Gaidar  Arkady Petrovich

(Russia)

 

Nato a Lgov nel 1904. Morto nel 1941.

Figlio di insegnanti, trascorse l’infanzia a Novgorod.  Nel 1918 entrò volontario nell’Armata Rossa e durante la guerra civile russa, all’età di 16 anni, divenne comandante di un reggimento. Ferito in diverse azioni, si congedò nel 1924.

Un anno dopo cominciò l’attività letteraria. La prima storia  RVS fu pubblicata nel 1926 e condizionò la sua preferenza per la letteratura rivolta ai giovani in quanto voleva comunicare ad essi il romanticismo e il fascino della lotta rivoluzionaria. La  Storia di Timur e della sua squadra  (1940) lo rese famoso. Il personaggio Timur divenne familiare tra i bambini e fu un simbolo tra i giovani pionieri dell’Unione Sovietica.

Nel 1941, durante la guerra, fu inviato speciale al fronte per la “Komsomolskaya Pravda”. Nell’autunno del 1941, assieme ad altri soldati furono circondati dalle truppe naziste.  Liberatosi, si unì ai partigiani. Nell’ottobre dello stesso anno morì in combattimento.

È sepolto nella città di Kanez, dove in sua memoria è stato eretto un monumento.

Su di lui furono girati tre film Serebryanye truby (1970), Konets imperatora taygi (1978) e Ostayus  Vami (1981).  Altri film furono tratti da alcune sue storie.

 

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URSS  1962  (2605), 1964  (2819)

 

 

GAITE CARMEN MARTĺN

(Spagna)

 

Nata a Salamanca nel 1925.  Morta nel luglio del 2000 a Madrid,

Conseguì la laurea presso l'Università di Salamanca in Filosofia e Lettere, e in questa università ebbe il suo primo contatto con il teatro come attrice in diversi spettacoli. Collaborò con numerose riviste tra cui la "Nueva Revista" a Madrid. Trasferitasi a Madrid nel 1950 e ricevette il dottorato presso l'Università di Madrid.

Fece parte del gruppo che negli anni '50 raccoglieva Jesus Fernández Santos, Ignacio Aldecoa, Josefina Rodriguez, Alfonso Sastre, e Rafael Sanchez Ferlosio (che fu suo marito). Il suo matrimonio con Rafael Sánchez Ferlosio durò solo pochi anni.  Avevano avuto  una figlia Marta alla quale dedicò la storia La Reina de las Nieves (La regina della neve).  Tra le altre realizzazioni Martín Gaite è nota per essere stata la prima donna a ricevere il Premio Letterario Nazionale con El quarto de fa nel 1978, e per aver ricevuto il Premio Nacional de Letras per la sua vita di lavoro.

Ha scritto numerosi romanzi e racconti lunghi. Si ricordano: El Balneario (1955), El castillo de las tres murallas (1981), storie per bambini El pastel del diablo (1985), Cappuccetto rosso a Manhattan (1990),"Nubosidad variable (1992).

Ha pubblicato numerosi saggi e ricerche tra cui Usos amorosos de la postguerra española (1987), Desde la ventana (1987), e una raccolta di saggi sulla letteratura delle donne. Ha tradotto dall'italiano (Silone, Svevo, Primo Levi, Natalia Ginzburg), dal francese (Flaubert), dall'inglese (Virginia Woolf, Emily Brontë), dal portoghese.

Si guadagnò il favore del pubblico e dei critici con la pubblicazione di Lo raro es vivere nel 1997 e Irse de casa nel 1998.  Nel 1999 fu pubblicato il volume La hermana pequeña.  In collaborazione con Emma Marinell Gifre, scrisse  Cuéntame, storie scritte tra il 1953 e il 1997.

Nel 2000 le fu diagnosticato un cancro che pose termine alla sua vita nel breve arco di un  mese e mezzo.

Morì il 23 luglio in una clinica di Madrid. Fu sepolta a El Boalo, dove aveva vissuto con la  famiglia nei suoi ultimi anni, a fianco della figlia e dei genitori.

 

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SPAGNA  2008  (Mic.4325).

 

 

GARRETT  JOÂO BAPTISTA DA SILVA LEITÂO  de ALMEIDA

(Portogallo)

 Nacque a Porto nel 1799 e morì a Lisbona nel 1854.

Poeta, drammaturgo e uomo politico, per motivi politici viene inviato in esilio in Inghilterra e in Francia. Rientra in patria solo dopo che i liberali conquistano il potere.

Nominato capo dell’ispettorato generale dei teatri e del conservatorio di arte drammatica e in seguito creato visconte e pari del regno, ottiene l’incarico di  ministro degli esteri nel 1852.

Inizia a scrivere durante gli anni universitari pubblicando poemi raccolti nel volume Lirica di Giovanni Minimo (1829). Il poema Camões segnò l’inizio del romanticismo portoghese.

Altre opere Adozinda (1828), Atto di Gil Vicente (1838), Frate Louis di Souza (1843) un’opera teatrale molto apprezzata, Viaggi nel mio paese (1846), libro autobiografico, due raccolte di poesie Fiori senza frutto (1845), Foglie cadute (1853) e un volume di Favole e racconti (1853).

Oltre a suscitare interesse verso il romanticismo, favorì anche la cultura popolare.

 

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PORTOGALLO  Anno 1957  (837),  1999 (2309/10)

 

 

 

 GARSKIN  VSEVOLOD MICHAJLOVICH

(Russia)

 Nasce il 2 febbraio 1855  nel circondario di Bachmut,  e muore suicida il 24 marzo 1588 a Pietroburgo.

Di origine nobile, esponente della corrente  letteraria degli anni Ottanta, coincidente con la depressione morale che caratterizzò il periodo dello zar Alessandro III, avverte i problemi legati all’emancipazione dei servi della gleba.

Nel 1877, allo scoppio della guerra contro la Turchia, si arruola. L’esperienza bellica gli fornisce il materiale per il racconto Quattro giorni (1877), in cui narra la vicenda di un soldato russo che vive quel periodo sul campo di battaglia accanto al corpo in putrefazione di un soldato turco.

Segue il racconto Il fiore rosso (1883), storia di un pazzo che vuole sconfiggere i mali del mondo. L’Autore nel delineare gli squilibri mentali del suo personaggio anticipa quelli reali che condussero lo scrittore al suicidio.

Nella storia il pazzo scopre che tutta la malvagità è contenuta in tre  papaveri che crescono nel giardino dell’ospedale. Con la perseveranza e l’astuzia, eludendo la vigilanza dei suoi infermieri, riesce a distruggere l’effetto dei fiori rossi. L’atmosfera oppressiva ed ossessiva del luogo di cura viene descritta con notevole efficacia e accuratezza. Non manca un pizzico di ironia  amara.

Non pubblicò molte opere, ma vanno ricordati i racconti Artisti (1879), Nadezna Nikolaevna nonché il racconto Il segnale.

Scrisse fiabe sulle piante e animali umanizzati, raccolte in Attalea Princeps.

 

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RUSSIA  1955  (1731)

         

GAUTIER  THÉOPHILE

(Francia)

 Nato a Tarbes (Alti Pirenei) il  30 agosto del 1811, muore a Neuilly-sur-Seine, Parigi il 23 ottobre del  1872.

Condotto dal padre nel 1814 a Parigi, vi compie i primi studi nel liceo Charlemagne, dove conosce Gerard de Nerval che gli fu amico per tutta la vita. Il suo primo amore culturale è rivolto alla pittura, che studia nell’atélier di Rioult. La sua nascente aspirazione per la letteratura lo spinge a frequentare esponenti della scuola romantica. Nel 1830 prende parte al dibattito letterario classici-romantici ed è protagonista in prima linea della “battaglia di Ernani”, durante la quale, indossando il suo gilet rosso-ciliegia, capeggiò in teatro i giovani romantici. A tal proposito scrive nel 1833 Gioventù francese in cui descrive  ironicamente gli esponenti più accesi del suo gruppo.

Nel 1835 pubblica il romanzo La signorina Maupin in cui attacca la morale borghese e proclama l’indipendenza dell’arte dalla morale con suo motto “l’arte per l’arte”.

Nel campo poetico pubblica nel 1830 una raccolta di poesie e successivamente, nel 1833, il poema Alberto o L’anima e il peccato, una storia di ispirazione byroniana, che tratta dell’amore di un pittore e di una strega.  Seguono le opere  La commedia della morte (1838), Smalti e cammei (1852).

Nel frattempo Gautier intraprende la carriera giornalistica che durerà per trentacinque anni, collaborando con il “Figaro” (sul quale pubblica in romanzo Fortunio (1938)), “L’artiste”, “La Presse”, in qualità di critico teatrale, “Le moniteur” come redattore letterario, e alla rivista “Revue de Paris”. A lui si devono una serie di profili letterari, pubblicati su “France Littéraire” (poi raccolti nel volume I grotteschi (1844), messi al bando dai classicisti e da Boileau.

Gautier viaggia in Spagna e raccoglie le sue impressioni in Tras los montes (1843), e in un libro di poesie España (1845). Altri viaggi gli diedero lo spunto per scrivere Viaggio in Italia (1852), Costantinopoli (1854), Viaggio in Russia (1956).

La nuova generazione di letterati guardò a lui come ad un maestro, tanto che Baudelaire gli dedicò il suoi Fiori del male.

Sui giornali Gautier scrive romanzi e novelle tra cui Il romanzo della mummia. Le sue novelle si rifanno ai temi morbosi di Hoffmann, come La morta innamorata (1836),  Il cavaliere doppio (1840), Arria Marcella (1852), Avatar (1856)

La sua fama è legata ad un romanzo, ideato in gioventù, durante la sua passione romantica, ma portato a termine solo nel 1863: Capitan Fracassa.

Tra le sue opere critiche vanno ricordati i saggi: L’arte moderna (1856); Storia dell’arte drammatica in Francia negli ultimi 25 anni (1858-59); Rapporto sulla poesia in Francia nel 1868. Storia del romanticismo, uscito postumo nel 1874;  Le belle arti in Europa (1856-1858); I disegni di Victor Hugo (1863); Gli dei e i semidei della pittura (1864).  Scrisse anche libretti per opere e per balletti.

Gautier sposò la cantante Ernesta Galli dalla quale ebbe due figlie. Una di esse, Judith, divenne scrittrice.

Gautier è considerato un poeta minore, ma segnò una svolta nella letteratura francese, indirizzandola  verso le nuove idee artistiche dei parnassiani e dei simbolisti, liberandola da quanto vi era di imperfetto nel romanticismo.

 

OPERE

Capitan Fracassa  Il barone di Sigognac, ridotto in miseria, viene invitato da una troupe di commedianti ad unirsi a loro e ad andare a recitare a Parigi. Morto l’attore che aveva il ruolo di Matamoro, un capitano spaccone, il barone lo sostituisce, nascondendosi sotto il nome di Capitan Fracassa. Si innamora della prima attrice, Isabella, di cui è anche infatuato il duca di Villombrosa, il quale la fa rapire.  Guidati da Sigognac i comici la liberano. Capitan Fracassa nella lotta con il duca lo ferisce gravemente ed è costretto a rifugiarsi nel suo vecchio castello. Sopraggiunge intanto il padre del duca di Villombrosa che riconosce in Isabella la figlia rapitagli quando era bambina. Sigognac, che nel frattempo ha scoperto un tesoro nascosto nel castello, potrà sposare Isabella e riprendere il suo ruolo tra la nobiltà.

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CUBA  Anno 1967 (1116), 1976 (1965),  2003 (4132),  FINLANDIA  Anno 1993 (fog.10), FRANCIA  Anno 1972  (1928), 1997 (3100),  MONACO Anno 1979 (1192), 1997 (3119),  RUSSIA  Anno 1995 (6100/2),  1996 (6212/5),  SEYCHELLES  1986 (599+fog.27),  TANZANIA Anno 1999 (3081).

 

 

GIBBS  MAY

(Australia)

  Nata il 17 gennaio 1877 a

Seconda figlia di una coppia di artisti di talento, fu portata in Australia quando la famiglia si trasferì  nel 1879 per occuparsi di una azienda agricola. Il lavoro dovette essere interrotto e abbandonato a causa di una persistente carestia che colpì la regione da loro scelta

Dovettero emigrare a Norwood dove continuarono la loro passione per l’agricoltura occupandosi di un’altra azienda agricola ad Hasrvey.  Il contatto con la natura  ebbe una influenza decisiva sulla formazione del carattere della futura scrittrice-illustratrice di libri per bambini.

Le sue prime produzioni letterarie cominciarono ad apparire nel  1889 sul “Bollettino di W.A.” nel periodo natalizio.

Dopo gli studi in Australia la Gibbs ritornò in Inghilterra dove rimase per sette anni e dove pubblicò il suo primo libro About us (1912) e dipinse manifesti propagandistici per la “Common Cause” a favore delle suffragette. Tale lavoro lo continuò in Australia, dipingendo manifesti propagandistici a favore dei soldati che partivano alla volta dell’Europa per partecipare alla Grande guerra. .

Nel 1916 pubblicò per bambini il primo libro di una serie fortunata, Gumnut Babies, ma l’opera più famosa fu Snugglepot and Cuddlepie del 1918 del quale ne furono inizialmente tirate 17.000 copie. 

Si sposò nel 1919 con Betram James Ossoli Kelly, un agente minerario, col quale andò a vivere in una casa di tipo spagnolo a Sydney.

Proseguì la sua carriera letteraria scrivendo altre opere quali Little Ragged Blossom (1920) e Little Obelia (1921). Nuttybub and Nittersing (1923), Two Little Gum-Nuts (1929).

Dopo la morte del marito nel 1939, visse a Nutcote in compagnia dei suoi cani scotch terriers e pubblicò ancora Scotty in Gumnut Land (1941), Mr. and Mrs. Bear and Friends (1943) e Prince Dande Lion (1954). In 1955 ottennne la nomina di M.B.E.

Morì il 27 novembre del 1969 e venne sepolta con rito anglicano.

Lasciò la sua biblioteca e i suoi manoscritti alla New South Wales Society for Crippled Children and the Spastic Centre of New South Wales  e una eredità valutata in £ 42,532, all’United Nations International Children's Emergency Fund.

 

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AUSTRALIA Anno  1985  (920)

 

GILBOA AMIR

(Ucraina)

 

 

Nato nel 1917. Morto nel 1984.

Studia in una scuola ebraica e nel 1937 si trasferisce illegalmente in Palestina dove lavora  in cave di pietra e poi nei campi di un kibbutz.

Aderisce alla British Army’s Brigata Ebraica e serve l’esercito nel Nord Africa, in Egitto,  in Italia.  Verso la fine della Seconda guerra Mondiale viene dislocato nei Paesi Bassi e nel Belgio dove partecipa al trasferimento illegale di ebrei in Palestina.

Gilboa combatte anche in Israele durante la Guerra di indipendenza e tutte queste esperienze militari  condizionano profondamente i primi poemi pubblicati in Israele dall’Editrice Masada.  Riceve  numerosi premi tra cui il Premio Israele. Traduce anche varie opere di poeti e scrittori tra cui Amado, Vinogradoff. La sua opera a  volte è giocosa, a volte tragica, comunque sempre introspettiva.

Ha scritto: Per un segno (poesia), 1942, Sette Domini, 1949, Canzoni in Early Morning (poesia), Hakibbutz Hameuchad, 1953, Selected Poems (poesie), Le-Machbarot shira, 1962, Blues e Reds (poesie), Am Oved, 1963, Gili's Water Man (per bambini), Sifriat Poalim, 1963, Gazelle I'll send you (poesia)  1972,  Tutto va (poesia), 1985.

 

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ISRAELE  Anno 1996  

 

 

 

 

 

 

 

GOGEBASHVILI  IAKOB

(Georgia)

 

Nato il 15 ottobre 1840.  Morto  1° giugno 1912.

Giornalista, educatore, scrittore di opere rivolte all’infanzia, fu il fondatore della pedagogia georgiana.  Scrisse il primo sillabario per bambini, La lingua materna (1876),   utilizzato nelle scuole georgiane durante i primi anni di insegnamento della lettura e della scrittura.

Nacque nel villaggio di Variani, vicino a Gori.

Figlio del sacerdote Simon, studiò nei seminari di Gori e di Tiflis, prima di iscriversi all’Accademia di Kiev nel 1861. Oltre ad acquistare dimestichezza con le scienze naturali, indirizzò le sue idee anche verso la politica, seguendo Herzen, Belinsky e Chernyshevsky. Tuttavia, diverso da molti dei suoi colleghi intellettuali georgiani contemporanei, fu poco influenzato dai radicali russi.

 Ritornato in Georgia nel 1863, insegnò aritmetica e geografia nel seminario di Tiflis e poi diventò ispettore.

La sua casa, frequentata dagli allievi del seminario, presto si è trasformò in un ritrovo per discussioni severe sull’arte e sulla politica.  Di conseguenza, fu allontanato per ordine  del santo sinodo  e inviato a St Petersburg nel 1874.

Da allora Gogebashvili diventato indipendente, votò le sue energie alla formazione dei suoi connazionali. Nel 1879, fondò la Società per la diffusione del saper leggere e scrivere fra i Georgiani, occupandosi particolarmente  del  sistema scolastico. 

Gogebashvili fu assai influente nel gruppo degli intellettuali che gravitava attorno al principe Ilia Chavchavadze, fondatore e  animatore del movimento per la rinascita nazionale georgiana, fino al suo assassinio nel 1907.

L'opera più influente di Gogebashvili, La lingua materna, pubblicata nel  1876, iniziava con l’insegnamento dell’alfabeto per giungere  ai testi letterari, seguendo una serie di passaggi enciclopedici. Ebbe numerose edizioni e aggiornamenti, trasformandosi in un modello letterario seguito da diverse   nuove lingue letterarie del Caucaso.

Un'altra opera importante fu La porta della natura (1868), che sviluppa la favola e l'introduzione alle scienze naturali: una specie di enciclopedia per bambini in età scolare.

Gogebashvili,  inoltre, scrisse favole, racconti per l’infanzia, un romanzo storico per la gioventù e  diversi articoli giornalistici in difesa della cultura e dell'identità georgiane.

 

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GEORGIA  Anno     (280)

 

 

GOLDBERG  LEA

(Israele)

 

Nata a Konigsberg  (secondo un’altra versione a  Kaunas, Lituania) il 29 maggio del 1911. Morta a Gerusalemme il 15 gennaio del 1970.

Studia in Lituania e in Germania dove si specializza in filosofia e nello studio delle lingue semitiche. Nel 1933 ottiene un dottorato in lingua semitica all’università di Bonn e successivamente, nel 1935, deve emigrare in Palestina. In quello stesso anno pubblica un libro di poesie Anelli di fumo.

A Tel Aviv lavora come consigliere letterario  e nel 1954  tiene corsi presso l’università ebraica di Gerusalemme, dirigendo la sezione di letteratura comparativa.

Ottima traduttrice (conosceva sette lingue), in particolar modo si occupa di traduzioni dal russo.

Autrice di poesie, scritte in stile moderno, semplice, è ricordata per  l’opera  I sonetti di Teresa. Nei suoi versi a il mondo della sua infanzia in Lituania, la tragedia dell’ebraismo.

Sono pure noti alcuni poemi legati alla natura e alle bellezze della  sua patria.

Saggista e si occupa di classici, tra cui Petrarca, Baudelaire, Tolstoi, Verlaine.

Scrive opere per bambini tra cui L’appartamento in affitto, diventato un classico della letteratura ebraica.

Le fu assegnato il Premio Rubin e il Premio d’Israele per la letteratura.

 

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ISRAELE  Anno  1991   (1125)

 

 

GORHAM MICHAEL

(USA)

 

Nato nel 1906. Morto nel 1995.

Scrittore e linguista americano, usò gli pseudonimi: Troy Nesbit, Franklin Brester, Lyman Hopkins, Cutler di Samuel, Benjamin Brewster. Si laureò presso l’università di Colorado nel 1928. Per un certo tempo lavorò come guida nelle Montagne Rocciose, un'esperienza che sviluppò notevolmente la sua  resistenza alle lunghe marce.

Scrisse più di 80 libri, alcuni dei quali sono diventati dei best-seller. La caratteristica principale delle sue opere è il carattere documentaristico, descrittivo e didattico, comprensibile per un vasto pubblico. Per lo più gli argomenti trattati toccavano l’antropologia, gli antichi tesori dell’America, la storia di famosi pionieri. Ebbe un valido aiuto da parte della moglie nella stesura delle sue opere.

Un certo numero di libri da lui scritti  era destinato ai  bambini e ai giovani.

 

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DOMINICA  Anno 1996,  GUYANA Anno 1994. MALDIVES  Anno 1986, USA Anno 1950, 1966, 1967, 1996.

 

 

GORDON JEHUDAH  LOEB detto JELAG

(Russia)

 

Nato a Vilna nel 1831 e morto a Pietroburgo nel 1892

Legato all’illuminismo ebraico portò innovazioni nel campo linguistico, avvicinando la lingua poetica a quella popolare..

Scrive favole e poemi biblici I versi di Jehudah (1866) e Rachamah, sorella mia (1882) in cui lo scrittore aspira alla rinascita culturale e religiosa  di Israele, con la prospettiva di una riunione. La sua opera fu importante nella letteratura ebraica del secolo XX.

 

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ISRAELE  1996  (1318)

       

 

 

GOZZI CARLO

(Italia)

 

Nato a Venezia, il 13 dicembre 1720 e ivi morto a Venezia il  4 aprile 1806.

Di antica famiglia veneziana, i debiti del padre lo costrinsero a trovare mezzi di sostentamento propri e all'età di sedici anni si arruolò nell'esercito in Dalmazia. Tre anni più tardi tornò a Venezia, dove si fece ben presto una reputazione come il membro più brillante della società Granelleschi, cui venne ammesso grazie ad alcuni pezzi satirici.

Nel 1761 pubblicò il poema satirico, La tartana degli influssi per l'anno 1756, e  la commedia L'amore per le tre melarance o Analisi riflessiva della fiaba. Per  metterla in scena ottenne i servizi della compagnia teatrale di Antonio Sacchi.

In seguito produsse una serie di pezzi drammatici basati sulle favole: inizialmente queste opere divennero popolari, ma dopo lo smembramento della compagnia Sacchi caddero nel dimenticatoio. Furono molto apprezzate da Goethe, Schlegel, Madame de Staël e Sismondi. Uno di questi testi drammatici, Turandot, fu tradotto da Schiller.

Nei suoi ultimi anni  iniziò a produrre tragedie in cui introdusse ampiamente elementi comici: le sue opere risultarono, perciò, troppo innovative per l'epoca.

I suoi lavori furono pubblicati sotto la sua supervisione a Venezia nel 1792 in 10 volumi.

Opere principali: La tartana degli influssi per l'anno bisestile 1756 (1757), Le Fiabe (1761), L'amore delle tre melarance (1761), Il corvo (1762), Re cervo (1762), Turandot (1762), La donna serpente  (1763), Zobeide (1763), I pitocchi fortunati (1764), Il mostro turchino (1764), L'augellino belverde (1765), Zeim re dei geni (1765), Marfisa bizzarra (1766), Le droghe d'amore (1775/1776), Memorie inutili (1777).

 

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AUSTRIA  Anno 2003, ITALIA Anno 2007,  NICARAGUA  Anno 1975,  SAN MARINO  Anno 1999, SVEZIA  Anno 1981, URSS  Anno 1971, 1983,

 

 

 

 

GRAHAME  KENNETH

(Inghilterra)

 

Nacque l’8 marzo del 1859 a Edimburgo. Dopo la morte della madre viene messo assieme ai suoi fratelli sotto la tutela di alcuni  zii contadini. Quel periodo della sua infanzia e il diretto contatto  con la natura influirà in seguito sulla stesura dei suoi libri dedicati all’infanzia.   Studia con l’intenzione di andare a Oxford per completare gli studi  universitari, ma gli zii, gretti e poco inclini ad accondiscendere alle sue aspirazioni, ripiegano per lui su un lavoro stabile e sicuro e gli preferiscono un impiego alla Banca d’Inghilterra dove fa carriera, diventando un alto funzionario.

Grahame scrive  racconti,  romanzi .

Nel 1895 viene pubblicato L’età dorata e nel 1898 Giorni di sogno, ispirato alla sua infanzia.

Ma la sua opera più nota è Il vento tra i salici composto nel 1908 e nato come racconto epistolare per il suo unico figlio, Alastair,  al quale scriveva molte lettere quando doveva star lontano per motivi di lavoro. Il romanzo, ambientato in un mondo animale dalle caratteristiche umane, illustra la vita libera e selvaggia in mezzo alla natura, tra animali e piante, in contrasto con  la caotica vita della città. 

Il libro divenne un classico della letteratura infantile inglese.

Dall’opera Walt Disney trasse un cartone animato. Anche un altro racconto Il drago recalcitrante, uscito postumo , venne incluso in un film di Disney.

Kenneth Grahame muore  a Pangbourne, nel Berkshire, il 6 luglio del 1932.

 

OPERA

Il vento tra i salici  (Wind in the Willows)  Una talpa inesperta delle cose del mondo, un topo pronto ad aiutare gli amici a risolvere i problemi, un rospo alquanto saccente e indisponente e un tasso amante di ogni confort, sono i protagonisti principali della storia. Una infinità di comprimari, gli abitanti del bosco, li attorniano e li accompagnano nelle diverse avventure. Il topo insegna alla talpa a rendersi più autonoma, a insegnarle ogni segreto del bosco e la sconsiglia di oltrepassare il limite che li separa dal Gran Mondo. Solo il rospo insiste per coinvolgerli in una avventura. Li trascina successivamente su un canotto, poi su una roulotte trainata da un cavallo e ancora su un automobile. Sono tutti animali con spiccate caratteristiche tipiche del popolo inglese. Tutti però considerano l’amicizia come il dono più prezioso.

 

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GRAN BRETAGNA 1993 (1651),  LIBERIA1998  (1764),   2001-2002 (2589/2612 + BF 292/4)

 

Green Roger Gilbert Lancelyn

(Inghilterra)

 

Nato nel 1918. Morto nel 1987.

Scrittore per bambini, studiò sotto la guida di C.S,Lewis al Merton College di Oxford, dove conseguì la laurea in lettere.  Si occupò di miti e leggende e scrisse per i giovani I racconti degli eroi greci, una storia sulla caduta di Troia, racconti sull’Antico Egitto e rielaborazioni di miti nordici e scandinavi, nonché storie medievali su Re Artù, sui Cavalieri della Tavola Rotonda e sulle gesta di Robin Hood.

Autore di biografie si occupò degli scrittori J.M.Barrie, Andrei Lang e C.S.Lewis. Si occupò di una riedizione selezionata dei racconti di Andersen, con una breve biografia sull’A. Fu redattore della “Gazzetta Kipling” dal 1957 al 1959.

Un interesse particolare nutrì per l’opera di Lewis Carroll e pubblicò su di lui una serie di articoli. Fu il fondatore della Società Lewis Carroll e, con la collaborazione di Morton N. Cohen si occupò dell’epistolario dell’Autore.

Oltre a dedicarsi alla letteratura per l’infanzia, trovò il tempo di occuparsi di teatro e fu attore professionale dal 1942 al 1945 e membro del gruppo “Inklings” di Oxford, guidato da C.S.Lewis e da J.R.R.Tolkien. Fu bibliotecario dal 1945 al 1950 presso il Merton College e insegnante di letteratura inglese presso l’Università di Liverpool dal 1950 al 1952,   In seguito rimase membro del Consiglio dell’Università stessa dal 1964 al 1970.

 

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CECOSLOVACCHIA 1983, GRENADA 1972.

 

 

 

GRIMM  JACOB E WILHELM

 (Germania)

 Assieme ad  Andersen, Perrault, Puskin, La Fontaine e pochi altri, i F.lli Grimm sono gli autori di fiabe più trattati e scelti da chi si occupò in passato dei ‘palinsesti’ annuali della filatelia dei vari Stati.

La vita di Jacob Ludwig Karl e di Wilhelm Karl, le vicende familiari e buona parte della loro produzione filologico-letteraria sono andati di pari passo per l’affinità di vedute e di intenti che li legò per tutta la vita.

Jacob Ludwig Karl  nasce il 4 gennaio 1785 ad Hanau (Assia). Rimasto orfano, in tenera età trascorre un’infanzia poco felice Dopo aver compiuto, unitamente al fratello Wilhelm, gli studi di giurisprudenza presso l’università di Marburgo, sotto la guida di  Fredrich Karl von Savigny, si trasferisce nel 1805 a Parigi per collaborare col maestro in lavori di Storia del diritto romano. Il fratello  Wilhelm è in  quel periodo al suo fianco, come testimonia un epistolario pubblicato nel  1953.  Vi rimane per tre anni al termine dei quali ritorna in Germania dove ottiene un impiego al Ministero della guerra. In seguito gli vengono affidati dal re Gerolamo di Westfalia altri importanti incarichi.

Ritorna a Parigi nel 1814 per recuperare i libri che Napoleone aveva sottratto alla biblioteca di Kassel. Partecipa al Congresso di Vienna e nel 1815 è inviato nuovamente a Parigi per incarico del governo prussiano al  fine di sollecitare la restituzione di libri e manoscritti.

Ma la politica non attraeva Jacob, sempre più portato verso la letteratura tedesca del Medioevo.  Nel 1816, rimasta vacante la carica di secondo bibliotecario presso la biblioteca di Kassel, accetta l’incarico propostogli e lì, assieme al fratello Wilhelm, in mezzo a libri e manoscritti, trascorre anni tranquilli, laboriosi e prolifici.   Nel 1829, morto il primo bibliotecario, si dimette in quanto il posto (che gli sarebbe spettato di diritto) fu affidato ad un altro. Si trasferisce a Gottinga dove la locale università gli aveva proposto di tenere corsi di letteratura tedesca antica. Vi rimane fino al 1837, quando viene destituito assieme al fratello e ad altri colleghi per aver protestato contro l’abrogazione della Costituzione da parte del re di Hannover.

Ritornato a Kassel, trascorre  col fratello quattro duri anni, finché entrambi  sono chiamati a far parte dell’Accademia delle Scienze di Berlino e dal 1841 Jacob comincia ad insegnare anche nella locale università.       

Jacob viaggia a lungo per l’Europa. Viene in Italia nel 1843. Si reca nel 1844 in Scandinavia. Nel 1846 e 1847 presiede a Francoforte e a Lubecca a congressi di  germanisti. In quelle occasioni va sempre più maturando le sue idee anche attraverso accesi dibattiti con poeti e studiosi quali C. Brentano, A. von Arnim, C. Lachman. Viene così via via elaborando teorie innovatrici, tanto da essere considerato il fondatore della germanistica. Notevole è il suo contributo  nell’aiutare la Germania, appena liberatasi dal giogo napoleonico, ad affermare una propria identità e autonomia e a battersi per la validità della cultura e della lingua germanica antica e medievale. E' col fratello tenace sostenitore dell’origine divina del linguaggio, della poesia, del diritto. Come tutti i romantici  è assertore della superiorità della poesia popolare sulla poesia dell’arte; della purezza e della genuinità dei racconti, delle  favole e dei  miti raccontati dalla viva voce del popolo su quelli elaborati da scrittori che si sforzavano con aggiunte ed interpretazioni personali di rassomigliare ai primi.

Tra le opere più importanti (alla cui stesura partecipa spesso il fratello) sono da ricordare Deutsche Sagen (Leggende tedesche, 2 volumi (1816-1818), Kinder und  Hausmärchen (Fiabe per bambini e famiglie (1812-1822), Deutsche Mythologie (Mitologia germanica, 1835), Deutsche Rechtsaltertümer (Grammatica tedesca, 1819) e il Deutsches Wörterbuch (Storia della lingua tedesca) un’impresa iniziata in comune col fratello, che vede la pubblicazione dei primi fascicoli a Lipsia nel 1852. L’opera aveva lo scopo di analizzare e studiare l’etimologia e la storia di tutto il patrimonio tedesco. Un’opera monumentale e fondamentale per la conoscenza delle parole tedesche. Solo i primi volumi sono portati a termine dai due studiosi e furono in seguito continuati da altri sino a raggiungere tra il 1852 e il 1961 i 32 volumi attuali.

 Jacob Ludwig Karl muore a Berlino il 20 settembre del 1863.

 

Wilhelm Karl, il fratello,  visse all’ombra di Jacob.

Nato ad Hanau il 24 febbraio del 1786 e muore a Berlino il 16 dicembre del 1859. Anche lui studioso di germanistica, valente collaboratore col fratello divide con lui molte delle sue vicissitudini e casi esteriori della vita.

Con Jacob frequenta la scuola di giurisprudenza di Marburgo; è nominato segretario della Biblioteca di Kassel; è professore all’Università di Gottinga da dove venne espulso col fratello per idee politiche contrarie regime; diviene pure lui  membro dell’Accademia di Berlino.

Contrariamente al fratello, possiede un particolare talento narrativo che profonde in particolar modo nella stesura delle Fiabe per bambini e famiglie, le quali oggi rappresentano l’opera più nota dei Grimm. Non ha gli exploit creativi di Jacob, ma possiede una costanza accurata e precisa nel presentare quanto i due avevano raccolto.

Collabora in armonia col fratello ma senza mai perdere la sua autonomia e dimostra interessi soprattutto letterari. Tra i suoi lavori sono da ricordare Altdänische Heldenlieder (1811) che rappresenta uno studio preparatorio alla sua opera principale Die deutsche Heldensage (La leggenda eroica tedesca, (1829); una raccolta di documenti dell’antica leggenda eroica della Germania e numerose edizioni critiche di antichi testi tedeschi e studi sulle rune quali Über deutsche Runen (1821) e il saggio Zur Litteratur der Runen (1828).

 

FIABE

Kinder und Hausmärchen  (Fiabe per bambini e famiglie) è una raccolta di fiabe popolari che va

riavvicinata all’opera di  Achim von Arnim e Clemens Brentano Il corno meraviglioso del fanciullo, da cui i F.lli Grimm partirono  per iniziare nel 1812 la loro raccolta monumentale con la pubblicazione del primo volume, cui seguì nel 1815 il secondo volume e si concluse nel 1822 con la pubblicazione del terzo  volume preceduto da un commento al lavoro scritto da Wilhelm. I due fratelli compilarono la loro raccolta  attingendo il materiale in forma diretta, ascoltando le fiabe dalla viva voce del popolo in cui era rimasta una traccia che risaliva alla produzione medievale germanica. In seguito le ricerche si estesero anche al mondo degli antropologi interessati ai miti e alle credenze primitive dei popoli, in particolar modo a quelli europei. Inizialmente il libro fu pensato come un’opera destinata ai fanciulli, tanto che Goethe, dopo averlo letto, disse che il libro era stato scritto per rendere felici i bambini, e, infatti, entrò subito in tutte le famiglie tedesche. Quindi i ricordi d’infanzia propri, degli amici, di gente comune e soprattutto le storie delle figlie di un farmacista di Kassel da loro udite raccontare nella loro infanzia dalla nutrice Maria. Altre autorevoli fonti furono Dorchen Wild, moglie di Wilhelm, figlia di un farmacista di Cassel, e le sue cinque sorelle; le due cognate di un sorella dei Grimm e le componenti di una nobile e numerosa famiglia della Westfalia

“Le fonti orali erano “in maggioranza donne - scrive Italo Calvino nella sua scelta e sua presentazione di un gruppo di fiabe – per cui sovrabbondano le storie di fanciulle le cui virtù e le cui sventure trovano finalmente una ricompensa,  Ma molti sono pure i baldi eroi che, partiti da un’umile condizione… sanno meritare onori e sponsali principeschi“ (Grimm, Fiabe, Milano, Einaudi 1983, p. XIX)

A differenza di altri scrittori che si servivano del materiale raccolto per poi rielaborarlo e contaminarlo con aggiunte e spunti moralistici, i F.lli Grimm  cercarono sempre di conservare la schiettezza popolare e la poesia che il narratore cercava di infondere al suo racconto.  Persino quando la loro ricerca si allargò tanto da comprendere ricerche su fonti letterarie dotte quali Lutero, Hans Sachs e altri, si sforzarono di recuperare sotto le varianti dotte la primitiva ingenuità di trama e di stile. “Certo si è che essi hanno saputo dar loro tanta freschezza da far sì che pochi altri libri ci facciano rivivere con tanta immediatezza la misteriosa e profonda intimità della natura germanica e ci permettano di sentirla con l’anima con la quale a essa si avvicina il popolo tedesco. Le favole contengono quasi sempre una verità oggettiva, una lezione pratica, sempre superata, tuttavia, dalla genuina ispirazione  della poesia popolare.” (Dizionario delle opere Bompiani , pp. 366-7)

La raccolta comprende circa duecento fiabe, molte delle quali, le più conosciute, diventarono oggetto per l’emissione in molti stati europei e d’oltremare con valori singoli o con intere serie.

L’abile sarto   Un sarto furbo e fanfarone porta scritto su una cintura “Sette in un colpo”. Tutti credono che abbia ucciso sette nemici con un solo colpo, mentre si tratta solo di sette mosche. Il sarto dimostra poi la sua abilità nel mettere nel sacco un gigante credulone, sposa la figlia del re ed eredita il trono, sbaragliando giganti, unicorni, e cinghiali a colpi di furbizia.

L’acqua della vita  Un re, padre di tre figli, sta per morire. Solo l’acqua della vita’ può salvarlo. I tre fratelli partono alla ricerca del prezioso liquido. L’unico che conosca l’ubicazione della fonte da cui sgorga è  un nano. I primi due fratelli trattano male il nano e da lui vengono imprigionati. Il terzo, più gentile, ottiene tutte le informazioni necessarie e anche oggetti fatati che gli permetteranno di sconfiggere i nemici e di liberare una principessa. Purtroppo, contro il parere del nano, libera i suoi fratelli. Questi gli rubano l’acqua della vita e, ritornati in patria, lo accusano di aver avvelenato il padre, restituito alla vita dalla loro acqua.  Individuati e smascherati saranno cacciati dal reame e il terzo fratello otterrà la mano della principessa.

 

La bella addormentata nel bosco  - per la trama vedi Perrault.            

                                   

Biancaneve e i sette nani  La perfida matrigna di Biancaneve si ritiene la più bella del reame. A dirglielo è uno specchio magico. Ma un giorno lo specchio, che non può mentire, le dice che la più bella è diventata la sua figliastra Biancaneve. Infuriata, la regina ordina ad un servo di ucciderla e di portarle il cuore. Il servo ha però pietà della bimba e la lascia libera nel bosco, portando alla regina un cuore di capriolo.  Biancaneve nel bosco trova una minuscola casa abitata da sette nani il cui lavoro è q uello di cercar diamanti in una miniera. I nani prendono a benvolere la giovane e la ospitano.  Quando la matrigna chiede allo specchio chi è la più bella, quello risponde di nuovo: ‘È Biancaneve’. La perfida matrigna allora si incarica di persona di uccidere la fanciulla. Si traveste da vecchia, si reca alla casa dei nani e dopo due tentativi ci  riesce. Biancaneve viene rinchiusa in una bara di vetro ed esposta su una collina. Un principe, passando, vede la bara e attratto dalla bellezza della fanciulla,  toglie il coperchio per donarle un bacio. La fanciulla si risveglia e col principe parte verso il suo castello. La perfida matrigna per la rabbia morirà.

Nel 1937 Walt Disney trasse dal soggetto il primo lungometraggio a cartoni animati. Il film, frutto di lunghi studi e di una minuziosa organizzazione tecnica, nonché di un forte impiego di capitali, aprì la strada ad una lunga serie di cartoni animati di notevole successo.

Biancaneve e Rosarossa  o Rosabianca e Rosarossa   Due sorelle vivono in un bosco con la madre e durante l’inverno offrono ospitalità ad un orso.  Nel bosco abita pure un nano cattivo il quale finisce sempre nei guai a causa della sua lunga barba che si impiglia in ogni cosa. Ogni volta per liberarlo le due sorelle sono costrette a tagliargliene un pezzo. Il nano custodisce un tesoro, rubato ad un principe poi da lui tramutato in orso. L’orso del bosco riesce ad uccidere il nano, privato dei suoi poteri racchiusi tra i peli della barba che le due sorelle avevano tagliato per liberarlo dai guai. L’orso riesce così a ridiventare principe. Una delle due sorelle sposa il principe e  l’altra un suo fratello.

 

Cappuccetto Rosso  - per la trama vedi Perrault. La vicenda è perraultiana sino al momento in cui il lupo divora anche la bambina. Probabilmente il finale tragico e orrorifico non piacque ai Grimm i quali vi aggiunsero un lieto fine con l’inserimento del cacciatore, il suo intervento, la morte del lupo e la ‘resurrezione’ dalla sua pancia della nonna e della nipotina.

La casa nel bosco  In un bosco viveva un taglialegna. Un giorno disse alla moglie di mandargli una delle tre figlie a portargli il pranzo e affinché non smarrisse la strada, lui avrebbe sparso del miglio lungo il sentiero. Bastava seguire la traccia per raggiungerlo. Ma gli uccelli  mangiarono tutto il miglio e la ragazza si perse. Vagò finché alla sera si imbatté in una casupola dove viveva un vecchio in compagnia  di una gallinella, di un galletto e di una mucca. Il vecchio l’accolse e le chiese di preparar da mangiare. La ragazza preparò il cibo solo per il vecchio il quale, dopo aver parlato con i suoi animali, rinchiuse la ragazza in cantina. Dopo alcuni giorni la stessa cosa successe alla seconda figlia che si ritrovò in cantina in compagnia della sorella. La terza figlia, smarritasi pure lei nel bosco e trovata ospitalità nella casa del vecchio con gli animali, preparò il cibo per tutti, anche per gli animali e poi se ne andò a dormire. Quando, al mattino, si svegliò, tutto era cambiato. Al posto della casupola c’era un palazzo e invece del vecchio c’era un bel principe. I tre animali erano diventati tre fedeli servitori. L’incantesimo, le spiegò il principe, si era spezzato quando lei aveva pensato non solo agli uomini ma anche agli animali. Le sue sorelle furono inviate nel bosco presso un carbonaio e sarebbero tornate a corte solo dopo aver imparato che anche gli animali vanno rispettati.

 

Cenerentola   - per la trama vedi  Perrault.

 

 

Il ciabattino e gli gnomi.  Ad un povero calzolaio era rimasta solo una pelle con cui poter fare un paio di stivali. La tagliò e, prima di cucirla, andò a dormire. Al mattino, quando si svegliò, trovò gli stivali già belli e pronti.  Entrò un compratore e li pagò il doppio tanto erano belli. Col ricavato il calzolaio acquistò due pelli, le tagliò e il mattino dopo trovò due paia di stivali. E la cosa andò avanti per molti giorni. Una sera prima di Natale il calzolaio con la moglie si nascosero in bottega per vedere chi faceva gli stivali. Videro due omini nudi i quali lavorarono alacremente tutta la notte. Marito e moglie, vedendoli nudi,  decisero di far loro un regalo e confezionarono abiti e calzature. I due gnomi furono felici e da qual giorno non fecero più scarpe. Ma la fortuna arrise al calzolaio  e non l’abbandonò mai..

I due vagabondi – Due vagabondi, un sarto e un calzolaio, si incontrano. Il primo è sempre allegro e buono; il calzolaio arcigno, cattivo e vendicativo. Dopo varie vicissitudini durante le quali il sarto divide sempre il suo guadagno col calzolaio il quale, per il suo pessimo carattere, non riesce a trovare lavoro, si trovano a dover attraversare un bosco per arrivare alla città più vicina. Nel bosco ci sono due sentieri: l’uno permette di raggiungere la più vicina città in due giorni e l’altro in sette. I due amici, non sapendo quale dei due sentieri sia il più breve, discutono sulla quantità di cibo  da consumare durante il viaggio: il sarto fiducioso compra pane per due giorni, il calzolaio per sette. E si avviano senza sapere che hanno scelto il sentiero più lungo. Al terzo giorno il sarto non ha più cibo e ne chiede al calzolaio che glielo dà in cambio di un occhio. Al quinto giorno la situazione si ripete e il sarto rimane cieco. Giunti in città il calzolaio abbandona l’amico che, stanco, si addormenta vicino ad una forca da cui pendono due impiccati. Quando si sveglia sente un impiccato dire: “Se lo sapessero i ciechi che la rugiada che ricopre i nostri corpi dona la vista, chissà che coda!” Il sarto bagna subito il fazzoletto nella rugiada e se lo passa sugli occhi, riacquistando la vista. Si mette in cammino con la fame che lo tormenta. Vede un puledro, vorrebbe impadronirsene ma per bontà lo lascia libero. Lascia pure libera una cicogna che aveva catturato; non si ciba degli anatroccoli che nuotano in uno stagno e neppure ruba il miele alle api.   Affamato, si aggira nella città e, conscio dell’abilità del suo mestiere, si mette  a cucire abiti e in breve gli arride una tale fortuna da diventare sarto di corte. Ma anche il calzolaio era diventato calzolaio di corte e vedendo l’antico amico decide di screditarlo presso il re dicendogli che il sarto si è vantato di poter recuperare una corona scomparsa tempo prima. Il re ordina al sarto di trovarla o di non tornar mai più.  Il sarto parte e con l’aiuto degli animali che non aveva ucciso la ritrova e ritorna a palazzo. Allora il calzolaio medita altre prove cui il sarto deve sottoporsi: ridar la cera a tutto il castello; far zampillare l’acqua da una fontana rimasta asciutta da anni; far giungere dall’aria per il re un  figlio maschio (il re aveva solo figlie femmine).  Sempre con l’aiuto degli animali riesce a superare ogni prova, anche quella del figlio che la cicogna provvede a portare sino alla corte. Fu così che il sarto sposò la figlia del re. Il malvagio calzolaio fu cacciato dalla città. Un giorno si addormentò sotto una forca. Due cornacchie gli si buttarono addosso, gli cavarono gli occhi e, cieco, andò a morire in un  bosco.

Frau Holle   Sono di scena due sorelle: una buona e bella e l’altra brutta e infingarda. Alla prima t occano tutti i lavori domestici. Un giorno, mentre attinge  acqua nel fiume, si punge e le sfugge la conocchia. Si tuffa per recuperarla e in fondo al fiume trova uno strano paese in cui una pagnotta messa a cuocere nel forno la prega di tirarla fuori se no brucia; delle mele le chiedono di essere raccolte se no marciscono e una donna, Frau Holle, le chiede di aiutarla a spiumacciare il letto così sul mondo nevicherà. La fanciulla ubbidisce e quando  ritorna a casa, nel passare sotto un portone viene ricoperta d’oro. La sorella invidiosa vuole ripercorrere la stessa strada, ma lascia bruciare la pagnotta, lascia marcire le mele e non aiuta Frau Holle. Al suo ritorno, passando  sotto il portone, verrà ricoperta di pece.  

Fratellino e sorellina  Fratellino e Sorellina, oppressi dalla matrigna, fuggono nel bosco, accompagnati dalle maledizioni della donna: “Se berrete l’acqua del torrente o mangerete frutti del bosco, diventerete bestie”. La bimba resiste, il fratello no e diventa un capriolo.  Durante una battuta di caccia il re ferisce il capriolo e, seguendone le tracce, giunge in una capanna dove Sorellina gli racconta la loro triste storia.  Il re la sposa e le permette di portare il capriolo a palazzo.  Nasce una bimba e la cattiva matrigna lo viene a sapere. Uccide Sorellina e la sostituisce con una sua figlia guercia e zoppa.  La bambinaia riferisce al re che di notte la vera madre torna per allattare la figlia. Il re una notte la sorprende, la ferma prima che scompaia e la libera dall'incantesimo. La matrigna viene ridotta in cenere, la figlia zoppa, abbandonata nel bosco, viene uccisa dalle fiere e il capriolo riacquista la figura umana.

Il fuso, la spola e l’ago. Una vecchia donna che  si guadagnava la vita filando adottò una fanciulla e le insegnò il mestiere. Alla sua morte lasciò la sua casetta alla ragazza e con essa un fuso, una spola e un ago.  In quei giorni il figlio del re girava per il paese in cerca di moglie. La voleva non povera né ricca. Ne voleva una che fosse al tempo stesso la più povera e la più ricca. Capitò vicino alla casa della ragazza intenta al suo lavoro e la guardò a lungo attraverso la finestra. Poi si allontanò. La ragazza, che lo aveva visto, si mise a canterellare: “Fuso gira in fretta e porta uno sposo alla casetta”. Il fuso le schizzò via dalle mani e si mise a rincorrere il re. Rimasta senza fuso la ragazza prese la spola e cantò: “Tessi spola una stoffa fina e porta lo sposo alla casina.  Subito la spola tessé un bel tappeto. Senza spola la ragazza usò l’ago cantando “Ago sottile, fa per lo sposo una casa gentile”. E subito l’ago cominciò a rimettere a nuovo tutta la casa. Quando il principe, seguendo il fuso, arrivò davanti alla casa, trovò un bel tappeto sull’entrata e una casa arredata. Capì allora di aver trovato la ragazza più povera e più ricca al tempo stesso e la sposò.

Il gatto con gli stivali  - per la trama vedi Perrault.

Gian Babbeo  (vedi L’oca d’oro)

Giovannino fortunato  Giovannino, terminato il tirocinio di apprendista, per i suoi meriti ebbe in dono dal padrone un pezzo d’oro grande come la sua testa. Caricatolo sulle spalle, si avviò verso casa. Il masso d’oro pesava. Incontrò un cavaliere a cavallo e pensò: “Però che bello essere trasportati invece di trasportar pesi”. E cambiò l’oro con il cavallo. Ma il cavallo percorso qualche chilometro, lo disarcionò, per cui lo diede ad un contadino in cambio di una mucca. Continuando il viaggio gli venne sete. Tentò di mungere la mucca ma questa non aveva latte, per cui la cambiò con un maialino. Poi, strada facendo, cambiò il maialino con un’oca e, infine, l’oca con una grossa e pesante mola d’arrotino. Anche questa pesava e, posatala a terra vicino ad un ruscello per dissetarsi, la mola scivolò in acqua e scomparve. Tutto contento, Giovannino, libero da ogni peso, tornò a casa.

La guardiana di oche Una principessa che doveva sposare un principe in un paese lontano si mise in viaggio assieme  ad una sua fantesca, subdola e traditrice. Costei  riuscì a prendere il suo posto e a relegarla nelle cantine in compagnia delle oche.  Quando il vecchio re scoprì  che il figlio aveva sposato un’usurpatrice liberò la vera principessa. 

Il lupo e i sette capretti  Mamma Capra, dovendo assentarsi, raccomandò ai suoi sette figli di  non aprire a nessuno, specie al lupo. Per due volte i capretti  resistettero alle lusinghe del nemico, ma la terza, credendo che a bussare fosse la madre, aprirono la porta. Sei capretti vennero mangiati. Il settimo si salvò.  Quando Mamma Capra ritornò il capretto scampato le raccontò ogni cosa. Mamma Capra andò in cerca del lupo e, trovatolo addormentato e appesantito dal lauto pranzo, gli aprì la pancia e i figlioli uscirono vivi e vegeti. 

Nutrire gli affamati. Vestire gli ignudi. Beni dal cielo.  La serie filatelica comprende disegni di bontà e di carità verso gli altri senza riferirsi a favole precise.

Hansel e Gretel  In una povera famiglia vivono padre, madre e due figli, Hansel e Gretel. Non potendo s famare i figli, il padre li porta a perdere in un bosco. Lasciati soli, fratello e sorella si aggirano sperduti finché si imbattono in una casa fatta  di marzapane e abitata da una perfida strega. Costei, fingendosi una amabile vecchietta, li invita ad entrare, li lascia mangiare e poi chiude Hansel in una gabbia per metterlo ad ingrassare e per cuocerlo poi nel forno. Gretel è, invece,  costretta a fare i lavori più umili.  Ma la bimba, con uno stratagemma, riesce a imprigionare la vecchia nel forno e ad arrostirla viva. Poi i due fratelli, impossessatisi del tesoro della strega, ritornano a casa.

Joringe e Joringel In un castello in fondo ad un bosco viveva una strega. Questa aveva circondato il cancello con un incantesimo. Chi cercava di arrivare al castello diventava di sasso se uomo; se donna veniva tramutata in un uccello e messa in gabbia. Nel paese più vicino vivevano due giovani innamorati, Joringe e Joringel, i quali pur sapendo dell’incantesimo, passeggiando per il bosco rimasero intrappolati. Joringe venne trasformata in uccello; Joringhel, invece, riuscì a liberarsi. Passò del tempo durante il quale il giovane tentò invano di liberare la sua amata. Una notte ebbe in sogno la visione di un fiore purpureo dentro il quale c’era una perla che gli avrebbe permesso di vincere gli incantesimi della strega.  Svegliatosi, il giovane cominciò a cercarla finché la trovò. Penetrato nel castello, liberò la sua amata e tutte le altre fanciulle chiuse in una infinità di gabbie.

La lepre e la volpe  Una lepre si finge morta al passaggio di un contadino che porta una cesta di pane. L’uomo, vedendo la lepre distesa a terra, vuole raccoglierla. Posa la cesta del pane, al che, la volpe, complice della lepre,  gliela ruba e scappa via.

I musicanti di Brema.  Un asino, un cane, un gatto e un gallo, stanchi di essere maltrattati, decisero di andare a Brema per entrare nella banda musicale cittadina. Strada facendo, chiesero ospitalità in una casa e contribuirono a mettere in fuga una banda di briganti. In seguito, alla morte dei padroni,  rimasero padroni della casa. A Brema fu loro dedicato un monumento che vede i quattro animali l’uno in groppa all’altro. 

La nonna e il drago    Tre soldati, mal pagati disertarono e per salvarsi si rifugiarono in un campo di grano. Vi rimasero nascosti per tre giorni poi, non potendo resistere ai morsi della fame, accettarono l’aiuto di un drago il quale li portò in salvo e diede loro una frusta che, fatta schioccare, produceva monete d’oro. Da loro volle che per sette anni rimanessero ai suoi ordini. I soldati accettarono.  Allo scadere del settimo anno, per liberarsi dall’impegno, avrebbero dovuto risolvere un indovinello. Se non l’avessero risolto li avrebbe trascinati all’inferno. Passati sette anni i soldati erano impauriti perché non sapevano come risolvere l’indovinello che il drago (in realtà si trattava di un diavolo) avrebbe posto. Raccontarono tutto ad una vecchia incontrata per caso. Questa consigliò ad uno di essi di recarsi in una casa del bosco, di nascondersi e di ascoltare ciò che lei e il drago (che era suo nipote) avrebbero detto.  La vecchia, quando il drago giunse, cominciò a parlare e si fece dare la soluzione dell’indovinello. Quando i tre soldati incontrarono il drago e questi pose l’indovinello, il soldato che aveva ascoltato, diede la soluzione. Il diavolo volò via urlando e i tre soldati si tennero il frustino che non fece mai mancar loro le monete d’oro per tutta la vita.

L’oca d’oro  Un padre aveva tre figli. Il minore veniva continuamente deriso dai fratelli e chiamato Babbeo. Un giorno il padre mandò il primogenito nel bosco a tagliar alberi. Strada facendo il giovane incontrò un vecchio che gli chiese da mangiare. Quello rifiutò. Mentre tagliava un albero gli scappò di mano la scure e si ferì ad un braccio. Il giorno seguente la scena si ripeté col secondo fratello che si ferì con l’ascia ad una gamba. Quando fu il turno di Babbeo, più buono dei fratelli, divise subito il suo pranzo col vecchio che lo ricompensò dicendogli: “Va’, taglia quell’abete e avrai una sorpresa”. Il giovane tagliò l’albero e tra le radici trovò un’oca dalle piume d’oro. Decise di andarsene in giro per il mondo. Quando si fermò ad una osteria per mangiare, le figlie dell’oste, vendendo l’oca, decisero di rubargliela. Ma non appena la prima la toccò rimase appiccicata alle piume, la seconda accorsa per liberarla si trovò appiccicata alla sorella e cosi la terza e tutti coloro che giunsero in loro aiuto. L’indomani  mattina Babbeo si mise l’oca sotto il braccio e, senza accorgersene, trascinò  dietro di sé tutto il corteo di persone che erano rimaste attaccate l’una all’altra. Giunsero in una città dove la figlia del re era caduta in depressione. Non rideva più e il padre l’avrebbe data in sposa  a chi fosse riuscito a farla ridere. La principessa, vedendo il gruppo di persone attaccate all’oca, si mise a ridere. Il re però non voleva dare in sposa la figlia a Babbeo e gli impose di superare tre prove: trovare un uomo che avrebbe bevuto d’un sol fiato una botte di vino; un uomo capace di divorare una montagna di pane e una nave che navigasse con le vele in mare e in terra. Babbeo ritornò nel bosco e con l’aiuto del vecchio riuscì, a superare le tre prove e a sposare la principessa.

La pappa zuccherata  Una fanciulla molto povera ricevette in dono da una buona vecchia un pentolino magico. Bastava dirgli: “Fa’ la pappa, pentolino!” e quello eseguiva e non si fermava finché qualcuno non gli dicesse “Fermati, pentolino!” Un giorno in cui la ragazza non era in casa, la madre ordinò al pentolino di fornire la pappa, ma poi, non ricordando le parole per fermarlo, quello continuò. La pappa zuccherata invase la casa, la via e tutte le abitazioni vicine. Solo al ritorno della ragazza, che diede al pentolino l’ordine di fermarsi, quello cessò il suo lavoro.  Ma la pappa prodotta era tanta che chi volle rientrare in casa dovette farsi strada mangiando a crepapelle.

Il pescatore e sua moglie  Un pescatore un giorno trova nella rete un pesce (nientemeno che un  

principe stregato e trasformato) capace di  esaudire tutti i desideri. Il pescatore lo lascia libero, ma quando lo racconta alla moglie, questa assai avida chiede al marito di tornare al mare e di chiedere al pesce una casa nuova, poi non contenta, continua a chiedere cose sempre più preziose. Arriva a chiedere di diventare regina, imperatrice, papa e, addirittura Dio. A questo punto il pesce annulla tutti i doni e pescatore e moglie ritornano poveri come prima.  La fiaba si trova anche nell’opera di Puskin.

La piccola tavola rotonda  Un padre aveva tre figli; era povero e come unico sostentamento aveva una capra che forniva il latte. A turno i fratelli dovevano portarla al pascolo e sceglievano sempre prati con erba fresca e tenera. Solo che al ritorno a casa il padre interrogava la capra chiedendole se aveva ben mangiato. Ma quella, bugiarda, rispondeva di no. Il padre, adirato, cacciava di casa il figlio, colpevole di non aver ubbidito al suo desiderio. La cosa si ripeté per tre volte e il padre, rimasto senza figli,  dovette accompagnare la capra in un  pascolo di erba saporita. Al ritorno le chiese se avesse ben mangiato e quella rispose di no. Accortosi allora di aver punito ingiustamente i figli, tagliò la barbetta alla capra e le rasò la testa.  Dei tre figli il primo andò a lavorare da un falegname il quale per il suo ottimo lavoro gli regalò una tavola cui bastava dire: “Tavola apparecchiati” per avere ogni ben di Dio. Il secondo andò in un mulino e il mugnaio, al termine del lavoro, gli regalò un asino cui bastava dire “Burri, burri!” perché quello facesse uscire dalla bocca e dal sedere delle monete d’oro. I due fratelli, a distanza di tempo, decisero di ritornare dal padre e strada facendo si fermarono in una osteria dove l’oste, venuto prima a conoscenza della tavola magica e poi dell’’asino, li rubò, scambiandoli con una tavola comune e con un asino simile a quello fatato. Tornati a casa, tentando di fronte al padre di operare la magia legata al dono, i due fratelli non vi  riuscirono.  Delusi, informarono il terzo fratello il quale stava anche lui ritornando a casa con un dono del suo padrone. Il falegname presso cui aveva lavorato gli aveva regalato un sacco contenente un nodoso bastone.  Bastava dire “Randello fuori dal sacco!” perché il randello uscisse e bastonasse chiunque. Il giovane si fermò all’osteria, mangiò e poi ordinò al randello di bastonare l’oste e di non smettere finché non avesse restituito la tavola e l’asino. Con questi ritornò a casa per abbracciare il padre e i fratelli.

Rapunzel  o Raperonzolo o Petrosinella Una madre incinta avverte una voglia di prezzemolo e lo ruba all’orca sua vicina. Questa per ripicca le  rapisce la bambina appena nata e la rinchiude in una torre. La bimba cresce e le si allungano i capelli tanto da farne una lunga treccia. Con questa fa salire sulla torre un principe e con lui fugge. Ma prima si impadronisce di tre ghiande fatate.  Inseguita dall’orca, getta una ghianda che si trasforma in un mastino feroce, ma l’orca riesce ad ammansirlo con una pagnotta soporifera.  Dalla seconda ghianda  esce un leone inferocito che inizia ad inseguire l’orca, ma questa riesce a depistarlo indossando una pelle d’asino. La terza ghianda genera un lupo che mangia l’orca. La ragazza è così libera di sposarsi il principe.

Re Bazza di Tordo o Re Drosselbart  Un re aveva una figlia bellissima ma superba e altezzosa.
Snobbava tutti i pretendenti e si faceva beffe di loro. A un principe che aveva il mento un po’ ricurvo gli affibbiò il titolo di Drosselbart (Bazza di tordo). Il padre, infuriato, giurò di sposarla al primo accattone che avesse bussato alla porta. Il giorno dopo arrivò un suonatore e il re gliela diede in sposa. Poi, dicendo che la moglie di un mendicante non poteva vivere a corte la cacciò. Il suonatore la condusse nella sua casupola, ma prima di giungervi le fece vedere tutte le terre e i palazzi che appartenevano al re Drosselbart. Da quel giorno la principessa dovette sottomettersi a fare tutti i più umili mestieri. Arrivò persino a vendere pentole e stoviglie di terra al mercato. Il marito la rimproverava sovente, in particolar modo si adirò con lei quando un cavaliere le ruppe tutte le brocche. Il suonatore le disse che le aveva trovato lavoro in qualità di sguattera nel palazzo del re. Le avrebbero dato solo da bere e da mangiare. Tutti i lavori più pesanti ricadevano sulle sue spalle. Era presente quando stavano per celebrarsi le nozze del principe e, quando lo vide, si accorse che era il pretendente cui aveva dato il nome di Bazza  di Tordo. Allora per la vergogna volle fuggire, ma il principe la raggiunse e le disse che era lui il suonatore travestito che l’aveva sposata ed era pure il cavaliere che aveva frantumato tutte le stoviglie al mercato. Aveva voluto, con i mestieri umili cui l’aveva costretta, che capisse che con la superbia e l’altezzosità non si ottiene nulla. Ma poiché ora aveva imparato, la tenne presso di sé per sempre.

Il re (o principe) dei ranocchi  Giocando a palla una principessa la perde in una fontana. Un ranocchio gliela restituisce. In cambio chiede solo di mangiare nel suo piatto e di bere nel suo bicchiere. Lei accetta. Quando di sera si mette a tavola, il ranocchio si presenta e la principessa è costretta a mantenere la sua parola. Ma quando il ranocchio pretende di dormire nel suo letto, la fanciulla lo caccia via. Allora il ranocchio si trasforma in un bel principe e le dice che sarà liberato dall’incantesimo solo  dopo aver trascorso una notte con lei. La principessa accetta. Il giorno dopo il principe la porta nel suo regno e durante il viaggio sentono strani rumori di ferraglia che vengono dal petto del cocchiere. Questi, rimasto addolorato quando l’incantesimo aveva trasformato il suo padrone in ranocchio, si era fatto cingere il cuore con tre cerchi di ferro, perché non scoppiasse. Ora per la gioia i cerchi si erano rotti ed erano caduti a terra.

Rubezahl   Storia di un folletto sfortunato che si innamora di una principessa e la porta sulla montagna dove abita. Il folletto dona alla fanciulla delle rape, invitandola a giocarci, ma la principessa gli chiede prima di contare l’esatto numero (Zahl) delle rape  (Rüben) che si trovano nel campo e, mentre il folletto le conta, lei fugge.  Da quel giorno il folletto venne chiamato '‘Il numero di rape'’ 

Rumpelstinken o Tremotino. Un mugnaio aveva una bella figlia che sapeva tessere così bene la canapa che il padre era solito dire: “La canapa filata da mia figlia  diventa oro”. La voce  giunse alle orecchie del re il quale volle mettere alla prova la ragazza. Le diede un poco di canapa e le ordinò di filarla e di farla diventare oro. La fanciulla, rimasta sola, si mise a piangere. Arrivò un nano il quale le disse che in cambio della sua collana avrebbe pensato lui a tramutare la canapa in oro. La cosa si ripeté per altre due volte. La terza volta la fanciulla non aveva più nulla da dargli e allora il nano le disse che lui avrebbe tramutato la canapa in oro e per di più avrebbe fatto in modo che sposasse il re e diventasse regina. In cambio volle solo il primo figlio nato. La ragazza accettò. Passò un anno e nacque un bel bambino. Quando il nano si presentò  la regina pianse e lo supplicò di lasciarle il figlio. “Lo farò – le disse il nano  - se tu indovini come mi chiamo. Hai tre giorni di tempo”. La regina mandò soldati in tutto il regno. Nessuno ritornò con la soluzione. Solo il terzo giorno si presentò un messaggero che le disse di aver ascoltato di nascosto un nano cantare. Diceva. “Oggi impasto, domani cuocio e dopodomani la regina mi darà il figlio. Per fortuna che in tutto il regno nessuno sa che il mio nome è Tremotino”. La regina riuscì così a tenersi il figlio e il nano per la stizza pestò così forte i piedi a terra che si scavò un buco in cui scomparve.

I sei compagni di fortuna.  Un soldato dopo anni di onorato servizio fu congedato dal suo re con una magra paga.  Incollerito decise di  togliergli tutte le sue ricchezze. Cominciò a girare per il mondo e si imbatté in un uomo che sapeva sradicare gli alberi con le sole mani e portarseli a casa; in un cacciatore capace di colpire l’occhio di una mosca a un chilometro di distanza; un uomo che soffiava con una narice così forte da far girare tutti i mulini a vento della regione; un individuo che correva più veloce del vento;  un tizio che si copriva un orecchio col berretto perché se lo avesse lasciato scoperto si sarebbe sentito un freddo terribile. Giunsero in una città dove il re aveva bandito un concorso: chi avesse battuto sua figlia nella corsa sarebbe diventato suo genero. Se avesse perso sarebbe stato decapitato. Il soldato chiese se poteva far correre al suo posto uno dei suoi amici. Il re rispose di sì, ma se avesse perso sarebbero stati decapitati entrambi. La gara consisteva nell’andare ad una lontanissima fontana, riempire una brocca d’acqua e ritornare. Il soldato scelse colui che correva più veloce del vento, e questo con l’aiuto dei compagni riuscì a vincere. Ma il re non voleva dare sua figlia in sposa al vincitore. Invitò i sei compagni ad un banchetto in una stanza che aveva il pavimento e le pareti di ferro e, mentre mangiavano cercò di ucciderli facendo arroventare la stanza. Ma l’uomo che sapeva produrre il gelo, rese vano il tentativo. Allora propose al soldato un patto: gli avrebbe dato tanto oro quanto uno dei suoi servi avrebbe potuto portare. Va da se che il servo forzuto riuscì a portar via tutto il tesoro reale.  Il re infuriato, quando i sei compagni furono lontani, mandò il suo esercito per riprenderselo. Non vi riuscì perché le singole abilità degli amici del soldato, riuscirono a sventare ogni tentativo. I sei si divisero l’oro e se ne andarono ciascuno per la propria strada.

La serpe bianca  o Doktor Sa Tutto   C’era un re che ogni giorno, a fine pranzo,  si faceva portare in tavola un piatto coperto. Nessuno, nemmeno il servo, sapeva che cosa contenesse. Un giorno il servo, riportando via il piatto, alzò il coperchio e sotto c’erano i resti di una serpe bianca. Ne assaggiò un pezzo e scoprì di aver ricevuto in dono la capacità di capire il linguaggio degli animali. Nel palazzo quella notte fu rubato un anello alla regina e il servo fu incolpato. Ma col suo recente dono riuscì a sapere che un’anitra aveva per caso ingoiato l’anello. La trovò, ricuperò l’oggetto e lo restituì al re. Ne ebbe in dono un cavallo col quale decise di girare il mondo. Strada facendo, passando vicino ad uno stagno, udì tre pesci lamentarsi perché erano rimasti impigliati in una rete. Li liberò. In seguito udì le formiche lamentarsi perché i cavalli calpestavano le loro tane, allora egli girò al largo; infine vide due corvi gettar fuori dal nido i piccoli dicendo “Non abbiamo cibo, arrangiatevi!”  L’uomo allora uccise il cavallo e lo lasciò in pasto ai piccoli corvi. Camminò a piedi e giunse in una città in cui abitava un re con una figlia da marito. Per sposarla occorreva superare tre prove: Trovare un anello gettato in mare; in una sola notte rimettere in tre sacchi il miglio sparso nell’erba e trovare  la mela dell’albero della vita. Il giovane con l’aiuto dei pesci,  delle formiche e dei corvi superò la prova e divenne re.

I sette corvi  Un uomo aveva sette figli maschi e quando nacque una bambina li mandò alla fonte con una brocca ad attingere acqua per battezzarla. I sette fratelli si bisticciarono e la brocca si ruppe. Il padre li maledì e i sette furono tramutati in corvi. Cresciuta, la bimba venne a conoscenza del fatto e, munita di una pagnotta, di una seggiolina, di una brocchetta d’acqua e di un anellino, partì alla loro ricerca. Andò dal Sole e dalla Luna in cerca di aiuto, ma solo la  Stella del Mattino le disse dove si trovavano i fratelli e le diede un ossicino per aprire il portone della loro prigione. Ma la bimba lo perse e per aprire la serratura si tagliò il mignolo. Ritrovò i suoi fratelli e assieme ritornarono a casa.

I tre fratelli   Un vecchio,  padre di tre figli che amava, possedeva una sola casa e  alla sua morte avrebbe voluto lasciarla ad uno di essi, ma non sapeva a chi. Chiese ai figli di scegliersi un mestiere e di andare in giro per il mondo al fine di impararlo alla perfezione. Al loro ritorno avrebbe assegnato la casa a colui che fosse diventato un vero maestro nel suo mestiere. Uno imparò a fare il barbiere, il secondo il maniscalco e il terzo lo spadaccino. Quando ritornarono il padre li mise alla prova. Il barbiere si dimostrò cosi provetto da rasare una lepre senza che questa se ne accorgesse; il secondo riuscì a ferrare un cavallo mentre trottava e il terzo mostrò come era riuscito a maneggiare la spada tanto che, facendola roteare  velocemente sulla sua testa riusciva ad impedire alla pioggia di bagnarlo. Il padre assegnò a questi la casa. I due fratelli non protestarono. Ognuno di loro impiegò la sua maestria nel mestiere scelto e fecero fortuna. Quando lo spadaccino morì anche i fratelli morirono e furono sepolti nella stessa tomba.

L’uomo di ferro  Un re inviò nella foresta uno dei suoi cacciatori per procurargli della selvaggina, ma l’uomo non fece più ritorno. La cosa si ripeté con altri due cacciatori per cui il re, ritenendo la foresta pericolosa,  decise di impedire l’accesso a chiunque. Ma un cacciatore, dicendo che lui non temeva nulla, chiese il permesso di andare a vedere che cos’era successo. Ottenuto il permesso partì e ritornò con un uomo selvaggio la cui pelle era del colore del ferro. Questi venne  chiuso nelle segrete del castello. Un giorno il figlio del re, giocando a palla, la mandò nella cella dell’uomo selvaggio il quale promise di riconsegnargliela se l’avesse liberato. Il principino accettò solo che, uscito di cella, l’uomo di ferro lo rapì. Giunto nella foresta mise il principino a custodia di una sorgente magica con l’ordine di badare affinché nulla vi cadesse dentro. Ma prima il principino vi intinse il dito, poi vi lasciò cadere un capello e infine, senza farlo apposta, vi immerse la chioma che diventò dorata. Dopo la terza disubbidienza l’uomo di ferro lo cacciò, ma in considerazione del fatto che lo aveva liberato dalla prigione gli disse che lo avrebbe sempre aiutato. Il giovane principe peregrinò a lungo e finì per fare prima lo sguattero e poi il cameriere nel palazzo di un re che era in guerra col suo vicino. Nel palazzo il giovane si innamorò della principessa e per conquistarla partì anche lui per la guerra, nascosto da una armatura fornitagli dall’uomo di ferro. Nessuno sapeva chi fosse il guerriero che interveniva in tutte le battaglie e riusciva sempre a sconfiggere il nemico. Ritornata la pace, il re indisse un torneo il cui vincitore avrebbe sposato sua figlia. Va da sé che il guerriero mascherato vinse e sposò la principessa. Il giorno delle nozze apparve l’uomo di ferro che gli consegnò tutti i suoi tesori e poi sparì.

Il vecchio Sultano.  Sultano era stato un cane fedele ma era diventato vecchio e sdentato da non far più paura a nessuno. “Quel cane non mi serve più – disse il contadino. – Domani lo ammazzo”. Il cane andò a chiedere aiuto al lupo e questi gli disse: “Domani, mentre i tuoi padroni lavorano nei campi, io ruberò il loro bambino. Tu inseguimi e nel bosco io lo lascerò cadere e tu lo prenderai e lo porterai ai suoi genitori. Vedrai che non avranno più alcuna intenzione di ucciderti.”  E così avvenne.  Solo che qualche tempo dopo il lupo chiese al cane di chiudere un occhio mentre lui rubava qualche capretto dal gregge. Ma Sultano era un cane  fedele e lo disse al padrone. Il lupo si infuriò e lo sfidò a duello nel bosco. Quando Sultano col suo padrino, un gatto,  si presentarono, il lupo e il suo padrino, un cinghiale, si confusero perché scambiarono la coda del gatto per una lunga spada e fuggirono. In seguito Sultano e il lupo fecero la pace.

La volpe e le oche   Una volpe  capitò in mezzo a un gruppo di oche e disse: “Oh, guarda! Vi divorerò tutte quante.” Quelle invano implorarono grazia. Allora una di esse disse: “Sta bene, ma almeno lasciaci pregare per non morire in peccato”. La volpe accettò. La prima incominciò a pregare: “Qua,qua,qua e qua qua qua…”  Le altre continuarono ognuna a suo turno la preghiera che non sembrava avere mai fine: “Qua, qua, qua, qua….”   Come andò a finire?  Ve lo diremo  alla fine della interminabile preghiera .

 

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AIMAN 1971 (1033/9), ANGUILLA 1985 (618/21+BF 66),   ANTIGUA & BARBUDA  1980 (592/600+BF 24), 1985 (892/6+BF 105),  1997 (2195/7+BF 368),  AUSTRIA  1981 (1503), AZERBAIJAN 1997 (3 valori + BF),    BERLINO  1964 (214/7), 1965  (242/5), 1966 (262/5), 1967 (285/8),  BULGARIA  1964 (1244), 2000 (3868), BARBUDA  1999 (1881/3+BF 299),  BHUTAN 1985 (705/10+BF 120),  BURUNDI 1977 (733/6),  CAICOS 1985 (70/3+BF 13),  CECOSLOVACCHIA 1983 (2544), 1991 (2894),  CENTROAFRICA (Repubblica) 1979 (3979), CONGO 1985 (757),  2001 (foglietto con 9 valori) D.D.R.  1966 (936/41), 1967 (1029/5),  1969 (1148/55), 1970 (1238/43),  1971 (1407/12), 1975 (1869/74), 1977 (6 valori), 1978 (2044/9), 1985 (2610/5),   DOMINICA  1985 (881/5+BF105), 1998 (2048/50+BF 332), GAMBIA 1998 (2341/3+BF 343),   GERMANIA  1959 (195/8), 1960 (213/6), 1961 (241/4),  1962 (257/60), 1963 (280/3),  1964 (315/8), 1965 (352/5), 1966 (380/3),  1967 (403/8), 1982 (953), 1985 (1068),  1897 (2 valori),  GRAN BRETAGNA  2005 (1208),  GRENADA 1980 (950/8+BF 89), 1985 (1281/5+BF 141), 1987 (1455/63+BF 198),  1997 (3013/5+BF 448), GRENADA GRENADINES 1985 (626/9+BF102),  GUYANA 1996 (626/9+BF102), 1998 (4199/206+BF 259), 1998 (3 valori +BF) 1999 (4759/63+BF 325),   HAITI 1998 (6 valori), LESOTHO  1985 (660/72+BF 33),  LIBERIA 1998 (1516/8+BF160), (1764) , MALDIVE 1985 (1040/9),  MANAMA  1972 (817-820-823 Cat. Michel),  MONACO 1985 (1502),  MONGOLIA 1987 (1563/7+BF123),  PARAGUAY 1978 (1668/74+P.A. 809), 1980 (1749/54+P.A. 835/6),   PENRYN 1985 (314/6),  POLONIA  1968 (1678,1681/2, 1685),  REDONDA 1985 (4 valori + BF), 1987 (9 valori + 2 BF), ROMANIA 1985 (3638/42),  SAINT VINCENT & GRANADINES 1998 (3valori + BF), SAN MARINO 2004 (1954), SANT’ELENA 2000 (761), SIERRA LEONE 1985 (687/90+BF 38,)   SAINT VINCENT 1992 (1559),  SVIZZERA 1985 (1233/6),  TANZANIA  1997 (3 valori), UNGHERIA 1985 (2970)

 

Grin Alexander Stepanovich

(Russia)

 

Nato in un sobborgo di Vyatka nel 1880. Morto a Stary Krym nel 1932.

Scrittore per ragazzi, ambientò i suoi romanzi di avventure di terra. di mare  e d’amore in paesi immaginari.

Figlio di un emigrato polacco, dopo gli studi in una scuola di Vyatka, si recò a Odessa dove iniziò una vita vagabonda. Marinaio, cercatore d’oro, operaio edile, spesso si trovò senza lavoro e dovette ricorrere all’accattonaggio, aiutato sovente dal padre.

Entrato nell’esercito russo, diventò membro del partito socialista rivoluzionario e dovette trascorrere un periodo in carcere per propaganda rivoluzionaria.

Il primo suo racconto fu pubblicato su un giornale nel 1906. 

Nuovamente arrestato, fu condannato a quattro anni da trascorrere in una zona remota di Tobolsk. Tuttavia fuggì e ritornò a vivere clandestinamente a Pietroburgo. Nuovamente arrestato nel 1910, fu inviato ad Arcangelo. Dal 1910 al 1912 visse con la moglie Vera Pavlovna Abramova, nel  piccolo villaggio di Kegestrov.

Tornato a San Pietroburgo nel 1912, divorziò dalla moglie.  Continuò a scrivere racconti e solo nel 1920 iniziò a pubblicare romanzi che godettero  subito di grande notorietà. Nel 1921 sposò Nina Nikolaevna Grin con la quale si trasferì a vivere a Feodosia, per godere della vicinanza del mare.

Negli ultimi anni di vita  la sua fama cominciò a declinare anche perché i temi trattati erano in netto contrasto con la letteratura mainstream sovietica. Gli editori rifiutarono i suoi manoscritti e Grin e la moglie si trovarono in gravi difficoltà economiche.  L’alcolismo e la tubercolosi di cui Grin era affetto determinarono la sua morte.

I suoi romanzi non avevano alcun rapporto con la realtà della Russia zarista né tantomeno con quella sovietica russa. I temi trattati sono puramente fantastici e sono popolati di capitani di mare,  marinai, scienziati,  viaggiatori,  criminali, stravaganti, aristocratici, ragazzi e ragazze, furfanti alla Arsenio Lupin, eroi intraprendenti. sempre fedeli ai loro sogni.  Altri romanzi contengono elementi di magia e di fiaba.

Tra le opere migliori:  Mare scarlatto (1923),  Il mondo splendente (1923),La catena d’oro (1925), L’onda (1928), Jesse e Morgana (1929), La strada verso il nulla (1930).

 

FILATELIA

URSS 1970  (3592)

 

 

 

GROTH Johann Klaus

(Germania)

 

Nato a Heide-Holstein, nel 1819.  Morto nel 1899.

Autodidatta, si dedica alla professione di insegnante.  Per comporre le sue opere anziché utilizzare il tedesco, rielabora il ‘Plattdeutsch”, un dialetto basso tedesco che riesce a portare a dignità letteraria e a renderlo accettabile come lingua ai lettori.

Compone canzoni, ballate e scrive racconti nel periodo dal 1852 al 1871 che riunisce nell’opera Quickborn,  Nelle sue composizioni  fornisce una immagine cattivante della sua regione natale.

Nel 1853, assieme a Karl Mullenhoff, comincia a porre le basi della grammatica Plattdeutsch.   Scrive  una raccolta di Antiche e nuove poesie per bambini e anche una autobiografia apparsa nel 1891.

 

FILATELIA

GERMANIA  Anno  1984  (1045)

 

 

 

 

GRZNÁROVÁ MARIANNA

(Slovacchia)

Scrittrice di libri per ragazzi è nota per il suo libro  Matko and Kubko , composto da  diversi racconti divertenti su avventure di pastori che vivono in un casolare di montagna.

Il fascino della storia sta nella divertente parodia con cui l’Autrice affronta il tema e sull’uso di un linguaggio caratteristico delle fiabe. La lettura è resa più cattivante dalle  caratteristiche illustrazioni di Ladislav Čapek, un illustratore amato dai bambini. 

I racconti sono stati adattati per la TV e per la Radio. L’associazione editori slovacchi le assegnò il premio  “Il libro d’oro” per la diffusione anche all’estero.

 

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SLOVACCHIA  Anno 2003.

 

Gumilyov Nikolay

(Russia)

 

Nato il 15 aprile 1886 a Kronstadt. Morto nell’agosto del 1921 forse a Pietrogrado.

Figlio di un medico, frequentò il liceo di Zarskoe Selo dove ebbe come maestro Innokenty Annensky, poeta simbolista, che lo spinse verso la poesia.

Nel 1902 apparve la prima poesia “Dalla città son passato al bosco” e nel 1905 pubblicò La via dei conquistatori, una silloge di poesie di carattere esotico (con giraffe e coccodrilli del Lago Ciad).

Nel 1907 viaggiò attraverso l’Europa, soffermandosi in Francia e in Italia. Nel 1908 apparve una nuova raccolta di poesie  Fiori romantici.

Ritornato in Russia collaborò al periodico artistico “Apollon”. Come Flaubert e Rimbaud, Gumilyov fu affascinato dall’Africa dove ogni anno si recava. Cacciò leoni in Etiopia e per il Museo di Antropologia ed Etnografia di San Pietroburgo raccolse molto materiale. Per quanto concerne la produzione poetica, raccolse le migliori poesie in Tenda (1921).

From 1907 and on, Nikolai Gumilyov traveled extensively in Europe, notably in Italy and France . Nel 1910 incontrò il poeta simbolista Vyacheslav Ivanov, Entrambi insoddisfatti del simbolismo russo, diedero vita alla Corporazione dei poeti, modellato sulle corporazioni medievali. Sostenevano che la poesia abbisogna di artigiani della penna cosi come l’architettura abbisogna di artigiani architetti. Scrivere una poesia è come costruire un artistico castello.  Per illustrare tali ideali Gumilyov  pubblicò due raccolte poetiche Le perle (1910) e Cielo alieno (1912).

Il loro movimento, denominato acmeismo, attirò l’attenzione di un gran numero di adolescenti e di poeti già affermati tra cui Georgu Ivanov,  e Vladimir Nabokov.

Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale entrò a far parte di un corpo di cavalleria e per il suo coraggio in battaglia ottenne due Croci di San Giorgio. Le poesie scritte in quel periodo furono pubblicate col titolo La faretra  (1916). Durante la Rivoluzione russa servì nel corpo di spedizione russa a Parigi. Al suo ritorno a Pietrogrado pubblicò due  raccolte poetiche  Tabernacolo e Falò.

Nel 1920 fu tra i fondatori dell’Unione degli scrittori Russi.  

Gumilyov non tenne mai segreta la sua opinione anticomunista e il suo disaccordo con i mezzi  bolscevichi di “alfabetizzazione”.  Il 3 agosto del 1921 fu arrestato dalla Ceka per aver partecipato ad un complotto monarchico. Il 24 agosto dello stesso mese a Pietrogrado  la Ceka decretò l’esecuzione dei 612 partecipanti alla  Cospirazione Tagantsev. La data esatta dell’esecuzione e il luogo di sepoltura sono tuttora sconosciuti,

 Gumilyov fu un poeta amato per il suo desiderio di un adolescente amante dei viaggi, degli spazi aperti, degli animali (giraffe e ippopotami), per il suo sogno di “capitano di quindici anni". Era anche "un poeta preferito tra geologi, archeologi e paleontologi." Il suo Il tram, che ha perso il suo modo è considerato uno dei più grandi poemi del 20° secolo.

 

FILATELIA

RUSSIA  Anno 2008  (Mic. 1498/500)

 

GUTIERREZ  JOAQUIN

(Costarica)

 

 

Nato nel 1918. Morto nel 2000.

Figura importante della letteratura costaricana, conosciuto anche all’estero. 

Era un membro dell’Accademia della Lingua Costaricense, e ha vinto il Premio Nacional de Cultura, il primo premio letterario del suo paese.  L'Università del Costa Rica gli ha conferito il Dottorato Honoris Causa in riconoscimento al suo contributo alla cultura nazionale.  Inoltre, il giornale “La Nation” , lo ha nominato la più importante figura letteraria del secolo nel 1999.

 E 'stato candidato alla Vicepresidenza della Nazione in due elezioni.  La sua statua di bronzo è esposta permanentemente nel Teatro Nazionale.

Ha pubblicato sei romanzi: Manglar, Puerto Limón, La Hoja de Aire, Cocorí, Murámonos Federico e Te Acordás, hermano?.

Gutiérrez è stato anche un poeta. I suoi versi sono stati pubblicati nelle raccolte poetiche Poesia, Jicaral e Te Conozco Mascarita.

Dei suoi numerosi viaggi ha lasciato resoconti in Dal Mapocho alla Vistola, L’URSS tale quale, Cronacha dell’Altro Mondo e Vietnam: Cronache di Guerra.

L'autore è stato anche responsabile di importanti traduzioni di Shakespeare:  Re Lear, Amleto, Macbeth e Giulio Cesare. Ha pure tradotto opere cinesi di Mao Tse Tung e Lu Dom.

Puerto Limon, La Hoja de Aire e Cocorì sono le sue opere più popolari, tradotte in dodici lingue e vincitrici di premi in Cile, Cuba, Nicaragua e Costarica. (da Internet)

Scrisse pure opere per l’infanzia.

 

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COSTARICA  Anno 2003  (728/38)

 

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