubblicò diversi  libri per bambini su racconti di zoopsychology  che ottennero un  largo  successo nel mondo dell’infanzia tanto che veniva chiamato  affettuosamente col nome di "nonno Durov".


 

 

FILATELIA

URSS Anno 1963 (2765),  1989 (5660

 

 

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